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Effetto sanzioni, per S&P debito russo è spazzatura

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L’agenzia di rating S&P Global toglie la ‘tripla B’ al debito sovrano russo declassandolo a ‘spazzatura’ in scia all’ondata di sanzioni che stanno colpendo l’economia di Mosca e ai rischi connessi ad uno scenario geopolitico e militare molto incerto. Un analogo schiaffo potrebbe presto arrivare anche da Moody’s, che ha messo sotto osservazione in vista di un possibile downgrade il rating russo, gia’ all’ultimo gradino dell’investment grade (Baa3). Le “forti sanzioni” contro Mosca “potrebbero avere significativi effetti, diretti e secondari, sull’attivita’ economica e commerciale estera, sulla fiducia dei cittadini e sulla stabilita’ finanziaria”, rileva S&P. Che sottolinea come le misure colpiscano “un’ampia parte del sistema bancario russo”, con “significative implicazioni negative” sulla sua “capacita’ di agire come intermediario finanziario nel commercio internazionale”. Ma “l’incertezza che circonda l’estensione del conflitto militare pone rischi ulteriori” in quanto una escalation “potrebbe portare a un nuovo round di sanzioni” che, negli scenari peggiori, “potrebbero interrompere parte del commercio di commodity e mettere a rischio la capacita’ tecnica o la volonta’ del governo russo di assicurare un tempestivo servizio del debito”. S&P, che ha tagliato da BBB- a BB+ il debito in valuta estera e da BBB a BBB- quello in rubli, ha messo il rating sotto esame con implicazioni negative in attesa di aver “maggior chiarezza” sulle conseguenze delle sanzioni e sull’evoluzione dello scenario militare. “Le sanzioni aggiuntive e piu’ severe” imposte alla Russia sono anche alla base del riesame del rating da parte di Moody’s. “Serie preoccupazioni attorno alla capacita’ della Russia di gestire l’impatto negativo delle nuove sanzioni sull’economia, le finanze pubbliche e il sistema finanziario potrebbero tradursi in un downgrade”, avverte l’agenzia americana, che ha anche messo sotto osservazione il rating dell’Ucraina, tagliato invece sia da S&P che da Fitch. Moody’s indica nell’esclusione della Russia dallo Swift, il circuito globale dei pagamenti bancari, una sanzione in grado di innescare il downgrade. Il costo finanziario della guerra di Putin sta dunque salendo: dal 16 febbraio, la Borsa di Mosca ha perso un terzo del suo valore mentre il rendimento dei titoli di Stato russi e’ schizzato al 15%, 4 punti percentuali in piu’ della Nigeria, con il costo dei credit default swap, le assicurazioni sul debito sovrano, che dai 126 punti di inizio 2022 si sono impennati sopra i 500 punti base dopo aver sfondato quota 900 nel giorno dell’attacco all’Ucraina. Fortunatamente per Putin i denari del gas e del petrolio permettono alla Russia di avere un debito molto basso rispetto agli standard occidentali (meno del 20% del pil) mentre per il 2021 e 2022 Mosca prevede di realizzare dei surplus di bilancio. Ma resta un fatto che le sanzioni stanno rendendo sempre meno investibili gli asset russi, senza considerare gli altissimi rischi che, in un quadro cosi’ instabile e punitivo, comporta per gli investitori inserirli nei propri portafogli. Non e’ un caso che banche come Ubs e Credit Suisse abbiano ridotto e, in alcuni casi azzerato, il valore dei titoli russi dati come collaterale a garanzia dei prestiti.

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Blinken in visita a sorpresa in Ucraina

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Il segretario di Stato americano Antony Blinken è arrivato in visita a sorpresa in Ucraina. Il capo della diplomazia Usa è giunto stamattina a Kiev con un treno notturno dalla Polonia. E’ previsto un incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, secondo i giornalisti al seguito di Blinken. Si tratta del quarto viaggio in Ucraina del segretario di stato americano dall’inizio dell’invasione russa nel febbraio 2022. La visita è intesa a rassicurare Kiev sul continuo sostegno degli Stati Uniti e a promettere un flusso di armi in un momento in cui Mosca sta conducendo una pesante offensiva nella regione nordorientale ucraina di Kharkiv.

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‘Chora è una moschea’, scintille Erdogan-Mitsotakis

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La moschea di Kariye a Istanbul, un tempo chiesa ortodossa di San Salvatore in Chora e tesoro del patrimonio bizantino, diventa tempio della discordia tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il premier greco Kyriakos Mitsotakis, nel giorno della visita del leader ellenico ad Ankara proprio per confermare la stagione di buon vicinato tra i due Paesi dopo decenni di tensioni. Le divergenze sulla moschea si sono riaccese nei giorni scorsi, dopo che il 6 maggio scorso San Salvatore in Chora, chiesa risalente al V secolo e tra i più importanti esempi dell’architettura bizantina di Istanbul, è stata riaperta dopo lavori di restauro durati quattro anni.

Convertita in moschea mezzo secolo dopo la conquista di Costantinopoli da parte dei turchi ottomani del 1453, Chora è stata trasformata in un museo dopo la Seconda guerra mondiale, quando la Turchia cercò di creare una repubblica laica dalle ceneri dell’Impero Ottomano. Ma nel 2020 è nuovamente diventata una moschea su impulso di Erdogan, poco dopo la decisione del presidente di riconvertire in moschea anche Santa Sofia, che come Chora era stata trasformata in un museo. La riapertura aveva suscitato malcontento ad Atene, con Mitsotakis che aveva definito la conversione della chiesa come “un messaggio negativo” e promesso alla vigilia del suo viaggio ad Ankara di chiedere a Erdogan di tornare sui suoi passi in merito. Una richiesta respinta al mittente: “La moschea Kariye nella sua nuova identità resta aperta a tutti”, ha confermato Erdogan in conferenza stampa accanto a Mitsotakis.

“Come ho detto al premier greco, abbiamo aperto al culto e alle visite la nostra moschea dopo un attento lavoro di restauro in conformità con la decisione che abbiamo preso nel 2020”, ha sottolineato. “Ho discusso con Erdogan della conversione della chiesa di San Salvatore in Chora e gli ho espresso la mia insoddisfazione”, ha indicato in risposta il leader greco, aggiungendo che questo “tesoro culturale” deve “rimanere accessibile a tutti i visitatori”. Nulla di fatto dunque sul tentativo di Atene di riscrivere il destino del luogo di culto. Ma nonostante le divergenze in merito, la visita di Mitsotakis ad Ankara segna un nuovo passo nel cammino di normalizzazione intrapreso dai due Paesi, contrapposti sulla questione cipriota e rivali nel Mediterraneo orientale. A dicembre i due leader hanno firmato una dichiarazione di “buon vicinato” per sancire una fase di calma nei rapporti iniziata dopo il terremoto che ha ucciso più di 50.000 persone nel sud-est della Turchia, all’inizio del 2023. “Oggi abbiamo dimostrato che accanto ai nostri disaccordi possiamo scrivere una pagina parallela su ciò che ci trova d’accordo”, ha sottolineato Mitsotakis accanto a Erdogan, confermando la volontà di “intensificare i contatti bilaterali”. Perché “l’oggi non deve rimanere prigioniero del passato”.

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Kiev, più di 30 località sotto il fuoco russo nel Kharkiv

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Sono ancora in corso i combattimenti nella regione di Kharkiv, nel nord-est dell’Ucraina, dove più di 30 località sono sotto il fuoco russo e quasi 6.000 residenti sono stati evacuati, secondo il governatore regionale. “Più di 30 località nella regione di Kharkiv sono state colpite dall’artiglieria nemica e dai colpi di mortaio”, ha scritto Oleg Synegoubov sui social network.

Il governatore ha aggiunto che dall’inizio dei combattimenti sono stati evacuati da queste zone un totale di 5.762 residenti. Le forze russe hanno attraversato il confine da venerdì per condurre un’offensiva in direzione di Lyptsi e Vovchansk, due città situate rispettivamente a circa venti e cinquanta chilometri a nord-est di Kharkiv, la seconda città del Paese.

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