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Politica

Giunta Senato, al via esame memoria Salvini su Diciotti

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La Giunta per le Immunità del Senato entra nel vivo del caso Diciotti e domani, nel terzo round del match che vede sul ring Matteo Salvini, avvia la discussione sulla base della memoria che il vicepremier ha presentato una settimana fa. Sedici pagine in cui il ministro dell’Interno spiega perche’ i 177 migranti soccorsi ad agosto dalla nave militare italiana sbarcarono a Catania dopo cinque giorni, e non subito. In aggiunta, ci sono i documenti firmati dal premier Conte e dai ministri Di Maio e Toninelli, a sostegno della tesi che la scelta fu di tutto il governo, non solo del Viminale. Ed e’ da li’ che probabilmente partira’ il dibattito: il senatore di Leu Pietro Grasso chiedera’ che quelle carte ‘extra’ vengano inviate al Tribunale dei ministri di Catania (che contesta a Salvini il reato di sequestro di persona aggravato, sul quale la Giunta deve esprimersi con un’eventuale autorizzazione a procedere) essendo la ‘prova’ della corresponsabilita’ della maggioranza. Alla richiesta di Leu si accoda l’ex 5S Gregorio De Falco, mentre il Pd sta valutando il da farsi. La giornata dei 23 commissari comincera’ alle 9 e andra’ avanti nel pomeriggio dalle 16, per almeno tre ore. Si continuera’ giovedi’, dalle 9.30. Poi ci sara’ la proposta del presidente Maurizio Gasparri. Potrebbe farla giovedi’ al termine della discussione o la settimana successiva. Fin dalla prima riunione il vicepresidente del Senato ha chiarito che intende rispettare la deadline prevista dal Regolamento per il voto della Giunta: 30 giorni dalla trasmissione degli atti, cioe’ entro il 23 febbraio. Puntando pero’ a chiudere la partita gia’ tra il 19 e il 20, prima del voto in Sardegna del 24. Domani, intanto, dovra’ sciogliere il nodo degli atti allegati alla memoria principale. Per Regolamento, ‘valgono’ solo quelli del ministro sotto esame in Giunta, non si sentono altri ‘testimoni’ ne’ sono previste audizioni extra. Da qui, la posizione del senatore del Pd Giuseppe Cucca, gia’ espressa in Giunta la settimana scorsa. “Non possiamo ricevere atti che non arrivino dal diretto interessato”, ribadisce e aggiunge ironicamente: “Salvini stavolta si e’ messo la divisa del portalettere, ma e’ un escamotage irricevibile”. Grasso va oltre e attacca il presidente della Giunta Maurizio Gasparri: “E’ suo dovere come pubblico ufficiale informare la Procura e il Tribunale dei ministri delle dichiarazioni di corresponsabilita’ rese da Conte, Di Maio e Toninelli”. Quindi aggiunge: “Se si stabilisce il principio che si possa andare oltre la legge ed essere salvati dalla maggioranza, si crea un precedente pericoloso” e propone di “rifletterci attentamente”. Impassibile invece Forza Italia, ferma sul ‘no’ all’autorizzazione a procedere (come Fratelli d’Italia) che preferisce andare avanti spedita nell’esame, per poi passare la palla all’aula del Senato dove Salvini ha gia’ annunciato che vorra’ intervenire di persona per dire la sua.

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Politica

Atto di clemenza per onorare Papa Francesco: la politica torna a discutere di indulto e liberazione anticipata

Casini, Boschi, Serracchiani e altri parlamentari rilanciano l’appello di Papa Francesco: proposto l’indulto per l’ultimo anno di pena. Forza Italia apre, centrodestra diviso.

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Nel clima sospeso di queste giornate post-festive, scosse dalla solennità dei funerali di Papa Francesco, la politica italiana rispolvera un tema delicato e mai risolto: l’atto di clemenza verso i detenuti, nel nome del Pontefice scomparso. È stato Pier Ferdinando Casini, con un intervento sul Corriere della Sera, a riaprire il dibattito, rilanciando l’appello di Papa Francesco per una giustizia più umana, espresso simbolicamente all’apertura dell’Anno giubilare nel carcere di Rebibbia.

A farsi portavoce di questa istanza anche il movimento radicale Nessuno Tocchi Caino, che ha proposto la liberazione anticipata per i detenuti con un solo anno di pena residua. Una proposta già sottoscritta da parlamentari di diversi schieramenti: Maria Elena Boschi (Italia Viva), Debora Serracchiani (Pd), Luana Zanella (Avs), Maurizio Lupi (Noi Moderati), fino ad arrivare a Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia al Senato.

“Un minimo di coerenza vorrebbe che la politica, commossa ai funerali del Pontefice, dia un segnale concreto, non solo retorico”, ha dichiarato Zanettin. A fargli eco, Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera: “Serve una misura straordinaria, non un perdono indiscriminato”.

Tuttavia, non mancano i contrasti: Fratelli d’Italia e Lega restano silenziosi o critici, ricordando le frizioni già esplose nel centrodestra quando, lo scorso anno, Forza Italia sembrava aprire alla proposta di Roberto Giachetti sulla liberazione anticipata. Apertura poi rientrata dopo le tensioni con gli alleati.

Intanto, al ministero della Giustizia, guidato da Carlo Nordio, il viceministro Francesco Paolo Sisto conferma che è allo studio un provvedimento sull’uso eccessivo della custodia cautelare, ma frena su condoni e amnistie: “È giusto dire che si esce dal carcere solo perché non c’è posto? No. Lo sfratto non è incline alla funzione rieducativa della pena”.

Il confronto resta acceso, ma l’eredità spirituale e sociale di Papa Francesco torna a farsi sentire anche nelle aule parlamentari, spingendo una parte della politica a immaginare un gesto di clemenza come segno di civiltà e memoria.

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Politica

Giorgia Meloni guarda al 2027: “Realizzare tutto il programma, poi tornerò dagli elettori”

A metà legislatura Giorgia Meloni punta al 2027: “Portare a termine il programma del centrodestra”. Confronto con i sindacati l’8 maggio, riforme e lavoro in primo piano.

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A metà legislatura, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni fissa già l’orizzonte del prossimo voto: il 2027, quando intende ripresentarsi agli italiani potendo dire “ve lo avevamo promesso, lo abbiamo fatto”. In un’intervista concessa ad AdnKronos, la leader di Fratelli d’Italia chiarisce di voler portare a termine l’intero programma del centrodestra, affrontando sfide ancora aperte come la natalità, il costo dell’energia e la sicurezza sul lavoro.

GUIDO CROSETTO MINISTRO DIFESA, LA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIORGIA MELONI (Foto Imagoeconomica)

Il nodo lavoro e le critiche delle opposizioni

L’intervista arriva dopo un Primo Maggio segnato dalle dure contestazioni dell’opposizione. Elly Schlein accusa Meloni di “mentire a viso aperto sui numeri del lavoro”, mentre Giuseppe Conte parla di “presa in giro ai danni dei lavoratori” e Matteo Renzi sottolinea il record negativo di emigrazione dall’Italia: “191mila persone hanno lasciato il Paese nel 2023”. Meloni rivendica però i risultati raggiunti e lancia l’obiettivo di essere ricordata come la premier che ha aumentato l’occupazione e ridotto il precariato, annunciando il confronto con le parti sociali previsto per l’8 maggio e una dotazione di 1,25 miliardi per nuove misure in materia di lavoro e sicurezza.

Riforme e legge elettorale, la partita del premierato

L’orizzonte resta la primavera 2027, ma le voci di elezioni anticipate al 2026 continuano a circolare. Nel centrodestra, intanto, si intensificano le riflessioni sulla legge elettorale, strettamente connesse alla riforma del premierato, “madre di tutte le riforme” secondo Meloni. Non è un mistero che la presidente preferirebbe una forma di governo presidenziale, ma per ora ribadisce l’impegno sul testo in discussione alla Camera da dieci mesi.

GIANCARLO GIORGETTI MINISTRO ECONOMIA, LA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIORGIA MELONI

“Sessismo contro di me nel silenzio generale”

Nell’intervista, Meloni confessa di essere rimasta “colpita” da “attacchi sessisti vergognosi” subiti in questi anni, lamentando l’indifferenza di chi si riempie la bocca con i diritti delle donne. La replica di Maria Elena Boschi (Italia Viva) non si fa attendere: “FdI ha usato sessismo contro di me per anni. Giorgia, basta chiacchiere e vittimismo. Governa se sei capace”.

Rapporti internazionali: da Trump a Macron

Meloni conferma la sua “relazione speciale” con Donald Trump, riconosciuta anche dalla Casa Bianca, e racconta del consiglio dato al presidente serbo Aleksandar Vucic prima del suo incontro a Mar-a-Lago con l’ex presidente Usa. “Meglio parlare con lui lì che a Washington”, avrebbe detto lei. Il legame con gli Stati Uniti resta saldo: “Difenderemo i nostri interessi con lealtà, ma senza subalternità”, spiega Meloni.

Sul fronte europeo, rivendica un rapporto pragmatico con Ursula von der Leyen, fondato su “stima e franchezza”, e auspica una rimodulazione del Green Deal. Conta di trovare una sponda nel possibile prossimo cancelliere tedesco, Friedrich Merz, e descrive i rapporti con Macron come “di collaborazione e sana competizione” tra due leader di famiglie politiche diverse, ma con interessi comuni.

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Ministro Giuli: scudetto al Napoli? Rallegra il cuore di un romano e un romanista come me

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“Napoli non è in odore di scudetto, ma è in profumo di scudetto. Io sono romano e romanista, ma innamorato di Napoli. Sappiamo bene che in passato ci sono stati terribili episodi che hanno riguardato le tifoserie della Roma e del Napoli. Oggi sentire Napoli in profumo di scudetto è una cosa che rallegra il cuore di un romano e di un romanista”. Così il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, sulla corsa scudetto, a margine della sua visita al cantiere dell’Albergo dei poveri a Napoli.

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