Due segnalazioni di operazioni sospette inviate dalla Banca d’Italia hanno dato vita a una indagine sui flussi bancari di due comitati “riconducibili al governatore della Liguria Giovanni Toti”. La prima e’ stata mandata alla Direzione nazionale antimafia e riguarda, come riportano diversi quotidiani, un finanziamento di 10mila euro ricevuto dal Comitato Giovanni Toti-Liguria, che sostiene la candidatura a presidente, ed erogato dal ‘Comitato Change’, che sostiene candidati graditi a Toti. C’e’ il “sospetto che il Comitato abbia ricevuto finanziamenti dalla Regione Liguria o altri enti” si legge. La seconda segnalazione, inviata alla Guardia di Finanza, riguarda il Comitato Change, e in particolare 4 bonifici ricevuti come erogazione liberale da privati: 100 mila euro da Moby spa, compagnia dell’armatore Onorato, 90 mila euro da Aker e 20 mila euro da Innovatec, entrambe del gruppo Waste Italia che gestisce energia e rifiuti e, tra l’altro la discarica di Vado Ligure.
Banca d’Italia. La segnalazione delle operazioni è arrivata dalla sede di Palazzo Koch
Altri 30mila euro sono arrivati da Diaspa srl che ha una partecipazione in Waste. Sotto la lente anche “bonifici eseguiti direttamente a favore di Giovanni Toti si legge su alcuni quotidiani. In particolare due tranche da 5mila e 20mila euro “per contributo all’attivita’ politica”. Secondo quanto risulta, la segnalazione dell’Uif di Banca d’Italia e’ ora anche al vaglio della Procura di Genova. Il Comitato Change viene segnalato all’Antiriciclaggio dalla Guardia di Finanza nel 2018 e nel 2019. Viene indicato che il presidente e tesoriere del Comitato Giovanni Toti-Liguria, Enrico Zappa, poi sostituito da Alberto Pozzo, “ricopre il ruolo di sindaco di numerose societa’, fra le quali quelle del gruppo di Sandro Biasotti”, imprenditore, senatore, che ha lasciato di recente Forza Italia dopo gli attacchi a Toti. Zappa riceve un nuovo incarico e viene nominato presidente del collegio sindacale della Societa’ per Cornigliano, controllata pubblica. Sui quotidiani emergono anche i nomi dei finanziatori del Comitato Change. Fra loro il Gruppo Pessina, coinvolto nella costruzione del nuovo ospedale della Spezia, la famiglia Gavio, il banchiere Giovanni Calabro’. Nella segnalazione dell’Uif compare anche il nome di Nicola Boni “rappresentante e titolare effettivo del comitato”, un “avvocato di Massa che dal 2017 e’ presidente di FuoriMuro, societa’ di servizi portuali ferroviari che gestisce anche le manovre nel porto di Genova”. Nella compagine, spiegano i quotidiani, viene indicato anche Cristiano Lavaggi, “consulente del lavoro spezzino e amministratore delegato di Liguria Patrimonio, societa’ controllata dalla Regione Liguria che gestisce immobili alla Spezia e che e’ entrato nel cda di Iren”.
“Non abbiamo nulla da nascondere. Ogni euro versato da chi ha voluto aiutarci e’ stato dedicato solo e soltanto all’attivita’ politica che stiamo facendo per dare il nostro contributo a migliorare la nostra Regione e il Paese”. Cosi’ il presidente della Regione Liguria e leader di Cambiamo! Giovanni Toti commenta su Facebook l’indagine sui finanziamenti sospetti ad alcuni comitati che da anni sostengono l’attivita’ politica del governatore.
Serviva una vittoria alla Lazio, ma contro il Parma arriva solo un pareggio che rischia di pesare come un macigno sulle ambizioni della squadra di Baroni. E che, a fine campionato, potrebbe rappresentare la differenza tra l’ingresso in Europa e una stagione senza coppe. Mentre per la squadra di Chivu il pari dell’Olimpico è un passo in avanti verso la salvezza con sette punti di vantaggio da gestire a quattro giornate dal termine sul Venezia terzultimo. Prima del match il ricordo di Papa Francesco sui maxischermi, con tutto lo stadio ad applaudire l’omaggio al Pontefice scomparso una settimana fa. Per i biancocelesti, però, arriva subito la doccia fredda con Ondrejka che, lasciato troppo solo, buca centralmente la difesa di casa trovando il vantaggio che porta avanti il Parma.
La Lazio non riesce a reagire, la squadra di Baroni appare spuntata rispetto alle ultime uscite. Servono addirittura 25 minuti per vedere la prima conclusione con il destro dal limite di Rovella, che però non centra nemmeno la porta. Il più intraprendente è Castellanos che trova anche il gol del pareggio in spaccata, ma in posizione di fuorigioco. Il primo tempo non regala altre emozioni con il duplice fischio dell’arbitro Sacchi che fa partire una bordata di fischi del pubblico di casa. E l’inizio della ripresa è ancora peggiore per i biancocelesti, ma dolcissimo per Ondrejka che, dopo aver vinto un rimpallo, trova l’incrocio di destro raddoppiando il punteggio e premiando la scelta di Chivu al di là di ogni più rosea aspettativa.
Il Parma è padrone del campo, Pellegrino si divora il tris a tu per tu con Mandas esaltando le doti del portiere biancoceleste. Baroni cerca la scossa inserendo Pedro per Dia, Chivu risponde con Djuric ed Hernani per Bonny e Pellegrino preferendo coprirsi. E la mossa del tecnico biancoceleste porta i risultati sperati con il guizzo di Isaksen a calciare in porta, ma trovando la risposta di Suzuki che blinda porta e risultato. Mentre dall’altra parte Mandas deve ancora superarsi per deviare in angolo il sinistro di Man. Ma proprio quando l’Olimpico, tra cori di contestazione al presidente e fischi ai subentrati Noslin e Tchaouna per gli errori dal dischetto in Europa League, cominciava a sentire odore di sconfitta ecco il gol di Pedro, bravo a spedire il sinistro sotto la traversa riaprendo i giochi.
La rete segnata accende la Lazio, lo spagnolo sale in cattedra e sigla anche il raddoppio, stavolta di testa fissando il punteggio sul 2-2 finale che evita la sconfitta ma rischia di lasciare rimpianti a fine stagione.
Lo hanno catturato i carabinieri, che si sono finti turisti, in un B&B in riva al mare nel Salento dove si era nascosto dopo una condanna definitiva a 30 anni di carcere per omicidio. È stato arrestato così Cosimo Mazzotta , 51 anni, leccese, latitante dallo scorso 8 marzo dopo che la sua condanna era stata confermata in via definitiva dalla Cassazione.
A trovarlo in un B&B di Torre Lapillo, nel comune di Porto Cesareo, sono stati i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale. Dopo prolungati appostamenti, servizi di osservazione e ricognizioni una coppia di carabinieri, fintisi turisti, hanno prenotato una stanza vicina a quella del latitante e hanno avvisato le altre pattuglie che hanno circondato la struttura ricettiva e hanno fatto irruzione, cogliendo Mazzotta di sorpresa.
Il 51enne, che si era registrato con un nome falso, al momento dell’arresto era da solo e non ha opposto resistenza, mostrandosi sorpreso per l’arrivo degli investigatori, ai quali ha raccontato che per non farsi scoprire aveva evitato qualsiasi rapporto con l’esterno, approfittando della vicinanza al mare per fare qualche passeggiata. L’uomo aveva con sè vari telefoni e diverse utenze telefoniche. La condanna a 30 anni di carcere era stata comminata dalla Corte d’Assise d’Appello di Taranto il 30 maggio del 2024, per l’omicidio in concorso, aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi, commesso il 17 marzo del 1999 del 21enne Gabriele Manca, coinvolto in contrasti legati allo spaccio di droga.
Il giovane fu assassinato in una zona di campagna a Lizzanello a pochi chilometri da Lecce. La vittima, secondo il quadro ricostruito dai carabinieri del ROS diciotto anni dopo il delitto, era stata uccisa a colpi di pistola sparatigli alle spalle mentre tentava la fuga da un commando di quattro persone che aveva organizzato una vera e propria esecuzione. Mazzotta è ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio.
A Bolzano una bambina di undici anni ha chiamato il 112 perché il padre stava picchiando la madre. Sul posto è intervenuta una pattuglia della Questura che ha arrestato l’uomo. Piangendo disperata, la bambina ha chiesto l’intervento urgente della Polizia per fermare il padre che stava massacrando di botte la mamma. Giunti immediatamente sul posto, i poliziotti si sono imbattuti in un uomo che in evidente stato di agitazione sin da subito ha iniziato ad assumere un comportamento ostile ed aggressivo nei loro confronti. Gli agenti con non poca fatica sono riusciti ad accedere all’interno dell’appartamento, nonostante l’uomo continuasse a minacciare di morte la moglie e la figlia. Dopo aver messo in sicurezza in un’altra stanza la donna e la bambina, gli agenti hanno cercato di placare l’ira dell’uomo – un bolzanino 50enne – il quale ha però minacciato di morte anche loro. Nel frattempo la donna ha riferito di continue aggressioni subite dal marito e di non aver mai sporto denuncia per paura delle ripercussioni e per non perdere l’affidamento della bambina.
Portata in ospedale per le cure del caso, la donna ha infine sporto denuncia. Portato in Questura, l’uomo ha continuato ad affermare che non appena fosse uscito da lì, le avrebbe trovate ed ammazzate moglie e figlia. A questo punto è scattato l’arresto per i reati di maltrattamenti contro familiari e conviventi e minaccia a pubblico ufficiale. Il Questore Paolo Sartori, quindi, in considerazione della gravità di quanto accaduto, ha immediatamente emesso nei confronti dell’uomo la misura di prevenzione personale dell’ammonimento, disponendo altresì l’avvio della procedura per l’emissione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. “L’ intervento in soccorso dell’ennesima vittima di violenze domestiche è stato reso possibile grazie alla determinazione di questa bimba, il che ha consentito di evitare ben più tragiche conseguenze”, ha evidenziato Sartori.