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Crisi Juve: Bonucci si scusa, CR7 dice “credete in noi”

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Il 2020 della Juventus si e’ concluso con un record negativo: mai nella storia dello Stadium, infatti, i bianconeri avevano perso una gara casalinga di serie A per 0-3. La disfatta è arrivata contro la Fiorentina, con i viola che sfruttando la giornata piu’ nera di Ronaldo e compagni hanno inflitto ad Andrea Pirlo la prima sconfitta in campionato della sua gestione. “La piu’ brutta Juve di questa prima parte di stagione. Chiedo scusa ai tifosi a nome mio, in primis. Non c’e’ nulla da aggiungere”, ha tuonato su Instagram Bonucci, uno dei protagonisti in negativo della serataccia di ieri. E Ronaldo ci e’ andato giu’ ancora piu’ pesante: “Ieri, con una prestazione scadente e un risultato tutt’altro che accettabile, abbiamo chiuso il nostro 2020 – il post del portoghese, che pero’ vede un futuro vincente – Sappiamo di dover dare di piu’ per giocare meglio e vincere: che questa breve pausa ci aiuti a tornare piu’ forti e uniti che mai, perche’ la stagione e’ lontana dall’essere finita e alla fine, ancora una volta, festeggeremo insieme ai tifosi”. E poi la richiesta ai tifosi: “Credete in noi”. La squadra sembrava aver svoltato dal secondo tempo del derby contro il Torino in avanti, lo 0-4 di Parma era stata una prova di forza, invece ieri sono stati fatti passi indietro tanto pericolosi quanto preoccupanti: l’inferiorita’ numerica dopo 18 minuti per l’espulsione di Cuadrado ha pesato come un macigno, ma e’ stato proprio l’approccio alla partita a non aver convinto. In svantaggio dopo 3 minuti, i bianconeri non sono stati piu’ in grado di reagire, andando incontro alla peggior figura di questa prima parte di stagione. E la Juve ha praticamente perso due partite in un giorno: in campo contro la Fiorentina, in tribunale contro il Napoli, con il Collegio di Garanzia che ha deciso di accogliere il ricorso dei partenopei e di far disputare la sfida del 4 ottobre. Va ancora calendarizzata, intanto pero’ Milan e Inter rischiano di scappare rispettivamente a +10 e a +9 dai bianconeri, se dovessero vincere gli impegni di questa sera. Ora le feste di Natale in famiglia, Pirlo infatti ha concesso qualche giorno di riposo per ricaricare le batterie: l’appuntamento alla Continassa e’ fissato per lunedi’ 28, con la squadra che ripartira’ verso l’impegno contro l’Udinese. Dove, secondo la posizione del club, Rabiot sara’ disponibile. La squalifica, tornata in vigore con la sentenza del Collegio di Garanzia, e’ stata scontata ieri: questo l’annuncio fatto prima della sfida alla Fiorentina, questa la convinzione ancora oggi. Il codice di giustizia sportiva (art.21.1) recita che le squalifiche vanno scontate dal giorno successivo “alla pubblicazione della decisione”, dunque, secondo la Juve, dal giorno dopo il giudice sportivo. Un’interpretazione diversa porta a considerare la mezzanotte valida quella della sentenza del Collegio, che di fatto ha riattivato la sanzione, e se davvero cosi’ fosse si aprirebbe un altro contenzioso; ma il club bianconero e’ tranquillo in vista della partita con l’Udinese, quanto a Rabiot.

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Esteri

‘Chora è una moschea’, scintille Erdogan-Mitsotakis

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La moschea di Kariye a Istanbul, un tempo chiesa ortodossa di San Salvatore in Chora e tesoro del patrimonio bizantino, diventa tempio della discordia tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il premier greco Kyriakos Mitsotakis, nel giorno della visita del leader ellenico ad Ankara proprio per confermare la stagione di buon vicinato tra i due Paesi dopo decenni di tensioni. Le divergenze sulla moschea si sono riaccese nei giorni scorsi, dopo che il 6 maggio scorso San Salvatore in Chora, chiesa risalente al V secolo e tra i più importanti esempi dell’architettura bizantina di Istanbul, è stata riaperta dopo lavori di restauro durati quattro anni.

Convertita in moschea mezzo secolo dopo la conquista di Costantinopoli da parte dei turchi ottomani del 1453, Chora è stata trasformata in un museo dopo la Seconda guerra mondiale, quando la Turchia cercò di creare una repubblica laica dalle ceneri dell’Impero Ottomano. Ma nel 2020 è nuovamente diventata una moschea su impulso di Erdogan, poco dopo la decisione del presidente di riconvertire in moschea anche Santa Sofia, che come Chora era stata trasformata in un museo. La riapertura aveva suscitato malcontento ad Atene, con Mitsotakis che aveva definito la conversione della chiesa come “un messaggio negativo” e promesso alla vigilia del suo viaggio ad Ankara di chiedere a Erdogan di tornare sui suoi passi in merito. Una richiesta respinta al mittente: “La moschea Kariye nella sua nuova identità resta aperta a tutti”, ha confermato Erdogan in conferenza stampa accanto a Mitsotakis.

“Come ho detto al premier greco, abbiamo aperto al culto e alle visite la nostra moschea dopo un attento lavoro di restauro in conformità con la decisione che abbiamo preso nel 2020”, ha sottolineato. “Ho discusso con Erdogan della conversione della chiesa di San Salvatore in Chora e gli ho espresso la mia insoddisfazione”, ha indicato in risposta il leader greco, aggiungendo che questo “tesoro culturale” deve “rimanere accessibile a tutti i visitatori”. Nulla di fatto dunque sul tentativo di Atene di riscrivere il destino del luogo di culto. Ma nonostante le divergenze in merito, la visita di Mitsotakis ad Ankara segna un nuovo passo nel cammino di normalizzazione intrapreso dai due Paesi, contrapposti sulla questione cipriota e rivali nel Mediterraneo orientale. A dicembre i due leader hanno firmato una dichiarazione di “buon vicinato” per sancire una fase di calma nei rapporti iniziata dopo il terremoto che ha ucciso più di 50.000 persone nel sud-est della Turchia, all’inizio del 2023. “Oggi abbiamo dimostrato che accanto ai nostri disaccordi possiamo scrivere una pagina parallela su ciò che ci trova d’accordo”, ha sottolineato Mitsotakis accanto a Erdogan, confermando la volontà di “intensificare i contatti bilaterali”. Perché “l’oggi non deve rimanere prigioniero del passato”.

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Un video per raccontare la lotta al tumore ovarico

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Le donne colpite dal tumore ovarico raccontano, condividono le loro paure, le loro speranza e allo stesso tempo chiedono maggiore attenzione verso questa grave patologia. L’iniziativa è realizzata dalle donne dell’associazione ALTo attraverso un video che da oggi, in occasione della Giornata mondiale contro il tumore ovarico, è disponibile su You Tube.

Il tumore ovarico è il settimo tumore più comune tra le donne a livello mondiale e costituisce l’ottava causa di morte per cancro femminile. Solo in Italia sono circa 6mila le donne che ogni anno ricevono una diagnosi di tumore ovarico. “Ogni donna che combatte contro il cancro ovarico ha una storia unica da raccontare e attraverso questo video vogliamo dare loro voce – spiega Maria Teresa Cafasso, presidente dell’Associazione ALTo – vogliamo mostrare al mondo intero la loro forza e determinazione e allo stesso tempo sensibilizzare sull’importanza della conoscenza precoce, dell’accesso ai trattamenti e della necessità di approvare nuovi farmaci per la cura delle frequenti recidive che spesso colpiscono le donne affette da questa malattia”.

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Nell’inchiesta su Toti l’ombra di una talpa

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Nell’inchiesta sul presunto comitato d’affari e corruzione che ha portato all’arresto (ai domiciliari) del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti spunta l’ombra di una talpa. E’ un aspetto su cui lavorano gli investigatori della guardia di finanza, coordinati dai pm Federico Manotti e Luca Monteverde, alla luce di quanto emerso dalle intercettazioni ambientali.

E’ il 30 settembre 2020. I fratelli Arturo Angelo Testa e Italo Maurizio Testa, iscritti a Forza Italia in Lombardia e da ieri sospesi dal partito, vengono a Genova per incontrarsi con alcune persone della comunità riesina. A quell’incontro si avvicina un uomo con la felpa e il cappellino.

“Viene riconosciuto in Umberto Lo Grasso (consigliere comunale totiano). Che dice a Italo Testa: “Vedi che stanno indagando, non fate nomi e non parlate al telefono …. Stanno indagando”. In tutta risposta Italo Maurizio Testa afferma: “si lo so, non ti preoccupare …. L’ho stutato (“spento” in dialetto siciliano, ndr)”. Questa condotta, scrive il giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni, “appare in tal modo integrare il delitto di favoreggiamento personale, avendo il predetto – avvisando i fratelli Testa a non parlare al telefono essendo in corso indagini (“stanno indagando”) – fornito un aiuto in favore dei predetti ad eludere le investigazioni a loro carico”.

Ma chi ha avvisato Lo Grasso? Una ipotesi è che vi sia appunto una talpa visto che Stefano Anzalone, totiano anche lui e indagato nell’inchiesta, è un ex poliziotto che ha dunque agganci tra le forze dell’ordine. L’altra ipotesi è che si possa trattare di una sorta di millanteria dello stesso Anzalone che dopo le elezioni voleva togliersi di torno i fratelli Testa e non onorare le promesse fatte in cambio dei voti.

Tutti gli indagati citati in questo articolo sono da considerare presunti innocenti.

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