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Cronache

Euro 2032, la sfida degli stadi in Italia: Napoli tra il nuovo Maradona e il progetto Caramanico

Con Euro 2032 alle porte, a Napoli si apre la doppia partita tra il restyling dello stadio Maradona e il nuovo progetto Caramanico di De Laurentiis. Il nodo: trovare 150 milioni.

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Inizia ufficialmente la corsa per gli stadi di Euro 2032. Con l’articolo 9-ter del Decreto Sport, l’Italia si dota di una nuova legge per accelerare la realizzazione degli impianti necessari al torneo continentale. Una norma che riconosce gli stadi come infrastrutture di interesse strategico nazionale e affida a un commissario straordinario il compito di definire piani d’intervento in sinergia con i soggetti privati promotori.

Il commissario e il fondo per attrarre investitori

Il commissario nazionale – ancora da designare – potrà avvalersi del supporto tecnico di Sport e Salute Spa e nominare sub-commissari i sindaci, come Gaetano Manfredi, se necessario.

Accanto al profilo operativo, arriva anche lo strumento finanziario: il Fondo italiano per lo sport, in gestione separata presso l’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale, destinato a sostenere con garanzie e finanziamenti pubblici gli investimenti privati per gli stadi. Quattro le sezioni previste: garanzie, finanziamenti, rafforzamento patrimoniale e contributi.

La doppia partita: Maradona vs Caramanico

Nel nuovo scenario legislativo si inserisce con forza il caso Napoli. Da un lato, il progetto del Comune per ristrutturare il Maradona, presentato il 26 luglio alla delegazione UEFA-FIGC, che però necessita di almeno 150 milioni di euro. Soldi che il Comune non ha e che ha chiesto alla Regione Campania, senza ottenere risposta dal presidente uscente Vincenzo De Luca.

Dall’altro lato, l’alternativa proposta da Aurelio De Laurentiis: costruire un nuovo stadio nell’area del Caramanico, presentando il progetto alla Zes Campania. Due visioni diverse, due modelli: restyling pubblico contro impianto ex novo a guida privata.

Scontro istituzionale? No, dialogo sotto traccia

Fonti di Palazzo San Giacomo raccontano che Manfredi non si opporrà formalmente in sede di Zes al progetto De Laurentiis, ma verranno segnalati due ostacoli amministrativi: la presenza di un mercato comunale nell’area e un altro progetto di Palaeventi al Centro Direzionale.

Segnale politico importante: il sindaco è pronto a indicare a De Laurentiis le soluzioni per superare entrambi i nodi. Un messaggio chiaro: niente muro contro muro, ma apertura a un’intesa che salvi l’immagine della città e la partecipazione a Euro 2032.

I tempi stringono: entro l’autunno la svolta

Intanto, il Maradona resterà casa del Napoli almeno per i prossimi quattro anni. Ma entro luglio 2026 dovrà essere operativo un progetto concreto ed esecutivo, con l’accordo delle parti, per non perdere la sede UEFA.

A settembre, la Zes scioglierà le riserve sul progetto SSC Napoli. A ottobre, il Comune dovrà chiarire se può garantire i fondi per il restyling del Maradona.

Il tempo per decidere è ora. E l’autunno sarà decisivo per capire se Napoli sarà protagonista o spettatrice del grande calcio europeo nel 2032.

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Cronache

Napoli, tornano i taralli “abusivi” sul lungomare: chioschi ancora sotto sequestro ma si riapre

Nonostante i sequestri e le sentenze del Tar, alcuni chioschi del lungomare di Napoli sono tornati a vendere cibo e bevande. Il Comune prepara un piano regolatore, ma intanto si moltiplicano le semi-riaperture.

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I taralli sono tornati in vetrina, le bibite appoggiate sopra le saracinesche, gli ombrelloni azzurri riaperti sotto il sole di luglio. Sul lungomare di Napoli, i chioschi che l’estate scorsa erano stati chiusi e sequestrati dalle forze dell’ordine sono tornati ad animarsi, nonostante restino formalmente sotto sequestro.

Le saracinesche sono ancora abbassate e i cartelli con scritto “attrezzature sottoposte a sequestro” ben visibili, ma attorno ai chioschi ricompare la vendita di birre, snack, patatine e biscotti. Un’attività parallela e di fatto non autorizzata, che aggira le disposizioni della magistratura e del Comune.

Le proteste e le “riaperture” alternative

Non è un caso isolato. Anche a Mergellina, vicino agli yacht dei vip, un altro chiosco è tornato a vendere grazie a una postazione laterale con ombrelloni, banchetti Algida e tavolini di plastica, circondato da giocattoli per bambini, palloni e pupazzi di Spider-Man. È il ritorno dei “chioschi chiusi ma aperti”, in un clima di resistenza silenziosa e improvvisazione commerciale.

I chioscai, rimasti senza reddito, avevano protestato in piazza nei mesi scorsi, anche con gesti simbolici come la bara piena di taralli. Ma il Comune ha mantenuto la linea dura, supportata dalle sentenze del Tar che hanno confermato l’irregolarità delle attività sul lungomare. L’unica concessione è stata la possibilità di lavorare nelle aree mercatali ufficiali, non sul lungomare, che è sottoposto a vincoli urbanistici stabiliti dalla Sovrintendenza.

Il piano per regolamentare il futuro

Ora Palazzo San Giacomo sta lavorando a un piano regolatore delle nuove attività sul lungomare. L’incarico è stato affidato al professor Mario Lo Sasso dell’Università Federico II, e il documento dovrà passare anche al vaglio della Sovrintendenza e del Consiglio comunale.

L’obiettivo dichiarato dell’amministrazione Manfredi è riorganizzare le attività di ristoro tra Mergellina e via Nazario Sauro, puntando su esercizi di qualità, attraverso gare pubbliche. Nessuna scorciatoia per chi è rimasto senza autorizzazione: i diciannove chioschi finiti nel mirino restano “fuori norma”.

I tempi e l’attesa dell’autunno

Il piano regolatore potrebbe vedere la luce entro la fine del 2025, ma le decisioni cruciali arriveranno solo in autunno, quando il Consiglio comunale dovrà esprimersi sul futuro commerciale del lungomare. Intanto, il commercio continua a fiorire tra ambulanti abusivi e venditori “itineranti fissi”, una definizione che il Tar ha giudicato una “incompatibilità logica”.

Le postazioni, che dovevano rimanere inattive, sono tornate a vivere. Una sfida aperta alla legalità, che mette in luce le contraddizioni tra la necessità di lavoro e il rispetto delle regole in una delle zone più suggestive – e complesse – della città.

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Fiesta Latina, sei casi di intossicazione da botulino: grave un bimbo di 11 anni

Sei persone intossicate da botulino dopo aver mangiato alla Fiesta Latina di Monserrato. Grave un bambino trasferito d’urgenza a Roma. Indagini in corso.

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Doveva essere una serata di musica, danze e sapori etnici, ma si è trasformata in un incubo. Sei persone sono rimaste intossicate da botulino durante la Fiesta Latina organizzata a Monserrato, nella città metropolitana di Cagliari. Cinque sono in gravi condizioni. Particolarmente preoccupanti le condizioni di un bambino di 11 anni, inizialmente ricoverato al Brotzu di Cagliari e poi trasferito d’urgenza al Policlinico Gemelli di Roma.

Il cibo contaminato: nel mirino i tacos

Le indagini condotte dai carabinieri del Nas, supportate dal Comune di Monserrato, indicano che tutte le persone colpite avevano consumato cibo presso lo stesso chiosco di street food durante la manifestazione che si è tenuta dal 22 al 25 luglio. Sotto accusa, in particolare, ci sarebbero dei tacos di ispirazione messicana.

Le autorità sanitarie locali hanno evidenziato come la contaminazione sia stata molto circoscritta. “I casi di intossicazione – spiega il Comune – riguardano esclusivamente i soggetti che hanno consumato alcuni cibi evidentemente contaminati, mentre altri partecipanti non hanno riscontrato alcun sintomo”.

Ricoveri e indagini: il quadro clinico

Oltre al bambino, risultano ricoverati due uomini di mezza età, una giovane donna, una 62enne e una ragazzina di 14 anni. Quattro sono stati trasportati nelle strutture ospedaliere già nella mattinata con sintomi riconducibili al botulismo. Altri due sono arrivati nel pomeriggio, uno dei quali in condizioni gravi. Due pazienti sono ora nel reparto di Rianimazione del Policlinico di Monserrato.

Le autorità hanno avviato una vera e propria caccia al focolaio. Il Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione ha attivato le procedure di allerta, contattando tutte le persone potenzialmente esposte.

Ordinanza a Tortolì: stop alla Fiesta

La manifestazione si era nel frattempo spostata a Tortolì, in Ogliastra. Non appena ricevuta la segnalazione della Asl, il sindaco di Tortolì ha firmato un’ordinanza urgente per bloccare immediatamente la somministrazione di alimenti e bevande nell’ambito della nuova tappa della Fiesta Latina.

“L’ordinanza – si legge nella comunicazione ufficiale – fa seguito a un’allerta alimentare comunicata dalla Regione Sardegna, riguardante un sospetto focolaio di botulismo legato alla manifestazione”.

Un’allerta grave ma circoscritta

Mentre i sanitari lavorano per salvare la vita dei pazienti, le autorità rassicurano sulla natura circoscritta dell’evento. Tuttavia, il caso solleva nuovamente interrogativi sulla sicurezza alimentare nelle manifestazioni di street food, sempre più diffuse in tutta Italia, ma spesso difficili da monitorare in modo capillare.

Il caso è ora sotto la lente della magistratura e della sanità pubblica, mentre si attende l’esito definitivo degli esami per accertare la presenza di botulino nei cibi consumati e per comprendere se vi siano state violazioni igienico-sanitarie da parte degli organizzatori o dei venditori coinvolti.

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Morte Celeste Pin: lettera anonima alla procura rafforza l’ipotesi di omicidio

La procura di Firenze indaga sulla morte di Celeste Pin: una lettera anonima inviata al legale della famiglia suggerisce il coinvolgimento in affari immobiliari controversi.

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Svolta nelle indagini sulla morte di Celeste Pin, ex calciatore della Fiorentina scomparso lo scorso 22 luglio all’età di 64 anni. Il legale della ex moglie e del figlio, l’avvocato Mattia Alfano, ha consegnato alla procura di Firenze una lettera anonima ricevuta via e-mail, da un mittente sconosciuto e non rintracciabile. Il contenuto del messaggio ricostruisce vicende legate all’attività immobiliare di Pin, ipotizzando un omicidio legato a interessi economici rilevanti a Firenze.

Ipotesi alternative al suicidio

La pista tracciata nella lettera – consegnata alla pm Silvia Zannini, titolare dell’inchiesta formalmente aperta per omicidio colpososi discosta nettamente dalle ipotesi finora emerse di suicidio o di istigazione al suicidio. Gli allegati alla e-mail contengono documentazione relativa a operazioni immobiliari nelle quali l’ex difensore risultava coinvolto, insieme ad altri soggetti operanti nel settore fiorentino.

Le indagini della procura

Nel frattempo, proseguono gli accertamenti autoptici, coordinati dalla dottoressa Rossella Grifoni dell’Istituto di Medicina Legale. Dall’autopsia non sarebbero emerse, al momento, lesioni scheletriche o emorragie evidenti, ma sono stati effettuati prelievi gastrici per le analisi tossicologiche. La polizia scientifica ha partecipato alle operazioni per eseguire rilievi biologici sulla salma, tra cui impronte digitali e analisi subungueali.

Secondo quanto riferito dall’avvocato Massimo Nistri, che assiste i familiari insieme ad Alfano, l’intervento della Scientifica ha prolungato i tempi dell’autopsia, originariamente previsti più brevi.

L’elemento chiave: la telefonata sospetta

Tra gli elementi ritenuti più rilevanti per l’inchiesta, c’è una telefonata ricevuta da Celeste Pin pochi giorni prima del decesso. Secondo testimoni ascoltati dagli inquirenti, l’ex calciatore sarebbe apparso molto scosso dopo quella conversazione, mostrando un forte malessere emotivo che lo avrebbe accompagnato fino alla morte.

Per chiarire la natura di quella chiamata e degli ultimi contatti, la procura ha posto sotto sequestro il telefono cellulare di Pin e ha disposto un accertamento tecnico irripetibile, previsto per il 4 agosto, con l’estrazione forense dei dati contenuti nel dispositivo.

L’inchiesta è ancora in una fase delicata ma la pista di un possibile movente economico legato ad affari immobiliari si fa sempre più concreta.

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