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Guerra Ucraina

Draghi dice “Putin non verrà al G20” ed è scontro col Cremlino

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 Vladimir Putin non sara’ a Bali a novembre per il G20. Al massimo fara’ “un intervento da remoto”. E su questo punto “il presidente Widodo e’ stato categorico: non verra’”. Poche parole di Mario Draghi, pronunciate quando era appena finito il vertice del G7 di Elmau, sono bastate a scatenare le ire del Cremlino, che giusto lunedi’ aveva annunciato che il presidente russo ha invece “accettato l’invito” al summit in autunno. Probabilmente in presenza, Covid permettendo. Altrimenti in collegamento, come gia’ successo all’ultimo G20 di Roma a ottobre. Quando ancora non c’era la guerra. In ogni caso “non decide lui”, e’ stata la secca replica arrivata dai russi, mentre l’ambasciatore a Roma Sergey Razov alimentava l’ennesimo cortocircuito diplomatico tra Mosca e Roma sostenendo che “molte aziende italiane”, nonostante “pressioni e minacce di sanzioni secondarie, continuano a lavorare nel mercato russo”. I 7, ha raccontato il premier in conferenza stampa, hanno concordato di aiutare il presidente indonesiano – che peraltro ha invitato anche il presidente ucraino Volodymyr Zelesnky – per rendere il summit “un successo”. Fatto per niente “scontato alla luce degli eventi”, ha sottolineato Draghi, ricordando che al G20 i leader raccoglieranno il testimone di un G7 che si e’ mostrato ancora una volta “unito” nella condanna dell’invasione russa dell’Ucraina. “Questi sono i temi che il G7 difendera’ nel corso del G20”, ha incalzato Draghi dopo avere, di fatto, ridimensionato la portata della partecipazione del capo del Cremlino al vertice. Il premier, hanno indicato i suoi consiglieri, si e’ solo limitato a riportare le parole di Joko Widodo, non ha espresso una sua posizione ne’ degli altri leader che, in Baviera, hanno avuto modo di incontrare non solo il presidente indonesiano ma anche di Argentina, Sudafrica, Sudan e India. Tutti Paesi, ha osservato Draghi, che in qualche modo finora si sono tenuti equidistanti, che hanno avuto “un atteggiamento abbastanza neutrale tra Russia e Ucraina”, probabilmente anche perche’ non sono stati coinvolti abbastanza. Questa guerra – uno dei temi che sottotraccia ha accompagnato la tre giorni al castello di Elmau – rischia insomma di sembrare un problema dei Paesi ricchi, quelli del G7 appunto, e non toccare davvero gli altri. Pero’ “quando gli elefanti lottano e’ l’erba che soffre”, ha detto Draghi ricordando un proverbio africano “che veniva citato a meta’ degli anni ’80, quando ero alla Banca mondiale”, auspicando un maggiore “avvicinamento” con i Paesi fuori dal club dei Grandi, oramai consapevoli di rappresentare “una minoranza” e impegnati ad allargare il consenso attorno “ai propri temi, che sono la difesa delle democrazie, l’avversione alle autocrazie”. In attesa delle scelte dei vari Paesi sulla presenza o meno a Bali a novembre, intanto, il G7 “e’ stato veramente un successo” nell’analisi del premier. Intanto si e’ registrata “grande coesione e unita’ di vedute” a partire dall’Ucraina, con l’impegno a sostenere Kiev fino a quando servira’ con armi e sanzioni. Anche perche’ desta “preoccupazione”, anche nel presidente Usa Joe Biden, la riuscita della controffensiva ucraina dopo l’avanzata russa delle ultime settimane. Ma Zelensky, ha riferito ancora Draghi, “si e’ detto fiducioso che possa riuscire”. Per l’Italia rientra tra gli “ottimi risultati” anche il paragrafo dedicato al price cap nelle dichiarazioni finali. A questo punto l’Ue, sulla spinta delle dichiarazioni finali di Elmau, “accelerera’” lo studio del tetto al prezzo del gas che magari potra’ portare ad un risultato “prima di ottobre”. Nel frattempo le forniture potrebbero continuare ad essere ridotte, “non sappiamo cosa fara’ Putin con il gas”, ha ammesso il presidente del Consiglio. Per questo bisogna continuare a “prepararsi, aumentando gli stock e gli investimenti nelle rinnovabili. Anche nei Paesi in via di sviluppo”.

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Esteri

Russia, creiamo una ‘zona cuscinetto’ in regione ucraina di Sumy

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Il ministero della Difesa russo sostiene che le sue truppe stiano creando nella regione ucraina di Sumy quella che definisce “una zona di sicurezza”. Lo riporta l’agenzia Interfax. Le dichiarazioni di Mosca non sono al momento verificabili. L’annuncio arriva dopo che le autorità russe hanno detto di aver ripreso per intero il controllo della regione russa di Kursk, che confina con quella ucraina di Sumy, e dove la scorsa estate i soldati ucraini avevano lanciato un’offensiva a sorpresa. Kiev respinge le affermazioni di Mosca sostenendo di avere ancora dei capisaldi nella regione di Kursk, dove però ha perso gran parte dei territori di cui si era impossessata l’anno scorso.

Pochi giorni fa, il governatore della regione di Sumy, Oleg Hryhorov, aveva dichiarato che le truppe russe stavano cercando di creare una zona cuscinetto nell’oblast dell’Ucraina nordorientale ma, a suo dire, senza “alcun successo significativo”. Allora il governatore ucraino sosteneva che quattro villaggi di confine – Zhuravka, Veselivka, Basivka e Novenke – si trovassero in una “zona grigia” a causa degli attacchi russi, ma non fossero sotto il controllo dei soldati del Cremlino. Il mese scorso, il ministero della Difesa russo sosteneva invece di aver preso Zhuravka e Basivka, cosa che le autorità ucraine negano.

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Esteri

Zelensky: l’accordo sulle terre rare è davvero equo

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Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky accoglie con favore in un post su Telegram l’accordo “davvero equo” firmato con Washington sulle terre rare. “Abbiamo ora il primo risultato dell’incontro in Vaticano, il che lo rende davvero storico. Attendiamo con ansia anche gli altri risultati di quel colloquio”, ha detto il leader ucraino.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky accoglie con favore in un post su Telegram l’accordo “davvero equo” firmato con Washington sulle terre rare. “Abbiamo ora il primo risultato dell’incontro in Vaticano, il che lo rende davvero storico. Attendiamo con ansia anche gli altri risultati di quel colloquio”, ha detto il leader ucraino.

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Esteri

Kiev: grati per firma accordo con gli Usa, favorirà entrambi

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“Sono grata a tutti coloro che hanno lavorato per l’accordo e lo hanno reso più significativo. Ora il documento è tale da garantire il successo per entrambi i nostri Paesi, Ucraina e Stati Uniti”: così la vicepremier ucraina Yulia Svyrydenko ha commentato le intese siglate tra Kiev e Washington, secondo quanto riferito dai media ucraini. “Il 30 aprile, Ucraina e Stati Uniti hanno firmato un accordo sui minerali, atteso da tempo, che istituisce un fondo di investimento congiunto in Ucraina”, ha annunciato Svyrydenko, che oggi era a Washington per firmare l’accordo quadro a nome dell’Ucraina. Ha firmato il documento insieme al Segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent (nella foto in evidenza).

Poco prima della firma dell’accordo a Washington il premier ucraino Denys Shmyhal aveva annunciato il via libera del suo governo, precisando che il Fondo di Investimento per la Ricostruzione sarà gestito congiuntamente da Kiev e Washington in un partenariato paritario, con entrambe le parti che contribuiranno al fondo. Secondo Shmyhal, i futuri aiuti militari degli Stati Uniti possono essere considerati contributi al fondo, ma l’assistenza precedente non è inclusa.

“L’accordo – ha precisato – non prevede alcun obbligo di debito”, ha affermato Shmyhal, e l’Ucraina manterrà “il pieno controllo sul sottosuolo, sulle infrastrutture e sulle risorse naturali”, ha affermato. L’istituzione del fondo non interferirà, inoltre, con il percorso dell’Ucraina verso l’adesione all’Unione Europea.

Svyrydenko ha confermato queste clausole in un post sui social media, aggiungendo che le aziende statali ucraine come Energoatom e Ukrnafta manterranno la proprietà statale e che l’accordo è conforme alla Costituzione ucraina. Il fondo sarà alimentato esclusivamente dai proventi derivanti dalle licenze di nuova emissione: “Stiamo parlando del 50% dei fondi provenienti dalle nuove licenze per progetti nel campo dei minerali critici, del petrolio e del gas che andranno a bilancio dopo la creazione del Fondo”, ha scritto.

“I proventi derivanti da progetti già avviati o i proventi a bilancio non sono inclusi nel Fondo. L’accordo prevede un’ulteriore cooperazione strategica”. Le entrate e i contributi del fondo non saranno tassati né in Ucraina né negli Stati Uniti, ha aggiunto. Come parte dell’accordo, gli Stati Uniti contribuiranno ad attrarre ulteriori investimenti e tecnologie in Ucraina, ha affermato Svyrydenko.

Secondo il Washington Post (Wp), l’accordo non fornisce garanzie concrete di sicurezza all’Ucraina. Esso sancisce invece un “allineamento strategico a lungo termine” tra le due nazioni e promette agli Stati Uniti “il sostegno alla sicurezza, alla prosperità, alla ricostruzione e all’integrazione dell’Ucraina nel contesto economico globale”.

L’accordo non include, inoltre, alcun riferimento alla centrale nucleare di Zaporizhzhia (ZNPP) occupata dai russi, riporta il Wp. Funzionari statunitensi avevano precedentemente suggerito di assumere il controllo dell’impianto nell’ambito di un futuro accordo di pace. L’accordo quadro Usa-Ucraina dovrà ora essere sottoposto al vaglio del parlamento di Kiev.

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