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Gantz si dimette, ‘Netanyahu impedisce la vittoria’

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Benny Gantz e il suo partito Unità nazionale lasciano il governo israeliano, con accuse pesanti al premier Benyamin Netanyahu che per convenienze politiche, a suo avviso, “impedisce la vera vittoria” nella guerra a Gaza, né ha un piano per cosa avverrà dopo la fine del conflitto, condizione per lui essenziale per restare nell’esecutivo. E chiede nuove elezioni. Parlando in diretta tv, l’ex generale ha detto di aver preso questa decisione “con il cuore pesante”. “Netanyahu ci impedisce di avanzare verso la vera vittoria”, ha attaccato. “Le decisioni strategiche vengono affrontate con procrastinazione ed esitazione a causa di considerazioni politiche”. “Dopo il 7 ottobre, come hanno fatto centinaia di migliaia di israeliani patriottici, ci siamo messi a disposizione. Lo abbiamo fatto anche se sapevamo che si trattava di un cattivo governo. Proprio perché sapevamo che era un cattivo governo”. Ma ora, dice, le cose sono cambiate.

“Lo Stato di Israele ha bisogno e può ottenere una vera vittoria – ha spiegato – Una vera vittoria mette il ritorno a casa dei rapiti al di sopra della sopravvivenza al potere. Una vera vittoria unisce il successo militare con un’iniziativa politica e civile. Una vera vittoria porterà al collasso di Hamas e alla sua sostituzione. Una vera vittoria consiste nel riportare a casa sani e salvi gli abitanti del nord. Una vera vittoria consiste nello stabilire un’alleanza regionale contro l’Iran guidata dagli Stati Uniti con tutto il mondo occidentale”. La decisione di Gantz – doveva essere annunciata ieri, ma è stata rinviata dopo la liberazione dei 4 ostaggi tenuti a Nuseirat – indebolisce ma non provoca la fine del governo Netanyahu, che alla Knesset ha ancora i numeri per proseguire.

Il leader centrista, subito dopo l’annuncio, ha chiesto elezioni il prima possibile, affermando che a Gaza occorre attuare il piano offerto dal presidente Usa Joe Biden. Su X il primo ministro gli ha invece chiesto di “non abbandonare la battaglia”. Ma il ministro superfalco Itamar Ben-Gvir ha già chiesto di rimpiazzare lui Gantz nel gabinetto di guerra. Intanto, Israele ha oggi celebrato la liberazione dei 4 prigionieri, anche se nel raid, secondo Hamas, sono stati uccisi 274 palestinesi, tra cui molti civili (circostanza confermata dagli Stati Uniti), donne e bambini.

Lo stesso movimento islamico ha detto che nel blitz sono rimasti uccisi altri tre ostaggi, ma su questo non c’è stata alcuna conferma indipendente. Per l’Idf, tre dei quattro liberati erano tenuti prigionieri nella casa di un giornalista palestinese che lavorava per Al Jazeera, Abdullah Jamal, un operativo di Hamas. Le attività dell’emittente in Israele sono intanto state vietate per altri 45 giorni. E doveva essere un giorno di gioia per Almog Meir Jan, uno dei 4 ostaggi israeliani liberati ma si è trasformato in un ennesimo dramma: suo padre, che dal giorno del suo rapimento si era andato progressivamente spegnendo per lo strazio, è morto poche ore prima che suo figlio fosse portato in salvo.

E la famiglia non ha dubbi: “E’ morto di dolore”. La zia dell’ostaggio liberato, Dina, ha raccontato alla tv pubblica Kan di essere corsa a casa del fratello per dargli la buona notizia, solo per trovarlo morto. Yossi Jan, 57 anni, nei lunghi mesi della prigionia del figlio si era chiuso in sé stesso, perdendo ben 20 chili. L’Idf continua comunque a operare a Gaza. In particolare, si legge in una nota, truppe della 198ma Divisione stanno combattendo nella città di Deir al Balah e nel campo profughi di Bureij, dopo aver preso parte alla liberazione di quattro ostaggi. Nell’area meridionale di Rafah, invece, è in azione la 162ma Divisione, che conduce operazioni basate su informazioni d’intelligence e ha localizzato diversi tunnel e condotti verticali e grandi quantità di armi, esplosivi ed equipaggiamento militare. Nel centro di Gaza opera la 99ma Divisione, con il compito di smantellare le infrastrutture dei terroristi. Nel sud di Gaza City sono stati sparati diversi colpi di mortaio alle truppe israeliane dall’Università islamica della città capoluogo, senza ferire nessuno.

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Wsj, Putin sta espandendo basi e truppe ai confini Nato

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A circa 160 chilometri dal confine con la Finlandia, nella città russa di Petrozavodsk, gli ingegneri militari russi stanno espandendo le basi militari dove il Cremlino prevede di creare un nuovo quartier generale dell’esercito per supervisionare decine di migliaia di soldati nei prossimi anni. E’ quanto scrive il Wall Street Journal. I soldati, molti dei quali ora in prima linea in Ucraina, dovrebbero costituire la spina dorsale dell’esercito russo in chiave anti-Nato. Il Cremlino sta ampliando il reclutamento militare, rafforzando la produzione di armi e potenziando le linee ferroviarie nelle zone di confine.

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Ft: accuse a Orban, 1 miliardo sussidi a media filogovernativi

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Due organi di informazione ungheresi, Magyar Hang e una seconda testata coperta dall’anonimato, intendono presentare oggi una denuncia alla Commissione europea, sostenendo che il governo di Viktor Orbán ha concesso più di un miliardo di euro di sovvenzioni illegali ai media filogovernativi. Lo riporta il Financial Times online. Secondo le due testate, le entrate pubblicitarie sarebbero state convogliate verso giornali, emittenti televisive e piattaforme online filo-Orbán tra il 2015 e il 2023 per per garantire il sostegno al partito al potere Fidesz e per escludere il giornalismo critico.

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Putin ringrazia i soldati nordcoreani, ‘sono eroi’

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Il presidente russo, Vladimir Putin, ha ringraziato in un messaggio i soldati nordcoreani che hanno preso parte alla “liberazione della regione di Kursk” dalle truppe d’invasione ucraine, definendoli “eroi”. Lo riferisce il servizio stampa del Cremlino.

“Il popolo russo non dimenticherà mai l’impresa delle forze speciali coreane, onoreremo sempre gli eroi coreani che hanno dato la vita per la Russia, per la nostra comune libertà, al pari dei loro compagni d’armi russi”, si legge nel messaggio di Putin. Il presidente russo sottolinea che l’intervento è avvenuto “nel pieno rispetto della legge internazionale”, in base all’articolo 4 dell’accordo di partenriato strategico firmato nel giugno dello scorso anno tra Mosca e Pyongyang, che prevede assistenza militare reciproca in caso di aggressione a uno dei due Paesi. “Gli amici coreani – ha aggiunto Putin – hanno agito in base a un senso di solidarietà, giustizia e genuina amicizia. Lo apprezziamo molto e ringraziamo con sincerità il presidente Kim Jong-un personalmente”.

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