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Draghi vede Erdogan, sul tavolo crisi del grano e migranti

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La diplomazia del grano, con l’obiettivo di sbloccare i porti sul Mar Nero per scongiurare una crisi alimentare drammatica. Insieme alla ricerca di una nuova spinta dei rapporti bilaterali, da realizzare bilanciando gli interessi comuni nel processo di riconciliazione in Libia e costruendo una gestione piu’ coordinata dei flussi di migranti. A dieci anni dall’ultimo vertice di Roma, nel 2012, Mario Draghi vola ad Ankara insieme a mezzo governo per rilanciare i rapporti bilaterali tra Italia e Turchia, mentre l’invasione russa dell’Ucraina ha stravolto lo scenario geopolitico e riscritto gli equilibri internazionali. Draghi, archiviato il primo approccio ruvido con il presidente turco (“e’ un dittatore”, lo aveva definito a pochi mesi dall’avvio del governo) gia’ con gli incontri a margine del G20 di Roma a ottobre dello scorso anno e al vertice Nato di Bruxelles di fine marzo, incontrera’ Recep Tayyip Erdogan nel palazzo presidenziale a meta’ pomeriggio, dopo una visita all’AnOtkabir, il mausoleo di Ataturk. Con il presidente turco, che veste i panni del grande mediatore tra Russia e Ucraina, Draghi affrontera’ per prima cosa la crisi alimentare, mentre Mosca chiede di liberare la nave fermata in Turchia domenica. E trattera’ anche il tema dell’energia, con la Turchia che ha aumentato del 62,5% i volumi di gas traportati con il gasdotto Tanap (Trans-Anatolian Pipeline), che si collega con la Tap, diventando la terza rotta di approvvigionamento dopo Algeria e Russia. In parallelo i ministri Luciana Lamorgese, Luigi Di Maio, Giancarlo Giorgetti, Lorenzo Guerini e Roberto Cingolani avranno incontri con i loro omologhi per arrivare alla firma di protocolli d’intesa per la cooperazione in materia di affari esteri e difesa, per il sostegno delle micro, piccole e medie imprese, per lo sviluppo sostenibile e per il riconoscimento delle patenti di guida. L’Italia e’ “partner strategico”, ha fatto sapere la presidenza turca, sottolineando che nel vertice intergovernativo nella capitale saranno affrontate anche “le relazioni tra la Turchia e l’Unione europea”. Un tema messo sul tavolo poche ore prima del bilaterale con l’Italia, anche dal ministro degli Esteri di Erdogan, Mevut Cavusoglu, con il suo omologo austriaco Alexander Schallenberg. Perche’ “strategica” per la Turchia rimane anche “l’adesione all’Unione europea”, nonostante il dossier sia congelato da piu’ di vent’anni. Roma, si osserva dal governo, e’ sempre stata impegnata a promuovere “un approccio costruttivo” nei rapporti tra Turchia e Ue, ma per fare passi avanti e’ indispensabile passare quelli che la diplomazia definisce “sviluppi positivi su temi come i diritti umani”. Peraltro, nonostante le rassicurazioni arrivate da vari ministri, compreso Di Maio, che l’accordo di Madrid con Ankara per l’ingresso nella Nato di Svezia e Finlandia, non cambiano la posizione italiana e “non avranno ripercussioni sul popolo curdo”, la visita ha dato il la, in Italia, alle voci critiche, soprattutto a sinistra, nei confronti della “repressione” dei curdi da parte del “regime di Erdogan”.

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Portava aiuti a Gaza, colpita la nave di una ong

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E’ finito tra le fiamme e il rischio di colare a picco nel Mediterraneo il tentativo di portare aiuti umanitari della nave Conscience, con a bordo 16 uomini tra equipaggio e attivisti intenzionati a violare il blocco navale imposto da Israele alla Striscia. Nella notte tra giovedì e venerdì l’imbarcazione dell’organizzazione filo-palestinese Freedom Flotilla Coalition è stata colpita da droni mentre si trovava in acque internazionali al largo di Malta. Nel porto dell’isola si sarebbe dovuta imbarcare anche Greta Thunberg, che ha stigmatizzato l’offensiva come ‘crimine di guerra’. L’esplosivo ha causato un incendio sull’imbarcazione, uno squarcio nello scafo e la messa fuori uso del generatore. La nave, che era partita dalla Tunisia giorni fa, ha lanciato un Sos a cui ha risposto Malta inviando un rimorchiatore.

Le autorità marittime del La Valletta hanno dichiarato che non ci sono state vittime, l’incendio è stato spento, l’imbarcazione non rischia di affondare e i passeggeri hanno rifiutato di essere portati a riva. La Freedom Flotilla ha attribuito la responsabilità dell’attacco a Israele: “Gli ambasciatori israeliani devono essere convocati e rispondere delle violazioni del diritto internazionale, tra cui il blocco in corso e il bombardamento della nostra nave civile in acque internazionali”. Da Gerusalemme non nessun commento. Mentre il canale di notizie saudita Al Arabiya ha riferito che la spedizione era stata organizzata da Hamas e che le persone a bordo avevano in programma di attaccare le truppe dell’Idf avvicinandosi alla costa di Gaza. L’impiego di droni di piccole dimensioni, difficilmente rilevabili con i radar standard, non lascia una ‘firma elettronica’ significativa, impedendo così l’attribuzione a chi li ha lanciati.

Da Roma e Bruxelles, però, le opposizioni hanno definito ‘un crimine’ l’attacco alla Conscience: Pd, Avs, M5s chiedono al governo Meloni e all’Ue di intervenire condannando l’aggressione. Ankara, memore della strage della Freedom Flotilla del 2010 che vide la morte di 9 attivisti e decine di feriti, ha affermato che “saranno fatti tutti gli sforzi per rivelare il prima possibile i dettagli dell’attacco e portare gli assalitori davanti alla giustizia”. Intanto la Croce Rossa ha dichiarato che l’intervento umanitario a Gaza è “sull’orlo del collasso totale”. Israele ha chiuso i valichi il 2 marzo, sostenendo che Hamas aveva dirottato gran parte degli aiuti entrati durante la tregua di 6 settimane, e che i 25mila camion entrati hanno consegnato aiuti sufficienti per un periodo prolungato. Ora l’Idf, secondo indiscrezioni trapelate negli ultimi giorni, ha pianificato di modificare radicalmente la distribuzione: stop all’ingrosso e all’immagazzinamento degli aiuti, le organizzazioni internazionali e gli appaltatori privati consegneranno cibo alle singole famiglie di Gaza.

Ogni nucleo familiare avrà un rappresentante che riceverà cibo in una zona di sicurezza dell’esercito nel sud della Striscia. Il piano, che intende aggirare Hamas, non è ancora stato approvato dal governo israeliano, ma l’urgenza che i valichi vengano aperti è stata sottolineata dal ministro della Difesa Israel Katz. Degli ostaggi ancora a Gaza, infine, ha parlato giovedì sera Donald Trump, rivelando di aver appreso che ci sono meno di 24 rapiti ancora in vita, come aveva fatto intendere nei giorni scorsi la moglie del premier israeliano, Sara Netanyahu.

Il governo nel frattempo sta affrontando la forte pressione della comunità drusa, compresi centinaia di riservisti e soldati, che chiede di proteggere i ‘fratelli’ che vivono in Siria, attaccati e uccisi – accusano – dai jihadisti. Dopo una violenta protesta drusa la sera prima nel nord di Israele, nelle prime ore del mattino l’Idf ha bombardato la zona del palazzo presidenziale a Damasco. “Questo è un messaggio chiaro al regime siriano. Non permetteremo alle truppe siriane di spostarsi a sud di Damasco o di rappresentare una minaccia per la comunità drusa”, hanno avvertito Netanyahu e Katz. La presidenza siriana ha risposto che il raid rappresenta una “pericolosa escalation”.

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Russia, creiamo una ‘zona cuscinetto’ in regione ucraina di Sumy

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Il ministero della Difesa russo sostiene che le sue truppe stiano creando nella regione ucraina di Sumy quella che definisce “una zona di sicurezza”. Lo riporta l’agenzia Interfax. Le dichiarazioni di Mosca non sono al momento verificabili. L’annuncio arriva dopo che le autorità russe hanno detto di aver ripreso per intero il controllo della regione russa di Kursk, che confina con quella ucraina di Sumy, e dove la scorsa estate i soldati ucraini avevano lanciato un’offensiva a sorpresa. Kiev respinge le affermazioni di Mosca sostenendo di avere ancora dei capisaldi nella regione di Kursk, dove però ha perso gran parte dei territori di cui si era impossessata l’anno scorso.

Pochi giorni fa, il governatore della regione di Sumy, Oleg Hryhorov, aveva dichiarato che le truppe russe stavano cercando di creare una zona cuscinetto nell’oblast dell’Ucraina nordorientale ma, a suo dire, senza “alcun successo significativo”. Allora il governatore ucraino sosteneva che quattro villaggi di confine – Zhuravka, Veselivka, Basivka e Novenke – si trovassero in una “zona grigia” a causa degli attacchi russi, ma non fossero sotto il controllo dei soldati del Cremlino. Il mese scorso, il ministero della Difesa russo sosteneva invece di aver preso Zhuravka e Basivka, cosa che le autorità ucraine negano.

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Rubio: serve svolta nei colloqui su Ucraina al più presto

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump deciderà quanto tempo gli Stati Uniti dedicheranno alla risoluzione del conflitto ucraino, quindi una svolta nei negoziati “è necessaria molto presto”. Lo ha affermato a Fox News il segretario di Stato americano Marco Rubio. Le posizioni di Russia e Ucraina “si sono già avvicinate, ma sono ancora lontane l’una dall’altra – ha ricordato – ed è necessaria una svolta molto presto. Allo stesso tempo, ha proseguito Rubio, è necessario accettare il fatto che “l’Ucraina non sarà in grado di riportare la Russia alle posizioni che occupava nel 2014”. La portavoce del Dipartimento di Stato americano, Tammy Bruce, ha dichiarato durante un briefing che gli Stati Uniti restano impegnati a lavorare per risolvere il conflitto, “ma non voleremo in giro per il mondo per mediare negli incontri che si stanno attualmente svolgendo tra le due parti. Ora – ha sottolineato – è il momento per le parti di presentare e sviluppare idee concrete su come porre fine a questo conflitto. Dipenderà da loro”.

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