Una corona di fiori deposta dal Sindaco Luigi de Magistris sulla lapide dell’albero della legalità, in piazza Municipio, che ricorda la strage di Capaci del 23 maggio 1992, in cui rimasero uccisi, 27 anni fa, il magistrato Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo.
Così è cominciata la giornata a Napoli, in memoria delle vittime di quel terribile attentato di mafia che scosse l’intero paese per la brutalità e la crudeltà, oltre che la platealità, e che anticipava, purtroppo, soltanto di 55 giorni, l’altra terribile strage, quella di Via D’Amelio dove furono assassinati l’amico e collega di Falcone, Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e anche prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L’unico sopravvissuto fu l’agente Antonino Vullo, risvegliatosi in ospedale dopo l’esplosione, in gravi condizioni.
Si è proseguito poi nella Sala dei Baroni del Maschio Angioino, dove il Sindaco di Napoli assieme al giornalista Paolo Chiariello, hanno parlato ad una platea di giovani, appartenenti a diversi istituti secondari della città, del valore della memoria e della legalità in un paese attraversato da stragi di mafia per certi versi ancora rimaste impunite o comunque non ancora del tutto chiarite per quel che riguarda i mandanti esterni, parliamo di quelli che il dottor Falcone definiva “menti raffinatissime”.
I ragazzi, per due ore, in assoluto silenzio, hanno ascoltato il racconto del giornalista e soprattutto dell’ex Magistrato, di quello che è stato sicuramente uno dei periodi più bui della repubblica.
Una storia sconosciuta alla platea, che non l’ha vissuta, data la giovane età, e forse ancor più per questo motivo, attratta dalla narrazione dei fatti e dalla speranza che comunque emerge dalle parole di una persona, il Sindaco de Magistris, a cui è stato tolto tanto nella sua carriera, ma che comunque ancora oggi manda messaggi di speranza a chi lo ascolta, perché crede nella giustizia e nei giovami che , come dice lui stesso “non sono il futuro, ma il presente”, e che è convinto che finché ci sarà qualcuno a ricordare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, non tutto sarà perduto.
Perché come diceva il giudice Falcone: “Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”. Era prevista la presenza a Napoli anche del magistrato della direzione nazionale antimafia Antonino Di Matteo. Il pm titolare dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia non é però riuscito ad essere presente per degli impegni di lavoro improvvisi ed improrogabili che si é scusato ma ha promesso che alla prima occasione utile vuole essere presente a Napoli per poter parlare con i giovani della lotta alla mafia e della necessità di fare chiarezza fino in fondo della trattativa tra uomini dello Stato e corleonesi che diedero vita alla stagione delle bombe e delle stragi.
mdm