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Conte convoca il M5s: su referendum consultazione online

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Punta a trovare una linea comune da tenere sui referendum per poi sottoporla alla consultazione online degli iscritti, e nel frattempo risponde agli attacchi sul superbonus. Giuseppe Conte torna in veste di leader del M5s davanti all’assemblea dei suoi parlamentari, dopo un mese tormentato dalle tensioni nell’elezione del presidente della Repubblica, dal dualismo con Luigi Di Maio e infine dalla sospensiva del Tribunale che ha congelato la sua elezione alla presidenza. “Ci prenderebbe un po’ di tempo per farlo ma mi piacerebbe anche coinvolgere gli iscritti”, ha spiegato Conte, che ha inaugurato ieri il confronto con una riunione assieme ai parlamentari M5s presidenti e capigruppo delle commissioni. E oggi lo ha proseguito in assemblea, chiarendo che il M5s e’ spinto “ad abbracciare convintamente” il quesito sulla legalizzazione della cannabis, perche’ “consonante” con una proposta di legge avanzata dal deputato 5s Mario Perantoni. Sul fine vita, secondo Conte, “la grande partecipazione che c’e’ stata, il grande coinvolgimento nella raccolta di firme, impone all’intero Parlamento di sedersi con noi e discutere un progetto” che sia “ben costruito, articolato e ponderato”. Sui quesiti sulla giustizia, promossi dalla Lega e dai Radicali, in questi mesi il M5s si e’ espresso in maniera univoca in modo contrario con esponenti di primo piano che li hanno definiti “pericolosi”, evidenziando vari rischi: da quello dell’abbattimento del Csm a quello di ridurre al minimo la possibilita’ che possano essere applicate misure cautelari agli indagati per stalking. Alla vigilia fra i parlamentari 5s c’era la convinzione che Conte sarebbe dell’idea di avere una posizione meno tranchant. Molti parlamentari pentastellati attendevano con una certa impazienza un confronto con il leader. L’ultima assemblea con gli eletti risale a quasi un mese fa, a gennaio, alla vigilia della travagliata partita per il Quirinale, in cui sono esplose le tensioni da tempo latenti nel M5s, e in particolare il dualismo fra Conte e Luigi Di Maio. La missione romana di Beppe Grillo ha rasserenato qualche animo ma non ha risolto ogni incertezza sulle sorti del partito, che ora attende l’esito dell’istanza di revoca della sospensiva. Conte aspetta l’esito senza troppa preoccupazione e, in questi giorni, il Movimento piu’ che dai confronti interni sembra tormentato dagli attacchi esterni. Come quello sul superbonus. “Non ci puo’ essere un casus belli per una misura che consente la rigenerazione urbana del Paese, una misura che e’ stata un elemento trainante della crescita economica”, ha contrattaccato l’ex premier, con un messaggio non tanto velato verso Palazzo Chigi: “Non ci si puo’ vantare del 6,5% del Pil appena completato l’anno scorso e poi mettere in discussione questa misura a cui si deve per la gran parte questo risultato. Ovviamente se ci sono delle truffe, delle frodi da contrastare il M5s e’ in prima linea”. Un altro appunto sull’esecutivo era arrivato poche ore prima sul tema dello smart working. “Qui si sta realizzando una rivoluzione, non possiamo rimettere indietro le lancette dell’orologio della storia. Mi e’ dispiaciuto assistere a un rientro massiccio dei lavoratori, in particolare nel settore pubblico”. Nel M5s in questo periodo sono d’attualita’ anche discussioni sul green pass, perche’ c’e’ un’anima che spinge per eliminarlo. E sul limite del doppio mandato, con Beppe Grillo che considera inderogabile, con l’eccezione di chi cambia istituzione, passando ad esempio dal Parlamento all’Europarlamento. “Su questo ci confronteremo – ha detto Conte -, la nostra e’ una comunita’ di teste pensanti, che si confrontano. Ovviamente la posizione del garante avra’ un grande rilievo in questa valutazione che faremo”.

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Folla commossa a Santa Maria Maggiore per salutare Papa Francesco

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All’alba, una lunga coda si era già formata davanti alla Porta Santa della basilica di Santa Maria Maggiore, dove è sepolto Papa Francesco. Ad aprire i cancelli, alle 7 in punto, è stato il rettore della basilica, il cardinale Rolandas Makrickas, che con emozione e un sorriso ha accolto i primi fedeli. Un’affluenza straordinaria che testimonia l’enorme affetto verso il Pontefice che ha scelto come ultima dimora il cuore multietnico dell’Esquilino.

Trentamila fedeli in poche ore

Alle 14, i visitatori erano già 30mila, e si prevede che a fine giornata possano raddoppiare. Famiglie, religiosi, scout e cittadini da ogni parte del mondo hanno reso omaggio a Francesco, il Papa dei poveri e della semplicità. La gente dell’Esquilino si è stretta attorno alla basilica, orgogliosa di avere come “vicino di casa” un Pontefice amato universalmente.

Le testimonianze di una devozione senza confini

Tra i tanti fedeli, Maria arrivata da Agrigento ha sottolineato la semplicità della tomba, specchio dello stile di Francesco. Florentine, da Grenoble ma originaria del Benin, ha parlato di una “grande emozione”. Roberto, romano e ateo, ha ricordato una frase che lo aveva colpito: «È meglio vivere da ateo che vivere da cristiano e parlare male degli altri». Dalla Finlandia, Sinika ha definito Francesco “il miglior Papa che i poveri possano avere”, fiera di indossare una maglietta con il suo ritratto.

Il ricordo che si fa simbolo

Nel quartiere, il volto di Francesco campeggia tra le vetrine, mentre striscioni di ringraziamento spuntano sui palazzi. Nella basilica, intanto, le celebrazioni liturgiche si alternano alla lunga processione dei fedeli: messe solenni, canti e l’omaggio di oltre cento cardinali. I tempi di attesa sono lunghi, ma il desiderio di sostare anche solo pochi secondi davanti alla lapide di “Franciscus” è fortissimo.

Roma prepara un afflusso senza precedenti

La fila continuerà oggi fino alle 22 e riprenderà domani mattina. Il sindaco Roberto Gualtieri ha annunciato una pianificazione straordinaria per gestire l’enorme afflusso di pellegrini: «Mercoledì ci sarà una riunione in Prefettura per organizzare al meglio l’accoglienza». Intanto, la rosa bianca – fiore caro a Francesco per la sua devozione a Santa Teresina – è diventata il simbolo silenzioso di questo tributo d’amore.

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Referendum e regionali, la sfida delle opposizioni

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Per le opposizioni, le regionali saranno il “test prima delle politiche”. La definizione è del presidente Pd Stefano Bonaccini. La tornata d’autunno, quindi, come un esame di compattezza, come una prova di forza per vedere se nel 2027 il centrosinistra potrà evitare il Meloni bis. Al voto andranno: Marche, Veneto, Campania, Puglia, Toscana e Valle d’Aosta. Le prime due sono governate dal centrodestra, le altre dal centrosinistra. Qualche mese prima, l’8 e 9 giugno, ci sarà un altro esame: i cinque referendum su lavoro e cittadinanza. Le opposizioni si stanno spendendo anche per quelli, specie Pd, M5s e Avs, mentre i centristi sono meno partecipi. Già raggiungere il quorum del 50% dei votanti farebbe ben sperare il fronte dei sostenitori dei “sì”.

In vista delle regionali, per il momento il lavoro dei partiti d’opposizione è orientato soprattutto alla definizione delle coalizioni. L’obiettivo della segretaria Pd Elly Schlein è rodare lo schieramento, nell’auspicio che sia il più largo possibile e che si presenti nel maggior numero possibile di Regioni. Sui nomi dei candidati i giochi sono fatti solo nelle Marche, dove per la carica di governatore corre l’eurodeputato Pd ed ex sindaco di Pesaro Matteo Ricci: l’alleanza è in via di costruzione, ma c’è la speranza che alla fine possa comprendere sia il M5s sia i centristi. In Puglia dovrebbe essere in campo l’altro eurodeputato Pd ed ex sindaco di Bari Antonio Decaro. L’accoppiata Pd-M5s parte in discesa, visto che ha già fatto le prove con la giunta ora guidata da Michele Emiliano.

In Toscana, il trascorrere del tempo fa crescere le quotazioni di una ricandidatura del governatore uscente Eugenio Giani, del Pd, già alleato a Iv, che auspica di imbarcare anche M5s e Avs. Mentre Azione ha già dato il suo placet. Giochi aperti in Campania, dove Pd e M5s stanno lavorando al candidato, che potrebbe essere l’ex presidente della Camera Roberto Fico. In ballo c’è anche l’attuale vicepresidente di Montecitorio Sergio Costa.

Entrambi sono del M5s. Fico sembra favorito, anche se per adesso è “bloccato” dal limite dei due mandati: la Costituente del Movimento ha dato indicazione di togliere il vincolo, ma ancora devono essere definiti i criteri, che dovranno passare la vaglio del voto degli iscritti. Sembrava che la chiusura dell’iter potesse arrivare prima di Pasqua. I tempi, comunque, dovrebbero essere maturi. Resta in ogni caso da capire quali saranno le indicazioni del governatore uscente Vincenzo De Luca. Partita aperta in Veneto, dove il centrosinistra è alla ricerca del candidato, che potrebbe essere sostenuto sia da Pd sia dal M5s.

Dinamica a sé in Valle D’Aosta, dove il voto è sostanzialmente proporzionale: spetta poi agli eletti formare una maggioranza in consiglio regionale e individuare il governatore. La prima prova generale delle opposizioni, però, ci sarà fra un mese e mezzo, con i referendum sul lavoro promossi dalla Cgil, che sostanzialmente aboliscono il jobs act, e quello per rendere più facile l’acquisizione della cittadinanza promosso da un comitato con Più Europa. Pd e Avs hanno dato indicazione per cinque sì. Quattro sì per il M5s, che lascerà libertà di coscienza sulla cittadinanza. Per una volta, indicazioni analoghe da Azione e Iv: “sì” solo alla cittadinanza, “no” agli altri.

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‘Commemorazione di Gramsci, bandiere rosse vietate’

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“Bandiere rosse vietate alla commemorazione di Antonio Gramsci”. Lo sostiene Rifondazione comunista, in una nota firmata dal co-segretario della federazione romana del partito, Giovanni Barbera. Lo stop sarebbe stato dato dalla direzione del Cimitero Acattolico di Roma, dove riposano le spoglie di Gramsci.

“Durante la commemorazione dell’anniversario della morte di Antonio Gramsci – scrive Barbera – si è consumato un atto di censura senza precedenti. Per la prima volta, in decenni di celebrazioni, è stato impedito l’ingresso delle nostre bandiere rosse, che da sempre, nel rispetto della memoria storica, hanno accompagnato il ricordo di Gramsci”. La spiegazione del divieto, continua Barbera, offerta dalla direttrice del cimitero è stata che “il colore rosso sarebbe divisivo”.

Arrivando così a vietare “perfino l’uso di un semplice drappo rosso, senza scritte né simboli”. Alla cerimonia – hanno raccontato altri presenti – ha partecipato almeno un centinaio di persone. Fra loro molti esponenti politici, con delegazioni anche del Pd (composta da Cecilia D’Elia, Michele Fina, Roberto Morassut, Andrea Casu ed Eugenio Marino) e di Sinistra Italiana (guidata da Marilena Grassadonia). Una commemorazione “partecipata, più degli anni passati, e tranquilla – è stato il racconto – che si è chiusa con l’esecuzione di un brano musicale”.

Fra i rappresentanti delle altre forze politiche c’è chi ha confermato che è stato chiesto di non portare bandiere di partito nel cimitero, senza però che questo abbia sollevato particolari polemiche. Qualcuno aveva la bandiera della pace, mentre simboli e nomi delle forze politiche erano comunque presenti sugli omaggi lasciati sulla tomba di Gramsci: mazzi di fiori e corone. Dura, invece, Rifondazione comunista: “Negare la presenza dei nostri simboli alla commemorazione di Antonio Gramsci (uno dei più grandi pensatori del Novecento, fondatore del Partito Comunista d’Italia e martire del fascismo) nel giorno della sua morte, è un atto di ignominia che merita la più dura condanna”.

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