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Politica

Faro sui redditi bassi, subito cuneo ma anche Irpef

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Il taglio del cuneo fiscale è salvo, si confermano gli aiuti alle famiglie con i redditi medio bassi, e si parte con l’applicazione della delega fiscale con l’obiettivo di ridurre subito l’Irpef a favore del primo scaglione. Anche le risorse per la sanità arriveranno come richiesto, mentre sulle pensioni si può cominciare ad intervenire, ma con il bisturi. La Nadef fissa la cornice della legge di bilancio 2024 e cominciano a delinearsi gli spazi per le misure che il governo metterà in cantiere. Le risorse sono poche, anche per il Superbonus che continua a ipotecare i conti “per tutta la legislatura”, ma i partiti della maggioranza dovrebbero comunque riuscire a portare a casa i desiderata principali su lavoro, pensioni e natalità.

Alzando l’asticella del deficit dell’anno prossimo al 4,3% la Nadef individua nell’extra disavanzo tutti i fondi necessari alla priorità massima condivisa da tutti: il rinnovo del taglio del cuneo fiscale introdotto da luglio (6 punti per i redditi fino a 35mila euro e 7 per quelli fino a 25mila) che vale circa dieci miliardi di euro. E’ il primo punto fermo che il governo è in grado di mettere a venti giorni circa dalla presentazione della manovra. Per tutto il resto la caccia alle risorse continua, ma con alcune certezze: vengono confermati l’aiuto ai redditi medio bassi, la decontribuzione già decisa l’anno scorso, gli interventi a favore delle famiglie con figli e l’attuazione della prima fase della riforma fiscale. Inoltre si proseguirà con i rinnovi contrattuali del pubblico impiego, in particolare per la sanità.

Il viceministro dell’Economia e delle finanze, Maurizio Leo, a cui ha fatto eco anche Giancarlo Giorgetti, spiega che si lavora a “una prima rivisitazione delle aliquote Irpef: oggi abbiamo quattro aliquote e vorremo portare in su l’asticella del 23% per portarla a 28mila euro”. Un’ipotesi per la quale servono circa 4 miliardi di euro se ci si aggiunge la detassazione delle tredicesime. Leo insiste anche sull’innalzamento della soglia della tassazione agevolata per i fringe benefits, “elevandola dai 258 euro ai 3mila euro, erogati dalle imprese a favore dei loro dipendenti”.

Per le pensioni il governo era già da tempo consapevole che non ci si sarebbe potuti spingere troppo in là, tanto che sia Forza Italia che la Lega avevano rinviato ad obiettivi di fine legislatura gli interventi più costosi. Si punta quindi ad innalzare le minime, a prorogare Quota 103 e l’Ape sociale per i lavoratori disagiati, integrandola con un’Ape donna e con un aiuto per i giovani che potranno usare la previdenza integrativa per uscire dal lavoro a 64 anni. Un pacchetto che peserà solo per 1-2 miliardi. Esclusa quindi la costosa (4 miliardi) rivalutazione degli assegni. Anche per il rinnovo dei contratti della P.a., che porterebbe via circa 5 miliardi, ci si dovrà accontentare soltanto di una parte, riservata alla sanità. La natalità, tema prioritario per l’esecutivo, ha già sul tavolo una serie di ipotesi: dagli aiuti per le famiglie con almeno 3 figli ai bonus per il secondo figlio, agli sgravi per le mamme che lavorano. Per tutto servirebbero circa 1,5 miliardi.

La lista prosegue con i due miliardi di spese indifferibili e i due necessari alla sanità. Serve qualcosa anche per il capitolo imprese: il ministro Adolfo Urso vuole rifinanziare la Nuova Sabatini (la legge che prevede agevolazioni a sostegno degli investimenti in beni strumentali e tecnologie), un bonus per l’autotrasporto e una riforma del fondo di garanzia della Pmi. L’elenco delle coperture fuori dal deficit non è altrettanto lungo. Si guarda alle privatizzazioni, ma senza per ora perimetrare i possibili ricavi, e al riordino delle agevolazioni fiscali che potrebbero rendere circa un miliardo. Un altro potrebbe arrivare dall’anticipo della gara delle concessioni del Lotto e dalla tassa sui giochi, mentre dalla tassa sugli extraprofitti delle banche dovrebbero entrare due miliardi. Altri 2-3 arriveranno dalla Global minimum tax, mentre dalla plastic e sugar tax circa 650 milioni e 300 milioni dalla spending. Molto più incerte le operazioni, suggerite di recente dal vicepremier Matteo Salvini, del minicondono edilizio e di quello per le microcartelle. O anche della ‘voluntary disclosure’ sui capitali detenuti all’estero.

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Economia

Bilanci di previsione, virtuoso 86% dei Comuni ma non al Sud

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Comuni diventati virtuosi nella presentazione dei bilanci di previsione. Quest’anno sette su dieci già a metà febbraio avevano approvato e trasmesso il documento e alla data del 15 marzo la percentuale di comuni in linea era salita all’84%. Il dato risulta da un’elaborazione dei dati del Mef fatta dal Centro studi enti locali. Il dato, si spiega, è di netta rottura rispetto al passato e testimonia l’efficacia delle misure adottate lo scorso anno dal Ministero dell’Economia per interrompere il circolo vizioso dei posticipi infiniti che aveva caratterizzato gli ultimi decenni.

Ciò che emerge è però, ancora una volta, è “l’esistenza di divari siderali tra varie aree del Paese che vede contrapposti casi come quello siciliano, dove solo 30 comuni su 100 risultano aver approvato e trasmesso il bilancio, e la Valle d’Aosta e l’Emilia Romagna, dove questa percentuale sale al 96%”. Dopo anni di slittamenti nel 2023 un decreto ministeriale, ha riscritto il calendario delle scadenze contabili e anche se è comunque stata necessaria una proroga al 15 marzo quest’anno ben 4.695 comuni, il 59% del totale, hanno iniziato l’anno corrente con un bilancio di previsione già approvato e non si sono avvalsi del tempo aggiuntivo concesso dal Viminale.

Stando a quanto emerso da un’elaborazione di Centro Studi Enti Locali, basata sui dati della Banca dati delle Amministrazioni Pubbliche (Bdap-Mef), sono stati approvati entro il 15 marzo scorso i bilanci dell’84% dei comuni italiani. All’appello mancano quelli di 1.268 comuni. Questi enti hanno un profilo abbastanza preciso: la stragrande maggioranza è di piccole dimensioni. Nove di questi comuni su dieci hanno infatti meno di 10mila abitanti e il 64% è localizzato al sud e nelle isole. Nel nord Italia, nel suo complesso, risulta essere stato già trasmesso al Mef il 92% dei preventivi. In particolare, spiccano per efficienza: Emilia Romagna e Valle d’Aosta (entrambe a quota 96%) e Trentino Alto Adige e Veneto (95%). Ottimi anche i risultati registrati in: Lombardia (93%), Friuli Venezia Giulia (90%) e Piemonte (89%). Chiude il cerchio la Liguria, con l’85% di comuni adempienti.

Scendendo verso sud la percentuale decresce gradualmente, restando comunque buona al centro, dove mediamente sono stati già approvati e trasmessi 89 bilanci su 100. A trainare verso l’alto questo gruppo sono soprattutto Toscana (95%), Marche e Umbria (93%). Più indietro i comuni laziali, fermi a quota 81%. Meno rosea, ma comunque in netto miglioramento rispetto al passato, la situazione del Mezzogiorno dove i comuni più tempestivi sono stati 6 su 10. In particolare, le 3 regioni in assoluto più distanti dalla media nazionale sono – nell’ordine – la Sicilia, la Calabria e la Campania.

Nella banca dati gestita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, alla data del 24 aprile, risultano essere stati acquisiti soltanto 117 bilanci di previsione di comuni siciliani su 391, meno di uno su tre. Al di là dello Stretto ne sono stati trasmessi 236 su 404 (58% del totale), in Campania il 67% dei preventivi sono stati approvati nei tempi. Prima della classe, per quanto riguarda il meridione, è la Basilicata (92% di bilanci approvati), seguita a breve distanza dalla Sardegna (885) e dalla Puglia (86%). Chiudono il cerchio l’Abruzzo e il Molise, rispettivamente con l’80% e il 77% di comuni che hanno già inviato al Ministero il proprio preventivo.

Secondo il Centro Studi Enti Locali questi dati, nel loro insieme, testimoniano un effetto tangibile prodotto dalla nuova programmazione ma preoccupa la distanza abissale che continua a caratterizzare i risultati ottenuti da enti di territori diversi. Il processo di riforma della contabilità e dell’ordinamento degli enti locali, i cui cantieri sono aperti, dovrà necessariamente tenere conto anche delle criticità finanziarie e organizzative, ormai strutturali ed endemiche, di alcuni territori e individuare delle soluzioni efficaci per far sì che queste distanze siano colmate.

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Politica

Europee: Vannacci presenta il suo libro giovedì a Napoli

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Roberto Vannacci, candidato della Lega alle elezioni europee, presenterà il suo libro “Il mondo al contrario” giovedì 2 maggio a Napoli. Lo annuncia Luigi Mercogliano, presidente per la Campania del comitato “Il mondo al contrario” che trae il suo nome dal titolo del libro scritto da Vannacci. La presentazione del libro si terrà giovedì 2 maggio alle ore 17 nel teatro del centro culturale “In arte Vesuvio”. Interverranno alla presentazione con l’autore il presidente campano di “Mondo al contrario” Luigi Mercogliano, il giornalista Sergio Angrisano e lo scrittore Massimo Scalfati.

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Politica

Emiliano all’Antimafia: inopportuno io venga in audizione

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Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ha inviato una lettera alla Commissione parlamentare antimafia in cui spiega di non ritenere opportuna in questo momento una sua audizione, come richiesto già una settimana fa dall’ufficio di presidenza della stessa commissione. La motivazione del governatore sarebbe dovuta ad una serie di delicati impegni legati alla recente fase politica in Consiglio regionale, come la votazione della mozione di sfiducia nei suoi confronti. L’audizione avrebbe riguardato le vicende e le inchieste sui rischi di infiltrazioni mafiose nel territorio pugliese e in particolare a Bari.

“Quello di Emiliano è un evidente gesto di debolezza. Se lui adombra eventuali gesti di strumentalizzazione politica si sbaglia. Noi conosciamo bene i limiti e i poteri dell’Antimafia e confermo da parte mia la richiesta di audizione del presidente della Puglia, affinché venga fatta chiarezza su alcune vicende”. Così la senatrice di Italia Viva e componente della commissione antimafia, Raffaella Paita, in merito alla lettera inviata dal governatore della Puglia, in cui Emiliano ha spiegato alla commissione di non ritenere opportuna una sua convocazione in questo momento.

La commissione Antimafia ha ufficialmente convocato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano per il 2 maggio. Lo si apprende da fonti della commissione secondo le quali l’audizione è fissata per le 10.30.

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