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F1 a Monza: a Verstappen il record storico della decima vittoria consecutiva, terza la Ferrari di Sainz

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L’ennesimo trionfo e l’ennesimo record in Formula 1. Max Verstappen domina anche a Monza centrando la decima vittoria di fila superando l’ex ferrarista Sebastian Vettel e precedendo il compagno di scuderia Sergio Perez per una nuova doppietta Red Bull. Avvincente il Gran Premio d’Italia targato Ferrari, con Carlos Sainz che scattato dalla pole resiste 15 giri al campione del mondo e chiude terzo sul podio al termine di un bel duello con il compagno Charles Leclerc che deve accontentarsi della quarta posizione. Verstappen ora a quota 364 punti nel Mondiale mette un altro tassello importante che lo avvicina al suo terzo titolo. Falsa partenza a Monza a causa di un problema alla AlphaTauri di Tsunoda che a pochi secondi dal semaforo verde si ferma all’altezza della Parabolica ritardando di una ventina di minuti il via.

Al secondo semaforo, dopo la nuova procedura di partenza, fa sognare il bell’avvio delle Ferrari con Sainz che scattando dalla pole position riesce a lanciarsi al comando della gara tenendo bene dietro Verstappen. Va forte anche l’altra Rossa di Leclerc che mantiene la terza posizione conquistata in qualifica e cerca anche di minacciare il campione del mondo della Red Bull mettendosi sugli scarichi per la gioia della marea dei tifosi del Cavallino Rampante. Nei primi giri Sainz riesce a fermare gli attacchi di Verstappen mostrando i progressi della scuderia di Maranello, ma al giro 15 paga caro un piccolo errore: lo spagnolo blocca le ruote alla Roggia e l’olandese volante lo passa chiudendo prima la curva.

Da qui in poi comincia un altro Gran Premio, con il leader del Mondiale che va in fuga come al solito e le Rosse a tentare conmuque il tutto per tutto: al giro 20 provano l’undercut sostituendo le gomme morbide con le dure, ma il colpo di strategia del muretto Rosso non riesce e al ritorno in pista le posizioni sono invariate con l’olandese della Red Bull davanti alle due Ferrari. Dietro a Leclerc e Sainz si sveglia intanto l’altra Red Bull di Sergio Perez che dopo aver passato la Mercedes di Russell per la quarta posizione si lancia all’inseguimento delle Rosse. Pochi giri e comincia la sfida tra il messicano e Leclerc che resiste come un leone fin che può e precisamente fino al giro 32 quanto viene sorpassato proprio sul traguardo ammutolendo i tifosi di Monza e i tanti vip accorsi all’autodromo brianzolo per vedere la Formula 1.

Da Fabio Capello al cantante Fabio Rovazzi che sono ormai degli habitué dell’appuntamento monzese, al cestista Dirk Nowitzki e al fresco campione del mondo di salto in alto Gianmarco Tamberi. Presente anche la pattinatrice Arianna Fontana, la sciatrice Sofia Goggia, Carlo Verdone e lo chef Gordon Ramsey. Tornando alla gara Verstappen continua ad inanellare giri veloci con Sainz quasi a dieci secondi di distanza dall’olandese e con Perez quasi sugli scarichi. Ne nasce un nuovo duello tra il messicano della Red Bull e lo spagnolo che a pochi giri dalla bandiera a scacchi deve cedere la seconda posizione. Finale scoppiettante con le due Ferrari a contendersi la terza piazza a suon di sorpassi e controsorpassi al limite. Alla fine sorride Sainz che sale sul podio, ma è costretto a guardare dal gradino più basso del podio la super coppia Red Bull di fronte alla festante marea Rossa che dopo le incoraggianti qualifiche sognava di vedere il Cavallino Rampante un po’ più in alto.

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Mika torna in Italia: concerti, cinema e un amore infinito per l’arte

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Artista eclettico e cittadino del mondo, Mika (foto Imagoeconomica in evidenza) si prepara a tornare in Italia per quattro concerti estivi (Umbria Jazz, No Borders, Este Music Festival e Anfiteatro del Vittoriale). Ma prima, il cantante sarà protagonista su Rai1: condurrà la serata di premiazione dei David di Donatello mercoledì 7 maggio. In una lunga intervista al Corriere della Sera, Mika racconta il suo amore per l’Italia e per il cinema.

«Sono un grande fan del cinema che sa essere leggero, poetico, politico», racconta, ricordando come non servisse conoscere la lingua italiana per capire i grandi maestri del nostro cinema: «È un dialogo universale». La sua conduzione ai David sarà pensata per celebrare tutto il mondo del cinema, non solo le star ma anche gli artigiani che rendono possibile la magia del grande schermo.

Accanto a lui sul palco ci sarà Elena Sofia Ricci, che definisce «una donna forte, intellettuale, emozionale, favolosamente diva». Mika, con la sua naturalezza, respinge l’etichetta di «divo» per sé stesso: «Nella vita sono normale, ma sul palco mi trasformo: è un rito spirituale».

L’arte come salvezza e la doppia vita degli artisti

Mika si racconta senza filtri, ammettendo quanto la cultura della fama sia tossica e di quanto sia importante per lui rifugiarsi nella parte artigianale e creativa del suo lavoro: «L’artigianato mi salva dagli aspetti superficiali, è una cura». La differenza tra il sé pubblico e il sé privato è marcata: sul palco energia pura, a casa, davanti a un pianoforte, la paura del foglio bianco.

Ripercorrendo la sua infanzia, Mika spiega di aver avuto «l’infanzia più bella del mondo» nonostante le difficoltà scolastiche: «La musica mi ha salvato la vita». E racconta come ogni sua identità culturale abbia lasciato un segno profondo: dalla praticità americana, alla disciplina inglese, al gioco delle parole francese, fino all’anima colorata e malinconica libanese.

Da X Factor ai David: un percorso sorprendente

Indimenticabile il suo primo impatto con X Factor Italia: «Non capivo nulla di quello che dicevano Simona Ventura, Morgan ed Elio… mi chiesi perché avessi accettato», confessa sorridendo. Ma proprio da quel momento è iniziato un rapporto d’amore con il nostro Paese che dura ancora oggi.

E ora, ai David di Donatello, Mika porterà poesia, eleganza e un tributo profondo al cinema italiano, nel rispetto della sua grande tradizione e della sua capacità unica di emozionare il mondo.

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Economia

Cambio ai vertici di Engineering: Aldo Bisio nuovo amministratore delegato

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Cambio della guardia al vertice di Engineering, multinazionale specializzata nella trasformazione digitale. Maximo Ibarra (foto Imagoeconomica sotto) ha rassegnato le dimissioni da amministratore delegato con effetto immediato. Al suo posto, il consiglio di amministrazione della società – controllata dai fondi Bain e Renaissance – ha nominato Aldo Bisio (foto Imagoeconomica in evidenza), ex numero uno di Vodafone Italia dal 2014 al 2024.

MAXIMO IBARRA EX AD ENGINEERING

Prima della sua lunga esperienza in Vodafone, Bisio ha ricoperto incarichi di rilievo in Ariston Thermo e in McKinsey. Attualmente siede anche nel board di Coesia, produttore globale di soluzioni industriali per l’imballaggio.

Il bilancio della gestione Ibarra

Maximo Ibarra lascia Engineering dopo quasi quattro anni di gestione che hanno visto la società crescere significativamente: circa 14.000 dipendenti, oltre 80 sedi tra Europa, Stati Uniti e Sud America, con un fatturato che ha raggiunto quasi 1,8 miliardi di euro, generato da oltre 70 società controllate in 21 Paesi.

«Negli ultimi mesi ho maturato la volontà di prendermi del tempo per valutare nuovi progetti professionali», ha dichiarato Ibarra, aggiungendo che resterà disponibile fino al prossimo 1° settembre per garantire un efficace passaggio di consegne e che continuerà a essere investitore nella società.

La sfida per Bisio: crescita e nuove operazioni strategiche

Il presidente di Engineering, Gaetano Micciché, ha ringraziato Ibarra per il lavoro svolto ed espresso fiducia nella capacità di Bisio di guidare l’azienda verso una nuova fase di sviluppo e innovazione.

Tra i primi dossier sul tavolo del nuovo amministratore delegato c’è la valutazione sulla vendita di Municipia, società del gruppo attiva nei servizi ai Comuni. Engineering ha incaricato Klecha di esplorare il mercato alla ricerca di investitori interessati, con una valutazione che si aggira intorno ai 250 milioni di euro.

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Bersani e politica che si fa con l’orecchio a terra: dallo sciopero delle prostitute ai rimpianti sullo ius soli

Pier Luigi Bersani, in un’intervista al Corriere della Sera, ripercorre episodi della sua vita politica e personale: dalle liberalizzazioni allo sciopero delle prostitute, passando per il rimpianto sullo ius soli.

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Pier Luigi Bersani (foto Imagoeconomica in evidenza), ex segretario del Pd, si racconta in un’ampia intervista rilasciata al Corriere della Sera, ripercorrendo episodi personali e politici che hanno segnato la sua vita e l’Italia contemporanea.

Nel suo nuovo libro “Chiedimi chi erano i Beatles” (Rizzoli), Bersani intreccia la politica, le battaglie sociali e i ricordi personali, come l’episodio curioso dello sciopero delle prostitute a Piacenza negli anni Settanta e la protesta dei commercianti sotto casa dei suoi genitori a Bettola, quando da ministro avviò le famose liberalizzazioni.

L’episodio delle prostitute e la lezione sulla politica

Durante la pedonalizzazione di un tratto della via Emilia, le prostitute protestarono. Il giovane Bersani, allora responsabile cultura del Pci locale, seguì l’episodio da vicino: «Un amministratore deve avere a cuore i problemi di tutti, anche quelli più difficili», ricorda.

Le liberalizzazioni e il pullman a Bettola

Nel 1996, da ministro, la sua “lenzuolata” per liberalizzare il commercio suscitò la rabbia dei commercianti. Una delegazione arrivò addirittura sotto casa dei suoi genitori. Ma l’accoglienza calorosa dei suoi — ciambelle e vino bianco — trasformò la protesta in una festa, segnando un inatteso boomerang per i contestatori.

La sfida canora con Umberto Eco

Bersani racconta anche della famosa sfida canora al convegno di Gargonza nel 1997, quando sconfisse Umberto Ecointonando canti religiosi: «Da noi era obbligatorio fare i chierichetti, non iscriversi subito alla Fgci».

Il rimpianto dello ius soli

Se fosse diventato premier nel 2013, Bersani avrebbe voluto introdurre lo ius soli con un decreto legge già alla prima seduta del Consiglio dei Ministri. Un rimpianto che ancora oggi pesa: «Se parti dagli ultimi, migliori la società per tutti».

I 101 e la caduta di Prodi

Bersani ammette di conoscere l’identità di circa «71-72» dei famosi 101 franchi tiratori che affossarono Romano Prodinella corsa al Quirinale. «C’erano renziani e non solo. Alcuni mi confessarono la verità piangendo».

Il rapporto con la morte

Dopo un grave problema di salute nel 2014, Bersani parla della morte con una serenità disarmante: «È più semplice di quanto pensassi. È la vita che si riassume in quell’istante». La sua fede è ora una ricerca continua: «Chi ha già trovato dovrebbe continuare a cercare».

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