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Gli Usa colpiscono l’Isis, allerta attentati in America

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“Non dimenticheremo, la pagherete”, aveva detto tra le lacrime Joe Biden dopo l’attentato kamikaze all’aeroporto di Kabul costato la vita anche a 13 marines. E la prima rappresaglia statunitense e’ arrivata dal cielo, con un drone che ha colpito e ucciso due menti dell’Isis-Khorasan e ferito un terzo membro della branca afghana dello Stato Islamico. L’identita’ dei due militanti dell’Isis-K uccisi non e’ stata resa nota ma il Pentagono assicura che si tratta di due delle menti dell’organizzazione jihadista, definendoli “elementi di alto profilo” con il ruolo di “pianificatori e facilitatori”, pronti a guidare nuovi sanguinosi attacchi. Anche se non e’ chiaro se i jihadisti colpiti siano coinvolti anche nell’attentato di Kabul. Quello che si sa e’ che erano nel mirino dell’intelligence Usa da tempo, considerati tra i piu’ pericolosi. Sono stati sorpresi da un drone Reaper partito da una base aerea statunitense in Medio Oriente mentre viaggiavano in auto nei pressi della citta’ di Jalalabad, nella regione orientale del Nangarhar al confine con il Pakistan. Il portavoce del dipartimento della Difesa americano John Kirby e il vice capo di stato maggiore delle forze armate Usa Hank Taylor assicurano come l’operazione non abbia assolutamente coinvolto civili. Anche se i talebani sostengono il contrario e denunciano il ferimento di due donne e un bambino: “Avrebbero dovuto avvertirci di un attacco aereo sul nostro territorio”, lamenta il portavoce Zabihullah Mujahid. Il raid e’ stato ordinato direttamente dal segretario alla Difesa Lloyd Austin dopo il via libera del presidente Biden, che segue costantemente la situazione dalla Situation Room della Casa Bianca. Potrebbe essere solo una delle prime operazioni contro l’Isis-K dopo che Biden ha annunciato di aver affidato al Pentagono il compito di pianificare la risposta all’attentato all’aeroporto di Kabul. L’obiettivo e’ quello di dare un chiaro segnale agli afghani, alle organizzazioni terroristiche e alla comunita’ internazionale: nonostante la disastrosa ritirata da Kabul, gli Stati Uniti mantengono intatta la loro capacita’ di colpire il terrorismo ovunque. Intanto pero’, nelle ultime frenetiche ore dell’evacuazione dalla capitale afghana che dovra’ essere completata entro il 31 agosto, cresce non solo l’allarme per possibili nuovi attentati all’aeroporto, una minaccia definita “molto seria” dal Pentagono, ma anche quella di attacchi sul suolo americano. Una preoccupazione quest’ultima legata all’azione di possibili lupi solitari o cellule dormienti, ma anche al timore che tra le migliaia di rifugiati afghani approdati negli Usa possano essersi infiltrati potenziali terroristi. La questione e’ stata affrontata in una riunione tra i vertici della sicurezza nazionale e i responsabili della giustizia federale americana. In particolare, si apprende dai media, si starebbero tracciando “tre minacce principali”, compresa proprio quella dell’infiltrazione di cellule dell’Isis o di al Qaeda attraverso il caos dell’evacuazione dall’Afghanistan. “E’ in corso un approfondito screening di chi entra”, ha ammesso il capo dell’intelligence del dipartimento della sicurezza nazionale John Cohen. Nel frattempo, senza fare allarmismi, in tutte le principali citta’ Usa si rafforzano le misure di sicurezza sul fronte dei luoghi ritenuti piu’ “sensibili”, con New York e Washington in prima linea nel potenziare i controlli e la vigilanza. A Kabul invece e’ ormai partito il conto alla rovescia verso il 31 agosto. I britannici hanno annunciato oggi di aver completato il loro ritiro, mentre gli americani hanno portato via altre 4.200 persone in 24 ore, con un bilancio di oltre 109 mila evacuati dalla capitale afghana dallo scorso 14 agosto. E i talebani intanto annunciano: “Avremo il controllo dell’aeroporto molto presto. Solo dopo decideremo se avremo bisogno dell’aiuto di Turchia e Qatar”.

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Il premier Robert Fico colpito da più proiettili in un attentato è in fin di vita

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Un responsabile del partito Smer del premier slovacco Robert Fico ha confermato al Guardian che il primo ministro è stato colpito da più proiettili  all’addome ed è ora sottoposto ad un intervento chirurgico. Quali siano le sue condizioni cliniche è difficile da dire. C’è molta confusione ancora su dinamica e su identità dell’uomo arrestato.

In un aggiornamento postato sulla pagina Facebook del premier slovacco Robert Fico e rilanciato dai media slovacchi, c’è scritto che “Fico è stato vittima di un attentato. Gli hanno sparato più volte ed è attualmente in pericolo di vita. E’ stato trasportato in elicottero a Banská Bystrica, perché il trasporto a Bratislava richiederebbe troppo tempo a causa della necessità di un intervento urgente. A decidere saranno le prossime ore”.

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Il premier slovacco Robert Fico ferito a colpi di pistola dopo una riunione di Governo: è in fin di vita

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Il premier slovacco Robert Fico è stato ferito a colpi di arma da fuoco subito dopo la riunione di governo a Handlova, vicino Bratislava. Lo riferisce la Bbc. Fico è stato colpito davanti a un centro culturale della città di Handlova, dove si era tenuta una riunione di governo. Secondo i giornalisti presenti sul posto, sono stati uditi diversi spari.

Il premier slovacco Fico sarebbe stato colpito all’addome, al petto e ad un arto da almeno 3-4 colpi d’arma da fuoco e sarebbe stato trasportato in eliambulanza in ospedale. Lo riferiscono le prime ricostruzioni dei media sottolineando che l’attentatore, che si nascondeva tra la folla radunata davanti all’edificio dove stava parlando il primo ministro, è stato fermato da alcuni passanti e dalle forze di sicurezza.

Il leader slovacco è stato portato in ospedale, ma non sono emersi dettagli sulle sue condizioni.

Il Parlamento slovacco ha sospeso la seduta alla luce del ferimento del premier Robert Fico in un’aggressione a colpi d’arma da fuoco ad Handlova. Lo ha annunciato il vice speaker del Parlamento, Lubos Blaha, citato dal sito di informazioni locale Dennikn.

Il premiero Robert Fico colpito da più proiettili in un attentato è in fin di vita

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Algeria, uomo rapito da un vicino di casa ritrovato dopo 30 anni

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Le autorità giudiziarie di Djelfa, 300 km a sud di Algeri, capitale dell’Algeria, hanno arrestato oggi un uomo accusato di aver sequestrato per circa trent’anni un vicino di casa, trovato ieri sera sano e salvo, seppure in stato di grave abbandono, in una buca coperta di fieno in un allevamento di pecore. Lo riferisce il tribunale di Djelfa in una nota. La Procura ha ricevuto due giorni fa, il 12 maggio 2024, tramite la divisione regionale della gendarmeria nazionale di El Guedid, una denuncia contro uno sconosciuto secondo cui il fratello del denunciante, Omar Ben Amrane, scomparso da circa 30 anni, si trovava nella casa di un loro vicino, all’interno di un recinto per le pecore”.

https://x.com/Belhassine_Bey/status/1790483411179601969

“In seguito a questa segnalazione, il pubblico ministero del tribunale di Idrissia (provincia di Djelfa) ha ordinato alla gendarmeria nazionale di aprire un’indagine approfondita e gli ufficiali di giustizia si sono recati nella casa in questione. La persona scomparsa (B.A.) è stata ritrovata e il sospetto, di 61 anni, proprietario della casa, è stato arrestato”, aggiunge la nota. “La Procura ha ordinato un trattamento medico e psicologico per la vittima e il sospetto sarà portato davanti alla Procura non appena l’indagine sarà completata”, ha precisato il tribunale.

La nota conclude sottolineando che “l’autore di questo efferato crimine sarà perseguito con tutta la severità richiesta dalle leggi della Repubblica”. Sui social algerini è diventato virale il video del ritrovamento dell’uomo, ritrovato in uno stato pietoso, con abiti trasandati e una lunga barba. Secondo quanto riportato dai media locali algerini, la famiglia della vittima riteneva in precedenza che fosse stata rapita e uccisa da gruppi terroristici islamici armati attivi in Algeria negli anni ’90, quando aveva solo 16 anni.

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