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Il governo valuta l’allarme gas, piano stoccaggi

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Il taglio delle forniture di gas da Mosca prosegue. La situazione preoccupa, anche se per ora le ricadute non sono evidenti. Ma se i tagli dovessero proseguire a lungo, potrebbe essere messo ulteriormente a rischio il meccanismo degli stoccaggi, ovvero le riserve di gas che serviranno per l’inverno, gia’ ora in rallentamento per gli alti prezzi del gas. E’ proprio sul nodo delle scorte dunque che si sta concentrando il lavoro del governo, che fin dai primi giorni della settimana sara’ impegnato a fare il punto sulla situazione, individuare le misure per un piano per gli stoccaggi e valutare la possibilita’ di alzare il livello di allerta. Martedi’ pomeriggio e’ infatti fissata la riunione del Comitato tecnico di emergenza e monitoraggio del gas naturale, istituito al ministero per la Transizione ecologica: una riunione di carattere tecnico, ma che ha sul tavolo il tema del possibile innalzamento dallo stato di preallarme attuale ad allarme. A meta’ settimana, forse mercoledi’, il ministro Roberto Cingolani valutera’ la situazione con il Comitato: una riunione a cui dovrebbero partecipare anche le societa’ che forniscono gas. Solo successivamente il premier Mario Draghi potrebbe fare il punto con i ministri interessati. La situazione al momento vede le forniture da Mosca proseguire a volumi dimezzati. Oggi le consegne di Gazprom sono state ‘in linea con quanto consegnato negli ultimi giorni’, ovvero con i tagli del 50% di venerdi’ e del 65% di giovedi’, ha fatto sapere Eni, che d’ora in avanti comunichera’ gli aggiornamenti solo in caso di ‘variazioni significative nelle quantita’ in consegna comunicate da Gazprom’. Ma se i tagli non hanno al momento ricadute sui cittadini, visto che siamo in estate e al momento l’offerta resta comunque superiore alla domanda, si guarda con apprensione all’inverno. I depositi sono pieni al 54%, ma bisogna arrivare al 90% e l’aumento dei prezzi ha portato le aziende – che in tempi normali d’estate acquistano il gas a prezzo piu’ basso e quello extra lo immagazzinano – ad un rallentamento del mercato degli stoccaggi, con gli incentivi introdotti nei mesi scorsi che ora non bastano piu’. Per mettere in sicurezza l’inverno si sta ragionando su una serie di possibili interventi che vanno dall’introduzione di nuovi incentivi (si guarda in particolare alla Germania, che offre un ampio spettro di garanzie pubbliche) alla moral suasion sulle grandi aziende fornitrici (come Eni, Enel, Edison, le utility locali). Non e’ escluso che, insieme agli altri, possa dare un ulteriore contributo anche il gestore della rete Snam, che ad aprile aveva contribuito a far partire la campagna di immissione negli stoccaggi con 700 milioni di metri cubi. C’e’ inoltre il nodo del tetto al prezzo del gas, misura su cui spinge Draghi e che sara’ sul tavolo del Consiglio europeo del 23-24 giugno. Si punta poi sulla diversificazione, con l’Eni che oltre ai nuovi accordi con l’Algeria, ha avviato una partnership strategica con il Qatar sul gnl che aumentera’ la disponibilita’ di gas sul mercato. Su un fronte parallelo, intanto, il governo lavora anche ai prossimi interventi per andare in soccorso di famiglie e imprese sul caro-energia: oltre al rinnovo per un altro trimestre del taglio degli oneri di sistema in bolletta, si lavora alla proroga (probabilmente per tutta l’estate) del taglio delle accise sulla benzina in scadenza l’8 luglio. Tra le ipotesi, anche un possibile ‘sconto rafforzato’, superiore a quello attuale da 30 centesimi (compresa Iva): se lo si portasse a 35 centesimi, servirebbero risorse per circa 1,2 miliardi al mese, a fronte del miliardo della misura attuale. Complessivamente al governo dovrebbero servire risorse per circa 4-6 miliardi, che non si esclude possano arrivare dall’extra gettito Iva.

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Folla commossa a Santa Maria Maggiore per salutare Papa Francesco

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All’alba, una lunga coda si era già formata davanti alla Porta Santa della basilica di Santa Maria Maggiore, dove è sepolto Papa Francesco. Ad aprire i cancelli, alle 7 in punto, è stato il rettore della basilica, il cardinale Rolandas Makrickas, che con emozione e un sorriso ha accolto i primi fedeli. Un’affluenza straordinaria che testimonia l’enorme affetto verso il Pontefice che ha scelto come ultima dimora il cuore multietnico dell’Esquilino.

Trentamila fedeli in poche ore

Alle 14, i visitatori erano già 30mila, e si prevede che a fine giornata possano raddoppiare. Famiglie, religiosi, scout e cittadini da ogni parte del mondo hanno reso omaggio a Francesco, il Papa dei poveri e della semplicità. La gente dell’Esquilino si è stretta attorno alla basilica, orgogliosa di avere come “vicino di casa” un Pontefice amato universalmente.

Le testimonianze di una devozione senza confini

Tra i tanti fedeli, Maria arrivata da Agrigento ha sottolineato la semplicità della tomba, specchio dello stile di Francesco. Florentine, da Grenoble ma originaria del Benin, ha parlato di una “grande emozione”. Roberto, romano e ateo, ha ricordato una frase che lo aveva colpito: «È meglio vivere da ateo che vivere da cristiano e parlare male degli altri». Dalla Finlandia, Sinika ha definito Francesco “il miglior Papa che i poveri possano avere”, fiera di indossare una maglietta con il suo ritratto.

Il ricordo che si fa simbolo

Nel quartiere, il volto di Francesco campeggia tra le vetrine, mentre striscioni di ringraziamento spuntano sui palazzi. Nella basilica, intanto, le celebrazioni liturgiche si alternano alla lunga processione dei fedeli: messe solenni, canti e l’omaggio di oltre cento cardinali. I tempi di attesa sono lunghi, ma il desiderio di sostare anche solo pochi secondi davanti alla lapide di “Franciscus” è fortissimo.

Roma prepara un afflusso senza precedenti

La fila continuerà oggi fino alle 22 e riprenderà domani mattina. Il sindaco Roberto Gualtieri ha annunciato una pianificazione straordinaria per gestire l’enorme afflusso di pellegrini: «Mercoledì ci sarà una riunione in Prefettura per organizzare al meglio l’accoglienza». Intanto, la rosa bianca – fiore caro a Francesco per la sua devozione a Santa Teresina – è diventata il simbolo silenzioso di questo tributo d’amore.

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Referendum e regionali, la sfida delle opposizioni

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Per le opposizioni, le regionali saranno il “test prima delle politiche”. La definizione è del presidente Pd Stefano Bonaccini. La tornata d’autunno, quindi, come un esame di compattezza, come una prova di forza per vedere se nel 2027 il centrosinistra potrà evitare il Meloni bis. Al voto andranno: Marche, Veneto, Campania, Puglia, Toscana e Valle d’Aosta. Le prime due sono governate dal centrodestra, le altre dal centrosinistra. Qualche mese prima, l’8 e 9 giugno, ci sarà un altro esame: i cinque referendum su lavoro e cittadinanza. Le opposizioni si stanno spendendo anche per quelli, specie Pd, M5s e Avs, mentre i centristi sono meno partecipi. Già raggiungere il quorum del 50% dei votanti farebbe ben sperare il fronte dei sostenitori dei “sì”.

In vista delle regionali, per il momento il lavoro dei partiti d’opposizione è orientato soprattutto alla definizione delle coalizioni. L’obiettivo della segretaria Pd Elly Schlein è rodare lo schieramento, nell’auspicio che sia il più largo possibile e che si presenti nel maggior numero possibile di Regioni. Sui nomi dei candidati i giochi sono fatti solo nelle Marche, dove per la carica di governatore corre l’eurodeputato Pd ed ex sindaco di Pesaro Matteo Ricci: l’alleanza è in via di costruzione, ma c’è la speranza che alla fine possa comprendere sia il M5s sia i centristi. In Puglia dovrebbe essere in campo l’altro eurodeputato Pd ed ex sindaco di Bari Antonio Decaro. L’accoppiata Pd-M5s parte in discesa, visto che ha già fatto le prove con la giunta ora guidata da Michele Emiliano.

In Toscana, il trascorrere del tempo fa crescere le quotazioni di una ricandidatura del governatore uscente Eugenio Giani, del Pd, già alleato a Iv, che auspica di imbarcare anche M5s e Avs. Mentre Azione ha già dato il suo placet. Giochi aperti in Campania, dove Pd e M5s stanno lavorando al candidato, che potrebbe essere l’ex presidente della Camera Roberto Fico. In ballo c’è anche l’attuale vicepresidente di Montecitorio Sergio Costa.

Entrambi sono del M5s. Fico sembra favorito, anche se per adesso è “bloccato” dal limite dei due mandati: la Costituente del Movimento ha dato indicazione di togliere il vincolo, ma ancora devono essere definiti i criteri, che dovranno passare la vaglio del voto degli iscritti. Sembrava che la chiusura dell’iter potesse arrivare prima di Pasqua. I tempi, comunque, dovrebbero essere maturi. Resta in ogni caso da capire quali saranno le indicazioni del governatore uscente Vincenzo De Luca. Partita aperta in Veneto, dove il centrosinistra è alla ricerca del candidato, che potrebbe essere sostenuto sia da Pd sia dal M5s.

Dinamica a sé in Valle D’Aosta, dove il voto è sostanzialmente proporzionale: spetta poi agli eletti formare una maggioranza in consiglio regionale e individuare il governatore. La prima prova generale delle opposizioni, però, ci sarà fra un mese e mezzo, con i referendum sul lavoro promossi dalla Cgil, che sostanzialmente aboliscono il jobs act, e quello per rendere più facile l’acquisizione della cittadinanza promosso da un comitato con Più Europa. Pd e Avs hanno dato indicazione per cinque sì. Quattro sì per il M5s, che lascerà libertà di coscienza sulla cittadinanza. Per una volta, indicazioni analoghe da Azione e Iv: “sì” solo alla cittadinanza, “no” agli altri.

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‘Commemorazione di Gramsci, bandiere rosse vietate’

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“Bandiere rosse vietate alla commemorazione di Antonio Gramsci”. Lo sostiene Rifondazione comunista, in una nota firmata dal co-segretario della federazione romana del partito, Giovanni Barbera. Lo stop sarebbe stato dato dalla direzione del Cimitero Acattolico di Roma, dove riposano le spoglie di Gramsci.

“Durante la commemorazione dell’anniversario della morte di Antonio Gramsci – scrive Barbera – si è consumato un atto di censura senza precedenti. Per la prima volta, in decenni di celebrazioni, è stato impedito l’ingresso delle nostre bandiere rosse, che da sempre, nel rispetto della memoria storica, hanno accompagnato il ricordo di Gramsci”. La spiegazione del divieto, continua Barbera, offerta dalla direttrice del cimitero è stata che “il colore rosso sarebbe divisivo”.

Arrivando così a vietare “perfino l’uso di un semplice drappo rosso, senza scritte né simboli”. Alla cerimonia – hanno raccontato altri presenti – ha partecipato almeno un centinaio di persone. Fra loro molti esponenti politici, con delegazioni anche del Pd (composta da Cecilia D’Elia, Michele Fina, Roberto Morassut, Andrea Casu ed Eugenio Marino) e di Sinistra Italiana (guidata da Marilena Grassadonia). Una commemorazione “partecipata, più degli anni passati, e tranquilla – è stato il racconto – che si è chiusa con l’esecuzione di un brano musicale”.

Fra i rappresentanti delle altre forze politiche c’è chi ha confermato che è stato chiesto di non portare bandiere di partito nel cimitero, senza però che questo abbia sollevato particolari polemiche. Qualcuno aveva la bandiera della pace, mentre simboli e nomi delle forze politiche erano comunque presenti sugli omaggi lasciati sulla tomba di Gramsci: mazzi di fiori e corone. Dura, invece, Rifondazione comunista: “Negare la presenza dei nostri simboli alla commemorazione di Antonio Gramsci (uno dei più grandi pensatori del Novecento, fondatore del Partito Comunista d’Italia e martire del fascismo) nel giorno della sua morte, è un atto di ignominia che merita la più dura condanna”.

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