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Furto di petrolio dall’Oleodotto, esplosione e incendio: 66 persone arse vive in Messico

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Una violenta esplosione in Messico, vicino ad un oleodotto danneggiato da trafficanti di carburante senza scrupoli, ha prodotto la notte scorsa uno spaventoso incendio che, secondo un bilancio ancora provvisorio, ha causato la morte di 66 persone ed il ferimento di altre 76 ricoverate con gravi ustioni in prognosi riservata. Teatro della tragedia e’ stata la localita’ rurale di San Primitivo, nel municipio di Tlahuelilpan dello Stato di Hidalgo, dove la rottura, quasi certamente provocata da una banda di ladri di carburante, di una conduttura dell’oleodotto Tuxpan-Tula, ha provocato la fuoriuscita di benzina, in quantita’ tale da formare una specie di lago artificiale. Qui si e’ immediatamente raccolto un migliaio di residenti della zona che hanno facilmente avuto il sopravvento sui 25 uomini della sicurezza che inutilmente hanno cercato di impedirne l’ingresso nel luogo dell’incidente. Con ogni tipo di recipiente, uomini, donne e bambini, questo “esercito di disperati”, come li ha chiamati una radio locale, si e’ lanciato a raccogliere il carburante, con il proposito di utilizzarlo in casa propria e magari rivenderlo clandestinamente. Per un paio d’ore l’accaduto si e’ trasformato in una surreale festa, con la gente che allegramente, come se si trovasse in vacanza su un bagnasciuga marino, si rincorreva per lanciarsi il pericoloso liquido. Ma all’improvviso e’ stato l’orrore. Quando ormai il sole era tramontato, e’ avvenuta una potente esplosione da cui si e’ sprigionata una enorme onda di fuoco che non ha lasciato via di scampo a quanti si erano attardati vicino all’oleodotto. Immagini riprese con telecamere dei media nel frattempo giunti sul posto hanno immortalato le proporzioni della tragedia, registrando le terribili grida di disperazione di decine di persone che, come torce umane avvolte nelle fiamme correvano nella notte verso la loro morte. L’incidente, il piu’ grave da molti anni, e’ avvenuto alcune settimane dopo l’annuncio, da parte del presidente Andre’s Manuel Lopez Obrador, di una campagna contro le bande di trafficanti che, in tutto il Paese, perforano gli oleodotti per prelevare carburante da rivendere clandestinamente. Le misure draconiane di sospensione dell’attivita’ degli oleodotti disposta dal governo ogni volta che ne venga segnalato un danneggiamento, ha anche causato una emergenza nazionale, con una decina di Stati, fra cui la capitale, costretti a razionare l’erogazione di combustibile nelle stazioni di servizio.

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Trump: Zelensky vuole un accordo e rinuncerebbe alla Crimea. Putin smetta di sparare e firmi

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Volodymyr Zelensky è “più calmo” e “vuole un accordo”. È quanto ha riferito Donald Trump, secondo quanto riportato dai media americani, dopo il loro incontro avvenuto nella suggestiva cornice di San Pietro, a margine dei funerali di papa Francesco.

Un incontro positivo e nuove prospettive

Trump ha descritto l’incontro con il presidente ucraino come «andato bene», sottolineando che Zelensky sta «facendo un buon lavoro» e che «vuole un accordo». Secondo il tycoon, il leader ucraino avrebbe ribadito la richiesta di ulteriori armi per difendersi dall’aggressione russa, anche se Trump ha commentato con tono scettico: «Lo dice da tre anni. Vedremo cosa succede».

La questione della Crimea

Tra i temi toccati nel colloquio, anche quello della Crimea. Alla domanda se Zelensky sarebbe disposto a cedere la Crimea nell’ambito di un eventuale accordo di pace, Trump ha risposto: «Penso di sì». Secondo il presidente americano, «la Crimea è stata ceduta anni fa, senza un colpo di arma da fuoco sparato. Chiedete a Obama». Una posizione che conferma il suo approccio pragmatico alla questione ucraina.

L’appello a Putin: “Smetta di sparare”

Trump ha ribadito di essere «molto deluso» dalla Russia e ha lanciato un nuovo appello al presidente Vladimir Putin: «Deve smettere di sparare, sedersi e firmare un accordo». Il tycoon ha anche rinnovato la convinzione che, se fosse stato lui presidente, la guerra tra Mosca e Kiev «non sarebbe mai iniziata».

Un contesto suggestivo

Riferendosi all’incontro tenutosi a San Pietro, Trump ha aggiunto: «È l’ufficio più bello che abbia mai visto. È stata una scena molto bella». Un commento che sottolinea anche la forza simbolica del luogo dove i due leader si sono parlati, all’ombra della basilica vaticana.

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Media, due giornalisti italiani espulsi dal Marocco

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Due giornalisti italiani sarebbero stati espulsi ieri sera dalle autorità marocchine con l’accusa di aver cercato di entrare illegalmente nella città di Laayoune (El Aaiun). Lo rivela il quotidiano marocchino online Hespress. Matteo Garavoglia, 34 anni, giornalista freelance originario di Biella e collaboratore del ‘Manifesto’, e il fotografo Giovanni Colmoni, avrebbero tentato di entrare nella città marocchina meridionale al confine con la regione contesa del Sahara Occidentale “senza l’autorizzazione richiesta dalla polizia”.

I due erano a bordo di un’auto privata e, secondo quanto riporta il quotidiano marocchino, sarebbero stati fermati dagli agenti che hanno interpretato il tentativo di ingresso come un “atto provocatorio, in violazione delle leggi del Paese che regolano gli ingressi dei visitatori stranieri”. Sempre secondo l’Hespress, i due reporter avrebbero cercato di “sfruttare il fatto di essere giornalisti per promuovere programmi separatisti. Per questo sono stati fermati e successivamente accompagnati in auto nella città di Agadir”. Non era la prima volta che i due tentavano di entrare a Laayoune, secondo il quotidiano, ma sempre “nel disprezzo per le procedure legali del Marocco”.

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Mosca: abbattuti 115 droni ucraini, un morto a Bryansk

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Mosca afferma che di aver abbattuto stanotte 115 droni ucraini sul territorio russo e che un civile è rimasto ucciso in uno degli attacchi effettuati dai velivoli senza pilota delle forze di Kiev, quello sulla città occidentale di Bryansk.

Secondo un comunicato del Ministero della Difesa di Mosca citato dall’agenzia di stampa russa Tass i droni ucraini sono stati intercettati sulle regioni di Bryansk (102), Kursk (due) e Belgorod (uno), sulla Crimea (nove) e sul Mar Nero (uno). Il governatore del Bryansk, Alexander Bogomaz, ha scritto su Telegram che “il regime di Kiev ha compiuto un altro atto terroristico questa notte” sul capoluogo di regione uccidendo “un civile” e ferendo “una donna”. L’attacco ha danneggiato anche alcune infrastrutture civili, ha aggiunto Bogomaz.

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