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Cronache

I primati della giustizia penale italiana, un processo in Corte Appello a Napoli dura 1560 giorni

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E’ di 1.498 giorni la durata media dei processi penali nella corte di appello di Roma mentre 1.560 giorni sono necessari in media per concludere un processo penale nella corte di appello di Napoli. Una serie di dati arrivano dalla Relazione tecnica del ministero della della Giustizia guidato da Alfonso Bonafede sul progetto di determinazione delle piante organiche della magistratura. Sono 117 i nuovi magistrati destinati a ricoprire incarichi nelle Corti d’Appello e nelle relative Procure generali, spiega il documento, che fa parte della proposta di rideterminazione delle piante organiche del personale di magistratura di merito (Uffici giudiziari di primo grado e secondo grado, sorveglianza e minori). Il progetto del Ministero prevede la complessiva assegnazione di 402 nuove unita’ alla magistratura di merito. Con decreto del 17 aprile 2019 era gia’ stato assegnato un contingente di 70 magistrati alla Corte di Cassazione. Ora si attende il parere del Consiglio Superiore della Magistratura. La Relazione evidenzia che il disposition time nazionale delle corti di appello e’ di 702 giorni nel procedimento civile e di 889 giorni per il penale, ma che si registrano dati giudicati “assolutamente allarmanti” in alcune corti: e’ il caso della corte di appello di Reggio Calabria (disposition time penale di 1.279 giorni), Venezia (disposition time penale di 1.195 giorni), Bari (disposition time penale di 1.142 giorni) e Caltanissetta (disposition time civile 1034), Taranto (disposition time civile 1.293). La durata media dei procedimenti pendenti in appello – evidenzia il ministero – e’ un dato di indubbio allarme, finanche peggiorativo rispetto al tempo necessario per definire i procedimenti di primo grado, calcolati sempre secondo la formula del disposition time, pari a 369 giorni per il civile e 367 per il penale.

 

L’utilizzo dei “giudici ausiliari” e di tirocinanti “non possono essere, allo stato, strumenti sufficienti a far fronte all’endemica incapacita’ di definire i procedimenti pendenti in secondo grado entro il termine di due anni”. Certo i miglioramenti nel sistema complessivo ci sono stati: in ambito civile, sono 115 i tribunali (82%) e 25 le corti d’appello (90%) che hanno fatto registrare una riduzione delle pendenze tra il 2018 e il 2014; in 59 tribunali la riduzione e’ stata maggiore del 13% (dato nazionale); in 8 corti la riduzione e’ stata maggiore del 25% (dato nazionale). Nello stesso periodo, l’arretrato si e’ ridotto in 117 tribunali (84%) e nella quasi totalita’ delle corti d’appello (28); in 68 tribunali la riduzione e’ stata maggiore del 36% (dato nazionale); in 10 corti la riduzione e’ stata addirittura superiore del 50%. Nel 2018, 103 tribunali (74%) e 22 Corti d’appello hanno avuto un disposition time civile inferiore a quello del 2014.

Miglioramenti si sono avuti anche in ambito penale. Nel 2018 ben 86 tribunali (61%) avevano pendenze inferiori a quelle del 2014; in 72 la riduzione e’ stata maggiore del 10% (dato nazionale); 67 tribunali (48%) nel 2018 avevano un disposition time penale inferiore a quello del 2014. Le pendenze si sono ridotte in 11 Corti d’appello, il disposition time in 15. Nonostante il miglioramento degli ultimi anni, le performance degli uffici giudiziari “restano al di sotto delle medie europee; infine la realta’ geografica italiana rimane complessa, con disomogeneita’ tra le varie sedi giudiziarie”.

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Cronache

Muore a 38 anni dopo intervento estetico in una clinica privata di Caserta

Sabrina Nardella, 38 anni di Gaeta, è morta durante un intervento estetico alla clinica Iatropolis di Caserta. Disposta l’autopsia per chiarire le cause del decesso.

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Sarà l’autopsia a stabilire con precisione che cosa ha provocato la morte di Sabrina Nardella (nella foto), 38 anni, madre di due figli piccoli, deceduta giovedì scorso nella clinica privata Iatropolis di Caserta durante un intervento di chirurgia estetica. La donna, residente a Gaeta, si era recata in Campania per sottoporsi a quello che le era stato prospettato come un intervento di routine, in anestesia locale e in day hospital.

Il malore improvviso e le indagini in corso

Durante l’operazione, però, Sabrina ha avuto un improvviso malore che l’ha portata a perdere conoscenza. I medici hanno tentato la rianimazione, ma ogni tentativo è stato vano. I vertici della clinica hanno subito avvertito i carabinieri, che su disposizione della Procura di Santa Maria Capua Vetere hanno sequestrato la cartella clinica e identificato l’équipe medica. I componenti saranno presto iscritti nel registro degli indagati in vista dell’autopsia, che servirà a chiarire cause e responsabilità.

Una comunità sconvolta dal dolore

La città di Gaeta è sotto shock. Il sindaco Cristian Leccese ha ricordato Sabrina con parole di grande commozione: «Era una persona dolce, un’ottima madre, conosciuta e stimata da tutti. La sua improvvisa scomparsa ha lasciato un profondo vuoto nella nostra comunità».

I precedenti inquietanti della clinica

La clinica Iatropolis non è nuova a casi simili. Un anno fa, la pianista Annabella Benincasa è morta dopo 14 anni di stato vegetativo, conseguenza di uno shock anafilattico subito nel 2010 proprio in questa struttura. In quell’occasione, i medici furono condannati per lesioni gravissime. Altri episodi di reazioni avverse all’anestesia si sono verificati negli anni, alimentando polemiche sulla sicurezza degli interventi praticati nella clinica.

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Cadavere nel lago, è un 51enne morto forse per un malore

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E’ un 51enne di Calvizzano (Napoli) l’uomo trovato senza vita nel lago di Lucrino a Pozzuoli. La salma è stata sequestrata per esami autoptici. Tra le ipotesi più accreditate c’è quella di un malore.

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Verso Conclave tra suffragio e diplomazia, domani la data

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Secondo il testo liturgico che definisce le regole e le modalità di cosa avviene dopo la morte di un Papa – l’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis -, il Conclave inizia tra il 15/o e il 20/o giorno dal decesso, quindi tra il 5 e il 10 maggio prossimi. Oppure tra il 6 e l’11 maggio se si conta dal giorno successivo alla morte. Anche questo ‘busillis’ sarà risolto domattina, quando la quinta congregazione generale dei cardinali stabilirà la data definitiva. Il calendario della settimana prevede congregazioni la mattina alle 9.00 e, nel pomeriggio alle 17.00, le messe dei ‘novendiali’ nella Basilica vaticana: il ciclo dei nove giorni di suffragio, iniziato ieri con la messa esequiale presieduta in Piazza San Pietro dal cardinale decano Giovanni Battista Re, si esaurirà domenica 4 maggio.

Dopo di che il possibile ingresso in Sistina e l'”extra omnes” che apre il Conclave. I 135 ‘elettori’ (134 considerando il forfait per motivi di salute del cardinale di Valencia Antonio Canizares Llovera) stanno convergendo a Roma. Molti si conosceranno direttamente nelle congregazioni, dove, in tema di strategie che porteranno all’elezione del nuovo Papa, conterà molto anche il peso di non-elettori, cioè i cardinali ‘over-80’, che mantengono la loro capacità di influenza e di orientare consensi. Una sorta di ‘grandi elettori’, insomma, anche se poi nel chiuso della Sistina ognuno risponde a sé stesso e, secondo quello che è il metro cattolico, allo Spirito Santo. Tra questi ‘grandi vecchi’ c’è sicuramente il 91/enne decano Re, mentre non si sa tra gli italiani quanto potranno esercitare un ruolo di indirizzo ex presidenti Cei come Camillo Ruini e Angelo Bagnasco.

Fra gli stranieri con capacità di spostare voti, e non presenti in Conclave, ci sono il cardinale di Boston Sean Patrick O’Malley, il più attivo promotore della lotta agli abusi sessuali, quello di Vienna Christoph Schoenborn, fine teologo ex allievo di Joseph Ratzinger e fiduciario di papa Bergoglio in ruoli-guida di vari Sinodi come quelli sulla famiglia, o l’ex prefetto dei vescovi, il canadese Marc Ouellet, influente anche in America Latina, da ex presidente della Pontificia Commissione competente. Intanto oggi, la scena tra i ‘papabili’ è stata tutta per Pietro Parolin, già segretario di Stato, che ha presieduto in Piazza San Pietro la seconda messa dei ‘novendiali’, davanti ai 200 mila partecipanti al Giubileo degli adolescenti.

Da stretto collaboratore di papa Bergoglio, la sobrietà, il piglio sicuro ma anche affabile e umano con cui ha portato avanti la celebrazione ha ricordato quelli dell’allora prefetto per la Dottrina della fede e decano del Collegio cardinalizio Joseph Ratzinger nell’officiare venti anni fa i funerali di Giovanni Paolo II, uscendone come l’unico vero candidato alla successione. Nella messa di oggi, in cui ha assimilato la tristezza, il turbamento e lo smarrimento per la morte di Francesco a quelli degli “apostoli addolorati per la morte di Gesù”, Parolin è come se avesse esposto sinteticamente una sorta di suo ‘programma’, sulla scia del grande pontificato appena concluso. Ha spiegato che l'”eredità” del Pontefice “dobbiamo accoglierla e farla diventare vita vissuta, aprendoci alla misericordia di Dio e diventando anche noi misericordiosi gli uni verso gli altri”.

“Solo la misericordia guarisce e crea un mondo nuovo, spegnendo i fuochi della diffidenza, dell’odio e della violenza: questo è il grande insegnamento di Papa Francesco”, ha sottolineato, a proposito di un Pontefice che alla misericordia dedicò anche un Anno Santo straordinario. Papa Francesco “ci ha ricordato che non può esserci pace senza il riconoscimento dell’altro, senza l’attenzione a chi è più debole e, soprattutto, non può esserci mai la pace se non impariamo a perdonarci reciprocamente, usando tra di noi la stessa misericordia che Dio ha verso la nostra vita”. Una misericordia che è guida anche nell’azione diplomatica della Santa Sede, come si è visto ancora ieri nell’incontro in Basilica tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, in una foto che ha fatto il giro del mondo ed è rimasta l’emblema della giornata: non pochi l’hanno definita “l’ultimo miracolo di papa Francesco”.

Zelensky ieri ha anche incontrato proprio Parolin, capo della diplomazia d’Otretevere, ringraziando poi su X “per il sostegno al diritto dell’Ucraina all’autodifesa e al principio secondo cui le condizioni di pace non possono essere imposte al Paese vittima”. E oggi, per l’incontro in Basilica, l’ambasciatore ucraino Andrii Yurash ha riconosciuto con l’ANSA “il grande sostegno della Santa Sede”.

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