Disgusto e umiliazione. Sono i sentimenti raccontati dalla deputata di Fratelli d’Italia Rachele Silvestri sulle colonne del Corriere della Sera. Un intervento scritto per “tutelare” suo figlio e il suo compagno, e per “spezzare la catena dell’indifferenza”. Silvestri affida una lunga lettera al quotidiano milanese per mettere a tacere “la voce che il mio bambino non sarebbe figlio del mio compagno, ma di un politico molto influente di Fratelli d’Italia, a sua volta sposato”.
Una voce tanto insistente da spingerla “a fare il test di paternità” per il suo neonato di appena tre mesi. Il risultato è riportato nel richiamo in prima pagina: “il padre è proprio Fabio, il mio compagno, non avevo dubbi”. Silvestri, con i mezzi della scienza, e quelli della stampa, prova così a interrompere il rincorrersi di ipotesi e indiscrezioni sulla sua vita privata. É la stessa deputata meloniana a ricostruire i contorni della faccenda. “Molti hanno scelto di condividere una evidente calunnia, di telefono in telefono, di chat in chat, rendendosi complici di questo schifo”.
La “presunta notizia”, dunque, sarebbe passata di tastiera in tastiera. E Rachele Silvestri spinge oltre le sue ipotesi, arrivando a delineare persino la fonte e il contesto di trasmissione del messaggio. “Chi si è inventato questa storia – scrive – è un uomo, probabilmente un politico. Qualcuno dice che la calunnia sia stata pensata per attaccare alcune figure del mio partito, altri mi dicono che sia nato da cacicchi in cerca di gloria”. Anche se, per lei, “la politica in questa vicenda non c’entra nulla”, Silvestri intende difendersi da un’ulteriore insinuazione, secondo cui quel figlio sarebbe nato “da una relazione clandestina, grazie alla quale io avrei anche ottenuto la mia candidatura”.
E così ripercorre il suo cursus honorum, raccontando il passaggio in Parlamento dalle fila del M5s a quelle di FdI. “Quando ancora i sondaggi davano FdI su valori ben lontani da quelli attuali”, tiene a precisare. Poi, l’inserimento nelle liste abruzzesi “per il lavoro e l’impegno profusi”. L’uomo politico “molto influente”, però, non viene nominato. E così, nell’anonimato, riesce a guadagnarsi anche un comunicato di solidarietà. “Auspico vivamente che si chiuda una pagina così dolorosa e indegna che ha messo al pubblico ludibrio anche un uomo politico, solo perché magari potente”, scrive Michaela Biancofiore, capogruppo alla Camera di Coraggio Italia, dopo aver espresso vicinanza a Silvestri.
“Anche un uomo deve ricevere scuse e solidarietà femminile, in un Paese giusto e liberale”, aggiunge. Ma i messaggi sono tutti per Rachele Silvestri e arrivano da ogni schieramento politico. C’è chi, tra i colleghi di partito, accusa la politica di cedere “troppo spesso alla subdola invettiva diretta contro la persona”, come dichiara la deputata Lucaselli. E chi, come il capogruppo Foti, non si risparmia: “l’impostore professionale che pensava di gettare un secchio di guano su FdI, può affogare nella fogna delle proprie menzogne”. Mulè, deputato di Forza Italia, sottolinea “una vergogna non nuova nel Parlamento”, fatta di “pettegolezzi anonimi”. Dal Pd, invece, sono molte le parlamentari a evidenziare un “maschilismo strisciante”, secondo la definizione della deputata Manzi.
La capogruppo alla Camera Braga parla di “coraggiosa denuncia” che richiama “soprattutto le donne a sostenere le altre donne nel difendere lo spazio di libertà”. Della stessa idea, in questo caso, il coordinatore di Fdi Donzelli, secondo cui si tratta di una vicenda “che offende tutte le donne”. La deputata della Lega Ravetto rilancia sul tema delle “pari opportunità” e commenta: “è svilente dover difendere la maternità da chiacchiericci e insinuazioni”.