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Il Chelsea vince la Champions League, 1-0 al Manchester City nello stadio Do Dragao di Oporto

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Il Chelsea ha vinto la seconda Champions League della propria storia, battendo 1-0 il Manchester City nella finale giocata questa sera nello stadio Do Dragao di Oporto. Rete di Havertz al 42′ pt.

A sorpresa, ma con pieno merito, il Chelsea batte di misura il Manchester City nella finale di Champions League, edizione numero 66, conquistando a Oporto il secondo alloro continentale dopo quello vinto nel 2012. Di Kai Havertz, nel primo tempo, la rete che manda in visibilio i 6 mila tifosi dei ‘Blues’, presenti allo Estadio do Dragao, dove si e’ giocato con una capienza ridotta al 33% per l’emergenza sanitaria. Notte di rivincita per Thomas Tuchel, il terzo tecnico tedesco di fila a vincere la Champions, dopo Juergen Klopp e Hans-Dieter Flink, cancellando cosi’ la delusione di 10 mesi fa quando – sulla panchina del Paris Saint Germain – era stato sconfitto in finale dal Bayern Monaco. Se il Chelsea non stupisce con l’undici di partenza, e’ Pep Guardiola a stravolgere le previsioni della vigilia, rinunciando a un interditore: sia Rodri che Fernandinho, per dare una maglia da titolare a Raheem Sterling. E i primissimi minuti della partita sembrano dargli ragione, perche’ l’ala inglese ha un passo diverso da Cesar Azpilicueta. Il Chelsea non pressa, aspetta nella propria meta’ campo il City, pronto pero’ a ripartire appena possibile. E con Timo Werner, nel primo quarto d’ora, non sfrutta due ottime occasioni: l’attaccante tedesco prima manca clamorosamente l’impatto con il pallone sotto-misura, quindi strozza la conclusione sul cross basso di Mason Mount: nessun problema per Ederson.

Se l’intenzione di Guardiola era di garantirsi piu’ opzioni offensive, con il passare dei minuti della prima frazione il suo piano tattico annaspa, finendo anzi per esporre la difesa alle improvvise verticalizzazioni dei Blues. Su una di queste, i londinesi sbloccano il risultato. Con merito, pochi minuti dopo aver perso (per infortunio) Thiago Silva. L’azione del vantaggio del Chelsea parte dalla rimessa di Edouard Mendy, la palla arriva sulla sinistra a Mount che una rasoiata in diagonale libera Havertz tra le larghissime maglie della retroguardia dei Citizens: a tu per tu con Ederson l’ex attaccante del Bayer Leverkusen e’ fortunato a vincere il rimpallo per il piu’ comodo tap-in a porta vuota. Anche quando Kevin De Bruyne, a seguito di uno scontro con Antonio Rudiger, e’ costretto ad uscire, Guardiola non rinnega la scelta iniziale, inserendo una punta di ruolo, Gabriel Jesus.

Rimandando a meta’ ripresa il riequilibrio della sua squadra: fuori Bernardo Silva, dentro Fernandinho. Con effetti immediati, se non nella costruzione di palle-gol certamente nello sviluppo della manovra. In contropiede Christian Pulisic spreca un clamoroso match-point che avrebbe chiuso anzitempo la contesa. Fuori tempo massimo, una conclusione di rimbalzo di Fernandinho dal limite regala l’ultima emozione della partita, ma il punteggio non cambia: al triplice fischio finale e’ Guardiola, a capo chino, ad incassare la terza sconfitta consecutiva contro i Blues nello spazio di due mesi.

La Champions League vinta questa sera dal Chelsea è la seconda per la squadra inglese. Questo l’albo d’oro della Coppa dei Campioni-Champions League, che vede dominare il Real Madrid, con 13 trofei, davanti al Milan (7) e alla coppia Bayern Monaco-Liverpool (6). 1956 – Real Madrid (Spagna) 1957 – Real Madrid (Spagna) 1958 – Real Madrid (Spagna) 1959 – Real Madrid (Spagna) 1960 – Real Madrid (Spagna) 1961 – Benfica (Portogallo) 1962 – Benfica (Portogallo) 1963 – Milan (Italia) 1964 – Inter (Italia) 1965 – Inter (Italia) 1966 – Real Madrid (Spagna) 1967 – Celtic (Scozia) 1968 – Manchester United (Inghilterra) 1969 – Milan (Italia) 1970 – Feyenoord (Olanda) 1971 – Ajax (Olanda) 1972 – Ajax (Olanda) 1973 – Ajax (Olanda) 1974 – Bayern Monaco (Germania Ovest) 1975 – Bayern Monaco (Germania Ovest) 1976 – Bayern Monaco (Germania Ovest) 1977 – Liverpool (Inghilterra) 1978 – Liverpool (Inghilterra) 1979 – Nottingham Forest (Inghilterra) 1980 – Nottingham Forest (Inghilterra) 1981 – Liverpool (Inghilterra) 1982 – Aston Villa (Inghilterra) 1983 – Amburgo (Germania Ovest) 1984 – Liverpool (Inghilterra) 1985 – Juventus (Italia) 1986 – Steaua Bucarest (Romania) 1987 – Porto (Portogallo) 1989 – Milan (Italia) 1990 – Milan (Italia) 1991 – Stella Rossa Belgrado (Jugoslavia) 1992 – Barcellona (Spagna) 1993 – Olympique Marsiglia (Francia) 1994 – Milan (Italia) 1995 – Ajax (Olanda) 1996 – Juventus (Italia) 1997 – Borussia Dortmund (Germania) 1998 – Real Madrid (Spagna) 1999 – Manchester United (Inghilterra) 2000 – Real Madrid (Spagna) 2001 – Bayern Monaco (Germania) 2002 – Real Madrid (Spagna) 2003 – Milan (Italia) 2004 – Porto (Portogallo) 2005 – Liverpool (Inghilterra) 2006 – Barcellona (Spagna) 2007 – Milan (Italia) 2008 – Manchester United (Inghilterra) 2009 – Barcellona (Spagna) 2010 – Inter (Italia) 2011 – Barcellona (Spagna) 2012 – Chelsea (Inghilterra) 2013 – Bayern Monaco (Germania) 2014 – Real Madrid (Spagna) 2015 – Barcellona (Spagna) 2016 – Real Madrid (Spagna) 2017 – Real Madrid (Spagna) 2018 – Real Madrid (Spagna) 2019 – Liverpool (Inghilterra) 2020 – Bayern Monaco (Germania) 2021 – Chelsea (Inghilterra).

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Sinner vince il dolore,è agli 8/i a Madrid. Cobolli esce

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Più forte del dolore, Jannik Sinner procede a colpi di 2-0 nel Masters 1000 di Madrid e dopo aver eliminato Lorenzo Sonego ha fatto lo stesso col russo Pavel Kotov, battuto 6-2, 7-5, per approdare agli ottavi di finale del torneo. Ma il match non è stato in discesa per il n.2 al mondo e solleva qualche preoccupazione sulle sue condizioni – si vedrà domani -, dato che un dolore all’anca comparso nel secondo set, dopo un primo chiuso in mezz’ora, ha rischiato di compromettere la sua partita. “Mi fa male”, ha detto a voce alta rivolto ai suoi coach. “Cerchiamo di vincerla così, pensiamo ad oggi”, gli ha risposto Simone Vagnozzi. E l’azzurro ha eseguito, recuperando un break al russo e imponendosi poi 7-5 dopo aver strappato di nuovo il servizio al rivale, che si è perso quando sembrava avere l’occasione per la rimonta.

“E’ stata una partita difficile. Nel primo set ero in controllo mentre nel secondo ho avuto qualche difficoltà in più. Ho faticato un pochettino e vediamo domani come va, cosa è meglio per il mio corpo – ha detto alla fine Sinner -. Ho avuto un po’ di problemi all’anca destra negli ultimi periodi, non è niente di serio – ha spiegato -. A volte lo sento più forte, come oggi, a volte meno ma ho un buon team che mi cura e conto domani di tornare al meglio”. Ad attendere l’altoatesino ci sarà il russo Karen Khachanov, che ha eliminato Flavio Cobolli col punteggio di 7-5, 6-4.

Prima di Sinner, era arrivato a fatica agli ottavi Rafa Nadal, costretto al terzo set dall’argentino Pedro Cachin (6-1, 6-7, 6-3), ma per il 38enne maiorchino è già un successo aver vinto tre partite di fila, come non gli accadeva dagli Us Open 2022. E’ un segnale che il suo fisico pur logoro sta tornando a rispondere, ma una conferma la si potrà avere domani quando affronterà il giovane ceco Jiri Lehecka. “Mi sto divertendo tantissimo, non posso chiedere di più – ha detto a caldo Nadal -, tutto il tempo che sto accumulando in campo questa settimana ha un grande valore per me, sia a livello emotivo che tennistico, vedremo domani come andrà”. Sono arrivati agli ottavi anche Daniil Medvedev, Casper Ruud e Alexander Bublik. Il russo ha avuto la meglio sul ceco Sebastian Korda, che lo aveva battuto due volte in quattro incontri, imponendosi in rimonta per 5-7, 7-6, 6-3 dopo quasi 2’30 di gioco. Il suo rivale sarà il kazako Bublik, a sua volta costretto a rimontare contro lo statunitense Ben Shelton.

Un altro ottavo vedrà di fronte Ruud, impostosi 2-0 su Cameron Norrie, e il canadese Felix Auger-Aliassime, favorito dal ritiro del ceco Jakub Mensik. Nel torneo femminile, stop un po’ a sorpresa per l’unica italiana rimasta in lizza, Jasmine Paolini, che è stata eliminata dalla russa Mirra Andreeva, che proprio oggi compiva 17 anni. La n.43 Wta ha battuto per 7-6, 6-4 la 28enne toscana (n.13 del ranking), raggiungendo per la prima volta i quarti in un torneo 1000. Nella parte alta del tabellone, ha fatto il suo dovere la n.1 al mondo Iga Swiatek, battendo 6-1, 6-0 la spagnola Sorribes Tormo per vedersela al prossimo turno con la brasiliana Beatriz Haddad Maia, che ha eliminato la n.5 Maria Sakkari. Nel derby Usa, Madison Keys ha battuto la favorita Coco Gauff e incrocerà la racchetta con la tunisina Ons Jabeur.

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Il Genoa domina, 3-0 al Cagliari per la festa salvezza

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Festeggia con una netta vittoria la matematica salvezza il Genoa di Alberto Gilardino che grazie ai gol di Thorsby, Frendrup e Gudmundsson domina il Cagliari di Claudio Ranieri, ancora invischiato invece nella lotta salvezza. Gara senza storia, con i padroni di casa in completo controllo della gara senza mai essere impensieriti dagli ospiti e Cagliari incapace di reagire sin dal primo gol subito. Liberi mentalmente, i giocatori di Gilardino prendono subito in mano le redini del gioco dominando la prima frazione contro un Cagliari in difficoltà e mai pericoloso.

Al 13′ il primo sussulto per i padroni di casa. Angolo di Martin e colpo di testa di De Winter che termina di pochissimo a lato. La squadra di Ranieri fatica a impostare e il Genoa affonda poco dopo con facilità. Al 17′ infatti il Grifone passa in vantaggio: cross perfetto di Sabelli dalla trequarti, Thorsby salta più in alto dei due centrali e di testa batte Scuffet. Gli ospiti accusano il colpo e non riescono a reagire. Per il Genoa è facile controllare la gara e al 27′ raddoppiare. Vasquez entra in area da sinistra e appoggia per l’accorrente Frendrup che al volo di prima intenzione spedisce la sfera all’incrocio.

Il Cagliari sembra quasi assente e non accenna a nessuna reazione rischiando di subire anche la terza rete poco dopo la mezz’ora quando Retegui gira di prima intenzione un cross di Thorsby con la sfera che sfiora l’incrocio sul primo palo. Ranieri nell’intervallo prova così a cambiare inserendo Lapadula, Zappa e Nandez per Oristanio, Hatzidiakos e Di Pardo. Il suo Cagliari parte subito aggressivo conquistando un angolo dopo un minuto ma senza riuscire a sfruttare l’occasione. E’ però solo una fiammata perché il Genoa riprende subito in mano le redini del gioco e continua a spingere alla ricerca del terzo gol che sfiora all’8′ ancora con Thorsby il cui colpo di testa è respinto da Scuffet in tuffo.

E’ De Winter poco dopo a impensierire Scuffet sempre di testa con il pallone di poco fuori mentre i cambi non sembrano aver sortito l’effetto sperato per il Cagliari che continua a faticare contro la difesa ben organizzata del Genoa. A chiudere la gara ci pensa Gudmundsson al 17′ che conclude con un preciso rasoterra una lunga azione dei padroni di casa dopo essere stato liberato da Frendrup al limite dell’area di rigore praticamente solo davanti a Scuffet. Nel finale Azzi prova a rendere meno amaro il punteggio con un diagonale che termina fuori mentre Vitinha per due volte sfiora il quarto gol per il Genoa e alla fine lo stadio tributa il giusto riconoscimento a squadra e soprattutto al tecnico Gilardino.

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Marino: campionato squilibrato da anni, troppa disparità fatturati e ricavi

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“Il nostro campionato non è equilibrato da diversi anni, ci sono disparità di fatturati e ricavi, non è una questione di oggi. Però è stato un bel campionato per quanto riguarda lo spettacolo offerto dalle squadre e anche per certe novità tecnico-tattiche. L’Inter ha ripercorso il campionato del Napoli dell’anno scorso. A volte ci sono anche i demeriti che determinano certi divari in classifica. Demeriti di alcune squadre che dovevano fare e non hanno fatto”. Così ai microfoni di Radio Anch’io Sport su Rai Radio 1 Pierpaolo Marino, decano dei dirigenti sportivi italiani, sul campionato di Serie A ormai alle ultime curve, a quattro giornate dalla fine. Si dovrebbe tornare a un campionato a 18 squadre? “Ho fatto tanti anni con l’Avellino e con il Napoli con campionati a 16 squadre. Sia a 16 che a 18 squadre sono campionati che nella loro brevità non fanno emergere i reali valori tecnici. Una sconfitta determinava una classifica in maniera inappellabile. Sono contrario alla riduzione delle squadre. I format migliori sono la Premier e la Liga, tutti campionati a 20 squadre che non vanno a ridurre l’organico. A mio avviso, quello attuale è il format giusto”.

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