Collegati con noi

Esteri

Francia si blinda. Parigi, non è missione antiterrorismo

Pubblicato

del

L’elicottero della Douane che sorvola i varchi e i valichi di frontiera con l’Italia, i droni per arrivare sulle creste di roccia che nascondono sentieri impervi, camionette della Géndarmerie e della Police nationale che scendono ai varchi di Ponte san Ludovico, lungo il mare e Ponte san Luigi, sotto la collina dopo aver lasciato agenti e riservisti alla stazione di Menton Garavan. Confine di Stato Ventimiglia-Mentone: la Francia, che non può sospendere il trattato di Schengen, proroga ancora una volta il ripristino dei controlli alle frontiere interne considerando che la pressione migratoria che si sta verificando in Italia possa diventare una ‘minaccia’ per i propri confini. Ma Parigi smentisce e spiega che “alla frontiera con l’Italia non c’è mai stata alcuna missione antiterrorismo”. Oltre alla Police nationale e alla Gendarmerie, però, arrivano sui sentieri della Val Roja i membri della Mission Vigipirate, le ‘sentinelle’ antiterrorismo nate per proteggere la Francia da qualsiasi aggressione. Ora, magari con l’ausilio dei droni e dei cani Malinois, dovranno cercare i profughi che tentano il tutto per tutto inerpicandosi di notte su terrificanti viottoli a strapiombo sull’asfalto.

“Sono dispiegati 120 militari della Border Force che assicurano, notte e giorno, azioni di sorveglianza della frontiera – spiega la prefettura del dipartimento francese delle Alpes-Maritimes – con missione di dissuasione, raccolta di informazioni sul terreno e individuazione di stranieri in situazione irregolare nella striscia di confine”. I Vigipirate vengono chiamati gli Chasseurs del Alpes, i cacciatori delle Alpi: “Lavorano per proteggere i nostri confini” dice sorridendo una donna che fa benzina a 1euro e 90 cent sulla Route Menton Garavan. Intanto sul territorio francese, vicino alla zona di pont St. Louis si lavora alla struttura di ‘identificazione’ che servirà a trattenere nelle ore serali i migranti irregolari individuati sul versante francese del confine e che verranno riaccompagnati in Italia la mattina dopo. A parte questo, alla frontiera di Ponte San Ludovico, quella che fila parallela al mare e che porta a Mentone, tutto scorre come sempre. Di qua la polizia italiana, di là la Géndarmerie, la caserma di Pont St. Louis dove si fa spazio al centro di identificazione. I furgoni della Police nationale scendono dalla stazione di Menton Garavan dove i controlli si sono fatti più pressanti. Il rumore sordo dell’elicottero della Douane francese che sorvola la zona completa il quadro. Ma sembra uno spreco di risorse inutile, perché i francesi sanno benissimo che di giorno, sui sentieri che portano dall’Italia alla Francia, di migranti non ce ne sono.

“Penso che in Francia, nonostante il rafforzamento dei controlli, i migranti alla spicciolata continuino a passare. Lo dimostra il fatto che a Ventimiglia non si vedono migliaia di persone accampate come nell’estate del 2015, quando la stazione ferroviaria era invasa di profughi. Mi sembra che il braccio di ferro del governo francese abbia più un significato mediatico, per tranquillizzare i cittadini, ma nel concreto penso sia impossibile fermare i migranti”.

La signora che compra i giornali nel supermarket di Ponte san Ludovico parla sottovoce perché il posto è pieno di francesi che comprano sigarette e liquori visto che in Italia costano meno. Solo un cittadino francese si accorge che si parla di migranti e liquida la questione con un insulto all’indirizzo degli italiani. L’altra faccia della medaglia è Ventimiglia dove a oggi i migranti presenti sono circa 400. E cosa ne pensano i profughi di tutto questo? “Hanno ben compreso che sono aumentati i controlli – ha detto Jacopo Colomba di We World – ma loro hanno vissuto frontiere molto più traumatiche di questa. Hanno capito che c’è più polizia ma non vivono questa cosa come un trauma eccessivo. Dalle prime testimonianze che ci hanno fornito comprendono che ci vorrà più di un tentativo per passare e il turn over sarà più lento ma alla fine passeranno”. Resta un dubbio: che i passeur possano aumentare i prezzi. Tarek è uno dei passeur che sta da anni davanti alla stazione ferroviaria di Ventimiglia. “Aumentare i prezzi? no, per adesso no. Ma se aumenta il mercato è ovvio che aumenta anche il prezzo”.

Advertisement
Continua a leggere

Esteri

Portava aiuti a Gaza, colpita la nave di una ong

Pubblicato

del

E’ finito tra le fiamme e il rischio di colare a picco nel Mediterraneo il tentativo di portare aiuti umanitari della nave Conscience, con a bordo 16 uomini tra equipaggio e attivisti intenzionati a violare il blocco navale imposto da Israele alla Striscia. Nella notte tra giovedì e venerdì l’imbarcazione dell’organizzazione filo-palestinese Freedom Flotilla Coalition è stata colpita da droni mentre si trovava in acque internazionali al largo di Malta. Nel porto dell’isola si sarebbe dovuta imbarcare anche Greta Thunberg, che ha stigmatizzato l’offensiva come ‘crimine di guerra’. L’esplosivo ha causato un incendio sull’imbarcazione, uno squarcio nello scafo e la messa fuori uso del generatore. La nave, che era partita dalla Tunisia giorni fa, ha lanciato un Sos a cui ha risposto Malta inviando un rimorchiatore.

Le autorità marittime del La Valletta hanno dichiarato che non ci sono state vittime, l’incendio è stato spento, l’imbarcazione non rischia di affondare e i passeggeri hanno rifiutato di essere portati a riva. La Freedom Flotilla ha attribuito la responsabilità dell’attacco a Israele: “Gli ambasciatori israeliani devono essere convocati e rispondere delle violazioni del diritto internazionale, tra cui il blocco in corso e il bombardamento della nostra nave civile in acque internazionali”. Da Gerusalemme non nessun commento. Mentre il canale di notizie saudita Al Arabiya ha riferito che la spedizione era stata organizzata da Hamas e che le persone a bordo avevano in programma di attaccare le truppe dell’Idf avvicinandosi alla costa di Gaza. L’impiego di droni di piccole dimensioni, difficilmente rilevabili con i radar standard, non lascia una ‘firma elettronica’ significativa, impedendo così l’attribuzione a chi li ha lanciati.

Da Roma e Bruxelles, però, le opposizioni hanno definito ‘un crimine’ l’attacco alla Conscience: Pd, Avs, M5s chiedono al governo Meloni e all’Ue di intervenire condannando l’aggressione. Ankara, memore della strage della Freedom Flotilla del 2010 che vide la morte di 9 attivisti e decine di feriti, ha affermato che “saranno fatti tutti gli sforzi per rivelare il prima possibile i dettagli dell’attacco e portare gli assalitori davanti alla giustizia”. Intanto la Croce Rossa ha dichiarato che l’intervento umanitario a Gaza è “sull’orlo del collasso totale”. Israele ha chiuso i valichi il 2 marzo, sostenendo che Hamas aveva dirottato gran parte degli aiuti entrati durante la tregua di 6 settimane, e che i 25mila camion entrati hanno consegnato aiuti sufficienti per un periodo prolungato. Ora l’Idf, secondo indiscrezioni trapelate negli ultimi giorni, ha pianificato di modificare radicalmente la distribuzione: stop all’ingrosso e all’immagazzinamento degli aiuti, le organizzazioni internazionali e gli appaltatori privati consegneranno cibo alle singole famiglie di Gaza.

Ogni nucleo familiare avrà un rappresentante che riceverà cibo in una zona di sicurezza dell’esercito nel sud della Striscia. Il piano, che intende aggirare Hamas, non è ancora stato approvato dal governo israeliano, ma l’urgenza che i valichi vengano aperti è stata sottolineata dal ministro della Difesa Israel Katz. Degli ostaggi ancora a Gaza, infine, ha parlato giovedì sera Donald Trump, rivelando di aver appreso che ci sono meno di 24 rapiti ancora in vita, come aveva fatto intendere nei giorni scorsi la moglie del premier israeliano, Sara Netanyahu.

Il governo nel frattempo sta affrontando la forte pressione della comunità drusa, compresi centinaia di riservisti e soldati, che chiede di proteggere i ‘fratelli’ che vivono in Siria, attaccati e uccisi – accusano – dai jihadisti. Dopo una violenta protesta drusa la sera prima nel nord di Israele, nelle prime ore del mattino l’Idf ha bombardato la zona del palazzo presidenziale a Damasco. “Questo è un messaggio chiaro al regime siriano. Non permetteremo alle truppe siriane di spostarsi a sud di Damasco o di rappresentare una minaccia per la comunità drusa”, hanno avvertito Netanyahu e Katz. La presidenza siriana ha risposto che il raid rappresenta una “pericolosa escalation”.

Continua a leggere

Esteri

Russia, creiamo una ‘zona cuscinetto’ in regione ucraina di Sumy

Pubblicato

del

Il ministero della Difesa russo sostiene che le sue truppe stiano creando nella regione ucraina di Sumy quella che definisce “una zona di sicurezza”. Lo riporta l’agenzia Interfax. Le dichiarazioni di Mosca non sono al momento verificabili. L’annuncio arriva dopo che le autorità russe hanno detto di aver ripreso per intero il controllo della regione russa di Kursk, che confina con quella ucraina di Sumy, e dove la scorsa estate i soldati ucraini avevano lanciato un’offensiva a sorpresa. Kiev respinge le affermazioni di Mosca sostenendo di avere ancora dei capisaldi nella regione di Kursk, dove però ha perso gran parte dei territori di cui si era impossessata l’anno scorso.

Pochi giorni fa, il governatore della regione di Sumy, Oleg Hryhorov, aveva dichiarato che le truppe russe stavano cercando di creare una zona cuscinetto nell’oblast dell’Ucraina nordorientale ma, a suo dire, senza “alcun successo significativo”. Allora il governatore ucraino sosteneva che quattro villaggi di confine – Zhuravka, Veselivka, Basivka e Novenke – si trovassero in una “zona grigia” a causa degli attacchi russi, ma non fossero sotto il controllo dei soldati del Cremlino. Il mese scorso, il ministero della Difesa russo sosteneva invece di aver preso Zhuravka e Basivka, cosa che le autorità ucraine negano.

Continua a leggere

Esteri

Rubio: serve svolta nei colloqui su Ucraina al più presto

Pubblicato

del

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump deciderà quanto tempo gli Stati Uniti dedicheranno alla risoluzione del conflitto ucraino, quindi una svolta nei negoziati “è necessaria molto presto”. Lo ha affermato a Fox News il segretario di Stato americano Marco Rubio. Le posizioni di Russia e Ucraina “si sono già avvicinate, ma sono ancora lontane l’una dall’altra – ha ricordato – ed è necessaria una svolta molto presto. Allo stesso tempo, ha proseguito Rubio, è necessario accettare il fatto che “l’Ucraina non sarà in grado di riportare la Russia alle posizioni che occupava nel 2014”. La portavoce del Dipartimento di Stato americano, Tammy Bruce, ha dichiarato durante un briefing che gli Stati Uniti restano impegnati a lavorare per risolvere il conflitto, “ma non voleremo in giro per il mondo per mediare negli incontri che si stanno attualmente svolgendo tra le due parti. Ora – ha sottolineato – è il momento per le parti di presentare e sviluppare idee concrete su come porre fine a questo conflitto. Dipenderà da loro”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto