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Haftar vuole rispettare la tregua, Erdogan invia truppe

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Quando mancano ormai pochissimi giorni alla conferenza di Berlino che domenica dovrebbe discutere il futuro prossimo della Libia, sembrano aprirsi spiragli per una possibile soluzione politica del conflitto. Entrambe le fazioni in lotta, il premier di Tripoli Fayez al-Sarraj e il suo rivale Khalifa Haftar, hanno accettato l’invito della cancelliera Angela Merkel nella capitale tedesca e hanno assicurato che siederanno al tavolo con gli altri leader regionali e mondiali. E il generale di Bengasi ha garantito la volonta’ di andare avanti con il cessate il fuoco, che regge da una settimana nonostante la mancata firma di un’intesa formale, sfumata qualche giorno fa a Mosca. Un buon viatico per l’appuntamento di domenica, salutato come un “ottimo segnale” anche dal premier Giuseppe Conte, sebbene la prudenza sia d’obbligo visto il fallimento dell’incontro sponsorizzato dal presidente russo Vladimir Putin e di tutte le altre iniziative diplomatiche messe in campo negli ultimi mesi. Ora tutti, Russia compresa, guardano a Berlino come a un’ultima spiaggia mentre a tutto tondo continuano contatti frenetici tra le cancellerie, spostamenti e incontri. Haftar e’ volato ad Atene per parlare con il premier greco Kyriakos Mitsotakis ed e’ difficile pensare che nel colloquio di domani non si affrontera’ il tema dei forti interessi petroliferi turchi nella regione mediterranea, dopo che il presidente Recep Tayyip Erdogan ha annunciato imminenti perforazioni nelle zone inquadrate dall’accordo sulla demarcazione dei confini marittimi con la Libia. Ma sullo sfondo rimane in piedi anche la minaccia militare formulata dalla Turchia che nei giorni scorsi si e’ detta pronta ad “infliggere una lezione” ad Haftar se riprendessero gli attacchi contro Tripoli. Il dispiegamento delle truppe nel Paese continua: all’inizio del mese Erdogan aveva inviato un primo contingente di 35 militari per occuparsi di “coordinare” e sostenere le milizie del governo di Tripoli riconosciuto dalle Nazioni Unite. Ora il sultano di Ankara ha annunciato l’invio di soldati “per sostenere la pace”, senza tuttavia specificare ne’ tempi ne’ numeri circa le truppe da mandare. Sul terreno, peraltro, sarebbero gia’ attivi a supporto di Tripoli oltre 600 mercenari siriani cooptati dalla Turchia, mentre a spalleggiare Haftar ci sarebbero da mesi centinaia di contractor russi e uomini assoldati in vari Paesi da Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti, che all’uomo forte di Bengasi assicurano anche armi e fondi. L’Italia, in questo contesto, continua nel suo impegno per cercare di riannodare i fili di una tela diplomatica che veda coinvolti i Paesi dell’area a favore di una soluzione politica. Da Algeri, ultima tappa di un tour diplomatico intrapreso negli ultimi giorni nella regione e che ha toccato anche Turchia ed Egitto, Conte e’ tornato a condannare l’arrivo di nuove truppe in Libia e a ribadire la necessita’ “del dialogo e del confronto”. Anche perche’ la situazione che si sta creando sul terreno, con molteplici gruppi armati irregolari in conflitto tra loro, rischia di diventare sempre piu’ complicata da gestire qualora nell’incontro di Berlino prendesse corpo l’idea, ventilata da giorni, di una forza di interposizione europea sotto egida Onu per assicurare un cessate il fuoco permanente. Un’ipotesi cui l’Italia ha gia’ assicurato la propria disponibilita’, pronta eventualmente ad impegnare altri uomini in una missione di monitoraggio della pace, oltre a quelli gia’ schierati nella citta’ di Misurata per proteggere l’ospedale locale e nel porto di Tripoli per assistere Marina e guardia costiera.

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Bisnonna inglese 115enne diventa la persona più anziana al mondo

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Una bisnonna britannica di ben 115 anni ha raccolto questa settimana la palma di persona più vecchia del mondo – stando alle statistiche internazionali censite – dopo l’annuncio della morte di uno suora 116enne in Brasile. Lo racconta oggi con dovizia di particolari il Daily Telegraph. La nuova titolare del record di longevità si chiama Ethel Caterham ed è nata il 21 agosto del lontano 1909 in un villaggio dell’Hampshire, in Inghilterra meridionale: prima del diluvio della Grande Guerra, mentre sul trono di quello che era ancora l’Impero britannico sedeva re Edoardo VII, figlio della regina Vittoria, bisnonno della defunta Elisabetta II e trisavolo dell’attuale monarca, il 76enne Carlo III.

Ultima di 8 figli, nonna Ethel vive attualmente in una residenza per anziani nella contea del Surrey, pure in Inghilterra del sud, dove – dopo l’ufficializzazione del suo primato – ha ricevuto una lettera personale di re Carlo: che si felicita per il “rimarchevole traguardo” da lei raggiunto. Tuttora lucida, Catheran è in grado di ricordare le tappe salienti della sua vita.

A 18 anni si trasferì nell’India coloniale, assunta come au pair nella famiglia di un ufficiale dell’esercito di Sua Maestà; poi, al ritorno in Gran Bretagna, conobbe a una festa il futuro marito Norman, sposato nel 1933 e col quale ha vissuto a Hong Kong e a Gibilterra prima di tornare in terra inglese. Rimasta vedova quasi mezzo secolo fa, nel 1976, Ethel ha smesso di guidare solo alla soglia dei 100 anni. Mentre a quasi 111 è riuscita a guarire pure da un contagio di Covid. Il segreto della sua longevità? “Non aver litigato con nessuno”, ha risposto a un giornalista.

Oltre alla scelta di dare priorità “alla famiglia, la cosa più importante dell’esistenza”, ai figli, ai nipoti e ai pronipoti. A una testata locale ha spiegato del resto di non avere rimpianti, di essere “felice d’aver girato il mondo” fino ad approdare in “questa bella casa” di riposo in patria: “Ho detto sì a ogni opportunità di vita, mantenendo un’attitudine mentale positiva e accogliendo ogni cosa con moderazione”. Giusto l’anno scorso il Regno Unito aveva celebrato la conquista del record di un altro suddito britannico come ‘uomo più anziano del pianeta’: record ereditato da un giapponese e detenuto per qualche mese nel 2024 dal veterano di guerra John Tinniswood, deceduto a novembre a 112 anni d’età.

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Ivanka Trump News elogia Giorgia Meloni: “Donna pulita e leader più attraente dell’UE”

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Un post pubblicato su X dall’account Ivanka Trump 🇺🇲 🦅 News ha acceso i riflettori su Giorgia Meloni, definita “la leader più attraente dell’Unione Europea”. L’immagine allegata ritrae la presidente del Consiglio italiana sorridente su un lettino, con indosso un costume da bagno che richiama i colori della bandiera italiana.

Il messaggio che accompagna lo scatto recita: “Lascia un ❤️ per una donna pulita, fantastica e senza tatuaggi, la leader più attraente dell’UE 🇪🇺!!!”. Una dichiarazione che va oltre l’elogio estetico, sottolineando valori considerati simbolici dalla destra americana: ordine, sobrietà e conservatorismo nei costumi.

Il post è solo l’ultimo segnale dei rapporti calorosi tra la famiglia Trump e Giorgia Meloni, rafforzati da un’intesa ideologica su immigrazione, difesa dell’identità nazionale e visione tradizionale della società. Donald Trump, tornato presidente degli Stati Uniti, ha già espresso pubblicamente ammirazione per la premier italiana in più occasioni.

L’episodio conferma la crescente sintonia politica e mediatica tra due mondi che, seppur geograficamente lontani, condividono una visione del potere fondata su patriottismo, sovranismo e comunicazione diretta con il popolo.

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Processo Maradona, la testimonianza shock di Villarejo: “Sedato senza esami. Ricovero in terapia intensiva trasformato in caos”

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Nel quattordicesimo giorno del processo per la morte di Diego Armando Maradona, ha deposto il dottor Fernando Villarejo, responsabile della terapia intensiva della Clinica Olivos, dove il campione fu operato per un ematoma subdurale il 2 novembre 2020, appena 23 giorni prima della sua morte.

Villarejo, 67 anni, con oltre 40 anni di esperienza, ha dichiarato davanti ai giudici del Tribunale Penale Orale n. 3 di San Isidro che Maradona fu operato senza alcun esame preoperatorio, esclusivamente per volontà del suo medico di fiducia, il neurochirurgo Leopoldo Luque, nonostante non vi fosse, secondo i medici della clinica, alcuna urgenza immediata.

Trattamento per astinenza e decisione di sedazione

Tre giorni dopo l’intervento, Villarejo partecipò a un incontro con la famiglia e i medici curanti. Fu allora che Luque e la psichiatra Agustina Cosachov confermarono che l’obiettivo era trattare i sintomi di astinenza da sostanze e alcol.

«Maradona era ingestibile, difficile da trattare dal punto di vista comportamentale», ha riferito Villarejo, aggiungendo che Luque e Cosachov ordinarono di sedare il paziente, consapevoli dei rischi: depressione respiratoria, complicazioni infettive, cutanee e nutrizionali. La sedazione iniziò il 5 novembre e durò poco più di 24 ore, finché lo stesso Villarejo decise di ridurla, vista l’assenza di un piano preciso.

Il caos in terapia intensiva: “Potevano entrare con hamburger o medicine”

Il medico ha denunciato un clima caotico nel reparto: «Troppe persone in terapia intensiva, potevano portare hamburger o qualsiasi altra cosa. È stato vergognoso, scandaloso». Ha poi ammesso: «Mi dichiaro colpevole, ero una pedina su una scacchiera con un re e una regina», riferendosi al peso dell’ambiente vicino a Maradona.

Ricovero domiciliare e responsabilità

Villarejo ha raccontato che il ricovero presso la clinica non era più sostenibile. Fu deciso il trasferimento a casa, dove secondo l’ultima pagina della cartella clinica, fu la famiglia a chiedere l’assistenza domiciliare, sostenuta da Luque e Cosachov.

In aula ha testimoniato anche Nelsa Pérez, dipendente della società Medidom incaricata dell’assistenza a casa Maradona. Pérez ha ammesso che, secondo lei, in Argentina non esistono ricoveri domiciliari, ma che il termine viene usato per semplificazione. La testimone ha nominato Mariano Perroni come coordinatore dell’équipe, composta dagli infermieri Dahiana Madrid e Ricardo Almirón.

Tensione in aula: accuse di falsa testimonianza

Le affermazioni di Pérez hanno generato momenti di alta tensione in aula. Gli avvocati Fernando Burlando e Julio Rivas hanno chiesto la detenzione della testimone per falsa testimonianza, ma i giudici hanno rigettato la richiesta.

Nel corso del controinterrogatorio, Pérez ha confermato che non fu ordinato alcun monitoraggio dei parametri vitali, ma che veniva comunque effettuato dall’infermiera per scrupolo, a causa di precedenti episodi di tachicardia.

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