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Esteri

Gli Usa offrono ad Hamas un passaggio sicuro per lasciare Gaza

Gli Stati Uniti propongono ad Hamas un passaggio sicuro a Gaza per rafforzare il cessate il fuoco. Trump sostiene Israele ma giudica sproporiati gli ultimi raid.

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Gli Stati Uniti hanno presentato a Hamas una proposta per consentire un passaggio sicuro dei militanti dalle aree controllate da Israele verso le zone di Gaza sotto il controllo del gruppo. L’iniziativa, riportata da Axios, è stata trasmessa mercoledì ai rappresentanti di Hamas attraverso la mediazione di Egitto e Qatar.

L’obiettivo di Washington è quello di stabilizzare il cessate il fuoco raggiunto con difficoltà nelle ultime settimane, dopo mesi di tensioni e violenze che hanno colpito duramente la popolazione civile.

Trump tra sostegno e critica a Israele

Nonostante le dichiarazioni pubbliche di sostegno agli ultimi raid israeliani, il presidente Donald Trump, secondo fonti diplomatiche, avrebbe espresso perplessità in privato sull’intensità degli attacchi, definendoli “sproporzionati”.

Il doppio registro del presidente americano riflette la complessità della posizione di Washington, impegnata a mantenere l’alleanza con Israele ma anche a evitare un nuovo ciclo di escalation nel conflitto mediorientale.

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Esteri

Furto al Louvre, arrestati tre dei quattro ladri: il bottino da 88 milioni di euro resta introvabile

Nuovi arresti per il clamoroso furto al Louvre: presi tre dei quattro ladri della banda che ha rubato gli otto gioielli della corona francese. Bottino da 88 milioni ancora scomparso.

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Nuova svolta nell’inchiesta sul furto dei gioielli della corona francese al museo del Louvre. La polizia di Parigi ha arrestato tre dei quattro membri della banda che, lo scorso 19 ottobre, ha messo a segno uno dei colpi più audaci degli ultimi anni, portando via otto gioielli per un valore stimato di 88 milioni di euro.

Resta ancora in fuga uno dei complici, alla guida di uno dei due scooter usati per la fuga, insieme al presunto mandante del colpo, che secondo gli investigatori sarebbe un personaggio legato alla grande malavita francese.

L’inchiesta della procura di Parigi

La procuratrice della Repubblica di Parigi, Laure Beccuau, ha confermato in conferenza stampa che l’inchiesta “sta progredendo a grandi passi”. Dopo il fermo dei primi due sospettati — un algerino di 34 anni e un francese di 39, arrestati mentre cercavano di fuggire all’estero — altri cinque individui sono stati fermati nelle ore successive, portando a sette il numero complessivo dei sospetti sotto custodia.

Il terzo membro della banda è stato catturato nel XVI arrondissement di Parigi, uno dei quartieri più eleganti della capitale, mentre si trovava con altre tre persone. Altri arresti sono stati eseguiti nella Seine-Saint-Denis, a nord di Parigi.

Ladri non professionisti, ma un colpo studiato

Secondo la procura, i quattro autori materiali del furto non sarebbero ladri professionisti, ma “piccoli criminali” con precedenti per scippi e furti minori. L’algerino, disoccupato, ha raccontato di aver lavorato come netturbino e fattorino, mentre il complice francese, già noto per furti aggravati e guida di taxi clandestini, si trovava in libertà vigilata per un precedente colpo con un’auto-ariete.

Gli investigatori ritengono che dietro di loro agisca un committente esperto, forse legato a circuiti internazionali del traffico di opere e gioielli d’arte.

Nessuna traccia del tesoro

Nonostante le perquisizioni nelle abitazioni dei sette fermati, nessuna traccia dei preziosi è stata rinvenuta. Neppure i due autori materiali del furto hanno fornito indicazioni sul bottino, che resta misteriosamente scomparso.

I ladri avevano agito la mattina del 19 ottobre, servendosi di un montacarichi interno del museo per accedere alla Galleria di Apollo, dove si trovavano esposti i gioielli. Dopo averli sottratti, erano fuggiti sul Lungosenna in sella a due scooter, facendo perdere le proprie tracce in pochi minuti.

Un caso che scuote Parigi

Il colpo al Louvre — descritto dai media come un “Ocean’s Eleven in versione parigina” — continua a scuotere l’opinione pubblica francese.

Per la magistratura si tratta di un furto di eccezionale gravità, sia per il valore del bottino, sia per il simbolo colpito: i gioielli della monarchia francese, parte integrante del patrimonio culturale nazionale.

La caccia all’ultimo ladro e al misterioso mandante è ancora aperta, ma il vero enigma resta uno solo: dove sono finiti gli 88 milioni di euro di tesoro scomparso dal cuore del Louvre?

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Esteri

Strage a Rio de Janeiro, Guterres chiede un’indagine: bufera sul governatore bolsonarista Castro

Il segretario ONU António Guterres chiede un’indagine sulla strage di Rio: oltre 130 morti nel raid di polizia. Sotto accusa il governatore bolsonarista Cláudio Castro, sospettato di fini elettorali.

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Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha chiesto una indagine immediata sul raid della polizia a Rio de Janeiro che ha provocato oltre 130 vittime, una delle operazioni più sanguinose nella storia recente del Brasile.

La richiesta arriva mentre la Commissione per i diritti umani della Camera dei deputati brasiliana ha avanzato una istanza formale per l’arresto del governatore bolsonarista Cláudio Castro (Pl), che ha promosso e celebrato l’azione come un successo.

Castro sotto inchiesta e nel mirino della politica

Il governatore è già stato convocato per rendere conto dell’operazione e martedì sarà processato per un presunto episodio di corruzione del 2022, che potrebbe costargli il mandato e aprire la strada a elezioni anticipate.

Mentre si tengono i funerali delle vittime, la città carioca resta sotto shock e nel Paese monta la protesta. Gli alleati del presidente Lula da Silva accusano Castro di aver orchestrato “una strage a fini elettorali”.

Il dossier segreto e i legami con Trump

Al centro della bufera anche un dossier inviato dal governo di Rio all’amministrazione di Donald Trump, senza informare il governo federale. Il documento, redatto dall’intelligence dello Stato, descrive il Comando Vermelho come un’organizzazione terroristica con ramificazioni negli Stati Uniti, citando i quartieri di Penha e Alemão come suoi bastioni.

Secondo gli alleati di Castro, l’iniziativa voleva rafforzare i rapporti con l’amministrazione repubblicana USA, che punta a inserire il gruppo nella black list del terrorismo, al pari dei venezuelani del Tren de Aragua e del Cartello dei Soles, contro cui Trump ha lanciato una campagna di bombardamenti navali.

Le accuse di propaganda politica

Come sottolineato dal New York Times, la dimostrazione di forza del governatore è apparsa come un tentativo di guadagnare consenso politico in vista delle elezioni del 2026, in un Paese dove la sicurezza pubblica resta la priorità assoluta per l’opinione pubblica.

Non è sfuggito che Castro abbia usato la stessa retorica di Trump nel rivendicare l’operazione contro il narcoterrorismo, mentre il livello di violenza impiegato ricorda un post di Flavio Bolsonaro dell’ottobre scorso, in cui invitava il segretario alla Difesa USA a colpire le imbarcazioni dei narcos nella Baia di Guanabara.

Lula e il Partito dei Lavoratori attaccano

Dure le reazioni del fronte progressista: il leader del Partito dei Lavoratori (Pt), Edinho Silva, ha parlato di “uno show montato sui morti e le lacrime di centinaia di madri”. Per Marcelo Freixo, presidente di Embratur, si tratta di “una strage pianificata politicamente”.

Il ministro della Sicurezza, Ricardo Lewandowski, ha espresso “sorpresa per il mancato preavviso al governo federale”.

Intanto i governatori conservatori fanno quadrato intorno a Castro. Una delegazione guidata da Jorginho Mello (Pl, Santa Catarina) è arrivata a Rio per sostenerlo, mentre i parlamentari liberali rilanciano accuse contro Lula, insinuando presunte contiguità tra il Partito dei Lavoratori e il Comando Vermelho.

La carneficina di Rio, intanto, resta una ferita aperta per il Brasile e una sfida per la sua democrazia.

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La Sagrada Familia diventa la chiesa più alta del mondo: supera la Cattedrale di Ulm

Con 162,91 metri di altezza, la Sagrada Familia di Barcellona diventa la chiesa più alta del mondo, superando la Cattedrale di Ulm. Ma presto toccherà i 172 metri.

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La Sagrada Familia di Barcellona è ufficialmente diventata la chiesa più alta del mondo. Questa mattina, una gru ha posizionato la prima parte della nuova torre in cima alla navata principale, portando l’altezza complessiva dell’edificio a 162,91 metri.

Il capolavoro dell’architetto Antoni Gaudí supera così la Cattedrale di Ulm, in Germania, che fino a oggi deteneva il primato con 161,53 metri.

La torre di Gesù Cristo verso i 172 metri

Il record, tuttavia, non è definitivo. La torre centrale dedicata a Gesù Cristo, ancora in costruzione, raggiungerà i 172 metri una volta completata nei prossimi mesi, rendendo la basilica un’icona architettonica senza eguali.

La nuova struttura si innalza proprio sopra la cupola principale, conferendo alla chiesa un profilo ancora più imponente e riconoscibile nello skyline di Barcellona.

Un’opera in costruzione da oltre un secolo

La prima pietra della Sagrada Familia fu posta nel 1882, ma quando Gaudí morì, nel 1926, solo una torre era stata completata.

Negli ultimi decenni i lavori hanno conosciuto una notevole accelerazione, anche grazie al contributo tecnologico e ai fondi derivanti dal turismo. Oggi la basilica è una delle attrazioni più visitate al mondo, simbolo della spiritualità e della genialità artistica catalana.

Con il nuovo primato, la Sagrada Familia entra nella storia non solo come opera incompiuta di Gaudí, ma come monumento vivente in continua ascesa.

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