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Covid, i dati del contagio in Italia: 12.448 positivi, 85 morti

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Sono 12. 448 i positivi ai test Covid individuati nelle ultime 24 ore,  secondo i dati del ministero della Salute, ieri erano stati 10.047. Sono invece 85 le vittime in un giorno. Ieri erano state 83.  Sono 562.505 i tamponi molecolari e antigenici per il coronavirus effettuati nelle ultime 24 ore in Italia, secondo i dati del ministero della Salute. Ieri erano stati 689.280. Il tasso di positivita’ e’ al 2,2%, in salita rispetto all’1,4% di ieri. Sono invece 573 i pazienti in terapia intensiva in Italia, 13 in piu’ rispetto a ieri nel saldo tra entrate e uscite. Gli ingressi giornalieri sono 49. I ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono 4.629, ovvero 32 in piu’ rispetto a ieri.

Oltre 12.400 casi, mai cosi’ tanti dal primo maggio

ZCZC1765/SXB XSP21328003471_SXB_QBXB R CRO S0B QBXB >>>ANSA/Oltre 12.400 casi, mai cosi’ tanti dal primo maggio Aumentano i ricoveri, 83 morti, Il Friuli verso la zona gialla (ANSA) – ROMA, 24 NOV – Oltre 12.400 casi positivi in 24 ore: non erano stati cosi’ tanti dal primo maggio. E’ un numero che colpisce, ma che resta comunque all’interno di una curva dell’epidemia di Covid-19 che continua a crescere molto piu’ lentamente rispetto a quanto non facesse qualche settimana fa. Il tempo di raddoppio dei casi e’ infatti aumentato da 15-20 giorni a circa 30, ma l’ipotesi degli esperti e’ che non si tratti di una situazione stabile: come e’ accaduto qualche settimana fa, potrebbe arrivare una nuova accelerazione. Ad aumentare, intanto, sono i ricoveri: i numeri salgono sia nei reparti ordinari sia nelle terapie intensive, anche se al momento il Friuli Venezia Giulia e’ l’unica regione ad avvicinarsi ai valori soglia che segnano l’ingresso nella zona gialla. I dati del ministero della Salute indicano che nell’arco di 24 ore i nuovi casi sono aumentati di oltre 2.400 unita’, passando da 10.047 a 12.448: e’ il numero piu’ alto rilevato dallo scorso primo maggio, quando i nuovi casi erano stati 12.964. Segnano un record negativo anche gli 85 decessi registrati nelle ultime 24 ore: non erano cosi’ numerosi dagli 88 registrati il 10 giugno scorso e mostrano una leggera tendenza all’aumento. I 12.448 nuovi casi sono stati identificati per mezzo di 562.505 test, fra molecolari e antigenici rapidi, contro 689.280 del giorno precedente. Di conseguenza il tasso di positivita’ calcolato facendo il rapporto del totale dei casi sul totale dei tamponi e’ salito in 24 ore dall’1,4% al 2,2%. Facendo il rapporto fra i casi e i soli tamponi molecolari il tasso di positivita’ e’ del 5,8%, secondo i calcoli del sito CovidTrends. In aumento costante i ricoveri: nelle terapie intensive i ricoverati sono 573, 13 in piu’ in 24 ore nel saldo tra entrate e uscite; gli ingressi giornalieri sono 49. Nei reparti ordinari sono 4.629, ossia 32 in piu’ rispetto al giorno precedente. Per quanto riguarda le regioni, e’ la Lombardia a registrare l’incremento maggiore in numeri assoluti, superando la soglia di 2.000 casi (2.207); seguono Veneto (1.931), Lazio (1.283), Emilia Romagna (1.058), Campania (965). Le analisi degli esperti indicano che al momento solo il Friuli Venezia Giulia ha valori che superano la soglia che segna l’ingresso nella zona gialla, con il 18% di ricoveri nei reparti ordinari e il 14% nelle terapie intensive, come indicano le analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘M.Picone’, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e quelle dell’Agenzia Nazionale dei Servizi Sanitari regionali (Agenas). “Seppure critica solo in una regione, la situazione dell’occupazione degli ospedali – osserva Sebastiani – ha gia’ iniziato ad avere ripercussioni sull’attivita’ ordinaria di cura e prevenzione di altre malattie, con le ovvie conseguenze in termini di qualita’ della vita e sopravvivenza della popolazione generale”. Per quanto riguarda la curva dell’epidemia, secondo Sebastiani e’ probabile che alla recente fase di frenata della crescita nella curva dei contagi stia per seguire una nuova fase di accelerazione, sia a causa dei comportamenti individuali, ma molto piu’ probabilmente sulla spinta di grandi focolai. Per l’esperto “l’alternanza di fasi di frenata e accelerazione della crescita puo’ spiegarsi con i comportamenti individuali indotti dalla percezione del peggioramento o del miglioramento della situazione epidemica. Un’altra possibile spiegazione – rileva – e’ che l’epidemia stia evolvendo per grossi focolai. Se cosi’ fosse, sarebbe confortante, ma sarebbe comunque bene agire per interrompere la crescita”. Per il fisico Giorgio Sestili, fondatore della pagina Facebook ‘Coronavirus – Dati e analisi scientifiche”, “i nuovi 12.448 casi registrati sono in linea con la curva prevista: siamo all’interno di una crescita lenta, con un incremento del 25-30% settimanale e un tempo di raddoppio di quattro settimane: ci stiamo assetando su questo livello”

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Covid-19 e genetica: uno studio italiano spiega perché il virus ha colpito più il Nord che il Sud

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Un team di scienziati italiani ha scoperto un legame tra genetica e diffusione del Covid-19, individuando alcuni geni che avrebbero reso alcune popolazioni più vulnerabili alla malattia e altre più resistenti.

Come stabilire chi ha maggiore probabilità di sviluppare il Covid-19 in forma grave? E perché la pandemia ha colpito in modo più violento alcune zone d’Italia rispetto ad altre? A queste domande ha risposto uno studio multidisciplinareguidato dal professor Antonio Giordano, direttore dell’Istituto Sbarro di Philadelphia per la Ricerca sul Cancro e la Medicina Molecolare, in collaborazione con epidemiologi, patologi, immunologi e oncologi.

Dallo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Journal of Translational Medicine, emerge che la predisposizione genetica potrebbe aver giocato un ruolo determinante nella diffusione e nella gravità del Covid-19.

Il ruolo delle molecole Hla nella risposta immunitaria

Il metodo sviluppato dai ricercatori ha permesso di individuare le molecole Hla, ovvero quei geni responsabili del rigetto nei trapianti, come indicatori della capacità di un individuo di resistere o soccombere alla malattia.

“È dalla qualità di queste molecole che dipende la capacità del nostro sistema immunitario di fornire una risposta efficace, o al contrario di soccombere alla malattia”, ha spiegato Pierpaolo Correale, capo dell’Unità di Oncologia Medica dell’ospedale Bianchi Melacrino Morelli di Reggio Calabria.

Lo studio ha dimostrato che chi possiede molecole Hla di maggiore qualità ha più possibilità di combattere il virus e sviluppare una forma più lieve della malattia. Questo metodo, inoltre, potrebbe essere applicato anche ad altre malattie infettive, oncologiche e autoimmunitarie.

Perché il Covid ha colpito più il Nord Italia? Questione di genetica

Uno dei dati più interessanti dello studio riguarda la distribuzione geografica delle molecole Hla in Italia. I ricercatori hanno scoperto che alcuni alleli (varianti genetiche) sono più diffusi in certe zone del Paese, influenzando così l’impatto della pandemia.

Secondo lo studio, la minore incidenza del Covid-19 nelle regioni del Sud rispetto a quelle del Nord potrebbe essere dovuta a una specifica eredità genetica.

Tra le ipotesi vi è quella di un virus antesignano del Covid-19 che si sarebbe diffuso migliaia di anni fa nell’area che oggi corrisponde alla Calabria, “immunizzando” in qualche modo i discendenti di quelle terre.”

Lo studio: 525 pazienti analizzati tra Calabria e Campania

La ricerca ha preso in esame tutti i casi di Covid registrati in Italia nella banca dati dell’Istituto Superiore di Sanità, oltre a 75 malati ricoverati negli ospedali di Reggio Calabria e Napoli (Cotugno), e 450 pazienti donatori sani.

I risultati hanno evidenziato che:

  • Gli Hla-C01 e Hla-B44 sono stati individuati come geni associati a maggiore rischio di infezione e malattia grave.
  • Dopo la prima ondata pandemica, questa associazione è scomparsa.
  • L’allele Hla-B*49, invece, si è rivelato un fattore protettivo.

Uno studio rivoluzionario con implicazioni future

Questa scoperta non solo aiuta a comprendere la diffusione del Covid-19, ma potrebbe anche essere utilizzata in futuro per prevenire altre pandemie, individuando le popolazioni più a rischio e quelle più protette.

Un lavoro che apre nuove strade nel campo della medicina personalizzata, dimostrando che genetica e ambiente possono influenzare l’evoluzione di una malattia a livello globale.

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Covid-19, cinque anni dopo: cosa è cambiato e quali lezioni abbiamo imparato

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Cinque anni fa, l’Italia si fermava. L’8 marzo 2020, l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte annunciava il primo lockdown totale della storia repubblicana. Un provvedimento drastico, nato dall’esplosione dei contagi da Covid-19, che costrinse il Paese a chiudere in casa 60 milioni di persone, con l’unica concessione delle uscite per necessità primarie.

L’Italia è stato uno dei primi paesi occidentali ad affrontare un impatto devastante del virus. Il primo caso ufficiale venne individuato nel paziente zero di Codogno, Mattia Maestri, mentre il primo decesso fu registrato il 21 febbraio 2020 con la morte di Adriano Trevisan a Vo’ Euganeo.

Nei giorni successivi, il Paese assistette a scene che rimarranno impresse nella memoria collettiva: ospedali al collasso, città deserte, striscioni con “andrà tutto bene” esposti sui balconi, mentre nelle province più colpite, come Bergamo, i camion dell’esercito trasportavano le bare delle vittime.

Con il Vaccine Day del 27 dicembre 2020, l’arrivo dei vaccini segnò l’inizio della campagna di immunizzazione di massa, accompagnata dall’introduzione del Green Pass, che portò a feroci polemiche e alla nascita di movimenti No-Vax. Il 31 marzo 2022 venne dichiarata la fine dello stato di emergenza in Italia, mentre il 5 maggio 2023 l’OMS decretò la conclusione della pandemia a livello globale.

Il nuovo approccio alla gestione delle pandemie

Cinque anni dopo il lockdown, il governo Meloni ha rivisto il piano pandemico nazionale, con l’introduzione di nuove regole che limitano l’uso di misure restrittive. I DPCM (Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri), usati ampiamente durante il governo Conte per imporre limitazioni agli spostamenti e alle attività economiche, non saranno più utilizzati, sostituiti da una gestione più parlamentare dell’emergenza.

Inoltre, il 25 gennaio 2024 è entrato in vigore il decreto che ha abolito le multe per chi non ha rispettato l’obbligo vaccinale, un provvedimento che ha riacceso il dibattito su come è stata affrontata la pandemia e sui diritti individuali.

La commissione d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza

Uno dei segnali più evidenti della volontà di rivalutare le scelte fatte è l’istituzione della commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione della pandemia, approvata il 14 febbraio 2024. La commissione ha già tenuto 24 audizioni, ascoltando esperti, rappresentanti istituzionali e figure chiave della crisi sanitaria, come l’ex commissario straordinario Domenico Arcuri, assolto di recente per l’inchiesta sulle mascherine importate dalla Cina.

A cinque anni di distanza: quali lezioni?

La pandemia ha lasciato un segno profondo sulla società italiana e ha messo in discussione il modello di gestione delle emergenze. Se da un lato c’è chi sostiene che le restrizioni fossero necessarie per salvare vite umane, dall’altro si solleva il dibattito su quanto fossero proporzionate e su eventuali errori di valutazione nelle misure adottate.

Oggi, il nuovo piano pandemico riconosce la necessità di una maggiore trasparenza e coinvolgimento del Parlamento, evitando misure straordinarie come quelle imposte con i DPCM. Ma l’eredità di quei mesi resta incisa nella memoria collettiva: l’Italia che si fermava, i bollettini quotidiani, i medici in prima linea e il ritorno, lento e faticoso, alla normalità.

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Covid: tra Natale e Capodanno scendono casi, stabili le morti (31)

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In Italia scendono i contagi mentre i decessi restano sostanzialmente stabili nella settimana tra Natale e Capodanno: dal 26 dicembre all’1 gennaio sono stati registrati 1.559 nuovi positivi, in calo rispetto ai 1.707 del periodo 19-25 dicembre, mentre le morti sono state 31 rispetto ai 29 casi nei 7 giorni precedenti. E’ quanto si legge nel bollettino settimanale sul sito del ministero della Salute. Lombardia e Lazio, seguite dalla Toscana, sono le regioni che hanno riportato più casi. Le Marche registrano il tasso di positività più alto (11,4%). Ancora una riduzione del numero di coloro che si sottopongono a tamponi: scendono da 44.125 a 34.532 e il tasso di positività cresce dal 3,9% al 4,5%.

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