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Guerra Ucraina

I russi potrebbero rubare anche una nave italiana nel porto di Mariupol

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Bloccata dall’inizio del conflitto nel porto di Mariupol, con il suo carico di 15 mila tonnellate di bramme di acciaio da portare in Italia, la nave “Tzarevna”, bandiera maltese e proprieta’ italiana, dopo lo spiraglio che sembrava si fosse aperto solo qualche giorno fa, ora e’ a rischio di “nazionalizzazione” da parte della Repubblica del Donetsk. “Siamo in attesa di capire che cosa succede. Tutti si stanno dando da fare, c’e’ un grande appoggio, ma per ora non ci sono novita’. Hanno gia’ portato via due navi da Mariupol, e il nuovo governo della Repubblica del Donetsk potrebbe nazionalizzare anche la nostra. E’ un furto legalizzato”. Augusto Cosulich, presidente e amministratore delegato della genovese Fratelli Cosulich, ha mosso la diplomazia italiana e quella maltese per salvare la sua nave e in questi mesi non ha mai perso l’ottimismo, per recuperarla con il suo carico, prodotto dallo stabilimento di Azovstal. Neppure quando, a marzo, la “Tzarevna”, di proprieta’ della Vulcania, una societa’ del gruppo, ormeggiata in porto, era stata colpita da una bomba russa per fortuna senza gravi danni e senza feriti nell’equipaggio. Successivamente si e’ attesa l’apertura di un corridoio per farla ripartire. Siccome il Mar d’Azov e’ pieno di mine, serviva un percorso per uscire. Poi pochi giorni fa la soluzione sembrava essere vicina: il porto sminato e solo una gru affondata in mare da rimuovere. Invece ora c’e’ lo spettro della nazionalizzazione che significherebbe perdere la nave e il carico. “Il nostro agente locale – racconta Cosulich – ci ha detto che qualcuno si e’ presentato a nome della Repubblica del Donetsk e avrebbe fatto un’offerta per acquistare la nostra nave, ma ad un valore ridicolo. Hanno fatto una minaccia, un ricatto, con una specie di offerta che non abbiamo neppure preso in considerazione. Questo e’ quello che sembrerebbe, poi in guerra non si capisce quello che e’ vero o no, e’ tutto da prendere con cautela. In ogni caso non le comprano le navi, le portano via, e’ un furto legalizzato”. La “Tzarevna”, che vale 9 milioni di dollari, ha a bordo un carico che vale 12 milioni di dollari. In servizio fra il Mar d’Azov e l’Italia aveva imbarcato le bramme di acciaio destinate al mercato italiano e avrebbe dovuto trasportarle fino al porto di Monfalcone. “Una parte e’ destinata al nostro impianto siderurgico, la Tecnosider, dove produciamo 400 mila tonnellate di lamiere da treno ogni anno” aveva gia’ spiegato Cosulich. Il resto e’ per altri laminatoi in Italia. L’acciaio in arrivo da Mariupol era stato utilizzato anche per costruire il ponte San Giorgio a Genova, dopo il crollo del Morandi.

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Esteri

Zelensky: l’accordo sulle terre rare è davvero equo

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Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky accoglie con favore in un post su Telegram l’accordo “davvero equo” firmato con Washington sulle terre rare. “Abbiamo ora il primo risultato dell’incontro in Vaticano, il che lo rende davvero storico. Attendiamo con ansia anche gli altri risultati di quel colloquio”, ha detto il leader ucraino.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky accoglie con favore in un post su Telegram l’accordo “davvero equo” firmato con Washington sulle terre rare. “Abbiamo ora il primo risultato dell’incontro in Vaticano, il che lo rende davvero storico. Attendiamo con ansia anche gli altri risultati di quel colloquio”, ha detto il leader ucraino.

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Esteri

Kiev: grati per firma accordo con gli Usa, favorirà entrambi

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“Sono grata a tutti coloro che hanno lavorato per l’accordo e lo hanno reso più significativo. Ora il documento è tale da garantire il successo per entrambi i nostri Paesi, Ucraina e Stati Uniti”: così la vicepremier ucraina Yulia Svyrydenko ha commentato le intese siglate tra Kiev e Washington, secondo quanto riferito dai media ucraini. “Il 30 aprile, Ucraina e Stati Uniti hanno firmato un accordo sui minerali, atteso da tempo, che istituisce un fondo di investimento congiunto in Ucraina”, ha annunciato Svyrydenko, che oggi era a Washington per firmare l’accordo quadro a nome dell’Ucraina. Ha firmato il documento insieme al Segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent (nella foto in evidenza).

Poco prima della firma dell’accordo a Washington il premier ucraino Denys Shmyhal aveva annunciato il via libera del suo governo, precisando che il Fondo di Investimento per la Ricostruzione sarà gestito congiuntamente da Kiev e Washington in un partenariato paritario, con entrambe le parti che contribuiranno al fondo. Secondo Shmyhal, i futuri aiuti militari degli Stati Uniti possono essere considerati contributi al fondo, ma l’assistenza precedente non è inclusa.

“L’accordo – ha precisato – non prevede alcun obbligo di debito”, ha affermato Shmyhal, e l’Ucraina manterrà “il pieno controllo sul sottosuolo, sulle infrastrutture e sulle risorse naturali”, ha affermato. L’istituzione del fondo non interferirà, inoltre, con il percorso dell’Ucraina verso l’adesione all’Unione Europea.

Svyrydenko ha confermato queste clausole in un post sui social media, aggiungendo che le aziende statali ucraine come Energoatom e Ukrnafta manterranno la proprietà statale e che l’accordo è conforme alla Costituzione ucraina. Il fondo sarà alimentato esclusivamente dai proventi derivanti dalle licenze di nuova emissione: “Stiamo parlando del 50% dei fondi provenienti dalle nuove licenze per progetti nel campo dei minerali critici, del petrolio e del gas che andranno a bilancio dopo la creazione del Fondo”, ha scritto.

“I proventi derivanti da progetti già avviati o i proventi a bilancio non sono inclusi nel Fondo. L’accordo prevede un’ulteriore cooperazione strategica”. Le entrate e i contributi del fondo non saranno tassati né in Ucraina né negli Stati Uniti, ha aggiunto. Come parte dell’accordo, gli Stati Uniti contribuiranno ad attrarre ulteriori investimenti e tecnologie in Ucraina, ha affermato Svyrydenko.

Secondo il Washington Post (Wp), l’accordo non fornisce garanzie concrete di sicurezza all’Ucraina. Esso sancisce invece un “allineamento strategico a lungo termine” tra le due nazioni e promette agli Stati Uniti “il sostegno alla sicurezza, alla prosperità, alla ricostruzione e all’integrazione dell’Ucraina nel contesto economico globale”.

L’accordo non include, inoltre, alcun riferimento alla centrale nucleare di Zaporizhzhia (ZNPP) occupata dai russi, riporta il Wp. Funzionari statunitensi avevano precedentemente suggerito di assumere il controllo dell’impianto nell’ambito di un futuro accordo di pace. L’accordo quadro Usa-Ucraina dovrà ora essere sottoposto al vaglio del parlamento di Kiev.

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Esteri

Ucraina: droni russi su Odessa, due morti e cinque feriti

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Due persone sono state uccise e altre cinque sono rimaste ferite in un attacco di droni russi contro una zona residenziale a Odessa, nell’Ucraina meridionale. Lo ha annunciato il governatore della regione su Telegram. Contemporaneamente, si sono udite delle esplosioni in un quartiere della città di Sumy e sono scattati gli allarmi antiaerei, nelle regioni di Kiev, Kharkiv, Chernihiv, Sumy, Donetsk, Dnipropetrovsk e Zaporizhia.

A Odessa, “l’attacco nemico ha danneggiato edifici residenziali, case, un supermercato, una scuola e automobili. Sono scoppiati incendi. Due persone sono state uccise dall’attacco e altre cinque sono rimaste ferite”, ha scritto il governatore locale Oleg Kiper sul suo account Telegram. Questo ultimo attacco da parte di Mosca avviene mentre Stati Uniti e l’Ucraina annunciano la firma di un ampio accordo economico, che istituisce un fondo di investimento per la ricostruzione del paese devastato dalla guerra e garantisce all’amministrazione di Donald Trump l’accesso alle risorse naturali ucraine. Allo stesso tempo, sono in corso molteplici negoziati diplomatici internazionali per trovare una soluzione al conflitto, a più di tre anni dall’invasione russa dell’Ucraina.

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