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Gino Sorbillo rivela i segreti della pizza a Mariagrazia Cucinotta

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Eternit: senza amianto avremmo 60 casi mesotelioma e non 1.400

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“Gli studi epidemiologici presentati a Torino nel processo d’appello ‘Eternit bis’ evidenziano l’enorme disastro causato dall’amianto in Italia: senza esposizione all’asbesto avremmo 60 casi di mesotelioma ogni anno invece di 1.400”. È quanto dichiara Massimiliano Quirico, direttore del comitato Sicurezza e Lavoro, in merito all’andamento dell’udienza di oggi, dedicata all’audizione dei consulenti tecnici. Il comitato si è costituito parte civile.

Il processo vede come imputato l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny (nella foto), condannato in primo grado a dodici anni di carcere per omicidio colposo in relazione ai decessi che secondo le accuse sono avvenuti a Casale Monferrato per effetto dell’esposizione all’amianto lavorato dallo stabilimento locale della Eternit. “Siamo di fronte a una tragedia immane – denuncia Quirico – che dimostra, oltre alla necessità di fare giustizia per le vittime, l’urgenza di procedere con le bonifiche dell’amianto, che l’imputato Schmidheiny non ha mai fatto, abbandonando lo stabilimento con tonnellate di amianto. Il tema non può essere relegato alle aule di tribunale, ma deve coinvolgere le Istituzioni affinché si investa in informazione e sensibilizzazione sulla questione e, naturalmente, su rimozioni e discariche di amianto. Si potrebbero salvare migliaia di vite umane ed evitare ingenti costi sociali e sanitari a carico di tutta la collettività”.

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Aumento delle polmoniti in Italia: ospedali sotto pressione dopo il picco influenzale

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Dopo aver colpito 17 milioni di italiani, il picco dell’influenza stagionale è stato superato con un mese di ritardo rispetto allo scorso anno. Tuttavia, la fase post-influenzale ha portato con sé un altro allarme: un aumento significativo delle polmoniti, complicanza comune dell’influenza, che continua a mettere sotto pressione ospedali e medici di famiglia in tutto il Paese.

Le cause dell’aumento dei casi

Rispetto alla scorsa stagione, oltre al virus influenzale si stanno diffondendo altri virus che possono causare polmoniti, tra cui:

  • Virus respiratorio sinciziale (colpisce bambini, adulti e anziani);
  • Sars-CoV-2, sebbene in misura minore rispetto agli anni precedenti;
  • Rhinovirus, parainfluenzali e Metapneumovirus. Questi virus possono infiammare le mucose respiratorie, abbassando le difese immunitarie e favorendo sovrainfezioni batteriche polmonari.

Le regioni più colpite

L’ondata di polmoniti ha colpito particolarmente alcune regioni italiane, tra cui Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Abruzzo, Puglia e Sardegna. In Lombardia, ad esempio, tra il 1° e il 7 febbraio, nei pronto soccorso sono state registrate 1.989 diagnosi di polmonite, quasi il doppio rispetto alle 1.044 dello stesso periodo nel 2024.

Mortalità e ricoveri

Ogni anno, la polmonite provoca in media 11.000 decessi in Italia, con circa 150.000 ricoveri. La malattia può essere particolarmente pericolosa per anziani e soggetti immunodepressi.

Sintomi e segnali d’allarme

I sintomi tipici della polmonite includono:

  • Tosse (stizzosa o grassa);
  • Respiro sibilante e difficoltà respiratorie;
  • Malessere prolungato e febbre persistente. Le forme di polmonite causate da batteri atipici come il Mycoplasma pneumoniae possono presentarsi in modo più sfumato, con sintomi come mal di testa, dolori muscolari e nausea.

Vaccini e prevenzione

Esistono due vaccini fondamentali per prevenire la polmonite:

  • Vaccino antinfluenzale, efficace nel ridurre le forme gravi della malattia;
  • Vaccino antipneumococcico, raccomandato per gli anziani, che aiuta a prevenire le infezioni batteriche polmonari e riduce i ricoveri ospedalieri. I dati vaccinali di quest’anno mostrano che il 56% degli over 65 si è vaccinato, mentre le percentuali scendono al 24,3% tra i 60-64 anni e al 20% tra i bambini tra 6 mesi e 6 anni.

Quando rivolgersi al medico

È fondamentale consultare un medico se:

  • La febbre dura più di 3-4 giorni;
  • Si manifestano difficoltà respiratorie o dolore toracico;
  • Negli anziani compare confusione mentale. L’aumento degli accessi ai pronto soccorso evidenzia una difficoltà del sistema sanitario territoriale nel gestire l’emergenza. I medici di famiglia sono sovraccarichi, e le strutture diagnostiche, come le case della salute, faticano a fornire un servizio tempestivo.

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La sanità privata protesta, senza contratto da 20 anni

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Sembra aprirsi uno spiraglio per il confronto tra i professionisti della sanità privata convenzionata, il ministero della Salute e le associazioni datoriali verso il rinnovo di un contratto collettivo dei medici del settore che manca da 20 anni, e che dovrebbe sanare un gap di retribuzione del 50% rispetto al pubblico. Un percorso lungo, che il ministero si è impegnato a iniziare la settimana prossima attraverso una serie di incontri con le associazioni datoriali, Aiop e Aris, e la Confederazione italiana medici ospedalità privata (Cimop) in vista di un tavolo congiunto.

Lo sviluppo arriva al termine di una giornata cominciata con la manifestazione dei medici Cimop sotto la pioggia fuori dalla sede del ministero della Salute a Roma, e conclusasi con l’incontro tra una delegazione Cimop – composta da Carmela De Rango (segretaria nazionale), Giuseppe Musolino (presidente), Paola Calcagno (segretaria regionale Lazio) e Rossella Fortuna (segretaria amministrativa nazionale e segretaria per le Marche) – e Stefano Moriconi, Capo segreteria tecnica del ministro, e Luigi Patacchia, dirigente dell’ufficio di Gabinetto. “Per il dumping salariale tra pubblico e privato convenzionato, che viola l’art.36 della Costituzione, valuterei anche il ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo”, ha dichiarato Guido Quici, presidente della federazione Cimo-Fesmed (che comprende Cimop), nel corso della mobilitazione.

De Rango ha affermato che il settore è stato finora “ostaggio delle associazioni datoriali e del ministero”, non deciso a “porre rimedio a questa situazione vergognosa”. I medici delle strutture convenzionate “hanno una retribuzione di 37-60mila€/anno lordi, la metà rispetto al pubblico, pur svolgendo le stesse attività”, ha continuato, chiedendo “vincoli di accreditamento”. Musolino ha inoltre ricordato come siano “20 anni che Aiop non rinnova il contratto, una cosa fuori dal mondo” visto che “nel 2020, dopo un percorso di 5-6 anni con Aiop e Aris, era stato definito un contratto innovativo che però Aiop non ha sottoscritto, chiedendo invece al ministero la copertura finanziaria integrale. Che comunque andrebbe subordinata al rinnovo”. I medici del privato convenzionato sono “l’unica categoria senza un contratto”, ha confermato il presidente della Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli (foto in evidenza), secondo cui ciò costituisce “un vulnus rispetto alla rappresentazione democratica sul lavoro dei professionisti”, non proprio una minoranza.

“La parte convenzionata – ha sottolineato Anelli – rappresenta il 40% delle strutture, un pezzo fondamentale del Sistema che garantisce il diritto alla salute dei cittadini”. “La sanità privata si trova in una posizione privilegiata per poter sviluppare soluzioni orientate a personalizzazione delle cure, prevenzione, miglioramento dell’esperienza del paziente”, sostiene il direttore generale dell’Associazione imprese sanitarie indipendenti (Aisi) Giovanni Onesti, cui fa eco la presidente Karin Saccomanno: “Il settore deve essere in grado di affrontare le sfide poste dall’inflazione e dalle modifiche normative senza mai perdere di vista la qualità dei servizi offerti”. Sostegno a Cimop anche dalla deputata Pd Ilenia Malavasi, che chiede alle associazioni datoriali “maggiore responsabilità sociale nei confronti degli operatori del settore” e che il contratto sia “immediatamente rinnovato e applicato in tutte le aziende”.

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