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Economia

Da Napoli all’Oriente, le sfide sulla via del corallo

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Via della seta, via delle spezie, ma anche via del corallo. A globalizzare il mondo, quando la globalizzazione era ancora un concetto sconosciuto, e’ stata per secoli anche la gemma rossa del Mediterraneo, un unicum assoluto, utilizzato come merce di scambio nei rapporti tra Europa e Asia. Il corallium rubrum, citato da Marco Polo nei diari dei suoi viaggi verso l’Oriente, si ritrova ovunque dal Paleolitico all’Ottocento, fino ai nostri giorni: negli ornamenti indiani, negli amuleti del Nepal, negli strumenti tibetani, negli elmi mongoli, nei coltelli medievali, nei copricapi ottomani come in quelli ebraici. L’oreficeria, con orecchini, collane, bracciali e pendenti, e’ infatti solo una delle mille possibilita’ offerte dal colore e dalla forma uniche del materiale corallino. E la collezione raccolta nel Museo allestito dalla Antonino De Simone nella sua storica sede di Torre del Greco ne e’ la prova. L’azienda nata nel 1830, oggi guidata con determinazione da Gioia De Simone dopo quasi due secoli di storia, custodisce un vero e proprio tesoro. Nel Museo sono esposti gli oggetti antichi selezionati in tutto il mondo dal padre di Gioia, ma l’impresa napoletana e’ anche la depositaria di un mestiere e di un’arte che, nonostante i profondi mutamenti del mercato, continuano a dare i loro frutti. Le difficolta’ non mancano, non solo per le recenti restrizioni dovute al Covid o per l’impatto, in questo settore non troppo sentito, della guerra tra Russia e Ucraina. A cambiare nel tempo sono state la mentalita’ e il gusto dei compratori, sono state le regole, sempre piu’ ferree, imposte dal necessario rispetto dell’ambiente e della vita del corallo, ma sono stati soprattutto i rapporti commerciali tra Paesi. Proprio l’Asia, per secoli sbocco naturale della gemma, ha infatti chiuso le sue porte, spiega De Simone. La stretta cinese su Hong Kong ha paralizzato quella che fino a pochissimi anni fa era “una piazza eccezionale per i prodotti semilavorati e finiti, dove confluivano tutti i compratori internazionali, ma anche una testa di ponte per la Cina, altrimenti inaccessibile”. Discorso simile per Taiwan, mercato non solo per il corallo del Mediterraneo ma soprattutto per quello autoctono, intorno al quale sono nati centri di lavorazione locale. La storia e’ curiosa. “Alla fine dell’Ottocento, – sottolinea l’imprenditrice – la scoperta del nuovo corallo del Pacifico ha attratto in Giappone e nella stessa Taiwan i torresi che hanno esportato li’ la loro attivita’”. Si sono create cosi’ una sorta di ‘colonie’ di abitanti di Torre del greco, chiamati non a caso anche ‘corallini’. Oggi le fiere di Hong Kong e Taiwan sono state sostituite dalle quelle di Shanghai e Singapore, ma l’impatto di queste realta’ e’ minimo rispetto alle precedenti. Le alternative pero’ ci sono e si trovano in patria, a Vicenza, o in America, mercato con grandi potenzialita’. Le spinte all’export pero’ passano per la tutela della sostenibilita’ della risorsa. La recente legge Italiana del 2019 segue le raccomandazioni vincolanti della Fao che, spiega ancora De Simone, hanno finalmente regolamentato la pesca del Corallium rubrum in tutto il Mediterraneo, effettuabile solo in certi momenti dell’anno, imponendo la rotazione dei banchi di pesca, la dimensione minima della base dei rami, e definendo la profondita’, non piu’ bassa dei 50 metri. La strumentazione a disposizione del pescatore subacqueo consiste peraltro solo nell’utilizzo della piccozza. “La richiesta del prodotto c’e’ ed il cliente finale oggi puo’ sentirsi sicuro di un acquisto consapevole di un prodotto tutelato in natura dalle leggi; al contrario le limitazioni al commercio del nostro prodotto – evidenzia quindi la titolare dell’azienda – a volte inconcepibili, barocche e frutto di guerre commerciali tra i Paesi coinvolti, non hanno niente a che vedere con la tutela della natura”. La Antonino De Simone comunque va avanti, nella tradizione e nell’innovazione. Con il lavoro artigianale e con le macchine CNC che permettono ora di tagliare con altissima precisione il corallo per i grandi marchi della gioielleria internazionale ‘. A lavorare in azienda sono in 25, molti provengono dall’Istituto d’arte di Torre del Greco, con cui la Antonino De Simone porta avanti progetti di collaborazione e di alternanza scuola-lavoro.

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Economia

Effetto Trump, bruciati in Borsa 6.500 miliardi in 100 giorni

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Nei primi cento giorni di presidenza Trump ci sono stati 70 giorni di scambi a singhiozzo sui mercati finanziari e 32 giorni di perdite, con oltre 6.500 miliardi di dollari cancellati dal valore delle società quotate. Lo scrive il New York Times, secondo cui per i mercati finanziari il calo del 7% dell’indice S&P 500 rappresenta il peggior inizio di mandato presidenziale da quando Gerald R. Ford subentrò a Richard M. Nixon nell’agosto del 1974, dopo lo scandalo Watergate. La crisi, sottolinea il quotidiano, è persino peggiore di quando scoppiò la bolla tecnologica all’inizio del secolo, e George W. Bush ereditò un mercato già in caduta libera. Al contrario, Trump ha ereditato un’economia solida e un mercato azionario in ascesa da un massimo storico all’altro. La situazione è cambiata rapidamente quando Trump ha annunciato i suoi dazi il 2 aprile, facendo esplodere la volatilita’ nei mercati finanziari.

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Economia

Oxfam, compensi ad cresciuti del 50% per lavoratori solo +0,8%

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A livello globale, negli ultimi 5 anni, la retribuzione mediana degli amministratori delegati d’impresa è cresciuta del 50%, in termini reali, passando da 2,9 milioni di dollari nel 2019 a 4,3 milioni nel 2024. Un aumento che supera di ben 56 volte la modesta crescita del salario medio reale (+0,9%), registrata nello stesso periodo nei Paesi per cui sono pubblicamente disponibili le informazioni sui compensi degli ad.

E’ quanto riporta un’analisi di Oxfam diffusa in occasione del Primo maggio. Nel dettaglio, tra i Paesi in cui il campione di imprese analizzate è sufficientemente ampio, emerge che: Irlanda e Germania vantano alcuni tra gli ad più pagati con una retribuzione annua mediana rispettivamente di 6,7 milioni e 4,7 milioni di dollari nel 2024; in Sudafrica il compenso annuo mediano degli AD era di 1,6 milioni di dollari nel 2024, mentre in India ha raggiunto i 2 milioni di dollari.

“Anno dopo anno assistiamo allo stesso spettacolo a dir poco grottesco: i compensi degli ad crescono vertiginosamente, mentre i salari dei lavoratori in molti Paesi restano fermi o salgono di pochi decimali”, spiega Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia economica di Oxfam Italia. L’analisi di Oxfam si è concentrata inoltre sui divari salariali di genere a livello d’impresa. Esaminando 11.366 imprese di 82 Paesi, che pubblicano informazioni sul gender pay gap aziendale, si evince che il divario retributivo di genere a livello di impresa si sia, in media, ridotto tra il 2022 e il 2023, passando dal 27% al 22%. Ma tra le 45.501 imprese di 168 Paesi con un fatturato annuo superiore a 10 milioni di dollari e che riportano il genere del proprio ad, meno del 7% aveva una donna nella posizione apicale dell’organigramma aziendale.

Per quanto riguarda la dinamica dei salari reali in Italia, secondo Oxfam se, anziché ricorrere agli indici generali dell’inflazione, si facesse riferimento alla variazione dei prezzi del carrello della spesa (come approssimazione dei beni maggiormente consumati dai lavoratori con basse retribuzioni), il salario lordo nazionale registrerebbe, in media, una perdita cumulata di circa il 15% nel solo quadriennio 2019-2023 e la dinamica positiva del 2024 non rappresenterebbe che un placebo per i lavoratori con le retribuzioni più basse.

“Fino ad oggi, nell’azione del Governo è del tutto assente una chiara politica industriale, orientata alla creazione di posti di lavoro di qualità, che scommetta su innovazione, transizione verde e formazione, senza lasciare indietro nessuno. – conclude Maslennikov – Il Governo stenta a intervenire sul rafforzamento della contrattazione collettiva e sulla revisione del sistema di fissazione dei salari e ha affossato il salario minimo legale che rappresenta una tutela essenziale per i lavoratori più fragili”.

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Economia

Wsj, cda di Tesla cerca un nuovo ceo per sostituire Musk

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Il consiglio di amministrazione di Tesla ha iniziato a cercare un nuovo CEO per sostituire il fondatore Elon Musk. Lo riporta il Wall Street Journal. Secondo il quotidiano la decisione è stata presa dopo il crollo delle azioni e degli utili di Tesla. Alcuni investitori ritengono che Musk sia troppo impegnato con il suo lavoro di capo del Dipartimento per l’Efficienza Pubblica (DOGE), che pure sembra volgere al termine. Non è stato reso noto se Musk sia stato informato della decisione.

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