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Guida Espresso 2018 dei Ristoranti d’Italia, la Campania fa incetta di “cappelli” con Danì Maison di Nino Di Costanzo a Ischia

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Nel 2018 erano 68 i ristoranti della Campania selezionati dalla Guida Espresso dei Ristoranti d’Italia. Quest’anno sono 73. Un buon segno per la cucina della nostra Regione.  

Non sono assegnati voti,

La Guida de l’Espresso. Nino Di Costanzo è uno dei pochi top chef d’Italia “. In Campania a nessuno più di quattro. Un solo “Cappello d’oro”, il simbolo che consacra i Nuovi Classici, è attribuito ad Alfonso laccarino, il più popolare tra gli chef campani nel mondo. Ma la Guida ne spiega il primato illustrando la esemplare collaborazione della sua famiglia, “capace di accogliere nel ristorante e nelle eleganti suite capi di stato e normali appassionati con il medesimo calore”. Quattro “Cappelli” assegnati a “Danì Maison”, il ristorante dello chef pluristellato Nino Di Costanzo a Ischia definito un “fuoriclasse, anima bella e spirito libero, che ha trasformato la casa di famiglia in un piccolo mondo, testimonianza per Ischia, l’arte, l’ambiente”. Una menzione particolare per la sua pasta e fagioli preparata con il particolare fagiolo zampognaro: un prodotto ischitano che ha ottenuto da poco il riconoscimento ministeriale di prodotto agroalimentare territoriale. Due cappelli anche per un altro ischitano innamorato della sua terra: Pasquale Palamaro chef dell’ “Indaco” al Regina Isabella di Lacco Ameno. A dimostrazione che Ischia è un luogo dove si mangia bene sono i riconoscimenti per La Cucina del Monastero (Hotel Il Monastero), il ristorante La Lampara dell’Hotel Miramare e Castello, Il Mosaico (Manzi Terme) e Umberto a Mare, tutti con un cappello. Quattro cappelli anche per Kresios a Telese Terme (qui un cappello va alla Locanda del Borgo dell’Hotel Acquapetra Resort) e quelli di Brusciano della Taverna Estia.  In Penisola Sorrentina dopo Don Alfonso, al top per l’Espresso in Campania, figurano i tre cappelli della Torre del Saracino, di Gennaro Esposito, del ristorante Quattro Passi e della Taverna del Capitano. E a seguire i due cappelli dell’Antica Osteria Donna Rosadello chef Peppe Guida, del Bikini e del Maxi di Capo la Gala. Con un cappello Relais Blu, L’Accanto dell’hotel Angiolieri e Villa Chiara Orto e Cucina. A Sorrento due cappelli sono stati assegnati alla Terrazza Bouquet del Grand Hotel Excelsior Vittoria e un cappello rispettivamente ai ristoranti ‘O Canonico, Caruso, Il Buco e l’Antica Trattoria. Un cappello anche a Don Geppi a Sant’Agnello. A Capri due cappelli vanno a L’Olivo del Capri Palace e al Rendez Vous del Quisisana. Un cappello al ristorante Da Tonino, al JKitchen dell’hotel J.K. Palce Capri, a Le Monzù di Punta Tragara e Mammà. A Positano un cappello va rispettivamente al ristorante Zass dell’Hotel San Pietro, al ristorante La Serra dell’Hotel Le Agavi, ed a La Sponda del Sirenuse.  Ad Amalfi conquista due cappelli il ristorante La Caravella di Antonio Dipino, che si conferma tra i leader della ristorazione in Costiera Amalfitana, mentre un cappello è stato assegnato per il secondo anno consecutivo al Sensi Restaurant la cui cucina è affidata alla creatività del giovane Alessandro Tormolino.  Due cappelli anche al Refettorio del Monastero di Santa Rosa di Conca dei Marini di Bob Christoph, al Flauto di Pan dell’hotel Villa Cimbrone di Ravello e al Faro di Capo d’Orso a Maiori che rappresenta un angolo di grande cucina francese in Costiera Amalfitana grazie all’esperienza e la straordinaria capacità interpretativa di Pierfranco Ferrara.  A Cetara, che si conferma tempio del gusto nel nome della colatura, un cappello è stato assegnato rispettivamente ai ristoranti Al Convento di Pasquale Torrente e San Pietro di Franco Tammaro e dello chef Bruno Milano. Un cappello anche Re Maurì, il ristorante del Lloyd’s Baia a Vietri Sul Mare.

né stelle, ma “cappelli”

A Napoli due cappelli vanno al ristorante Il Comandante dell’hotel Romeo e uno rispettivamente a al ristorante dell’Hotel Parker’s George, Palazzo Petrucci e Veritas.

Altri tre cappelli sono distribuiti tra la provincia di Avellino (Marrennà a Sorbo Serpico e Oasis Sapori Antichi a Vallesaccarda) e Castellammare dove si conferma Piazzetta Milù.

In provincia di Salerno un cappello va a Pappacarbone e Casa Rispoli a Cava de’ Tirreni, Casa del Nonno 13 a Mercato San Severino, Cetaria e Pensando a Te a Baronissi, Brezza Marina, i Tre Olivi del Savoy Beach e Osteria Arbustico a Capaccio, Il Papavero a Eboli e Locanda Severino a Caggiano.

In provincia di Napoli un cappello a Cieddì a Portici, Caracol dell’hotel Cala Moresca a Bacoli, Josè Restaurant e Tenuta Guerra a Torre del Greco, La Galleria a Gragnano, il President a Pompei, il Roji Japan Fusion Restaurant a Nola, il ristorante Sud di Marianna Vitale a Quarto e Taverna Vesuviana a San Gennaro Vesuviano

In provincia di Avellino un cappello rispettivamente a Il Vecchio Mulino 1834 di Castelfranci e al ristorante Megaron di Paternopoli.

Altri tre cappelli sono distribuiti tra la provincia di Benevento e quella di Caserta: Il Foro dei Baroni a Puglianello, Vairo al Volturno a Vairano Patenora e Le Colonne  di Rosanna Marziale a Caserta città.

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Intervento rivoluzionario a Napoli: ricostruzione della mandibola con intelligenza artificiale, prima volta in Italia

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Un’operazione straordinaria e senza precedenti in Italia è stata eseguita a Napoli, salvando la qualità della vita di Nona, una paziente georgiana di 48 anni e madre, colpita da un tumore aggressivo alla mandibola. Grazie a una tecnologia innovativa e all’impiego dell’intelligenza artificiale, i chirurghi dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Maxillo-Facciale dell’A.O.U. “Luigi Vanvitelli”, diretta dal professor Gianpaolo Tartaro, hanno ricostruito la mandibola e l’articolazione temporo-mandibolare con una protesi personalizzata, garantendo alla paziente il pieno recupero delle funzioni vitali come masticare, parlare e sorridere.

UN’OPERAZIONE MAI ESEGUITA PRIMA IN ITALIA

L’intervento rappresenta la prima applicazione in Italia e la seconda in Europa di questa tecnica rivoluzionaria. A rendere l’operazione unica è stato l’utilizzo di un device innovativo, progettato su misura grazie alla collaborazione tra chirurghi e ingegneri biomedici, che ha permesso di riprodurre con estrema precisione i movimenti naturali della mandibola.

La tecnica mininvasiva impiegata ha evitato cicatrici visibili e ha consentito alla paziente di recuperare in tempi record. In sala operatoria, oltre al professor Tartaro, hanno operato il professor Mario Santagada, l’anestesista Serena Merolillo e gli specializzandi Roberta Maiulo, Domato Setola e Martina Amodio.

«L’innovazione di questo intervento sta nella possibilità di un recupero funzionale completo – spiega il professor Tartaro – garantito da una protesi creata sulla base delle caratteristiche anatomiche del paziente, acquisite tramite scansione Tac e modellate con intelligenza artificiale».

UNA RICOSTRUZIONE PERFETTA E UN RECUPERO RAPIDO

Il tumore aveva compromesso la parte sinistra della mandibola e l’articolazione che collega la mascella al cranio, rendendo impossibili azioni quotidiane come parlare e mangiare. Le tecniche tradizionali avrebbero permesso solo una ricostruzione parziale, ma con questa innovazione la funzionalità è stata ripristinata completamente.

L’operazione è stata pianificata digitalmente e realizzata con dime chirurgiche per guidare il taglio osseo con precisione. Inoltre, l’approccio mininvasivo, simile a un lifting, ha consentito di preservare i nervi e i vasi sanguigni, riducendo il rischio di complicazioni e accelerando la ripresa.

Il Direttore Generale Ferdinando Russo ha sottolineato l’importanza di questo intervento:
«Questo è un esempio concreto di come la ricerca e le nuove tecnologie possano migliorare la qualità della vita dei pazienti. Prestazioni assistenziali all’avanguardia permettono cure più efficaci e tempi di recupero ridotti».

IL SORRISO RITROVATO

Dimessa dall’ospedale, Nona è tornata alla sua vita di sempre, incredula per il risultato ottenuto. Ora sogna di poter ricevere la visita della figlia in Italia, per mostrarle il volto sereno e sorridente che i medici di Napoli le hanno restituito.

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Salute

Chirurgia mininvasiva per i tumori addominali: recupero rapido al Malzoni Research Hospital

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Il Malzoni Research Hospital si distingue per l’eccellenza nella chirurgia mininvasiva applicata ai tumori addominali, garantendo interventi che riducono significativamente i tempi di degenza post-operatoria. L’approccio multidisciplinare adottato dall’Unità Operativa di Chirurgia Generale, guidata dal dottor Pietro Maida, consente di seguire le più aggiornate linee guida delle società scientifiche, offrendo ai pazienti cure all’avanguardia.

Un Team Multidisciplinare per la Chirurgia Mininvasiva

L’adozione della chirurgia mininvasiva rappresenta la nuova frontiera nel trattamento dei tumori addominali. Al Malzoni Research Hospital, questa metodologia viene applicata nei casi idonei grazie all’esperienza del dottor Maida e della sua equipe. L’obiettivo principale è garantire interventi efficaci con un recupero più rapido e meno invasivo per il paziente.

Uno degli ultimi interventi eseguiti ha coinvolto un paziente ottantenne affetto da tumore al colon sinistro. La procedura effettuata è stata un’emicolectomia sinistra, ovvero la rimozione del tratto di intestino che va dal colon trasverso distale fino alla giunzione retto-sigmoidea. L’intervento, eseguito in laparoscopia, ha avuto una durata di un’ora e trenta minuti e ha permesso una notevole riduzione dei tempi di recupero.

dottor Pietro Maida

Recupero Rapido e Dimissione Precoce

Grazie alla tecnica laparoscopica e alle procedure post-operatorie avanzate, il paziente è stato mobilizzato già dal giorno successivo all’intervento. Dopo una prima fase di rialimentazione semiliquida nella mattina di venerdì, la sera stessa ha potuto riprendere un’alimentazione più solida. Il ricovero complessivo si è limitato a circa 48 ore, dalle 13 di giovedì alle 9 di sabato mattina, con dimissione accompagnata dalla sola terapia di profilassi tromboembolica.

Il Protocollo ERAS: Un Approccio Integrato

L’applicazione del protocollo ERAS (Enhanced Recovery After Surgery) è stata determinante per il successo dell’intervento e il rapido recupero del paziente. Come spiega il dottor Maida, questo protocollo prevede la collaborazione attiva del paziente e dei suoi familiari, attraverso accorgimenti mirati sia nella fase preoperatoria che postoperatoria.

“Abbiamo applicato tutte le buone pratiche dell’ERAS, che prevedono un’attenta gestione del dolore, un’assistenza infermieristica intensiva e una precoce mobilizzazione del paziente,” afferma il dottor Maida. “Questo approccio consente di minimizzare il ricovero post-operatorio e di garantire un veloce recupero funzionale.”

Verso un Futuro di Chirurgia Sempre Più Innovativa

L’impegno del Malzoni Research Hospital nella chirurgia mininvasiva conferma l’importanza dell’innovazione tecnologica e dell’approccio multidisciplinare nel trattamento dei tumori addominali. Grazie alla laparoscopia e all’integrazione con i protocolli ERAS, i pazienti possono beneficiare di cure più sicure, meno invasive e con un recupero più rapido, migliorando significativamente la loro qualità di vita post-operatoria.

 

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Virus aviaria in formaggi da latte crudo, ma non ci sono casi

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I formaggi fatti con latte crudo proveniente da mucche contaminate con il virus dell’ aviaria mantengono il microrganismo infettivo al loro interno anche per mesi: e’ quanto ha osservato un nuovo studio Usa della Cornell university. I ricercatori hanno rilevato che il virus era ancora contagioso sia all’ interno di mini forme di formaggio iniettate in laboratorio con il virus H5N1, che in formaggi di una fattoria le cui mucche erano malate di aviaria.

In entrambe le situazioni il virus e’ sopravvissuto piu’ di due mesi pieni. Lo stesso gruppo di ricercatori aveva osservato che l’ H5N1 rimane contagioso nel latte non pastorizzato, tenuto in frigorifero, per 8 settimane minimo. Diego Diel, autore principale della ricerca finanziata dalla Food and drug administration, ha osservato che al momento non ci sono casi provati di trasmissione dell’ aviaria avvenuta tramite l’ ingestione di formaggi o latte.

“Ma – ha precisato – penso che cio’ sia possibile, come nel caso delle infezioni occorse ad addetti di allevamenti con l’aviaria, che hanno preso la malattia da schizzi di latte”. Il livello di pericolo – ha ipotizzato – dovrebbe essere legato alla quantita’ di sostanza contaminata assunta”. Il ministro della sanita’ Kennedy ha osservato di recente che “la malattia non puo’ essere diffusa dal cibo, e a quanto si sa non si puo’ prendere dalle uova, dal latte o dalla carne di un animale infetto”.

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