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Cronache

Figliuolo termina mandato, alluvione senza commissario

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Termina formalmente con la fine dell’anno il mandato del generale Francesco Paolo Figliuolo come commissario per la ricostruzione post-alluvione che ha colpito la Romagna nella primavera del 2023. Il governo non ha ancora nominato un successore e probabilmente non lo farà fino ai primi giorni dell’anno nuovo. Dai territori alluvionati sale il pressing perché il Consiglio dei ministri nomini de Pascale o un tecnico dedicato a tempo pieno, accantonando l’ipotesi di nominare un altro militare.

La nomina di Figliuolo, che aveva già gestito sotto il governo Draghi la distribuzione dei vaccini, era arrivata alcuni mesi dopo l’alluvione, al termine di un’aspra polemica fra il governo e l’allora presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini che avrebbe voluto per sé l’incarico, per replicare il modello che era stato applicato per la ricostruzione post-terremoto del 2012. La scelta di Figliuolo fu giustificata dal governo anche in virtù del fatto che la questione riguardava anche una piccola porzione di Marche e Toscana. Con il nuovo incarico del generale (ora vicedirettore dell’Agenzia informazioni e sicurezza esterna) e con il mancato rinnovo di quello da commissario, dal nuovo anno serve un nuovo commissario.

Il nuovo presidente dell’Emilia-Romagna Michele de Pascale, che di alluvione si è occupato in veste di sindaco e presidente della provincia di Ravenna, ha messo il tema al centro della sua campagna elettorale ed è stata una delle prime questioni di cui si è occupato dopo la sua elezione, affrontandola anche in un incontro con la premier Giorgia Meloni. Durante il quale ha ribadito la sua posizione più volte espressa. La Regione – è il suo ragionamento – è pronta ad occuparsi direttamente della ricostruzione, ma se il governo dovesse, legittimamente, fare un’altra scelta, l’importante è che le competenze siano chiare e definite: al commissario, insomma, onori e oneri.

Si tratta di una critica, non frontale nei confronti di Figliuolo, ma abbastanza netta sul metodo utilizzato nell’ultimo anno e mezzo, contrassegnato dalla polemica sui mancati ristori alle persone che hanno subito danni, ma anche da nuovi eventi calamitosi, sebbene meno pesanti di quelli di maggio 2023: Legambiente ha certificato che l’Emilia-Romagna nel 2024 è stata la regione più martoriata dall’emergenza climatica. Dall’Emilia-Romagna sale così il pressing nei confronti del governo: se ne fa interprete un altro sindaco del Pd dei territori colpiti, il cesenate Enzo Lattuca.

“Spero – ha detto – che ci sia un cambio di rotta da parte del Governo: bisogna individuare chi è stato eletto dai cittadini. Ma non mi pare che ci sia questa disponibilità e questa questa è un’anomalia. Spero ci possa essere un ripensamento, dimostrerebbe che c’è fiducia reciproca tra il Governo e gli Enti locali. Non si può tardare molto perché dal 2 gennaio qualcuno ci deve essere e deve occuparsi prevalentemente o esclusivamente di questo. Noi chiediamo che venga incaricato il presidente De Pascale o un esperto in questi aspetti, non certo un militare”.

La questione potrebbe essere affrontata dal prossimo consiglio dei ministri. Fra i nomi che sono circolati c’è quello del generale Mauro d’Ubaldi, che comanda la logistica dell’Esercito. Ma le interlocuzioni proseguono, per provare a convincere il governo a tornare sui propri passi e cambiare totalmente lo schema. In Regione c’è chi interpreta lo slittamento della nomina come un segnale di apertura.

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Cronache

Genova, sindacalista inventa un’aggressione fascista: indagato per simulazione di reato

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Un grave episodio di simulazione scuote il clima politico e sindacale a Genova. Fabiano Mura, segretario genovese della Fillea-Cgil (categoria degli edili), è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di simulazione di reato, dopo aver inventato una presunta aggressione subita alla vigilia del 25 aprile.

Mura aveva denunciato pubblicamente e in Procura di essere stato aggredito da due persone che gli avrebbero urlato insulti fascisti, fatto il saluto romano, sputato addosso e colpito con pugni e spintoni. Un racconto drammatico che aveva suscitato un’immediata ondata di solidarietà, culminata in una manifestazione antifascista a cui avevano preso parte esponenti politici e sindacali, tra cui Anpi Genova, la candidata sindaca del centrosinistra Silvia Salis, l’ex ministro Andrea Orlando e l’ex leader Cgil Sergio Cofferati.

La verità emerge: nessuna aggressione

Le indagini della Digos hanno rapidamente sollevato dubbi sulla versione dei fatti fornita da Mura. I riscontri video delle telecamere di sorveglianza e le incongruenze sugli orari hanno smontato il suo racconto. Messo alle strette dagli investigatori, il sindacalista ha infine ammesso davanti al magistrato di essersi inventato tutto e ha ritirato la denuncia.

La Cgil, dopo aver appreso l’esito delle indagini, ha annunciato la sospensione di Mura, prendendo ufficialmente le distanze dal suo comportamento.

Le reazioni politiche

Il caso ha suscitato reazioni forti nel panorama politico. Matteo Salvini, leader della Lega, ha commentato: «Che tristezza. Per tre giorni è stato lanciato l’allarme sulla violenza fascista a Genova, e poi si è scoperto che gli unici fascisti immaginari stanno a sinistra».
Anche Fratelli d’Italia ha denunciato l’episodio, sottolineando che «le falsità fomentano l’odio».

Dal centrosinistra, Silvia Salis ha preso le distanze: «È un atto gravissimo. Noi siamo parte lesa e ci dissociamo completamente da questa azione irresponsabile».

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Conclave 2025, i cardinali decidono: si comincia il 7 maggio

Il Conclave per eleggere il successore di Papa Francesco inizierà il 7 maggio. I cardinali si riuniranno nella Cappella Sistina: le regole, i tempi e il ruolo di Parolin.

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I cardinali hanno deciso: il Conclave che eleggerà il 266esimo successore di Pietro inizierà il 7 maggio, mercoledì prossimo, nel pomeriggio. L’annuncio è arrivato dopo l’assemblea dei porporati che ha scelto di prendersi qualche giorno in più per motivi principalmente logistici.

Più tempo per sistemare gli elettori

La decisione di posticipare l’inizio del Conclave rispetto alla conclusione dei novendiali di suffragio per Papa Francesco, che termineranno domenica, è dovuta alla necessità di organizzare adeguatamente l’accoglienza dei 135 cardinali elettori – il numero più alto mai registrato – presso la Casa Santa Marta. Due porporati, infatti, hanno già annunciato la rinuncia per motivi di salute.

La guida del Conclave

A presiedere il Conclave sarà il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, poiché il Decano Giovanni Battista Re e il Vice Decano Leonardo Sandri, avendo superato gli ottant’anni, non parteciperanno alle votazioni. Toccherà a Parolin, quindi, interrogare il nuovo eletto circa l’accettazione del pontificato e il nome che vorrà assumere.

Prima dell’inizio delle votazioni, la mattina del 7 maggio, il cardinale Re celebrerà la Missa pro eligendo Romano Pontifice nella Basilica di San Pietro. Nel pomeriggio, i cardinali si raccoglieranno nella Cappella Paolina per poi entrare in processione nella Cappella Sistina intonando il “Veni Creator Spiritus”, invocando l’assistenza dello Spirito Santo.

Le regole del Conclave

Come stabilito dalla Costituzione Universi Dominici Gregis di San Giovanni Paolo II, i cardinali hanno giurato di rispettare rigorosamente le norme che regolano l’elezione. Sono vietate influenze esterne, pressioni, favoritismi o avversioni personali. L’unico criterio dev’essere il bene della Chiesa e la gloria di Dio.

Il nuovo Papa dovrà essere eletto con una maggioranza qualificata di due terzi. Dopo il comando “Extra omnes” (“Fuori tutti”), inizieranno le votazioni: il primo scrutinio sarà effettuato il 7 maggio. Dal giorno successivo, se necessario, si procederà con quattro votazioni quotidiane, due al mattino e due al pomeriggio.

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Caso Garlasco, la madre di Sempio tace e ha un malore

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Ha preferito non rispondere alle domande e ha anche avuto un malessere la madre di Andrea Sempio, convocata stamane dai Carabinieri di Milano nell’ambito della nuova indagine della Procura di Pavia in cui il figlio è per la terza volta indagato per l’omicidio di Chiara Poggi. E questo mentre oggi per Alberto Stasi, l’allora fidanzato della giovane condannato a 16 anni di carcere, è il primo giorno di semilibertà.

Questa mattina Daniela Ferrari, 65 anni, accompagnata dall’avvocato Angela Taccia (nella foto), che difende il figlio assieme al collega Massimo Lovati, si è presentata alle 10 in punto negli uffici milanesi del Comando Provinciale dell’arma per essere ascoltata per la terza volta dal giorno del delitto di Chiara, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007. Uffici che ha lasciato circa mezz’ora dopo, in quanto ha ascoltato il consiglio dei due legali: alla prima domanda si è “avvalsa” e alla seconda ha accusato un malore. Tant’è che all’uscita dalla caserma, visibilmente “scossa” e facendosi largo tra una schiera di telecamere e microfoni, si è infilata in un taxi senza proferire parola.

“Questa convocazione non mi è piaciuta. Se i pm vogliono sentire la signora, che la convochino loro in Procura a Pavia”, ha affermato Lovati esprimendo il disappunto per il modo in cui si sta conducendo l’inchiesta. E’ stato lui a consigliare alla madre di Sempio di “astenersi” dal rispondere. Avrebbe dovuto spiegare ancora a che ora, il giorno del delitto, è uscita di casa e per quali commissioni e a che ora è rientrata. Avrebbe dovuto ricostruire di nuovo, a distanza di quasi 18 anni, gli spostamenti del figlio e raccontare pure la vicenda dello scontrino del parcheggio di Vigevano che il giovane, su suggerimento dei genitori, decise di tenere.

E poi, tra l’altro, le sarebbe stato chiesto di fornire chiarimenti in merito a un ‘fuorionda’ reso pubblico dalla trasmissione de Le Iene su come Andrea sarebbe venuto a conoscenza di alcuni atti dell’indagine del 2017 che si è chiusa con un’archiviazione. Intanto per Stasi oggi è stato il primo giorno di semilibertà, beneficio concesso dal Tribunale di Sorveglianza nelle scorse settimane e che è in un certo senso l’anticamera dell’affidamento in prova ai servizi sociali e quindi della libertà. Come ogni mattina il 41enne è uscito dal carcere di Bollate per andare in ufficio, ha potuto, poi, dedicarsi ad alcune attività private. Tutto questo in base alle prescrizioni approvare dalla magistratura e che gli consentono di rientrare nell’istituto di pena alle porte di Milano dopo cena ma soprattutto di proseguire lungo un percorso di reinserimento sociale.

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