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Cronache

I ragazzi di Francesco, per lui la piazza più giovane

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Le facce pulite, segnate dalle poche ore di sonno, lo zaino in spalla, usato spesso come sgabello, jeans d’ordinanza, entusiasti, partecipi e soprattutto con le idee chiare. Sono i ragazzi di Francesco, quelli che avevano programmato il viaggio a Roma per incontrare il Papa in occasione del Giubileo degli Adolescenti e si sono ritrovati in piazza a piangerlo. Erano in tanti in piazza San Pietro ed ancora di più in via della Conciliazione, che quasi per intero hanno pacificamente ‘occupato’. Chiedono con forza la pace, sognano un mondo dove nessuno venga escluso, dove la terra e l’aria vengano rispettate, coltivano la speranza di un futuro migliore e anche quella che dopo Francesco ci sia un Papa che segua le sue orme e non abbandoni la strada da lui tracciata. Sono arrivati da tanti Paesi – Argentina, Brasile, Usa, Germania, Francia, Albania, Romania, Polonia Perù, Sud Africa, Timor Est solo per citarne alcuni – e da ogni angolo dell’Italia, da nord a sud isole comprese.

La maggior parte di loro in gruppi organizzati (Comunione Liberazione, parrocchie, scout, associazioni), altri, gli italiani e i romani, accompagnati dai genitori. Hanno preso posto all’alba, qualche gruppo ha preferito non dormire e rimanere per tutta la notte in zona. Nell’attesa dell’avvio della cerimonia funebre hanno giocato a carte, tirato fuori dalla carta argentata sfilatini a doppio strato, altri si sono sdraiati sul marciapiede di via della Conciliazione per riposare. Ma quando è iniziata la celebrazione della messa, anche se in tanti erano lontanissimi dal feretro e costretti ad assieparsi vicino ai maxischermi, hanno seguito il rito con attenzione, c’è chi ha recitato il Padre Nostro con le mani rivolte al cielo e chi si è inginocchiato a terra durante la comunione. Ma tutto con grande semplicità senza ostentazione e in silenzio. Con la stessa semplicità con un cui un volontario degli Alpini per tre ore, con gentilezza e un sorriso, ha ripetuto a chi camminava: ‘Attenzione c’è un gradino’. Nelle prime file in piazza San Pietro c’erano i giovani più vicini al Pontefice quelli di Scholas, il progetto educativo fondato da Papa Francesco nel 2001. “Adios padre, maestro y poeta”, addio Padre, maestro e poeta hanno scritto su un grande striscione. Ma sono decine le testimonianze di fede, ammirazione e rispetto di questi ragazzi.

Per Antonino, 16 anni, arrivato da Marsala “Papa Francesco è stato una guida per raggiungere la pace”. Secondo Giorgio 20 anni, scout di Pescara: “La grande cosa che ha fatto Papa Francesco è affrontato problematiche che non venivano sfiorate dalla Chiesa, di averla rinnovata, resa ‘mainstream’ e più vicina a noi giovani. Se pensiamo alle benedizioni per le coppie divorziate e per le coppie gay”. Gli fa eco Nicol, romana di 20 anni: “La storia si cambia a pezzettini e lui l’ha cambiata. E’ stato molto coraggioso sulla Palestina”. In piazza anche ragazzi che hanno scelto “di essere parte di un momento storico” e non per fede. Ma sembravano essere una minoranza insieme a famiglie con i figli piccoli, adulti e anziani. In piazza San Pietro c’era la signora Carmela, fu lei a portare un mazzo di fiori gialli al Gemelli e ad essere saluta dal Papa dal balconcino del Policlinico. Per Gianni, anche lui ventenne, Papa Francesco “è stato unico: ha capito che la Chiesa aveva bisogno di riconnettersi con i fedeli”. Si è ravvicinato alla fede Nacho, uno studente di Buenos Aires, proprio grazie a Papa Francesco. Alla fine tutti hanno tributato un lunghissimo applauso a quella bara lasciava che lasciava la piazza. Sono riapparsi i cartelli con “Grazie Francesco”, chi lo ha gridato e chi lo ha salutato con la mano. Così, semplicemente, come si fa con un amico.

(la foto in evidenza è di Imagoeconomica)

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Cadavere nel lago, è un 51enne morto forse per un malore

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E’ un 51enne di Calvizzano (Napoli) l’uomo trovato senza vita nel lago di Lucrino a Pozzuoli. La salma è stata sequestrata per esami autoptici. Tra le ipotesi più accreditate c’è quella di un malore.

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Verso Conclave tra suffragio e diplomazia, domani la data

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Secondo il testo liturgico che definisce le regole e le modalità di cosa avviene dopo la morte di un Papa – l’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis -, il Conclave inizia tra il 15/o e il 20/o giorno dal decesso, quindi tra il 5 e il 10 maggio prossimi. Oppure tra il 6 e l’11 maggio se si conta dal giorno successivo alla morte. Anche questo ‘busillis’ sarà risolto domattina, quando la quinta congregazione generale dei cardinali stabilirà la data definitiva. Il calendario della settimana prevede congregazioni la mattina alle 9.00 e, nel pomeriggio alle 17.00, le messe dei ‘novendiali’ nella Basilica vaticana: il ciclo dei nove giorni di suffragio, iniziato ieri con la messa esequiale presieduta in Piazza San Pietro dal cardinale decano Giovanni Battista Re, si esaurirà domenica 4 maggio.

Dopo di che il possibile ingresso in Sistina e l'”extra omnes” che apre il Conclave. I 135 ‘elettori’ (134 considerando il forfait per motivi di salute del cardinale di Valencia Antonio Canizares Llovera) stanno convergendo a Roma. Molti si conosceranno direttamente nelle congregazioni, dove, in tema di strategie che porteranno all’elezione del nuovo Papa, conterà molto anche il peso di non-elettori, cioè i cardinali ‘over-80’, che mantengono la loro capacità di influenza e di orientare consensi. Una sorta di ‘grandi elettori’, insomma, anche se poi nel chiuso della Sistina ognuno risponde a sé stesso e, secondo quello che è il metro cattolico, allo Spirito Santo. Tra questi ‘grandi vecchi’ c’è sicuramente il 91/enne decano Re, mentre non si sa tra gli italiani quanto potranno esercitare un ruolo di indirizzo ex presidenti Cei come Camillo Ruini e Angelo Bagnasco.

Fra gli stranieri con capacità di spostare voti, e non presenti in Conclave, ci sono il cardinale di Boston Sean Patrick O’Malley, il più attivo promotore della lotta agli abusi sessuali, quello di Vienna Christoph Schoenborn, fine teologo ex allievo di Joseph Ratzinger e fiduciario di papa Bergoglio in ruoli-guida di vari Sinodi come quelli sulla famiglia, o l’ex prefetto dei vescovi, il canadese Marc Ouellet, influente anche in America Latina, da ex presidente della Pontificia Commissione competente. Intanto oggi, la scena tra i ‘papabili’ è stata tutta per Pietro Parolin, già segretario di Stato, che ha presieduto in Piazza San Pietro la seconda messa dei ‘novendiali’, davanti ai 200 mila partecipanti al Giubileo degli adolescenti.

Da stretto collaboratore di papa Bergoglio, la sobrietà, il piglio sicuro ma anche affabile e umano con cui ha portato avanti la celebrazione ha ricordato quelli dell’allora prefetto per la Dottrina della fede e decano del Collegio cardinalizio Joseph Ratzinger nell’officiare venti anni fa i funerali di Giovanni Paolo II, uscendone come l’unico vero candidato alla successione. Nella messa di oggi, in cui ha assimilato la tristezza, il turbamento e lo smarrimento per la morte di Francesco a quelli degli “apostoli addolorati per la morte di Gesù”, Parolin è come se avesse esposto sinteticamente una sorta di suo ‘programma’, sulla scia del grande pontificato appena concluso. Ha spiegato che l'”eredità” del Pontefice “dobbiamo accoglierla e farla diventare vita vissuta, aprendoci alla misericordia di Dio e diventando anche noi misericordiosi gli uni verso gli altri”.

“Solo la misericordia guarisce e crea un mondo nuovo, spegnendo i fuochi della diffidenza, dell’odio e della violenza: questo è il grande insegnamento di Papa Francesco”, ha sottolineato, a proposito di un Pontefice che alla misericordia dedicò anche un Anno Santo straordinario. Papa Francesco “ci ha ricordato che non può esserci pace senza il riconoscimento dell’altro, senza l’attenzione a chi è più debole e, soprattutto, non può esserci mai la pace se non impariamo a perdonarci reciprocamente, usando tra di noi la stessa misericordia che Dio ha verso la nostra vita”. Una misericordia che è guida anche nell’azione diplomatica della Santa Sede, come si è visto ancora ieri nell’incontro in Basilica tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, in una foto che ha fatto il giro del mondo ed è rimasta l’emblema della giornata: non pochi l’hanno definita “l’ultimo miracolo di papa Francesco”.

Zelensky ieri ha anche incontrato proprio Parolin, capo della diplomazia d’Otretevere, ringraziando poi su X “per il sostegno al diritto dell’Ucraina all’autodifesa e al principio secondo cui le condizioni di pace non possono essere imposte al Paese vittima”. E oggi, per l’incontro in Basilica, l’ambasciatore ucraino Andrii Yurash ha riconosciuto con l’ANSA “il grande sostegno della Santa Sede”.

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Italia prima in Ue per vittime amianto, 7 mila in un anno

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La strage dell’amianto continua, 7 mila vittime lo scorso anno in Italia, 60 mila in 10 anni. E il nostro paese, superando Germania e Francia, ha il triste record europeo per decessi da mesotelioma, il male invisibile. Più di 200 mila mila sono i decessi per malattie correlate nel mondo, dati rilevati con preoccupazione dall’Onu che secondo l’Osservatorio Nazionale Amianto possono essere sottostimati perché non considerano gli Stati ‘canaglia’ che omettono di segnalare e registrare i casi di malattia e morte per amianto, e dei decessi per esposizione ambientali. Domani si celebra la giornata per ricordare le vittime di questa sostanza ed Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, riferisce: “Sono stati 7 mila i morti solo nel nostro paese nell’ultimo anno, e il bando globale dell’amianto che semina morte è ancora una utopia. Sono numeri che non appartengono al passato. Sono volti, storie, famiglie spezzate oggi.

Molti non sapevano, altri sono stati ignorati. Troppi sono stati sacrificati nel nome del profitto. Non è più ammissibile che ci governi la lobby dei produttori del minerale killer e che le bonifiche vadano a rilento, nonostante la chiara presa d’atto di tutte le Istituzioni”. Il mesotelioma maligno è un tumore raro che colpisce prevalentemente gli uomini. In Italia rappresenta lo 0,8 per cento di tutti i tumori diagnosticati nell’uomo e lo 0,3 per cento di quelli diagnosticati nelle donne. Il 90 per cento dei mesoteliomi è dovuto all’esposizione ad amianto, materiale utilizzato soprattutto negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso. Poiché intercorrono di solito alcuni decenni tra l’esposizione e l’eventuale insorgenza del mesotelioma, ci si attende che il numero di diagnosi continuerà a salire nei prossimi anni per raggiungere il picco tra la seconda e la terza decade degli anni Duemila. Tutti i casi di mesotelioma vengono segnalati al Registro nazionale mesoteliomi. L’Italia ha messo al bando l’amianto nel 1992. “Ma l’amianto non ha ancora messo al bando l’Italia – aggiunge Bonanni -. Questa giornata nazionale non è solo memoria. È un grido. Un richiamo alla responsabilità, alla bonifica, alla giustizia per le vittime e alla tutela di chi oggi vive, lavora, studia in luoghi contaminati. In questa giornata, ricordiamo i caduti invisibili dell’amianto. E riaffermiamo un impegno: mai più profitto sulla pelle delle persone. Mai più silenzio. Mai più vittime”.

L’indice di mortalità è di circa il 93% dei casi. Ogni anno ci sono 10mila nuove diagnosi, in prevalenza uomini, per motivi professionali, operai negli stabilimenti o nei siti militari e in particolare nelle regioni a maggior rischio. Lombardia, Piemonte, Liguria e Lazio che rappresentano oltre il 56% dei casi segnalati. Secondo le statistiche dell’Oms sono circa 125 milioni i lavoratori in tutto il mondo ancora esposti alla sostanza cancerogena, e più di 107mila che muoiono ogni anno a causa dell’amianto. Per quanto riguarda l’Italia nel 2024, sono presenti “40 milioni di tonnellate di amianto all’interno di un milione di siti e micrositi, di cui 50mila industriali, e 42 di interesse nazionale.

La situazione è ancora più drammatica – aggiunge l’Osservatorio – in quanto il pericoloso cancerogeno è presente anche negli edifici di 2.500 scuole (stima 2023), all’interno delle quali sono esposti più di 352.000 alunni e 50.000 soggetti del personale docente e non docente. Ancora, 1.500 biblioteche ed edifici culturali compresi almeno 500 ospedali (stima per difetto perché la mappatura Ona è ancora in corso), hanno componenti in amianto nelle strutture e negli impianti tecnici, in particolare termici, elettrici e termoidraulici”.

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