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Lavoro

Elezioni Coldiretti: il nuovo presidente è il bresciano Ettore Prandini, confermato vicepresidente della più grande organizzazione delle imprese agricole Gennarino Masiello

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Ettore Prandini è il nuovo presidente nazionale di Coldiretti, riconfermato vicepresidente Gennarino Masiello: “Ci attendono nuove sfide per il consolidamento di un modello vincente di agricoltura e di cibo made in Italy, sano tracciato e garantito, che Coldiretti ha fortemente voluto costruire”. Gennarino Masiello saluta così la sua rielezione, affiancherà Prandini, bresciano, che prende il posto di Moncalvo, presidente uscente. A lui vanno i ringraziamenti del vicepresidente Masiello per “questi cinque anni di intenso lavoro e di grandi conquiste”. Gli altri vice di Ettore Prandini sono Nicola Bertinelli, Emilia Romagna, David Granieri, Lazio, Maria Letizia Gardoni, Marche.
Prandini prende il timone di una organizzazione in crescita che ha esteso la propria rappresentanza dalle imprese singole alle cooperative, dal settore agricolo a quello della pesca, dall’agricoltura tradizionale alla filiera agroalimentare con le fattorie, i mercati, e le botteghe di Campagna Amica ed il progetto per una Filiera Agricola tutta Italiana. La Coldiretti, fondata nel 1944, conta su 1,6 milioni di associati ed è una grande forza sociale che rappresenta la maggioranza assoluta delle imprese che operano nell’agricoltura italiana che la rendono la più grande Organizzazione agricola italiana ed europea a cui fanno capo circa il 70% degli iscritti alle Camere di Commercio tra le organizzazioni di rappresentanza.
Masiello gestisce l’azienda di famiglia vicino Benevento dove coltiva grano e tabacco oltre a produrre vino. Già nel 1998 è delegato nazionale Coldiretti, nel 2001 il salto alla vicepresidenza nazionale. Nel 2003 diventa presidente di ONT Italia e nel 2004 è eletto presidente di Coldiretti Benevento. Nel 2006 è stato il più giovane presidente di una Camera di Commercio italiana. Dal 2017 è presidente europeo di Elti – European Leaf Tobacco Interbranch, la più grande associazione di produttori e trasformatori del comparto. È stato rieletto presidente di Coldiretti Campania per il prossimo quinquennio.

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Economia

Occupazione al top, ma si cerca ancora tra gli amici

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L’occupazione continua a viaggiare con il segno positivo e tocca un nuovo record nel primo trimestre dell’anno, trainata dall’aumento dei dipendenti stabili. I dati trimestrali dell’Istat confermano un mercato del lavoro in crescita, che però fa ancora fatica a cambiare le dinamiche di ingresso. Nella ricerca di un posto continua a prevalere l’uso del cosiddetto canale informale: ovvero rivolgersi a parenti, amici e conoscenti, che rimane la pratica più diffusa. Nei primi tre mesi dell’anno, il numero di occupati aumenta di 141mila unità (+0,6%) rispetto al quarto trimestre 2024 e il tasso di occupazione sale al 62,7% (+0,4 punti), il livello più alto mai registrato nelle serie storiche trimestrali avviate dall’Istat nel 2004.

Nel confronto annuo la crescita è più marcata ed è di 432mila unità (+1,8%). In entrambi i casi la spinta arriva dall’aumento dei dipendenti a tempo indeterminato (+634mila in un anno), che si contrappone al calo dei dipendenti a termine (-182mila). Dati che per l’esecutivo e la maggioranza sono incontrovertibili rispetto alle politiche messe in campo. “Certificano un risultato senza precedenti, frutto di una visione chiara da parte del governo Meloni, di scelte coraggiose e di politiche che finalmente stanno dando risultati concreti”, commenta il ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr, Tommaso Foti.

“Sono la migliore risposta a chi come il segretario della Cgil Landini ha fatto credere ai cittadini in maniera puramente demagogica che serviva un referendum”, rincara il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon. L’occupazione dunque cresce, sia per gli uomini che per le donne, anche se il gap resta ampio. E si accentuano anche i divari nella partecipazione al mercato del lavoro per livello di istruzione. Tanto che il tasso di occupazione corre per i laureati (aumentando di 1,9 punti rispetto al primo trimestre 2024), segna +0,7 punti per i diplomati e solo +0,3 punti per coloro che hanno al massimo la licenza media. E i canali per entrare resta spesso ancorati alla rete di parentele e conoscenze. Recupera comunque terreno l’invio di domande e curricula e la consultazione di offerte di lavoro, così come la quota di chi si rivolge al centro pubblico per l’impiego e di chi risponde o mette inserzioni, mentre è in calo quella di chi contatta le agenzie private di intermediazione o somministrazione.

Ad aumentare è anche il costo del lavoro. Nel primo trimestre dell’anno sale addirittura del 4,6%, come effetto del forte aumento delle retribuzioni (+4,1%) e ancor di più dei contributi sociali (+6,3%). Risultato dei miglioramenti retributivi guidati dai rinnovi contrattuali e, dall’altro, dall’esaurimento degli effetti di alcune agevolazioni contributive. Ed è proprio ai rinnovi che guarda un altro dato diffuso dall’Istat, quello dell’inflazione misurata dall’indice Ipca al netto degli energetici importati – indice di riferimento per i contratti – che per il 2024 risulta pari a +1,3%. Sulla base di questo, calcono i sindacati dei metalmeccanici, alle tute blu si riconosce un incremento salariale medio di 27,70 euro mensili, a partire proprio da giugno. Che però “non basta”. I contratti nazionali scaduti, grazie alla clausola di “ultrattività”, garantiscono ai metalmeccanici gli aumenti fino alla sottoscrizione di un nuovo contratto, insieme al diritto ai 200 euro di welfare contrattuale. Per questo Fim, Fiom e Uilm rilanciano la battaglia per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici: in calendario c’è già il nuovo sciopero il 20 giugno per chiedere a Federmeccanica-Assistal di riprendere il negoziato e arrivare nel più breve tempo possibile ad una soluzione.

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Economia

Il nuovo valore del lavoro: salute, equilibrio e tempo per sé battono lo stipendio

Il benessere psicofisico diventa la priorità dei lavoratori, soprattutto tra i più giovani. La retribuzione scivola in fondo alla classifica.

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Il mondo cambia, e con esso il modo in cui il lavoro viene percepito e vissuto. Se fino a pochi anni fa il successo professionale si misurava in status e ricchezza, oggi le nuove generazioni, in particolare la Generazione Z, spostano l’attenzione su altri parametri: equilibrio tra vita e lavoro, benessere mentale e tempo per sé. A confermare questo profondo cambio di rotta sono studi e ricerche nazionali e internazionali, che indicano come il denaro non sia più il principale fattore nelle scelte di carriera.

I dati parlano chiaro: prima la salute, poi la serenità

Secondo l’8° Rapporto Eudaimon-Censis sul welfare aziendale, oggi la ricchezza occupa appena il terzultimo postotra le priorità dei lavoratori italiani. Al primo posto si trova invece il benessere fisico e mentale, indicato dal 63% degli intervistati. Seguono la tranquillità (41,3%) e l’equilibrio tra vita privata e professionale (36,2%).

È un segnale evidente di una trasformazione culturale in atto, come sottolinea anche Alberto Perfumo, CEO di Eudaimon: «Stiamo assistendo a un cambio di rotta irreversibile. Il lavoro non è più solo fonte di reddito, ma uno dei pilastri del benessere personale. Le aziende devono prenderne atto: il welfare aziendale non è più un’opzione, ma un dovere».

Dalla Generazione Z un messaggio forte

Anche The Guardian conferma questo scenario: tra i giovani della Gen Z, ben il 74% pone al primo posto l’equilibrio vita-lavoro, mentre solo il 68% considera lo stipendio una priorità. In un contesto economico instabile, questo dato racconta il bisogno di senso e di qualità della vita, più che di semplice guadagno.

Le 10 priorità dei lavoratori oggi

Il Rapporto Eudaimon-Censis individua le dieci dimensioni più rilevanti per il benessere dei lavoratori:

  1. Benessere fisico e mentale – 63%

  2. Tranquillità e ambiente di lavoro sereno – 42%

  3. Equilibrio tra vita privata e lavoro – 34%

  4. Tempo per sé – 30%

  5. Famiglia come supporto emotivo – 26,5%

  6. Sicurezza sul lavoro – 20%

  7. Consapevolezza di sé (mindfulness) – 11%

  8. Stabilità economica/ricchezza – 9%

  9. Visione positiva del futuro – 8%

  10. Divertimento – 4,5%

Nuove sfide per le imprese: personalizzare il welfare

Il dato più rilevante non è solo la crescente attenzione al benessere, ma la richiesta di soluzioni su misura. I lavoratori non vogliono più pacchetti standardizzati: chiedono percorsi personalizzati che riflettano le proprie esigenze e la propria fase di vita.

Come ha osservato ancora Perfumo: «Oggi il valore del lavoro si misura dalla qualità della vita che è in grado di garantire. Il work-life balance non è una moda, ma un criterio guida nelle scelte di carriera. Le aziende che sapranno rispondere a queste aspettative saranno quelle capaci di attrarre e trattenere i migliori talenti».

(L’immagine è stata realizzata con sistemi di intelligenza artificiale) 

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In Evidenza

Sanità privata in sciopero: in piazza in 20 città italiane per il rinnovo del contratto nazionale

I sindacati: «Basta scuse, servono regole chiare e salari dignitosi per 200mila operatori sanitari e socio-sanitari».

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Una mobilitazione nazionale, con cortei, presidi e bandiere in oltre 20 città da Palermo a Milano, da Napoli a Torino, passando per Genova, Trento, Cagliari e Bari. A scendere in piazza sono stati decine di migliaia di lavoratori della sanità privata, in occasione dello sciopero di 24 ore indetto da Cgil, Cisl e Uil, per chiedere con forza il rinnovo immediato del contratto nazionale di lavoro e l’introduzione di regole vincolanti per l’accreditamento delle strutture sanitarie private.

Contratti bloccati da anni: “Situazione inaccettabile”

I lavoratori coinvolti sono circa 200mila: operatori sanitari e socio-sanitari impiegati in ospedali privati accreditati e residenze per anziani, che da anni attendono il rinnovo del contratto. Il contratto della sanità privata è fermo da sei anni, mentre quello delle RSA è bloccato da tredici.

«Non è più accettabile che l’apertura dei tavoli venga rinviata da Aiop e Aris con il pretesto della mancata copertura da parte di Governo e Regioni», denunciano i segretari nazionali Barbara Francavilla (Fp Cgil), Roberto Chierchia (Cisl Fp) e Ciro Chietti (Uil Fpl), presenti al corteo di Roma.

Un settore in espansione ma con salari al palo

Secondo i dati del Rapporto Oasi 2024 del Cergas Bocconi, il 32% dei posti letto del SSN è gestito da strutture private accreditate, con picchi del 53% nel Lazio e del 44% in Lombardia. Ancora più ampia la presenza nel settore anziani: l’85% delle residenze sanitarie assistenziali è privata.

«Non si può fare margine e utile scaricando il rischio d’impresa sui fondi pubblici», accusa Francavilla, sottolineando come il costo della vita sia diventato insostenibile per operatori che guadagnano ancora cifre basse nonostante il peso del lavoro quotidiano.

Le richieste dei sindacati

Oltre al rinnovo contrattuale, le sigle chiedono regole chiare:

  • Accreditamento regionale vincolato all’applicazione di contratti collettivi firmati da sindacati rappresentativi

  • Uniformità contrattuale tra pubblico e privato

  • Tempistiche regolari di rinnovo dei contratti

«Chi si accredita nel sistema sanitario pubblico deve rispettare regole stringenti», ribadisce Chierchia.

Prossime azioni: più controlli, più pressione

Alla fine della giornata di sciopero, Cgil, Cisl e Uil hanno annunciato nuove iniziative:

«Continueremo a promuovere azioni di pressione, coinvolgendo gli Ispettorati territoriali per verificare il rispetto dei contratti e dei carichi di lavoro nelle aziende».

Una vertenza aperta che promette nuove mobilitazioni, con l’obiettivo di garantire diritti, tutele e dignità a chi ogni giorno opera in una fetta sempre più rilevante del sistema sanitario nazionale.

(Immagine in evidenza realizzata con sistemi di intelligenza artificiale)

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