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Politica

De Luca boccia il nome di Fico per la Campania: “Nessun candidato a scatola chiusa”

Il governatore Vincenzo De Luca frena sull’ipotesi Fico presidente per la Campania: “Servono nomi adeguati, no a scelte imposte da Roma”.

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Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, alza il tono e frena bruscamente sull’ipotesi di una candidatura unitaria a guida M5s per le prossime elezioni regionali, in particolare sul nome di Roberto Fico. Nella sua diretta social settimanale, De Luca ha affermato chiaramente: “Non vedo sulla scena nomi di persone adeguate per capacità, esperienza e competenza a ricoprire i ruoli ipotizzati”, lasciando intendere che il nome dell’ex presidente della Camera non lo convince.

Nessun automatismo, serve confronto

Il governatore ha poi aggiunto che “non possono essere calpestati i diritti dei territori”, lanciando un monito chiaro a quelle che definisce “caste romane” che vorrebbero imporre candidati senza confronto: “Non può essere accettata a scatola chiusa qualunque proposta che viene avanzata”, anche se “nell’ambito di una coalizione da costruire anche a livello nazionale”.

La richiesta: una rosa di nomi e confronto

Se la scelta del candidato dovesse toccare al Movimento 5 Stelle, secondo De Luca è necessario un approccio più rispettoso e dialogante: “Lo stesso partito deve avere anche il buon senso, il garbo e l’umiltà di proporre una rosa di nomi e di confrontarsi sulle proposte”. Un no deciso, quindi, all’imposizione di un nome unico, che De Luca definisce una pratica da respingere: “Non si può dire: prendetevi il mio candidato a scatola chiusa”.

L’affondo finale: “Si torna agli accordi tra le caste”

Chiudendo il suo intervento, De Luca lancia l’accusa più politica e dura: “Stiamo tornando ai tempi in cui le scelte politiche non riguardavano i territori ma gli accordi tra i partiti, ovvero le caste romane”. Un chiaro segnale che la partita per la candidatura in Campania è tutt’altro che chiusa e che il presidente uscente non ha intenzione di farsi da parte senza combattere.

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Politica

De Luca contro Ricci e Decaro: “Perché candidarsi alle Regionali da eurodeputati?”

Il governatore Vincenzo De Luca attacca Matteo Ricci e Antonio Decaro, candidati alle Regionali dopo essere stati eletti in Europa. Accuse di incoerenza a Pd e M5s.

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Nel corso della sua consueta diretta social del venerdì, il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ha lanciato un duro attacco contro due nomi forti del centrosinistra candidati alle prossime elezioni regionali: Matteo Ricci nelle Marche e Antonio Decaro in Puglia. Entrambi, evidenzia il governatore, sono già parlamentari europei, eletti con ampi consensi, eppure ora ambiscono a un altro incarico politico.

Il caso Ricci e l’avviso di garanzia

De Luca ha premesso che l’avviso di garanzia ricevuto da Ricci “non è nulla”, ma secondo lui il vero problema è un altro:
“L’onorevole Ricci è parlamentare europeo, a ventimila euro al mese. La domanda che si pongono i cittadini è: chi glielo ha prescritto di candidarsi alle Regionali?”.
Una critica non solo al candidato, ma anche ai partiti che lo sostengono: “Questo interrogativo va rivolto ai segretari di partito”, ha aggiunto il presidente campano.

Accuse di “sciacallaggio a intermittenza” nel Pd

Secondo De Luca, il Partito Democratico avrebbe due pesi e due misure nei confronti degli indagati:
“Quando fa comodo si scatenano contro qualcuno con avvisi di garanzia, arrivando allo sciacallaggio. Ma ora, con Ricci, tutti zitti”.
Una doppia morale, quella denunciata da De Luca, che “ha riguardato anche la Campania, con episodi ignobili”, e che coinvolge non solo il Pd, ma anche i Cinque Stelle.

Il caso Decaro e la “dignità degli elettori”

Durissima anche la critica ad Antonio Decaro, sindaco uscente di Bari, recentemente eletto al Parlamento europeo:
“Ad un anno dalle Europee ha deciso di dimettersi. Ma la correttezza verso gli elettori ha ancora un valore o no?”, si chiede De Luca.
“Se chiedi il voto e poi te ne vai a fare altro, stai calpestando la dignità di chi ti ha votato”, ha aggiunto con tono perentorio.

L’accusa finale: “Si decide chi può candidarsi e chi no”

In chiusura, il governatore ha alluso a dinamiche interne al centrosinistra che tenterebbero di ostacolare potenziali candidati forti:
“Leggo sui giornali che si pretende anche di decidere chi non si deve candidare per non fare ombra. Ma nel Pd è ancora un problema la correttezza con gli elettori?”.

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In Evidenza

De Luca attacca sull’America’s Cup: “Evento a rischio, così finisce a Poggioreale”

Il governatore Vincenzo De Luca critica l’esclusione della Regione dall’organizzazione dell’America’s Cup 2027 a Napoli e lancia l’allarme sull’inquinamento a Bagnoli.

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Vincenzo De Luca torna a polemizzare sull’organizzazione dell’America’s Cup 2027 a Napoli, e lo fa con la sua solita ironia tagliente: “Se si va avanti così, ho l’impressione che l’America’s Cup si concluderà a Poggioreale. Buona fortuna ovviamente…”. Durante la sua diretta social del venerdì, il presidente della Regione Campania ha denunciato il mancato coinvolgimento dell’ente regionale nei preparativi dell’evento sportivo internazionale.

La Regione tagliata fuori

“Sull’America’s Cup la Regione non c’entra nulla e non vuole nulla”, ha precisato De Luca, pur ribadendo il valore dell’iniziativa: “È una grande occasione di sviluppo per il territorio, può mettere in movimento un’economia ed è un evento straordinario”. Ma sul piano istituzionale, la Regione sarebbe stata completamente esclusa: nessun invito, nessuna consultazione.

Il comitato dei cinque e l’accusa di irresponsabilità

De Luca ha anche attaccato duramente il comitato promotore, composto da cinque esponenti: tre del Governo, uno del Comune di Napoli e uno di ‘Sport e Salute’. Un assetto che giudica “stupido e irresponsabile”, soprattutto in relazione alla scelta di Bagnoli come area strategica per l’evento.

L’allarme sull’inquinamento a Bagnoli

Il governatore ha posto l’attenzione su un tema cruciale: la bonifica ambientale di Bagnoli. “In quell’area c’è un piccolo problema: l’inquinamento, l’amianto. Su questo dovrà necessariamente pronunciarsi la struttura sanitaria regionale, l’Arpac”, ha detto De Luca. Il rischio, secondo lui, è che l’evento possa svolgersi su un terreno ancora pericoloso per la salute pubblica, “perché se si mettono a volare per aria polveri di amianto, la cosa diventa delicata”.

Il saluto a Mezzaroma e la battuta finale

Unico passaggio distensivo, quello dedicato a Marco Mezzaroma, presidente di Sport e Salute: “Sono contento per Marco, che è un amico da tempo”. Ma la chiusura è una nuova stoccata: “Se si va avanti così, ho l’impressione che l’America’s Cup si concluderà a Poggioreale”, evocando con sarcasmo il carcere partenopeo come simbolo del possibile fallimento organizzativo.

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La Consulta boccia la norma anti sindaci della Puglia

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“Irragionevole e sproporzionata”. Così la Consulta ha dichiarato l’incostituzionalità della legge pugliese che anticipava a 180 giorni dalla fine della legislatura, il termine per le dimissioni dei sindaci che intendano candidarsi alle regionali. La norma molto controversa e da subito soprannominata ‘anti sindaci’ era stata inserita nella legge di bilancio della Regione approvata nel dicembre scorso con votazione quasi notturna a scrutinio segreto. A più riprese le forze politiche, in modo trasversale, avevano dichiarato di volerla modificare, ma altrettanto trasversalmente alla prova del voto segreto in aula non si era mai riusciti a farlo.

Ora, tenendo conto che la legislatura pugliese scade a settembre e che quindi i termini per le dimissioni sarebbero abbondantemente già scaduti, i sindaci possono tirare un sospiro di sollievo. Anche perchè, per evitare vuoti normativi e “incertezze applicative in materia elettorale” la Consulta ha precisato che si torna alla norma precedente che prevede le dimissioni dei sindaci il giorno della presentazione delle candidature. Soddisfazione per la decisione è stata espressa tra gli altri dal governatore Michele Emiliano che parla di una “legge inopinatamente votata in consiglio regionale da una maggioranza trasversale” e che ricorda di avere condiviso l’impugnazione del governo, tanto da non avere fatto costituire la Regione nel giudizio davanti alla Corte.

Esultano il Pd e anche il candidato governatore in pectore del centrosinistra, Antonio Decaro, che da ex sindaco di Bari ed ex presidente Anci, rischiava di non potere contare sul sostegno in lista di numerosi suoi ex colleghi primi cittadini. Decaro parla di “una brutta pagina politica” e di “un vero e proprio abuso di potere” e rileva che “il tentativo di questi mesi di impedire l’esercizio democratico attraverso ostruzionismo e stratagemmi, che poco hanno a che fare con le istituzioni e molto invece con la conservazione del proprio destino personale, non sia degno della fiducia dei pugliesi”. Con la sentenza, arrivata a solo 16 giorni dall’udienza del 9 luglio scorso, i giudici hanno rilevato due profili di incostituzionalità. Il primo è il termine di 180 giorni per le dimissioni ritenuto, anche rispetto ad altre Regioni, “sproporzionato e irragionevole” per la “notevole anticipazione, rispetto al giorno fissato per la presentazione delle candidature”. Il secondo è che la norma segna una disparità per i sindaci pugliesi, anche perchè non introduce il criterio della dimensione del Comune. Perché, per i giudici della Corte “sembra ragionevole presumere che il rischio di turbamento o di condizionamento delle elezioni regionali aumenti con le dimensioni demografiche degli enti locali ‘governati’ dagli aspiranti candidati e con i relativi interessi economici e sociali facenti capo agli stessi enti”.

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