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Esteri

Il Cremlino gela Zuppi: nessun accordo

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“Una missione che, sono certo, darà frutti di speranza”, resa possibile dalla “passione di Papa Francesco” che “non si rassegna” alla guerra. Il cardinale Matteo Zuppi dedica solo poche parole agli incontri avuti a Mosca davanti ai fedeli russi che affollano in serata la cattedrale cattolica dell’Immacolata Concezione dopo la messa che ha concelebrato con oltre 20 tra vescovi e sacerdoti. Una missione difficile, come testimonia già il fatto che né il presidente Putin né il ministro degli Esteri Lavrov lo hanno ricevuto. “Nessun accordo specifico” è stato raggiunto tra il Cremlino e l’emissario vaticano.

“Se necessario, il dialogo continuerà”, aveva detto in mattinata il portavoce della presidenza russa Dmitry Peskov commentando con parole poco incoraggianti l’esito dell’incontro più importante della missione, quello con Yuri Ushakov, consigliere per la politica estera di Putin. Anche in merito alle questioni umanitarie su cui si concentrava la visita, dunque, permangono difficoltà. Per non parlare di un’eventuale vera mediazione di pace con Kiev, che la Santa Sede ha sempre escluso. A scanso di equivoci, comunque, è stato sempre Peskov a mettere le cose in chiaro: “Sfortunatamente, finora non ci sono le condizioni” per una soluzione politica o diplomatica al conflitto, e “quindi l’operazione militare speciale continua”.

Il Papa intanto è tornato a parlare del conflitto, ma senza fare alcun cenno alla missione di Zuppi, né alla Russia. All’Angelus il Pontefice ha chiesto di “non stancarci, per favore, di pregare per la pace, specialmente per il popolo ucraino che è ogni giorno nel mio cuore”. Alla vigilia dell’arrivo di Zuppi a Mosca il governo ucraino era tornato a dire che non c’era bisogno di una mediazione vaticana per la pace. Un rifiuto già espresso chiaramente da Volodymyr Zelensky nella sua visita del mese scorso a Papa Francesco. Kiev aveva ribadito di essere interessata eventualmente ai risultati in campo umanitario che la missione di Zuppi poteva portare. In particolare per la prosecuzione degli scambi di prigionieri e, soprattutto, il ritorno dei bambini che l’Ucraina accusa la Russia di avere deportato. Di questo, in particolare dei bambini, il presidente della Conferenza episcopale italiana ha parlato ieri con Ushakov. E di questo, ovviamente, è tornato a parlare oggi con Maria Llova-Belova, la commissaria russa per i diritti dei bambini, che tra l’altro è oggetto insieme con Putin di un ordine di arresto della Corte penale internazionale con l’accusa di deportazione di bambini ucraini. Secondo Kiev, sarebbero circa 20.000 i minori prelevati illegalmente dall’Ucraina e portati in Russia.

Ma le autorità di Mosca respingono le accuse affermando che i bambini sono stati “salvati” dalle zone di combattimento, negano che siano stati dati in adozione e assicurano che tutto sarà fatto per riunirli alle famiglie il prima possibile. “Con il cardinale Zuppi abbiamo discusso questioni umanitari relative alle operazioni militari e alla protezione dei diritti dei bambini”, ha riferito la commissaria sul suo canale Telegram, esprimendo l’auspicio che “l’amore e la pietà cristiani aiuteranno nel dialogo e nella comprensione reciproca”. Di fondamentale importanza l’altro incontro di oggi, quello con il Patriarca Kirill, capo della Chiesa ortodossa russa, anche per il ruolo politico svolto dal primate, vicino alle posizioni dello zar.

“Le Chiese possono lavorare insieme per servire la causa della pace e della giustizia”, ha affermato Kirill. “E’ importante che tutte le forze del mondo si uniscano per prevenire un grande conflitto armato”, ha aggiunto il Patriarca. Infine la Messa per la festività dei Santi Pietro e Paolo. “Come una Madre – ha detto Zuppi nell’omelia – la Chiesa invoca in maniera incessante il dono della pace, cercandola instancabilmente”. E “il successore di Pietro non si rassegna e cerca fare di tutto perché l’attesa di pace che sale dalla terra trovi presto compimento”.

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Esteri

Naufraga barca di migranti alle Canarie, decine i dispersi

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Naufraga un’imbarcazione con migranti a bordo al largo de El Hierro, una delle isole Canarie, lasciando decine di dispersi in mare. Stando a quanto si apprende da diverse fonti, 9 persone sono state soccorse con un elicottero e portate sull’isola per fornite loro assistenza sanitaria e alcuni di essi, scrive l’agenzia Efe, hanno raccontato ai soccorritori che la barca si è ribaltata due giorni fa, e che in quel momento a bordo c’erano circa “60 persone”. In seguito, alcune di loro sarebbero riuscite a rigirarla e tornarvici sopra.

L’incidente, avvenuto a circa 60 miglia nautiche a sud de La Restinga (El Hierro), è stato notificato dall’equipaggio di una nave mercantile di passaggio, chiamata Beskidy. Secondo questa segnalazione, la barca dei migranti era in situazione di “semi-affondamento”. Il servizio di salvataggio marittimo spagnolo, che per ora non conferma cifre di morti e dispersi in questo naufragio, ha mobilitato per i soccorsi, oltre all’elicottero, anche un’imbarcazione di emergenza.

(la foto in evidenza è di archivio e non ha a che vedere con la vicenda narrata)

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Cronache

Le gang criminali in Svezia seducono la polizia e s’infiltrano

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Un’inchiesta giornalistica del quotidiano svedese Dagens Nyheter ha portato alla luce numerosi casi in cui agenti di polizia avrebbero divulgato informazioni sensibili a membri di gang criminali. Alcuni di questi agenti avrebbero agito sotto pressioni da parenti, mentre altri avrebbero avuto rapporti intimi con individui legati alla criminalità organizzata.

Il giornale ha reso pubblici estratti di lettere d’amore inviate da una poliziotta a un membro della nota gang Foxtrot: “Sono al lavoro. Quante ore del mio tempo lavorativo ho dedicato a te? Se solo la gente sapesse”, riporta una delle lettere citate. In un altro caso, la capo squadra ‘Camilla’, specializzata in criminalità organizzata, è stata licenziata dopo essere stata sorpresa uscire da una stanza d’albergo con un membro di una gang al tempo imputato per riciclaggio: “Ci siamo accorti che qualcosa non andava”, ha dichiarato l’ex capo di Camilla al quotidiano. “Abbiamo notato un cambiamento di comportamento nei criminali che stavamo monitorando. Come se sapessero. Questo è successo più volte.

“Molti dei suoi colleghi sono rimasti scioccati dall’improvviso licenziamento di Camilla, avvenuto senza alcuna spiegazione a causa della segretezza. Lo scoop giornalistico rivela che dal 2018 è stato presentato un totale di 514 denunce per presunte divulgazioni di informazioni, ma che non tutte hanno portato a sentenze e in diversi casi non si è riusciti a individuare la fonte della fuga d’informazioni. Durante questo periodo, 30 agenti di polizia sono stati giudicati un “rischio per la sicurezza” e sono stati licenziati o invitati a lasciare il loro incarico. Le informazioni divulgate comprendono dettagli su gang rivali, metodi investigativi e dettagli privati di agenti di polizia, nonché avvertimenti di arresto e perquisizioni. Dopo la rivelazione, il Ministro della Giustizia, Gunnar Strömmer, ha convocato una riunione con i vertici della polizia: “Si tratta di un fatto molto grave” ha dichiarato a Dagens Nyheter “La divulgazione di informazioni sensibili ai criminali è un reato e può avere conseguenze molto dannose per il lavoro condotto dalle forze di polizia. A lungo termine, rischia di minare la fiducia nel sistema di giustizia e ledere la democrazia”, ha concluso il Ministro.

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Esteri

‘Da banche Occidente in Russia 800 mln euro in tasse a Cremlino’

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Le maggiori banche occidentali che sono rimaste in Russia hanno pagato lo scorso anno più di 800 milioni di euro in tasse al Cremlino, una cifra quattro volte superiore ai livelli pre-guerra. Lo riporta il Financial Times sottolineando che le imposte pagate, pari allo 0,4% delle entrate russe non legate all’energia per il 2024, sono un esempio di come le aziende straniere che restano nel Paese aiutano il Cremlino a mantenere la stabilità finanziaria nonostante le sanzioni. Secondo quanto riportato dal quotidiano, “le maggiori sette banche europee per asset in Russia – Raiffeisen Bank International, Unicredit, Ing, Commerzbank, Deutsche Bank, OTP e Intesa Sanpaolo – hanno riportato profitti totali per oltre tre miliardi di euro nel 2023. Questi profitti sono stati tre volte maggiori rispetto al 2021 e in parte generati dai fondi che le banche non possono ritirare dal Paese”.

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