E’ stata una fuga breve, nemmeno il tempo delle vacanze di fine anno, quella dei sette detenuti del carcere minorile Beccaria di Milano (sei italiani e un marocchino, tutti tra i 17 e i 18 anni), evasi la sera di Natale e ripresi o costituitisi, ad uno ad uno, fino alla cattura degli ultimi due avvenuta oggi in provincia di Monza e Brianza, a nemmeno 50 chilometri da dove era iniziata la loro evasione. Un’azione semplice nella pratica, complici le condizioni di sicurezza inficiate da mancanza di personale e da lavori in corso, ma eclatante per il clamore suscitato, che ha acceso per l’ennesima volta un faro sulla questione carceraria e sullo stato delle strutture detentive minorili. I due che sono stati arrestati oggi, di 17 e 18 anni, si trovavano insieme, nell’appartamento di un conoscente, un pregiudicato, a Triuggio.
L’uomo, da quanto si è appreso da fonti investigative, è un pregiudicato per reati contro il patrimonio che è stato a lungo in carcere in Lombardia, e ora è stato denunciato per favoreggiamento personale. Gli agenti del Nucleo investigativo della Penitenziaria di Milano erano sulle loro tracce da ore, e immaginavano di trovarli in quel luogo: dopo un lungo appostamento, iniziato la scorsa notte, i due (il maggiorenne di origine marocchina e il minore originario della Brianza, tutti appartenenti a famiglie con problemi con la legge) si sono affacciati alla finestra. Una volta avuta la certezza della loro presenza, in mattinata, è scattato il blitz.
“Non sono criminali strutturati pronti a una latitanza – ha detto il Procuratore per i Minorenni, Ciro Cascone – avrebbero fatto meglio a costituirsi, mi aspettavo un segnale diverso”. Il minorenne rientrerà al Beccaria, mentre il maggiorenne, insieme ad altri due, finirà in un carcere “per adulti”. Ieri si era costituito il quinto, dei fuggitivi, in ordine di tempo: il giovane è stato accompagnato negli uffici della Questura da Pierfrancesco Majorino, ex assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano ora candidato presidente della Lombardia per centrosinistra e M5S. “Io – ha spiegato – ho fatto una cosa piccolissima, ho solo messo in contatto con la questura una signora che era a sua volta in contatto con chi si voleva costituire. Ho fatto quello che avrebbero fatto tutti”. Il 27 dicembre, a Sesto San Giovanni (Milano), era stato arrestato dai Carabinieri il quarto dei sette detenuti fuggiti, dopo una telefonata di un residente che parlava di un ‘evaso’ e di rumori molesti di un gruppo di ragazzi, in piazza. Il 26 dicembre, a poco meno di 24 ore dall’evasione, si era consegnato il terzo, mentre un secondo e il primo degli evasi ‘rientrati’ erano tornati indietro quasi subito, spinti dalle proprie famiglie.
“La loro vicenda ha svelato i molti lati oscuri, quantomeno ai più, sulla situazione spesso disumana in cui versano le carceri nel nostro Paese”, dicono Giulia Crivellini, tesoriera di Radicali Italiani e Alessandro Capriccioli, consigliere regionale del Lazio Radicali/+Europa. “Ora – ha commentato il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari – l’impegno deve essere profuso per chiudere il prima possibile il cantiere interno all’Istituto e per garantire che l’esecuzione della pena per i minori sia dignitosa, punti alla rieducazione e non abbia solo le forme di un castigo”.