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Cronache

Cybersecurity, un maleware per spiare Leonardo spa: due arresti a Napoli

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Un ex dipendente e un dirigente di Leonardo Spa, Divisione aerostrutture e veivoli, sono destinatari di misure cautelari. Accesso abusivo al sistema informatico, intercettazione illecita di comunicazioni telematiche e trattamento illecito di dati personali sono le ipotesi di reato formulate per l’ex dipendente, ora in carcere, mentre per il dirigente, ai domiciliari, quella di depistaggio. L’indagine è nata da un episodio del gennaio 2017, quando la struttura di Cyber Security di Leonardo Spa ha segnalato un traffico di rete anomalo in uscita da postazioni di lavoro dello stabilimento di Pomigliano d’Arco generato da un software artefatto sconosciuto ai sistemi antivirus Aziendali e denominato cftmon exe.

Il traffico era diretto a una pagina web denominata www.fuijamaaltervista.org per il quale oggi è stato disposto un sequestro preventivo. La denuncia dell’azienda era circoscritta a un numero ristretto di postazioni e segnalava una esfiltrazione di dati non ritenuta significativa, sottolinea una nota della procura diretta da Giovanni Melillo. Le indagini della Polizia Postale hanno ricostruito uno scenario più complesso. Secondo gli inquirenti, tra maggio 2011 e gennaio 2017, le strutture informatiche di Leonardo spa sono state colpite da un attacco informatico mirato e persistente, realizzato con l’installazione nei sistemi, nelle reti e nelle macchine bersaglio di un malware che doveva creare e mantenere canali di comunicazione idonei a portare via in maniera telematica e silente grandi quantitativi di dati e informazioni classificate come di rilevante valore aziendale. Questo attacco informatico e’ stato condotto secondo i pm napoletani da un ex addetto alla gestione della sicurezza informatico della stessa azienda, Arturo D’Elia, destinatario di un provvedimento restrittivo in carcere. L’ex dipendente ha inoculato un trojan di nuova generazione attraverso l’inserimento di una chiavetta Usb nel pc spiati in modo che la funzione di spia si attivasse automaticamente a ogni apertura del sistema operativo; nel tempo aveva anche installato versioni piu’ evolutive del malware.

I dati carpiti venivano scaricati nel sito web. Erano ben 94 le postazioni di lavoro oggetto dell’attacco, delle quali 33 erano proprio a Pomigliano D’Arco, postazioni in uso a dipendenti anche con mansioni dirigenziali impegnati nella produzione di beni e servizi strategici per la sicurezza e la difesa del Paese. Complessivamente sono stati esfiltrati dati per 10 giga cioe’ circa 100.000 file, di gestione amministrativo-contabile, impiego risorse umane, di approvvigionamento e distribuzione di beni strumentali, nonche’ progettazioni di componenti aeromobili civili e velivoli militari destinati al mercato italiano e internazionale.

Procuratore di Napoli. Giovanni Melillo 

Captate anche credenziali di accesso a informazioni personali dei dipendenti della Leonardo spa. Infettate anche 13 postazioni del gruppo Alcatel e 48 in uso a privati o aziende operanti nel settore della produzione aerospaziale. L’autore materiale dell’attacco attualmente e’ impiegato in un’altra societa’ nel settore dell’elettronica informatica. Il responsabile del Cyber emergency team di Leonardo spa Antimo Rossi e’ ai domiciliari perche’ ha dato una rappresentazione dei fatti fuorviante della natura degli degli effetti della attacco informatico ostacolando le indagini.

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Ferito da un colpo di pistola, 14enne in ospedale all’Aquila

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Un ragazzo di 14 anni è finito in ospedale, all’Aquila, dopo essere stato raggiunto da un colpo di pistola. Il giovane ha una ferita da arma da fuoco alla gamba ed è stato sottoposto ad un intervento chirurgico; le sue condizioni non destano preoccupazione. Poco chiara al momento la dinamica dei fatti, che sono avvenuti attorno alle 18 in località Cese di Preturo. Il ragazzo, ricostruiscono i media locali, avrebbe raccontato che, mentre era con degli amici, da un’automobile, sembra un’Audi nera, che li ha affiancati, sarebbe partito un colpo di pistola. E’ stato lo stesso 14enne, una volta tornato a casa, a raccontare quanto accaduto alla madre, che poi lo ha accompagnato in ospedale. Sull’episodio e sulla versione fornita dal ragazzo sono in corso indagini da parte della polizia.

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Blackout ferma anche il tennis a Madrid ma Arnaldi passa

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Anche il torneo di tennis di Madrid si è dovuto arrendere al black out che ha colpito poco dopo le 12.30 di oggi ma l’intera penisola iberica e parte del Sud della Francia. Dopo sole tre partite giocate, il programma è stato sospeso in attesa di un ritorno dell’energia elettrica, lasciando giocatori e pubblico in un limbo fatto di attesa e incertezza, un po’ come in una stazione o in un aeroporto per uno sciopero improvviso. Intorno alle 16.30, gli organizzatori hanno infine deciso di cancellare tutti gli incontri ancora da disputare, nel pomeriggio e in serata, per motivi tecnici e di sicurezza, scombinando i programmi di tante stelle della racchetta già stressate, anche se lautamente ricompensate, dai ritmi infernali del circuito.

Una delle poche eccezioni ha riguardato Matteo Arnaldi. L’azzurro stava portando a casa il secondo set contro il bosniaco Damir Dzumhur quando si sono spenti i tabelloni e tutte le apparecchiature a servizio del match. I due giocatori sono rimasti interdetti e la partita è stata sospesa ma quello che sembrava un inconveniente localizzato alla Caja Magica, sede del torneo, si è rivelato un problema di ben altra dimensione. L’azzurro ha però potuto in qualche modo finire opera, battendo il rivale per 6-3, 6-4 per accedere agli ottavi di finale, ma della sua vittoria non resterà traccia se non nella memoria dei due protagonisti e dello scarso pubblico presente, perchè tutto era andato in tilt. Nel primo set, Arnaldi e Dzumhur hanno faticato mezz’ora per completare i primi sei game, poi l’italiano ha fatto il break per chiudere 6-4.

Nel secondo, Arnaldi non si è fatto distrarre dall’interruzione, guadagnando la sua prima volta agli ottavo in un Masters 1000 e anche qualche ora di riposo in più rispetto al prossimo avversario, che sarà uno tra lo statunitense Tiafoe e il francese Muller. Non è andata altrettanto bene al bulgaro Grigor Dimitrov, che stava avendo la meglio sul britannico Jacob Fearnley: lo stop energetico ha lasciato una telecamera pericolosamente sospesa sul centro del campo, obbligando a sospendere definitivamente l’incontro. Dopo qualche ora di attesa, i giocatori che dovevano scendere in campo hanno avuto la notifica della cancellazione del programma e tra loro ci sono Matteo Berrettini e Lorenzo Musetti, che domani, si presume, dovranno affrontare rispettivamente il britannico Jack Draper e il greco Stefanos Tsitsipas. Nel torneo Wta 1000 hanno potuto completare la partita la statunitense Coco Gauff, che ha battuto la svizzera Belinda Bencic, e la sua prossima avversaria, la russa Mirra Andreeva, che ha eliminato l’ucraina Yuliia Starodubtseva. Tutto rinviato invece per la n.1 e la n.2 al mondo, la bielorussa Aryna Sabalenka e la polacca Iga Swiatek, che è la campionessa uscente. (ANSA). 2025-04-28T18:10:00+02:00 RI ANSA per CAMERA04 NS055 NS055

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Prete indagato a Bari, su auto tracce di sangue: è indagato per omicidio stradale e omissione di soccorso

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Le tracce presenti sull’auto di don Nicola D’Onghia, il 54enne sacerdote indagato a Bari per omicidio stradale e omissione di soccorso nel caso della morte della 32enne Fabiana Chiarappa, erano di sangue. Lo dimostrano i primi risultati degli accertamenti svolti sulla Fiat Bravo del prete nei giorni successivi all’incidente. Ora, per gli inquirenti, resta intanto da capire se quel sangue sia quello della 32enne, rugbista e soccorritrice del 118, ma soprattutto se il possibile impatto tra la auto del sacerdote e Chiarappa abbia causato la morte della giovane o se questa, invece, sia avvenuta prima.

Secondo quanto ricostruito finora, la sera del 2 aprile Chiarappa era in sella alla sua moto Suzuki sulla provinciale 172 che collega i comuni di Turi e Putignano quando, per cause ancora da chiarire, avrebbe perso il controllo del mezzo e sarebbe finita fuori strada, colpendo anche un muretto a secco. Compito della pm Ileana Ramundo, che coordina le indagini dei carabinieri, è ora quello di capire – anche grazie ai risultati dell’autopsia, il cui deposito è previsto tra oltre un mese – cosa effettivamente abbia causato la morte della 32enne, se lo schianto contro il muretto o il successivo impatto con l’auto.

Il parroco, agli inquirenti, ha raccontato come quella sera, mentre percorreva quella strada, ha avvertito un rumore provenire dal pianale della propria auto (“come se avessi colpito una pietra”) ma di non essersi accorto né della moto né della ragazza, anche a causa del buio. Poco dopo aver sentito il rumore, intorno alle 20.30, si è quindi fermato in una stazione di servizio per controllare eventuali danni all’auto, prima di rimettersi in macchina e tornare verso casa. Il parroco ha detto di aver appreso dell’incidente dalla stampa il giorno dopo e per questo, dopo aver consultato i propri legali (è assistito dagli avvocati Vita Mansueto e Federico Straziota), ha deciso di raccontare il tutto ai carabinieri.

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