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Cronache

Vico Equense, indagati 22 vigili su 26: accuse di assenteismo e uso improprio delle auto di servizio

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Un’inchiesta della Procura di Torre Annunziata ha portato alla notifica di 22 avvisi di garanzia nei confronti di altrettanti agenti della Polizia Municipale di Vico Equense, accusati di truffa aggravata ai danni dello Stato e peculato. Si tratta di un’indagine che potrebbe scuotere l’intero corpo della polizia locale, considerando che su 26 agenti in servizio, ben 22 risultano indagati.

Le accuse sono pesanti: secondo gli inquirenti, gli agenti avrebbero sistematicamente abusato delle loro funzioni, risultando assenti dal lavoro o utilizzando le auto di servizio per compiere attività personali, come fare la spesa. Le indagini, condotte dalla Guardia di Finanza della Stazione Navale di Napoli e della Compagnia di Castellammare di Stabia, hanno portato alla perquisizione della sede del Comando della Polizia Municipale, con il sequestro di documenti, registri ufficiali, telefoni cellulari e una memoria di computer.

Le origini dell’inchiesta: il mancato riscontro su una discarica abusiva

L’indagine ha avuto origine nel maggio 2023, quando la Guardia di Finanza ha avviato un controllo per verificare la presenza di una discarica abusiva in riva al mare. L’attività era stata inizialmente affidata alla Polizia Municipale, che però non aveva rilevato alcuna irregolarità. La discrepanza tra la loro relazione e la realtà dei fatti ha insospettito gli investigatori, spingendoli a verificare il comportamento degli agenti.

Le indagini si sono così ampliate, portando alla scoperta di numerosi episodi di assenteismo e uso improprio dei mezzi di servizio, coinvolgendo non solo i vigili ordinari, ma anche l’attuale comandante della polizia municipale.

Le reazioni del sindaco e le prospettive dell’indagine

Sulla vicenda è intervenuto il sindaco di Vico Equense, Peppe Aiello, che ha dichiarato:

“Abbiamo piena fiducia nella magistratura e nelle Forze dell’Ordine. Restiamo in attesa dell’esito delle indagini per assumere le opportune decisioni.”

Aiello ha appreso della vicenda mentre era impegnato in un incontro presso la Città Metropolitana di Napoli, e ha ribadito l’impegno dell’amministrazione nel garantire trasparenza e correttezza nell’operato dei dipendenti pubblici.

Nel frattempo, la Procura prosegue gli accertamenti, con la possibilità per gli indagati di dimostrare la propria estraneità ai fatti. Tuttavia, la gravità delle accuse e il numero elevato di agenti coinvolti potrebbero portare a conseguenze significative per il comando della Polizia Municipale.

Gli altri filoni di inchiesta su Vico Equense

Questa indagine si inserisce in un contesto più ampio di controlli sulla gestione del territorio a Vico Equense, dove negli ultimi anni sono emersi diversi filoni investigativi riguardanti:

  • Reati ambientali e abusivismo edilizio legati agli ampliamenti anomali di strutture ricettive con fondi Invitalia.
  • Gestione degli stabilimenti balneari, con sequestri di piattaforme in cemento costruite abusivamente sugli scogli a mare, destinate a resort di lusso della Penisola Sorrentina.
  • Il recente blitz della Guardia di Finanza (novembre 2023), che ha portato al sequestro di due piattaforme balneari abusive di oltre 1.500 metri quadrati complessivi e alla notifica di avvisi di garanzia a sei indagati, tra cui amministratori di importanti aziende turistiche.

L’inchiesta sugli assenteisti e l’uso improprio delle auto di servizio aggiunge un ulteriore tassello alle vicende giudiziarie che coinvolgono Vico Equense e la gestione della cosa pubblica. Ora spetterà alla magistratura chiarire se gli indagati abbiano realmente commesso i reati contestati.

Nel frattempo, la città osserva con attenzione gli sviluppi del caso, mentre la fiducia nelle istituzioni locali rischia di essere messa a dura prova.

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Sentenze oscurate, il Tar boccia il Ministero della Giustizia: anonimizzazione totale illegittima

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Un archivio pubblico delle sentenze civili, creato con milioni di euro e accessibile con Spid o Cie, ma del tutto inutile perché privo di nomi, date e riferimenti. Così il Ministero della Giustizia ha tentato di raggiungere uno degli obiettivi del Pnrr, ma ha finito per contraddirlo. E ora il Tar del Lazio annulla il decreto ministeriale che imponeva l’anonimizzazione generalizzata.

L’iniziativa del Ministero, lanciata a dicembre 2023, intendeva facilitare la diffusione dei precedenti giurisprudenziali per ridurre il contenzioso. Ma la decisione di oscurare ogni dato identificativo – inclusi i nomi di persone, società e le date – ha neutralizzato lo scopo stesso della banca dati. Un’anomalia, resa ancora più evidente dal fatto che ai magistrati è consentita la consultazione in chiaro, così come accade per le banche dati della Cassazione e della giustizia amministrativa.

A opporsi sono stati due avvocati, Flavio Mondini e Matteo Rescigno, con il supporto di docenti universitari e dell’Ordine degli Avvocati di Milano, assistiti dal legale Alessandro dal Molin, che hanno presentato ricorso al Tar del Lazio.

La sentenza: «Una scelta irragionevole e sproporzionata»

I giudici amministrativi non hanno avuto dubbi: «Non è ragionevole, proporzionata o necessaria» l’anonimizzazione totale. Tale scelta, si legge nella decisione, «rende sostanzialmente impossibile comprendere l’esatta portata delle sentenze», svuotando così di senso lo strumento.

Il bilanciamento tra privacy e trasparenza è già regolato dal decreto legislativo 196 del 2003, che vieta la diffusione dei dati dei minorenni e prevede l’oscuramento solo in casi specifici, come la tutela della dignità nei procedimenti delicati o su richiesta dell’interessato. E tale valutazione spetta ai giudici, non all’amministrazione.

Il Tar ha quindi stabilito che il Ministero non può «sostituirsi all’autorità giudiziaria nella valutazione circa la necessità di anonimizzazione», evidenziando come l’oscuramento generalizzato interferisca anche con decisioni riservate ai magistrati.

L’accordo con gli editori: una disparità intollerabile

A rendere ancora più controversa la condotta del Ministero, la concessione dell’accesso illimitato e non anonimizzato a un gruppo selezionato di editori privati. Grazie a un accordo siglato con l’Associazione Italiana Editori, alcune case editrici hanno potuto estrarre e pubblicare integralmente le sentenze, in totale controtendenza con il principio invocato per l’anonimizzazione generalizzata.

Una contraddizione macroscopica che ha pesato nella decisione dei giudici amministrativi, i quali hanno visto in questa scelta una disparità ingiustificata tra soggetti privati e la collettività.

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Due proiettili in due giorni: clima di tensione a Bacoli, intimidazioni contro la Polizia Municipale

Missive anonime indirizzate a un agente e al comandante Marialba Leone. Il sindaco Della Ragione: «Fatto gravissimo».

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Un doppio inquietante episodio scuote la quiete apparente di Bacoli. Due proiettili, inviati a distanza di ventiquattro ore, sono stati recapitati alla sede del comando della Polizia Municipale, in quella che appare come una chiara intimidazione a chi indossa la divisa.

Il primo proiettile è arrivato giovedì mattina in una busta gialla anonima, tramite posta ordinaria. Il destinatario: un agente originario di Giugliano, in servizio da circa due anni presso il comando municipale. Nessuna scritta, nessun messaggio: solo il proiettile a parlare.

Il secondo invio, con modalità simili, è giunto ieri e questa volta indirizzato direttamente al comandante Marialba Leone.

Una vicenda che ha generato preoccupazione e sconcerto, tanto da spingere il sindaco di Bacoli, Josi Della Ragione, a un commento netto:
«Un fatto gravissimo», ha dichiarato, lasciando intendere che il clima di intimidazione non sarà tollerato.

Le indagini sono affidate alle forze dell’ordine, che stanno cercando di risalire alla matrice dei due episodi. Al momento non si esclude alcuna pista: dai contrasti per questioni di ordine pubblico fino a eventuali ripercussioni legate a controlli effettuati dagli agenti sul territorio.

La città attende risposte, mentre cresce il timore per un’escalation di episodi minacciosi.

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Tragedia in via Don Bosco: investito e ucciso un funzionario della Città Metropolitana di Napoli

Stefano Giannino travolto da un taxi mentre attraversava sulle strisce. È l’ottavo morto sulle strade di Napoli dall’inizio dell’anno.

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Un’altra vita spezzata sull’asfalto. Stefano Giannino, 61 anni, stimato funzionario della Città Metropolitana di Napoli, è morto dopo essere stato travolto da un taxi ieri mattina in via Don Giovanni Bosco, mentre attraversava sulle strisce pedonali. L’uomo, tecnico geologo, era diretto come ogni giorno negli uffici dove lavorava da oltre trent’anni.

Trasportato in condizioni disperate al pronto soccorso del CTO, è deceduto poco dopo l’arrivo. Si tratta del quarto pedone ucciso a Napoli dall’inizio del 2024, e dell’ottava vittima della strada se si considerano anche motociclisti e ciclisti.

L’incidente e la dinamica

L’impatto è avvenuto alle 7:25. Giannino era appena sceso dall’autobus e aveva iniziato ad attraversare la strada sulle strisce pedonali, superando la parte posteriore del mezzo ancora fermo. A colpirlo un taxi guidato da un 48enne napoletano, che procedeva da Piazza Carlo III verso Largo Santa Maria del Pianto.

Secondo i rilievi della sezione Infortunistica della Polizia Municipale, coordinata da Vincenzo Cirillo, il taxi viaggiava a una velocità superiore ai 30 km/h, limite previsto in quell’area. L’impatto è stato violento: Giannino ha colpito il parabrezza ed è stato sbalzato a diversi metri di distanza, cadendo sull’asfalto privo di sensi. L’autista, che era senza passeggeri, si è fermato immediatamente per prestare soccorso.

Il ricordo e il cordoglio

Stefano Giannino lascia una moglie e un figlio di 23 anni. I familiari lo descrivono come un uomo serio, prudente, appassionato del suo lavoro e della sua terra, con un amore profondo per il Cilento, dove possedeva una casa di campagna. Era un funzionario esperto nella programmazione di lavori stradali e strutturali in tutta l’area metropolitana.

A ricordarlo anche il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, che ha espresso il dolore dell’amministrazione:
«Con profondo dolore apprendo della tragica scomparsa del nostro stimato funzionario, dottor Stefano Giannino. A nome dell’intera Città Metropolitana di Napoli, esprimo le più sentite condoglianze alla famiglia e ai colleghi».

Le indagini e la rabbia delle associazioni

L’autista del taxi è stato sottoposto agli esami tossicologici, la patente ritirata e il mezzo posto sotto sequestro. Saranno fondamentali per le indagini anche le immagini della videosorveglianza e la dash cam installata a bordo del taxi. La salma è stata trasferita all’Istituto di Medicina Legale del Policlinico per l’autopsia.

Nel frattempo, l’ennesimo incidente ha riacceso le proteste delle associazioni che lottano contro la violenza stradale. Da Napoli Città 30 arriva una denuncia forte:
«Le risorse economiche in campo sono imbarazzanti rispetto all’emergenza, e le soluzioni infrastrutturali adottate sono inconsistenti». Promesse nuove mobilitazioni per chiedere interventi urgenti e concreti.

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