I segnali di frenata dell’economia italiana si moltiplicano e c’è già chi parla di uno scenario di pre-recessione. Dopo due mesi di ripresa, a luglio la produzione industriale è tornata in negativo (-0,7%) e i prestiti alle imprese hanno subito una nuova brusca frenata (-4%). Dati che, proiettati sull’anno, descrivono una produzione che cala di oltre il 2% anche a causa di un credito all’economia reale che si è ridotto del 2,3%. La stretta della Bce è dunque arrivata a farsi sentire con forza anche in Italia, ed è destinata ad inasprire il confronto sui tassi in programma giovedì a Francoforte.
I previsori sono tutti d’accordo: mentre la Commissione Ue taglia le stime di crescita della zona euro (da 1,1% a 0,8%) e dell’Italia (da 1,2% a 0,9%), l’Istat spiega che “le prospettive per l’area euro continuano a essere poco favorevoli”. Il calo della fiducia in Francia (-2,5 punti), Germania (-2,4) e in Italia (-1,1) è un indizio. Una prova è il calo della produzione industriale, dove soffrono praticamente tutti i settori: i beni intermedi (-0,5%), i beni strumentali (-1,5%) e quelli di consumo (-1,6%). I soli settori di attività economica che presentano variazioni positive sono la fabbricazione di mezzi di trasporto (+10,1%), la produzione di prodotti farmaceutici di base (+5,8%) e quella dei prodotti di elettronica (+0,4%). Ampia la flessione nell’industria del legno, della carta e della stampa (-12,3%), nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-10,8%) e nell’attività estrattiva (-10,1%).
I dati aggiornati dei prestiti alle imprese non lasciano ben sperare per il prossimi mesi. Dalle statistiche della Banca d’Italia emerge che i prestiti al settore privato sono diminuiti del 2,3% sui dodici mesi (-1,7 nel mese precedente). Quelli alle famiglie sono diminuiti dello 0,3% sull’anno mentre quelli alle società non finanziarie sono diminuiti del 4% (-3,2% nel mese precedente). La frenata del credito riaccende le critiche sulle mosse della Bce. Dopo “l’aumento dei tassi di interesse così continuativo, repentino e forte deciso dalla Bce, ci auguriamo che la prossima decisione sia più razionale”, ha detto il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, a Restart su Rai3. Giovedì il board tornerà a riunirsi a Francoforte, ma le previsioni stavolta non sono semplici.
La presidente Christine Lagarde ripete da luglio che le decisioni saranno prese di volta in volta sulla base dei dati più recenti. Isabel Schnabel, qualche settimana fa, aveva parlato di “inflazione ancora persistente”, lanciando per la prima volta l’allarme sul rischio di stagflazione (alta inflazione e bassa crescita), visto che le stime sul Pil di giugno (0,9%) già non reggono più. Dopo la revisione della Ue arriverà quindi anche quella della Bce che, secondo alcuni economisti, potrebbe tagliare la crescita fino allo 0,6%. Tra gli analisti finanziari prevale l’incertezza sulla scelta di giovedì. Mps market strategy spiega che un rialzo dei tassi di 25 punti base è prezzato con una probabilità del 39% dal mercato degli swap, ma “a nostro avviso, il mercato sottostima lo scenario di un ultimo rialzo”.
Inoltre “l’incertezza rimane elevata, anche in considerazione della normale rotazione dei membri votanti all’interno del consiglio che, a questo giro, vedrà venir meno 4 falchi ed una colomba”. Vede una pausa sulla stretta monetaria Tomasz Wieladek, chief european Economist di T. Rowe Price, secondo cui i dati recenti “dovrebbero spingere verso una maggiore cautela. Un rialzo, in presenza di dati che iniziano a segnalare una recessione, potrebbe essere controproducente”.