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Cronache

Fiumi di droga nel cimitero, 2 arresti

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Settantuno chili tra marijuana, hashish e cocaina sono stati scoperti dalla Guardia di finanza durante un blitz nel cimitero di Giarre (Catania). Due le persone, entrambe originarie di Acireale, arrestate in flagranza di reato: A.T., di 55 anni, che operava come custode del cimitero a titolo di volontario, e F.S., di 43. Venti chili di marijuana ‘skunk’ e uno di hashish erano nascosti in un loculo vuoto collocato a circa tre metri di altezza. Altri 20 chili di marijuana erano in possesso del 43enne; altri 30 chili erano in un deposito. Nascosti addosso ai due arrestati i militari hanno trovato 300 grammi di cocaina. L’operazione e’ nata da una intensificazione dei servizi antidroga nella provincia di Catania, con particolare riferimento ai centri abitati di Riposto e di Giarre. Le indagini si sono concentrate nella zona del cimitero di Giarre, oggetto di alcune segnalazioni in merito a movimenti sospetti, soprattutto di notte. Il blitz al termine di diversi servizi di osservazione e di controllo. I due arrestati erano negli uffici del cimitero. Il 43enne e’ stato sorpreso mentre vi entrava con i 20 chili di marijuana contenuti in due involucri di colore nero. L’arresto dei due, su richiesta della Procura della Repubblica di Catania, e’ stato convalidato dal gip.

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Cronache

La scelta di Becciu: io innocente ma non sarò in conclave

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Il cardinale Angelo Becciu il prossimo 7 maggio non entrerà in conclave. La sua comunicazione ufficiale, dopo le indiscrezioni della giornata di ieri, è arrivata questa mattina: “Avendo a cuore il bene della Chiesa, che ho servito e continuerò a servire con fedeltà e amore, nonché per contribuire alla comunione e alla serenità del conclave, ho deciso di obbedire come ho sempre fatto alla volontà di Papa Francesco di non entrare in conclave pur rimanendo convinto della mia innocenza”. Poche righe per ribadire la sua posizione, ovvero che è innocente, ma anche per fare quel passo indietro che non solo i suoi avversari, ma all’ultimo momento anche i cardinali a lui più vicini, gli avevano chiesto, per evitare voti e spaccature. Secondo quanto si apprende la decisione è rimasta aperta fino alla tarda serata di ieri. Poi il cardinale ha deciso di mettere lui stesso fine alla vicenda conclave.

Questo non chiude tuttavia lo strascico di polemiche e indiscrezioni che ha sempre accompagnato la vicenda giudiziaria del cardinale sardo. Il programma le Iene di Mediaset in scaletta ha un audio teso a dimostrare il “complotto”, come lo definisce il fratello Mario che rilancia sui suoi profili social l’annuncio della nuova puntata. Ed è questa solo la prima uscita, a poche ore dall’annuncio dello stesso cardinale sulla sua non partecipazione al conclave. Già il quotidiano Il Domani aveva pubblicato le chat, che erano state omissate dai magistrati vaticani, tra la lobbista Francesca Immacolata Chaouqui e la sodale di mons. Alberto Perlasca, Genoveffa Ciferri, nelle quali Chaouqui anticipava i dettagli dell’inchiesta e degli interrogatori.

Era metà aprile e Becciu commentava: “Sin dal primo momento ho parlato di una macchinazione ai miei danni: un’indagine costruita a tavolino su falsità, che cinque anni fa ha ingiustamente devastato la mia vita e mi ha esposto a una gogna di proporzioni mondiali. Ora, finalmente, spero che il tempo dell’inganno sia giunto al termine”. Questa sera a Le Iene anche audio inediti sempre nel filone, spinto dai legali del cardinale, che vuole dimostrare che il maxi-processo sulla gestione dei fondi della Santa Sede era inquinato dall’inizio. Ma il Papa nei giorni del ricovero al Gemelli comunque aveva deciso che il cardinale Becciu non doveva entrare in conclave e aveva siglato con un ‘F’ la disposizione in tal senso, mostrata in questi giorni al cardinale da Pietro Parolin. Becciu per tutto il pomeriggio di ieri sarebbe stato chiuso con i suoi avvocati che, secondo quanto si apprende, ponevano dubbi sul fatto che quell’appunto del Papa bastasse sotto il profilo del diritto canonico a tenere Becciu fuori dall’elezione del nuovo Papa. Poi è prevalsa la decisione di farsi da parte, comunicata ufficialmente appunto stamattina, anche perché gli stessi cardinali più vicini lo avrebbero consigliato in questo senso

. Il voto rischiava di spaccare il collegio prima ancora di entrare nella Sistina per il conclave. Questa mattina, all’ingresso della congregazione generale, trapelava una certa insofferenza da parte dei cardinali per il perdurare di questa situazione. “Dovete chiedere a lui”, ha risposto il cardinale argentino Angel Sixto Rossi, ai giornalisti che chiedevano lumi sul caso, considerato che in quel momento non era arrivata ancora una nota ufficiale. “Di Becciu non possiamo parlare”, diceva il cardinale di Baghdad, Raphael Sako. Mentre il cardinale austriaco Cristoph Schoenborn dribblava i cronisti con una battuta: “Avete visto che bel tempo c’è oggi?”.

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Cronache

Omicidio di Santo Romano: rabbia, dolore e minacce dei familiari della vittima

Omicidio di Santo Romano: il minorenne condannato a 18 anni e 8 mesi. Rabbia dei familiari, ma la legge non consente pene più elevate. Accertata la piena responsabilità.

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Diciotto anni e otto mesi di reclusione: è la condanna inflitta dal Tribunale per i Minorenni di Napoli al 17enne accusato dell’omicidio di Santo Romano, avvenuto nella notte tra l’1 e il 2 novembre 2024 a San Sebastiano al Vesuvio.

Una sentenza che ha suscitato fortissime reazioni da parte della famiglia e degli amici della vittima. Il fratello di Santo, Tony, in evidente stato di agitazione emotiva, ha urlato contro l’imputato e i suoi familiari:
«Ti uccido, ti spezzo a te e la famiglia tua… hai la data di morte segnata… ti devo decapitare», tra tensioni sia in aula che all’esterno del Tribunale.

La madre di Santo, Filomena De Mare, ha duramente contestato la decisione:
«Diciotto anni e otto mesi per un ragazzo con tantissimi precedenti e altri processi alle spalle. Mio figlio ha perso tutta la vita: è una vergogna, il pm e il giudice sono una vergogna».

Anche Simona, la fidanzata di Santo, ha espresso la sua amarezza:
«Vergognoso. Cosa ho insegnato a mio figlio venendo qui? Pensavo che chi sbaglia paga, invece no. Se lasciamo fuori individui del genere, il danno continuerà. Noi non abbandoniamo la nostra battaglia».
Mariarca, zia della vittima, ha aggiunto:
«Siamo in una guerra: non sotto le bombe, ma davanti a pistole e coltelli».

La precisazione sulla pena inflitta: è il massimo previsto dalla legge

Va ribadito con fermezza che il Tribunale ha applicato la massima pena consentita dalle norme vigenti.

In Italia, l’ergastolo non è previsto per i minorenni. La pena massima per l’omicidio è di 24 anni, ridotta obbligatoriamente di un terzo per effetto del rito abbreviato scelto dall’imputato (che vincola il giudice), arrivando a 16 anni. A questi sono stati aggiunti 2 anni e 8 mesi per il reato di tentato omicidio, un aumento particolarmente elevato. Il totale di 18 anni e 8 mesi rappresenta il massimo della pena applicabile.

Qualsiasi accusa di “pena troppo bassa” o “ingiustizia” non corrisponde alla realtà giuridica, e rischia di fomentare un sentimento di odio verso la magistratura che ha semplicemente rispettato e applicato la legge.

Le parole degli avvocati: giusta la condanna, accertata la verità

Massimo De Marco, avvocato della famiglia di Santo Romano insieme a Marco De Scisciolo, ha commentato:
«È un omicidio senza alcun senso. È stata accertata, senza ombra di dubbio, la responsabilità dell’imputato. Purtroppo la legislazione minorile prevede pene contenute. Però c’è soddisfazione perché l’impianto accusatorio è stato confermato pienamente e sono stati riconosciuti i futili motivi. Leggeremo le motivazioni, ma è stata una sentenza giusta e importante».

De Marco ha sottolineato:
«Qualsiasi pena non sarebbe mai un vero risarcimento per la perdita di una vita umana».

La Procura aveva chiesto 17 anni di reclusione: la condanna a 18 anni e 8 mesi supera dunque anche la richiesta del pubblico ministero. Le motivazioni della sentenza saranno rese note entro 70 giorni.

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Cronache

Omicidio Santo Romano, 18 anni e 6 mesi al minorenne: applicata la pena massima prevista dalla legge

Omicidio di Santo Romano: il minorenne condannato a 18 anni e 6 mesi. Applicata la massima pena prevista dalla legge per un imputato minorenne. Chiarimenti sulla sentenza.

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Diciotto anni e sei mesi di reclusione. È questa la condanna inflitta in primo grado al ragazzo di 17 anni del quartiere napoletano di Barra, accusato dell’omicidio di Santo Romano (foto in evidenza), giovane promessa del calcio ucciso con un colpo di pistola nella notte tra il 1° e il 2 novembre 2024 a San Sebastiano al Vesuvio, al culmine di un alterco nato per una sneaker sporcata. Il processo si è svolto con rito abbreviato davanti al Tribunale per i Minorenni di Napoli.

Il giovane imputato era reo confesso. I filmati della videosorveglianza avevano immortalato la dinamica dei fatti: l’avvicinamento di Romano all’auto, una Smart intestata al padre del minorenne, un primo allontanamento e poi il ritorno, probabilmente per chiarire la situazione prima della tragedia.

Durante il procedimento, la difesa aveva chiesto una perizia psichiatrica per il ragazzo, ma la Corte ha respinto l’istanza.

Applicato il massimo della pena possibile per un minorenne

Va chiarito con precisione che il giudice ha applicato il massimo della pena prevista dall’ordinamento italiano per un imputato minorenne. Secondo la legge, l’ergastolo non è applicabile ai minorenni.

Per un omicidio consumato, la pena massima prevista è di 24 anni, ridotta obbligatoriamente di un terzo (come stabilito dal Codice di Procedura Penale) per effetto della scelta del rito abbreviato: si arriva così a 16 anni.

A questi, il giudice ha aggiunto altri 2 anni e 6 mesi per il reato di tentato omicidio collegato, applicando un aumento particolarmente significativo rispetto alla prassi.

Il risultato finale, 18 anni e 6 mesi di reclusione, rappresenta dunque la pena massima possibile secondo la legge vigente.

Contestazioni e reazioni

All’esterno del Tribunale, numerosi ragazzi con magliette e striscioni chiedevano “Giustizia per Santo”, insieme alla madre Mena De Mare e alla fidanzata Simona. Alla lettura della sentenza sono esplose le contestazioni dei familiari e degli amici della vittima, con grida di «Vergogna» e «Fate schifo».

Tuttavia, è importante sottolineare che ogni commento che denuncia la sentenza come troppo lieve o addirittura che invoca l’ergastolo per il minorenne si basa su errate interpretazioni della legge o, peggio, su strumentalizzazioni che rischiano di fomentare l’odio verso la magistratura, la quale ha semplicemente applicato correttamente la normativa vigente. E allora: vogliamo pene più severe per gli assassini? Servono norme approvate dal Parlamento (i giudici applicano le leggi, per fortuna non le fanno loro) che inaspriscono le pene per gli assassini.

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