L’Inter piazza il controsorpasso al terzo posto sul Milan, in un derby ricco di gol e nervosismo, con una lite sulla panchina rossonera fra Kessie e Biglia e l’espulsione di Spalletti nel finale. L’allenatore toscano mostra che la sua squadra e’ viva dopo l’eliminazione dall’Europa League, e la sua scelta di schierare Vecino trequartista e’ la prima chiave del 3-2 finale, che ha il sapore di Champions League. Il Milan ora e’ a -2, con 4 punti di vantaggio sulla Roma e 6 sulla Lazio, che ha una gara da recuperare e dopo la sosta affrontera’ l’Inter. Intanto i nerazzurri vincono la sesta partita su 8 di campionato senza Icardi, che resta un enigma. “Aspettiamo che il caso si risolva, la disponibilita’ e’ totale. Ma abbiamo preso delle decisioni e le porteremo avanti”, ha detto l’ad Marotta prima di una partita in cui l’Inter ha dimostrato di saper sopperire all’assenza del suo centravanti titolare meglio di quanto il Milan sappia gestire le serate no di Piatek, decisamente anonimo.
La sconfitta rischia di lasciare strascichi nello spogliatoio per il litigio fra Kessie (trattenuto a forza da diversi compagni) e Biglia, quando l’ivoriano è stato richiamato in panchina dopo 70′ piuttosto disordinati.
In cui ha ricevuto anche gli ululati razzisti della Curva Nord, che ha gia’ causato all’Inter due partite a porte chiuse con i cori contro Koulibaly e il Napoli, nella drammatica serata di Santo Stefano, segnata dagli scontri e dalla morte di Belardinelli.
L’ultra’ del Varese e’ stato ricordato sia dalla Curva interista sia dalla Sud milanista, con degli striscioni, autorizzati dopo uno stop iniziale dal Viminale, guidato da Salvini, in tribuna con la sciarpa rossonera al collo. Anche per il vicepremier e’ una serata da dimenticare, che prende subito una piega complicata per il Milan. Spalletti sorprende Gattuso, Vecino e’ un rebus per Bakayoko, che si trova sempre a inseguire i suoi inserimenti. Tanto che Gattuso dopo mezz’ora ordina a Suso di abbassarsi in mediana, lasciando Calhanoglu alle spalle dell’isolato Piatek, limitato da Skriniar e De Vrij. Ma la difesa rossonera e’ gia’ crollata al primo affondo: Rodriguez lascia crossare Perisic, Donnarumma che esce a vuoto, Calabria che si fa sorprendere dalla torre di Lautaro per Vecino, libero di colpire nella porta vuota, perso da Musacchio e Romagnoli.
Il Milan reagisce con le iniziative di Paqueta’, che affronta il suo primo derby con intraprendenza e confusione, e all’intervallo viene lasciato da Gattuso negli spogliatoi, sostituto con Castillejo. Il Milan pero’ va subito in affanno e dopo 6′ De Vrij di testa surclassa Romagnoli e trasforma nel raddoppio l’assist di Politano. Entra Cutrone e il Milan finalmente sfonda (12′) con una punizione di Calhanoglu, perfetta per l’incornata di Bakayoko, seguito pochi minuti dopo dal rigore assegnato da Guida (e confermato dal Var) per un contatto fra Castillejo e Politano. Lautaro tira centrale, potente quanto basta a battere Donnarumma. I rossoneri pero’ non si arrendono e su calcio d’angolo, dopo una serie di rimpalli, Musacchio trova il gol. Aumenta il nervosismo, non solo sulla panchina del Milan ma anche in campo: fra i 7 ammoniti anche Conti, con il Var che trasforma da rosso a giallo il suo cartellino. Per proteste Spalletti e’ espulso, ma alla fine negli spogliatoi puo’ esultare per un derby da Champions.
Campionessa in campo e fuori al punto da meritarsi l’appellativo di “leggenda”, come l’ha definita la Juventus. Sara Gama ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo, la calciatrice ha detto basta a 36 anni. Triestina come la mamma, ma con il sangue congolese di papà, ha annunciato il ritiro attraverso un lungo videomessaggio: “Oggi quel pallone lo calcio e lo lascio andare. Con orgoglio, con gratitudine, con il cuore pieno: è il mio addio al calcio giocato. L’amore per questo sport e per le sue persone resta con me per sempre” la frase per salutare tutti dopo due minuti di ricordi e di emozioni. Ha provato a racchiuderli in una clip da 120 secondi, ma la sua carriera meriterebbe ben più spazio: è iniziato tutto da Trieste alla Polisportiva San Marco, poi è stata una parabola crescente tra Tavagnacco, Chiasiellis, Pali Blues fino ad arrivare a Brescia e Paris Saint Germain. Nel 2017 ecco la chiamata della Juve. “Un club che ha fatto diventare realtà anche i sogni che non sapevamo di avere” l’ha descritta Gama, ma nel frattempo aveva già vinto uno scudetto, due Supercoppe Italiane e una Coppa Italia, oltre a un Europeo Under 19 con l’Italia.
Già, perché tra azzurro e bianconero, Gama sale davvero alla ribalta del calcio femminile e non solo. Oltre agli indiscutibili valori tecnici, la calciatrice ne ha anche umani, tanto da spendersi in prima persona per alcune grandi battaglie: ha mandato messaggi forti contro il razzismo, si è battuta per le tutele sociali e previdenziali del calcio femminile, è stata eletta vicepresidente dell’Aic nel 2020 e nel 2021 è entrata nella Commissione Nazionale Atleti del Coni. Così, il colosso di giocattoli Mattel l’ha addirittura inserita tra le 17 personalità femminili in occasione della “Giornata internazionale della donna” nel 2018, creando pure una bambola Barbie a lei dedicata. Sui social Gama ha ricevuto applausi e complimenti nel giorno del ritiro, poi c’è una lunga lettera della Juve: “Grazie per quello che ci hai insegnato e per tutto quello che hai fatto indossando la nostra maglia, la tua maglia. Sarebbe stato impossibile desiderare di meglio” l’omaggio dei bianconeri dopo 153 presenze e 12 trofei in otto anni insieme.
Una fuga che può portare allo scudetto, in una Napoli che esulta ma sta attenta alla superstizione, che celebra il successo e il primato solitario ma aspetta l’aritmetica prima di festeggiare. E’ trascorso così il lunedì successivo al 2-0 sul Torino che per gli azzurri ha significato la terza vittoria consecutiva, nella giornata segnata dallo stop dell’Inter che ha rimediato di contro la terza sconfitta di fila tra campionato e coppe. Risultati che segnano il sorpasso, con il Napoli che ora ha il pallino in mano a quattro giornate dalla fine del campionato con tre punti di vantaggio in classifica sui nerazzurri secondi. L’entusiasmo però può essere pericoloso come sottolinea su Instagram il capitano azzurro Di Lorenzo, che da napoletano adottivo scrive: “A meglio parola è chella ca nun se dice”.
‘La migliore parola è quella che non si dice’ è il proverbio partenopeo che accompagna e nasconde la parola scudetto, un sogno che sembrava impossibile e che invece ora diventa una meta a portata di mano. Perché le parole migliori oggi arrivano in campo dai giocatori di una squadra che il tecnico Conte ha saputo far crescere alla perfezione, con una rosa compatta, che sta dimostrando di saper affrontare al meglio anche le assenze e i cui talenti ormai hanno imparato alla perfezione il calcio della serie A.
E’ il caso di Scott McTominay, la nuova star della città, già ribattezzato dai tifosi ‘McFratm’, a indicare che lo scozzese ormai è sentito come un ‘fratello, uno dei loro, e che ieri ha siglato una doppietta arrivando a 11 gol in campionato, numero da capocannoniere tra i centrocampisti visto che ha superato la star del Milan Reijnders, fermo a 10. Lo scozzese ha imparato bene il calcio italiano, dimenticando le galoppate che faceva al Manchester United per specializzarsi nell’interdizione degli attacchi avversari e nell’inserimento nelle aree avversarie. L’ultima dimostrazione ieri contro il Torino quando è stato ancora una volta decisivo. E’ la nuova stella del centrocampo, in una città che per anni ha amato Hamsik, che adora Lobotka ma che ora sogna grazie a McTominay, l’uomo che trova i varchi nelle difese avversarie spesso ipnotizzate dai movimenti di Lukaku e Politano, in grado di aprire gli spazi giusti per gli inserimenti dello scozzese.
Il Napoli ha dimostrato di avere la pelle dura per puntare al titolo. Ora però bisogna continuare per le altre quattro partite, come ha sottolineato ieri Conte. La prossima è in casa di un Lecce che lotta per la salvezza, in uno stadio che ha messo in vendita 1075 posti nel settore ospiti e che sarà invaso dai tifosi azzurri residenti in Puglia e altre regioni vicine. Dopo i giallorossi le sfide contro Genoa, Parma e Cagliari. Nessuna partita di vertice, ma il pericolo resta vivo per una squadra che deve fare anche i conti con una rosa stanca, come dimostrato da Olivera e Lobotka che ieri hanno terminato la gara esausti. E risposte si aspettano anche da Buongiorno, che dopo il dolore alla coscia destra mette di nuovo in pericolo l’equilibrio della difesa di Conte.
”Se pensiamo da dove siamo partiti e guardiamo la nostra classifica a quattro giornate dalla fine del campionato dico che il lavoro della squadra e dell’allenatore è stato incredibile: se arriveremo in fondo sarà tutto merito loro”. A parlare è il direttore sportivo del Napoli capolista Giovanni Manna, premiato oggi a Coverciano come il migliore nel suo ruolo durante la manifestazione ‘Inside the Sport 2025’ promossa da Ussi e Mcl.
”Ringrazio chi mi ha scelto e voluto, per adesso siamo felici di quello che abbiamo fatto – ha aggiunto Manna – L’impegno della famiglia De Laurentiis è stato costante, il prossimo anno giocheremo la Champions e stiamo già programmando, il Napoli ha sempre investito nei calciatori anche se adesso siamo tutti concentrati sul presente”.
Sull’exploit di Mcominay che sta dimostrando di essere decisivo per la squadra e fra i migliori colpi di mercato il dirigente partenopeo ha dichiarato: ”Uno come lui non andava scoperto, sapevamo che era un calciatore importante, serviva solo metterlo al centro di un progetto preciso. Prima che guardi io un giocatore c’è un lavoro dello staff. La Premier è migliore campionato del mondo, con i calciatori migliori. Il livello è alto, c’è tutto, intensità, tecnica, tattica”.