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Dazi Usa al 25% a Modi, 50% per Lula. Fed conferma tassi

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Dazi al 25% all’India, oltre ad una per ora non meglio precisata “penalty” per l’acquisto di armi ed energia da Mosca, “in un momento in cui tutti vogliono che la Russia fermi i massacri in Ucraina”. E dazi al 50% al Brasile per la “caccia alle streghe” contro Bolsonaro, oltre al 50% di dazi a livello globale su alcune importazioni di rame “per motivi di sicurezza nazionale”. Donald Trump presenta il conto a Modi e a Lula a due giorni dalla scadenza per concludere un accordo che sembra ormai impossibile. Nel frattempo il Pil Usa torna a correre nel secondo trimestre (+3%), anche se non è oro tutto ciò che luccica e la Fed mantiene i tassi di fronte all’incertezza della guerra dei dazi e ad una inflazione ancora elevata. Stessa scelta anche da parte della banca centrale del Canada, Paese che rischia di non strappare alcun accordo con Washington.

Nel suo post su Truth il tycoon definisce l’India un Paese “amico” le cui tariffe però “sono troppo alte, tra le più alte al mondo”, e le cui barriere commerciali non monetarie sono “le più rigide e odiose di qualsiasi altro Paese”. Inoltre “hanno sempre acquistato la stragrande maggioranza del loro equipaggiamento militare dalla Russia e sono il maggiore acquirente di energia della Russia, insieme alla Cina”, accusa. Preannunciando per questo, oltre ai dazi, una penalità che potrebbe essere il primo esempio delle sanzioni secondarie minacciate contro Mosca e i suoi partner commerciali allo scadere dell’ultimatum di 10 giorni al Cremlino per mettere fine alla guerra contro Kiev. Una penalità che in teoria rischia anche Pechino, con cui però Trump vuole assolutamente chiudere un accordo, anche a costo di snobbare Taiwan (“ci sono progressi, avremo un’intesa equa”, ha detto).

Il governo indiano ha replicato di aver “preso nota” dell’annuncio del tycoon e ha ribadito l’impegno a negoziati per “un accordo giusto, equilibrato e reciprocamente vantaggioso”. Ma ha ammonito che attribuisce “la massima importanza alla tutela degli agricoltori e delle nostre piccole e medie imprese” e che intraprenderà “tutti i passi necessari per proteggere l’interesse nazionale, come già accaduto con altri accordi commerciali, tra cui quello con il Regno Unito”. Finora gli Usa (che hanno un deficit commerciale di 45 miliardi con New Delhi) non sono riusciti a farsi aprire il mercato indiano su due fronti: l’agricoltura e il settore lattiero-caseario. Linea ancora piu’ dura anche contro il Brasile: dazi al 50% e sanzioni al giudice del caso Bolsonaro. Poco prima, in una intervista al New York Times, Lula aveva messo in chiaro che non si inchinera’ ai diktat di Trump per la liberazione del suo predecessore, sotto processo per golpe.

Intanto l’economia americana ha registrato una ripresa, crescendo a un tasso annualizzato del 3% nel secondo trimestre, sopra le aspettative degli analisti (tra il 2,3% e il 2,6%), dopo la frenata di quello precedente (0,5%). Un risultato “molto meglio del previsto” che ha indotto Trump a rilanciare la sua richiesta di abbassare il costo del denaro a “Too late”, il nomignolo che ha dato al presidente della Fed Jerome Powell. Ma la Federal Reserve ha mantenuto i tassi stabili tra il 4,25% e il 4,50%, sfidando il tycoon, che vorrebbe ridurre i costi di finanziamento all’1% sostenendo che la sua politica sui dazi non causa inflazione. “Sento che lo faranno a settembre”, aveva confidato rassegnato poco prima della decisione, ma Powell ha smentito che sia stata presa alcuna decisione per quel mese. La Fed vede un rallentamento dell’economia americana, con i principali indicatori indicanti che l’attività economica del paese appare “moderata nella prima parte dell’anno”. E un’inflazione ancora “abbastanza elevata”, con i dazi che “stanno spingendo i prezzi di alcuni beni”.

Del resto il balzo del Pil nel secondo trimestre cela alcuni segnali di rallentamento della crescita di fondo, soprattutto se la comparazione è tra gli ultimi due semestri (secondo il Ft, l’economia Usa è cresciuta dell’1,1% nella prima metà del 2025, rispetto al 2,9% della seconda metà dell’anno precedente). Il Pil è stato trainato da un calo delle importazioni dovuto all’entrata in vigore dei dazi e alla brusca inversione di tendenza della corsa delle aziende all’acquisto di beni esteri nei primi tre mesi dell’anno. La spesa al consumo, il motore dell’economia, è cresciuta moderatamente e gli investimenti delle imprese in beni strumentali hanno subito un brusco rallentamento dopo aver registrato una crescita a due cifre nel trimestre gennaio-marzo. Inoltre gli investimenti residenziali hanno subito una contrazione per il secondo trimestre consecutivo.

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Missili su Kiev, è strage. Trump, ‘sanzionerò Mosca’

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Undici morti, tra cui un bambino di 6 anni e sua madre, e 135 feriti: è questo, secondo fonti ucraine, il bilancio di un nuovo attacco con missili e droni su Kiev, ad opera di quelli che Volodymyr Zelensky ha definito “terroristi russi”, chiedendo all’Occidente di fare pressione per un “cambio di regime” a Mosca. Un ennesimo attacco sui civili su cui è tornato anche Donald Trump, che ha definito “disgustoso quello che sta facendo la Russia”, ed ha fatto capire che passerà all’azione dopo i numerosi ultimatum al Cremlino: “Imporrò sanzioni”.

Anche se, per sua stessa ammissione, “non so se servirà”. Perché “non credo che a Putin importi”. Oltre ai raid sulle città, le forze russe continuano intanto ad avanzare sul terreno e nelle ultime ore il ministero della Difesa ha rivendicato la conquista della cittadina di Chasiv Yar, nella regione orientale ucraina di Donetsk, dopo feroci battaglie durate oltre un anno. La sua caduta potrebbe mettere in pericolo le città di Kramatorsk e Slovyansk, nel nord di questa regione, la cui conquista totale appare come l’obiettivo numero uno del Cremlino in queta fase del conflitto. I vertici militari di Kiev non hanno commentato l’annuncio di Mosca, mentre un portavoce di un’unità impegnata nella zona ha detto all’agenzia Afp che si tratta di una menzogna dei russi.

Ma il destino di Chasiv Yar sembrava segnato da tempo, per la carenza di mezzi e uomini ucraini che rendono difficile reggere le linee di difesa. Nel frattempo volano gli stracci fra Trump e l’ex presidente russo Dmitry Medvedev, a conferma di una luna di miele che sembra essere tramontata tra il presidente Usa e Mosca, ammesso che vi sia mai stata. L’inquilino della Casa Bianca ha replicato a Medvedev, che su X qualche giorno fa aveva avvertito che “ogni ultimatum degli Usa è un passo verso la guerra”. “L’ex presidente fallito della Russia, che si crede ancora presidente, deve stare attento a quello che dice, sta entrando in un territorio molto pericoloso!”, ha attaccato Trump su Truth. Prontissima la controreplica, sempre via social. “Se alcune parole dell’ex presidente della Russia provocano una reazione così nervosa in un presidente degli Usa così temibile, significa che la Russia ha ragione su tutto e continuerà a seguire la sua strada”, ha scritto su Telegram Medvedev, attuale vice segretario del Consiglio di Sicurezza nazionale. Trump, ha aggiunto, “si ricordi dei suoi film preferiti sugli zombie, e anche di quanto possa essere pericolosa la leggendaria ‘mano morta’”.

Un riferimento ad un sistema segreto semi-automatico dell’era sovietica capace di lanciare missili nucleari se la leadership di Mosca fosse stata eliminata in un attacco nemico. Parlando dei raid della notte tra mercoledì e giovedì sull’Ucraina, il presidente Zelensky ha denunciato in particolare “un attacco direttamente su un edificio civile”, nel quartiere di Svyatoshinsky, dove si contano sei morti, secondo il sindaco, Vitali Klitschko. Il capo dello Stato ucraino ha detto che i russi hanno lanciato “più di 300 droni e 8 missili”. Oltre a Kiev, sono state colpite le regioni di Sumy, Poltava, Mykolaiv e Dnipropetrovsk. Oltre a quella di Donetsk, dove si registrano un morto e 11 feriti, hanno annunciato le autorità locali. Mentre tutto il mondo aspetta di vedere quale sarà la portata delle sanzioni che Trump ha promesso contro la Russia, Zelensky si è augurato che “tutto ciò che viene attualmente dichiarato da America ed Europa sarà realizzato”.

Un messaggio che sembra indirizzato proprio al tycoon. Washington e gli alleati europei di Kiev, ha insistito, “hanno tutti gli strumenti” per “costringere Mosca alla pace, a sedersi a un vero tavolo dei negoziati”. Ma Zelensky si è spinto anche più in là, affermando che “se il mondo non punta a cambiare il regime in Russia, anche dopo la fine della guerra, Mosca continuerà a cercare di destabilizzare i Paesi vicini”. E come primo passo ha chiesto di “confiscare” i capitali russi congelati nei Paesi occidentali.

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El Salvador abolisce limite mandati, Bukele ricandidabile

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Il parlamento di El Salvador, dominato dai sostenitori del Presidente Nayib Bukele, ha adottato una riforma costituzionale che abolisce i limiti di mandato per il capo dello Stato e consente a questo stretto alleato di Donald Trump di candidarsi a tempo indeterminato. Questa riforma, esaminata attraverso una procedura accelerata, è stata adottata da tutti i 57 deputati pro-Bukele, con solo tre parlamentari dell’opposizione che hanno votato contro. Prevede inoltre l’abolizione del secondo turno di votazioni e l’estensione del mandato presidenziale da cinque a sei anni.

Secondo la legge approvata, l’attuale mandato di Bukele, apprezzato per la sua spietata lotta contro le gang ma criticato dalle organizzazioni per i diritti umani, terminerà l’attuale mandato due anni prima del previsto, nel 2027 invece che nel 2029. Il presidente potrà quindi ricandidarsi “senza riserve”. Al potere dal 2019, Nayib Bukele è stato rieletto nel giugno 2024 con l’85% dei voti, dopo che la Corte Suprema, dominata da giudici vicini al governo, gli aveva concesso di candidarsi per un secondo mandato, cosa in linea di principio vietata dalla Costituzione. “Oggi la democrazia è morta in El Salvador, si sono tolti la maschera”, ha commentato la deputata dell’opposizione Marcela Villatoro in sessione plenaria, criticando l’improvvisa presentazione del disegno di legge di riforma ai parlamentari mentre il Paese inaugurava una settimana di vacanza. (

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Missili su Kiev, è strage. Undici morti, anche un bimbo

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Undici morti, tra cui un bambino di 6 anni e sua madre, e 135 feriti: è questo, secondo fonti ucraine, il bilancio di un nuovo attacco con missili e droni su Kiev, ad opera di quelli che Volodymyr Zelensky ha definito “terroristi russi”, chiedendo all’Occidente di fare pressione per un “cambio di regime” a Mosca. Le forze russe continuano intanto ad avanzare sul terreno e nelle ultime ore il ministero della Difesa ha rivendicato la conquista della cittadina di Chasiv Yar, nella regione orientale ucraina di Donetsk, dopo feroci battaglie durate oltre un anno.

La sua caduta potrebbe mettere in pericolo le città di Kramatorsk e Slovyansk, nel nord di questa regione, la cui conquista totale appare come l’obiettivo numero uno del Cremlino in queta fase del conflitto. I vertici militari di Kiev non hanno commentato l’annuncio di Mosca, mentre un portavoce di un’unità impegnata nella zona ha detto all’agenzia Afp che si tratta di una menzogna dei russi. Ma il destino di Chasiv Yar sembrava segnato da tempo, per la carenza di mezzi e uomini ucraini che rendono difficile reggere le linee di difesa. Nel frattempo volano gli stracci fra Donald Trump e l’ex presidente russo Dmitry Medvedev, a conferma di una luna di miele che sembra essere tramontata tra il presidente Usa e Mosca, ammesso che vi sia mai stata.

L’inquilino della Casa Bianca ha replicato a Medvedev, che su X qualche giorno fa aveva avvertito che “ogni ultimatum degli Usa è un passo verso la guerra”. “L’ex presidente fallito della Russia, che si crede ancora presidente, deve stare attento a quello che dice, sta entrando in un territorio molto pericoloso!”, ha attaccato Trump su Truth. Prontissima la controreplica, sempre via social. “Se alcune parole dell’ex presidente della Russia provocano una reazione così nervosa in un presidente degli Usa così temibile, significa che la Russia ha ragione su tutto e continuerà a seguire la sua strada”, ha scritto su Telegram Medvedev, attuale vice segretario del Consiglio di Sicurezza nazionale. Trump, ha aggiunto, “si ricordi dei suoi film preferiti sugli zombie, e anche di quanto possa essere pericolosa la leggendaria ‘mano morta’”.

Un riferimento ad un sistema segreto semi-automatico dell’era sovietica capace di lanciare missili nucleari se la leadership di Mosca fosse stata eliminata in un attacco nemico. Parlando dei raid della notte tra mercoledì e giovedì sull’Ucraina, il presidente Zelensky ha denunciato in particolare “un attacco direttamente su un edificio civile”, nel quartiere di Svyatoshinsky, dove si contano sei morti, secondo il sindaco, Vitali Klitschko. Il capo dello Stato ucraino ha detto che i russi hanno lanciato “più di 300 droni e 8 missili”. Oltre a Kiev, sono state colpite le regioni di Sumy, Poltava, Mykolaiv e Dnipropetrovsk.

Oltre a quella di Donetsk, dove si registrano un morto e 11 feriti, hanno annunciato le autorità locali. Mentre tutto il mondo aspetta di vedere quale sarà la portata delle sanzioni che Trump ha promesso contro la Russia, se non rispetterà il suo ultimatum di dieci giorni per fermare i combattimenti, Zelensky si è augurato che “tutto ciò che viene attualmente dichiarato da America ed Europa sarà realizzato”. Un messaggio che sembra indirizzato proprio al tycoon. Washington e gli alleati europei di Kiev, ha insistito, “hanno tutti gli strumenti” per “costringere Mosca alla pace, a sedersi a un vero tavolo dei negoziati”. Ma Zelensky si è spinto anche più in là, affermando che “se il mondo non punta a cambiare il regime in Russia, anche dopo la fine della guerra, Mosca continuerà a cercare di destabilizzare i Paesi vicini”. E come primo passo ha chiesto di “confiscare” i capitali russi congelati nei Paesi occidentali.

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