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Economia

Ecotassa sulle auto, “correzione in Senato” per evitare scontri M5S – Lega. Di Maio: niente tasse ma incentivi per auto elettriche

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Si chiama ecotassa, si legge nuovo scontro in maggioranza. L’emendamento approvato alla Camera, che introduce incentivi fino a 6mila euro sull’acquisto di auto elettriche o ibride e un prelievo fino a 3mila euro su quelle che emettono più CO2, cambierà durante l’esame del disegno di legge di Bilancio al Senato. È questa l’ennesima mediazione che dovrà sostenere il premier, Giuseppe Conte, dopo un vertice a Palazzo Chigi sulla manovra. “Abbiamo deciso di effettuare un supplemento di riflessione. C’è ancora tempo per il passaggio al Senato e per gli emendamenti”. Esattamente la stessa linea del vicepremier Luigi Di Maio che ripete da giorni che “non vogliamo mettere tasse alle auto ma dare un bonus a chi acquista auto che non inquinano. Lunedì o martedì incontrerò costruttori di automobili, sindacati e consumatori per migliorare la norma”.
Il capo dei 5 Stelle ha disinnescato sul nascere le polemiche, in particolare l’altro vicepremier, Matteo Salvini, che aveva bocciato l’emendamento grillino: “Mettere nuove tasse è l’ultima delle cose da fare. Con me non passerà mai”.  Ancora una volta, insomma Lega e M5S si trovano su due fronti diversi.

Il mediatore. Ancora una volta sarà il premier Conte a mediare tra Salvini Di Maio

Ma che cosa stabilisce l’emendamento alla manovra di bilancio da correggere al Senato? Saranno erogati incentivi dai 1.500 ai 6 mila euro per chi acquista – tra il 2019 e il 2021 – un’ auto nuova con emissioni tra zero e 90 grammi per chilometro di anidride carbonica (elettrica, ibrida o comunque poco inquinante) e introduce di fatto una nuova tassa da 150 a 3 mila euro per chi sceglie invece le utilitarie. Le vetture cioè che presentano valori di emissioni superiori ai 110 grammi per chilometro. L’obiettivo è rendere sempre più conveniente l’ acquisto di vetture meno inquinanti, così come previsto dal Piano strategico del governo per la mobilità sostenibile. Ma la questione non è tanto o solo acquistare auto elettriche o domani ad idrogeno, il problema è diffondere l’eco-mobilità, preparando anche una rete nazionale di distribuzione del “nuovo” carburante elettrico.  Ma chi pagherebbe la tassa?  A pagare la tassa sarebbero i proprietari delle utilitarie più inquinanti, come la Panda, la Fiat 500X , la Renault Clio o la Lancia Ypsilon che sono tra le dieci auto più vendute in Italia nel 2018. Ad esempio, la Fiat Panda a benzina euro 6 (prezzo di listino circa 11mila euro) pagherebbe un’ imposta di 300 euro, una cifra più alta di una grande berlina tedesca con motore diesel. I proprietari di una Bmw 518d, invece, sborserebbero solo 150 euro per il loro bolide 2.000 diesel euro 6 da oltre 53mila euro.

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Effetto Trump, bruciati in Borsa 6.500 miliardi in 100 giorni

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Nei primi cento giorni di presidenza Trump ci sono stati 70 giorni di scambi a singhiozzo sui mercati finanziari e 32 giorni di perdite, con oltre 6.500 miliardi di dollari cancellati dal valore delle società quotate. Lo scrive il New York Times, secondo cui per i mercati finanziari il calo del 7% dell’indice S&P 500 rappresenta il peggior inizio di mandato presidenziale da quando Gerald R. Ford subentrò a Richard M. Nixon nell’agosto del 1974, dopo lo scandalo Watergate. La crisi, sottolinea il quotidiano, è persino peggiore di quando scoppiò la bolla tecnologica all’inizio del secolo, e George W. Bush ereditò un mercato già in caduta libera. Al contrario, Trump ha ereditato un’economia solida e un mercato azionario in ascesa da un massimo storico all’altro. La situazione è cambiata rapidamente quando Trump ha annunciato i suoi dazi il 2 aprile, facendo esplodere la volatilita’ nei mercati finanziari.

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Oxfam, compensi ad cresciuti del 50% per lavoratori solo +0,8%

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A livello globale, negli ultimi 5 anni, la retribuzione mediana degli amministratori delegati d’impresa è cresciuta del 50%, in termini reali, passando da 2,9 milioni di dollari nel 2019 a 4,3 milioni nel 2024. Un aumento che supera di ben 56 volte la modesta crescita del salario medio reale (+0,9%), registrata nello stesso periodo nei Paesi per cui sono pubblicamente disponibili le informazioni sui compensi degli ad.

E’ quanto riporta un’analisi di Oxfam diffusa in occasione del Primo maggio. Nel dettaglio, tra i Paesi in cui il campione di imprese analizzate è sufficientemente ampio, emerge che: Irlanda e Germania vantano alcuni tra gli ad più pagati con una retribuzione annua mediana rispettivamente di 6,7 milioni e 4,7 milioni di dollari nel 2024; in Sudafrica il compenso annuo mediano degli AD era di 1,6 milioni di dollari nel 2024, mentre in India ha raggiunto i 2 milioni di dollari.

“Anno dopo anno assistiamo allo stesso spettacolo a dir poco grottesco: i compensi degli ad crescono vertiginosamente, mentre i salari dei lavoratori in molti Paesi restano fermi o salgono di pochi decimali”, spiega Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia economica di Oxfam Italia. L’analisi di Oxfam si è concentrata inoltre sui divari salariali di genere a livello d’impresa. Esaminando 11.366 imprese di 82 Paesi, che pubblicano informazioni sul gender pay gap aziendale, si evince che il divario retributivo di genere a livello di impresa si sia, in media, ridotto tra il 2022 e il 2023, passando dal 27% al 22%. Ma tra le 45.501 imprese di 168 Paesi con un fatturato annuo superiore a 10 milioni di dollari e che riportano il genere del proprio ad, meno del 7% aveva una donna nella posizione apicale dell’organigramma aziendale.

Per quanto riguarda la dinamica dei salari reali in Italia, secondo Oxfam se, anziché ricorrere agli indici generali dell’inflazione, si facesse riferimento alla variazione dei prezzi del carrello della spesa (come approssimazione dei beni maggiormente consumati dai lavoratori con basse retribuzioni), il salario lordo nazionale registrerebbe, in media, una perdita cumulata di circa il 15% nel solo quadriennio 2019-2023 e la dinamica positiva del 2024 non rappresenterebbe che un placebo per i lavoratori con le retribuzioni più basse.

“Fino ad oggi, nell’azione del Governo è del tutto assente una chiara politica industriale, orientata alla creazione di posti di lavoro di qualità, che scommetta su innovazione, transizione verde e formazione, senza lasciare indietro nessuno. – conclude Maslennikov – Il Governo stenta a intervenire sul rafforzamento della contrattazione collettiva e sulla revisione del sistema di fissazione dei salari e ha affossato il salario minimo legale che rappresenta una tutela essenziale per i lavoratori più fragili”.

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Economia

Wsj, cda di Tesla cerca un nuovo ceo per sostituire Musk

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Il consiglio di amministrazione di Tesla ha iniziato a cercare un nuovo CEO per sostituire il fondatore Elon Musk. Lo riporta il Wall Street Journal. Secondo il quotidiano la decisione è stata presa dopo il crollo delle azioni e degli utili di Tesla. Alcuni investitori ritengono che Musk sia troppo impegnato con il suo lavoro di capo del Dipartimento per l’Efficienza Pubblica (DOGE), che pure sembra volgere al termine. Non è stato reso noto se Musk sia stato informato della decisione.

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