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Conte e Di Maio si ricompattano e dicono a Renzi a muso duro: basta metodi sporchi alla Salvini

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La lettera di Matteo Renzi al Corsera segna un primo punto di non ritorno nell’era giallo-rossa. Segna, cioe’, la prima rottura di una pax post-salviniana che, fino ad oggi, il premier Giuseppe Conte aveva tentato di mantenere. E la reazione del capo del governo e’ burrascosa. Conte, in viaggio verso Assisi per celebrazioni di San Francesco, decide di rompere il silenzio. “Basta con le operazioni sporche alla Salvini, non è Renzi a dettare l’agenda, ci vuole lealta’”, e’ il senso dell’irritazione, fortissima, del presidente del Consiglio. Che, di fronte alla sortita del leader di Italia Viva, rinsalda un asse fino a qualche giorno fa un po’ piu’ fragile: quello con il capo politico del M5S Luigi Di Maio. Del resto, a far andare su tutte le furie Conte e’, proprio come nell’esecutivo giallo-verde, il metodo. Un metodo che Palazzo Chigi pretende sia scevro da uscite a mezzo stampa al termine di riunioni delicate in cui, si sottolinea, si dovrebbe parlare tra alleati di governo. E l’avvertimento di Conte non riguarda solo la manovra: la posizione di Renzi rispetto al governo e’ guardata con attenzione altissima non solo a Palazzo Chigi, ma anche dal Pd, dal M5S e da Leu. Tre attori di un esecutivo pronti a fare asse, laddove si renda necessario, a difesa delle politiche messe in campo. “E’ un gioco sporco prendersi meriti dove non si hanno, come e’ successo sull’Iva”, spiegano fonti di governo. Ostentando una certa tranquillita’ sulla tenuta dell’esecutivo: il governo puo’ mai cadere adesso per 15 senatori su una politica rigorosa messa in campo per combattere l’evasione?, e’ la loro convinzione. Ma il tema resta, e anche il Pd corre ai ripari. Il weekend dedicato al tesseramento non e’ altro che una risposta all’offensiva di Italia Viva. Anche perche’, dal punto di vista comunicativo, Renzi non e’ dissimile da Salvini, e fra poco piu’ di dieci giorni, con il confronto tv con il leader della Lega e la successiva Leopolda, l’ex premier ha in programma una netta ascesa della sua presenza. Ma quella di Renzi “e’ una ricerca ossessiva di visibilita’. Una ricerca che rischia di gettare il governo nel pantano”, spiegano dal Pd che, mai come in queste ore, rimarca la sua funzione di “responsabilita’”. C’e’ poi la questione del pomo della discordia: l’Iva e il cuneo fiscale. E qui fonti di governo ripercorrono la riunione che, la notte del 29 settembre, ha avuto luogo a Palazzo Chigi. Una riunione dove l’ipotesi di introdurre – assieme al bonus – un malus equipollente (pari all’1,5%) sull’Iva per chi non utilizza la carta di credito, effettivamente e’ emersa. Ma, si ribadisce, e’ stata solo una delle ipotesi in cambio, finalizzata esclusivamente ad una lotta efficace all’evasione in nome della quale l’esecutivo ha previsto tutta una serie di bonus, dalle carte di credito gratis ai tagli alle bollette. E, in quella riunione, le stesse fonti ricordano come tutti fossero d’accordo su un punto, a cominciare da Di Maio: se si fosse riusciti a trovare nuove risorse il malus sarebbe stato eliminato. Risorse che, alla fine, Conte il giorno successivo ha annunciato di aver individuato. Ma, sottolineano le stesse fonti, anche mantenendo il malus, quell’operazione non poteva essere riassunta con slogan del tipo “il governo aumenta le tasse”, finalizzati ad aumentare il consenso dell’1%. Slogan che, da qui in avanti, Conte non vorrebbe piu’ vedere.

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Pedro salva la Lazio, con il Parma è 2-2 in rimonta

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Serviva una vittoria alla Lazio, ma contro il Parma arriva solo un pareggio che rischia di pesare come un macigno sulle ambizioni della squadra di Baroni. E che, a fine campionato, potrebbe rappresentare la differenza tra l’ingresso in Europa e una stagione senza coppe. Mentre per la squadra di Chivu il pari dell’Olimpico è un passo in avanti verso la salvezza con sette punti di vantaggio da gestire a quattro giornate dal termine sul Venezia terzultimo. Prima del match il ricordo di Papa Francesco sui maxischermi, con tutto lo stadio ad applaudire l’omaggio al Pontefice scomparso una settimana fa. Per i biancocelesti, però, arriva subito la doccia fredda con Ondrejka che, lasciato troppo solo, buca centralmente la difesa di casa trovando il vantaggio che porta avanti il Parma.

La Lazio non riesce a reagire, la squadra di Baroni appare spuntata rispetto alle ultime uscite. Servono addirittura 25 minuti per vedere la prima conclusione con il destro dal limite di Rovella, che però non centra nemmeno la porta. Il più intraprendente è Castellanos che trova anche il gol del pareggio in spaccata, ma in posizione di fuorigioco. Il primo tempo non regala altre emozioni con il duplice fischio dell’arbitro Sacchi che fa partire una bordata di fischi del pubblico di casa. E l’inizio della ripresa è ancora peggiore per i biancocelesti, ma dolcissimo per Ondrejka che, dopo aver vinto un rimpallo, trova l’incrocio di destro raddoppiando il punteggio e premiando la scelta di Chivu al di là di ogni più rosea aspettativa.

Il Parma è padrone del campo, Pellegrino si divora il tris a tu per tu con Mandas esaltando le doti del portiere biancoceleste. Baroni cerca la scossa inserendo Pedro per Dia, Chivu risponde con Djuric ed Hernani per Bonny e Pellegrino preferendo coprirsi. E la mossa del tecnico biancoceleste porta i risultati sperati con il guizzo di Isaksen a calciare in porta, ma trovando la risposta di Suzuki che blinda porta e risultato. Mentre dall’altra parte Mandas deve ancora superarsi per deviare in angolo il sinistro di Man. Ma proprio quando l’Olimpico, tra cori di contestazione al presidente e fischi ai subentrati Noslin e Tchaouna per gli errori dal dischetto in Europa League, cominciava a sentire odore di sconfitta ecco il gol di Pedro, bravo a spedire il sinistro sotto la traversa riaprendo i giochi.

La rete segnata accende la Lazio, lo spagnolo sale in cattedra e sigla anche il raddoppio, stavolta di testa fissando il punteggio sul 2-2 finale che evita la sconfitta ma rischia di lasciare rimpianti a fine stagione.

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Condannato a 30 anni per omicidio si nascondeva in B&B sul mare

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Lo hanno catturato i carabinieri, che si sono finti turisti, in un B&B in riva al mare nel Salento dove si era nascosto dopo una condanna definitiva a 30 anni di carcere per omicidio. È stato arrestato così Cosimo Mazzotta , 51 anni, leccese, latitante dallo scorso 8 marzo dopo che la sua condanna era stata confermata in via definitiva dalla Cassazione.

A trovarlo in un B&B di Torre Lapillo, nel comune di Porto Cesareo, sono stati i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale. Dopo prolungati appostamenti, servizi di osservazione e ricognizioni una coppia di carabinieri, fintisi turisti, hanno prenotato una stanza vicina a quella del latitante e hanno avvisato le altre pattuglie che hanno circondato la struttura ricettiva e hanno fatto irruzione, cogliendo Mazzotta di sorpresa.

Il 51enne, che si era registrato con un nome falso, al momento dell’arresto era da solo e non ha opposto resistenza, mostrandosi sorpreso per l’arrivo degli investigatori, ai quali ha raccontato che per non farsi scoprire aveva evitato qualsiasi rapporto con l’esterno, approfittando della vicinanza al mare per fare qualche passeggiata. L’uomo aveva con sè vari telefoni e diverse utenze telefoniche. La condanna a 30 anni di carcere era stata comminata dalla Corte d’Assise d’Appello di Taranto il 30 maggio del 2024, per l’omicidio in concorso, aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi, commesso il 17 marzo del 1999 del 21enne Gabriele Manca, coinvolto in contrasti legati allo spaccio di droga.

Il giovane fu assassinato in una zona di campagna a Lizzanello a pochi chilometri da Lecce. La vittima, secondo il quadro ricostruito dai carabinieri del ROS diciotto anni dopo il delitto, era stata uccisa a colpi di pistola sparatigli alle spalle mentre tentava la fuga da un commando di quattro persone che aveva organizzato una vera e propria esecuzione. Mazzotta è ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio.

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Il padre picchia la madre, bambina di 11 anni chiama il 112

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A Bolzano una bambina di undici anni ha chiamato il 112 perché il padre stava picchiando la madre. Sul posto è intervenuta una pattuglia della Questura che ha arrestato l’uomo. Piangendo disperata, la bambina ha chiesto l’intervento urgente della Polizia per fermare il padre che stava massacrando di botte la mamma. Giunti immediatamente sul posto, i poliziotti si sono imbattuti in un uomo che in evidente stato di agitazione sin da subito ha iniziato ad assumere un comportamento ostile ed aggressivo nei loro confronti. Gli agenti con non poca fatica sono riusciti ad accedere all’interno dell’appartamento, nonostante l’uomo continuasse a minacciare di morte la moglie e la figlia. Dopo aver messo in sicurezza in un’altra stanza la donna e la bambina, gli agenti hanno cercato di placare l’ira dell’uomo – un bolzanino 50enne – il quale ha però minacciato di morte anche loro. Nel frattempo la donna ha riferito di continue aggressioni subite dal marito e di non aver mai sporto denuncia per paura delle ripercussioni e per non perdere l’affidamento della bambina.

Portata in ospedale per le cure del caso, la donna ha infine sporto denuncia. Portato in Questura, l’uomo ha continuato ad affermare che non appena fosse uscito da lì, le avrebbe trovate ed ammazzate moglie e figlia. A questo punto è scattato l’arresto per i reati di maltrattamenti contro familiari e conviventi e minaccia a pubblico ufficiale. Il Questore Paolo Sartori, quindi, in considerazione della gravità di quanto accaduto, ha immediatamente emesso nei confronti dell’uomo la misura di prevenzione personale dell’ammonimento, disponendo altresì l’avvio della procedura per l’emissione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. “L’ intervento in soccorso dell’ennesima vittima di violenze domestiche è stato reso possibile grazie alla determinazione di questa bimba, il che ha consentito di evitare ben più tragiche conseguenze”, ha evidenziato Sartori.

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