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Economia

Confindustria Moda, 6 urgenze, lavoriamoci con nuovo Governo

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Il settore moda, che post Covid ha dimostrato di poter essere il traino dell’economia italiana, deve fare i conti con “gli impatti drammatici del boom dei costi di energia e materie prime”, per non soccombere “oggi siamo chiamati a fare squadra, tra di noi e con il nuovo Governo”. Lo spiega Ercole Botto Poala, presidente di Confindustria Moda portavoce delle richieste della Federazione al futuro Governo. “Abbiamo 6 urgenze, temi determinanti per il Paese: energia, integrazione per gli stipendi, credito d’imposta, digitalizzazione e sostenibilita’, formazione e internazionalizzazione”. Confindustria Moda ha molte anime, le associazioni confederate da Smi ad Assopellettieri, da Anfao a Federorafi, rappresentano 60mila imprese per quasi 600 mila lavoratori ma “abbiamo chiarito cosa vogliamo e nei prossimi mesi andremo a ‘ingaggiare’ il nuovo Governo per poi lavorare insieme”. “Le richieste che facciamo – aggiunge Botto Poale – vanno nell’ottica di concentrare la spesa su azioni in grado di garantire un ritorno economico strategico per tutta l’Italia. I nostri distretti ricoprono tutto lo stivale e, se messi nelle condizioni, saremo un motore per lo sviluppo inclusivo di tutto il Paese”.

Il ‘caro-bollette’ e’ la prima preoccupazione per le aziende ‘energivore’ della moda. Confindustria Moda chiede di “riformare in tempi rapidi il mercato energetico, slegando il prezzo dell’energia elettrica da quello del gas e mettendo un tetto al prezzo del gas, agendo a livello italiano se non si dovesse riuscire a procedere a livello di Unione Europea”. Nel difficile momento dell’aumento dell’inflazione un’altra urgenza e’ poter sostenere le famiglie dei lavoratori per questo la Federazione chiede di “estendere anche al 2023 la possibilita’ per le imprese di erogare, su base volontaria, fino a 100 euro al mese aggiuntivi alla retribuzione, totalmente esenti da ritenute fiscali e contributive”. Sempre sul fronte fiscale Confindustria Moda mette tra le urgenze il tema del credito di imposta a tutela della creativita’, nel timore che il cambio di Governo cancelli i risultati raggiunti: “mantenere quanto gia’ riconosciuto dal Mise, ovvero l’equiparazione della ricerca e sviluppo di nuovi design e collezioni del settore tessile, moda e accessorio a quella tecnico/scientifica”. Restano sul tavolo poi i temi della digitalizzazione, strettamente legato alla sostenibilita’ con la richiesta di tornare a finanziare il piano industria 4.0 e transizione 4.0, quello dell’internazionalizzazione per il quale consolidare i sostegni economici e rafforzare il coordinamento con ICE e non ultimo la formazione, sulla scia di quanto fatto con Rete TAM (la rete nazionale degli istituti dei settori tessile, abbigliamento e moda). (ANSA). BF 11-OTT-22 1

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Françoise Bettencourt Meyers lascia il consiglio di L’Oréal

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Dopo quasi 30 anni, Françoise Bettencourt Meyers (foto Imagoeconomica) lascia il consiglio di amministrazione di L’Oréal, pur mantenendo la presidenza della holding familiare Tethys, primo azionista del gruppo. Al suo posto nel board entrerà un altro rappresentante di Tethys, mentre il ruolo di vicepresidente sarà assunto dal figlio Jean-Victor Meyers, 38 anni. Françoise Bettencourt Meyers, 71 anni, è l’unica erede diretta del fondatore di L’Oréal, Eugène Schueller.

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Cambio ai vertici di Engineering: Aldo Bisio nuovo amministratore delegato

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Cambio della guardia al vertice di Engineering, multinazionale specializzata nella trasformazione digitale. Maximo Ibarra (foto Imagoeconomica sotto) ha rassegnato le dimissioni da amministratore delegato con effetto immediato. Al suo posto, il consiglio di amministrazione della società – controllata dai fondi Bain e Renaissance – ha nominato Aldo Bisio (foto Imagoeconomica in evidenza), ex numero uno di Vodafone Italia dal 2014 al 2024.

MAXIMO IBARRA EX AD ENGINEERING

Prima della sua lunga esperienza in Vodafone, Bisio ha ricoperto incarichi di rilievo in Ariston Thermo e in McKinsey. Attualmente siede anche nel board di Coesia, produttore globale di soluzioni industriali per l’imballaggio.

Il bilancio della gestione Ibarra

Maximo Ibarra lascia Engineering dopo quasi quattro anni di gestione che hanno visto la società crescere significativamente: circa 14.000 dipendenti, oltre 80 sedi tra Europa, Stati Uniti e Sud America, con un fatturato che ha raggiunto quasi 1,8 miliardi di euro, generato da oltre 70 società controllate in 21 Paesi.

«Negli ultimi mesi ho maturato la volontà di prendermi del tempo per valutare nuovi progetti professionali», ha dichiarato Ibarra, aggiungendo che resterà disponibile fino al prossimo 1° settembre per garantire un efficace passaggio di consegne e che continuerà a essere investitore nella società.

La sfida per Bisio: crescita e nuove operazioni strategiche

Il presidente di Engineering, Gaetano Micciché, ha ringraziato Ibarra per il lavoro svolto ed espresso fiducia nella capacità di Bisio di guidare l’azienda verso una nuova fase di sviluppo e innovazione.

Tra i primi dossier sul tavolo del nuovo amministratore delegato c’è la valutazione sulla vendita di Municipia, società del gruppo attiva nei servizi ai Comuni. Engineering ha incaricato Klecha di esplorare il mercato alla ricerca di investitori interessati, con una valutazione che si aggira intorno ai 250 milioni di euro.

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Wsj, Trump verso un alleggerimento dei dazi sulle auto

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Donald Trump intende attenuare l’impatto dei dazi sulle auto prodotte all’estero, impedendo che si accumulino ad altre tariffe dazi da lui imposte e alleggerendo alcuni dazi sui componenti esteri utilizzati per la produzione di veicoli negli Usa. Lo scrive il Wall Street Journal citano una persona a conoscenza del dossier. In base a questa mossa, le case automobilistiche che pagano i dazi di settore non saranno soggette anche ad altri dazi, come quelli su acciaio e alluminio. La decisione sarebbe retroattiva, hanno affermato le fonti, il che significa che le case auto potrebbero essere rimborsate per tali tariffe già pagate.

Il dazio del 25% sulle auto finite prodotte all’estero è entrato in vigore all’inizio di questo mese. L’amministrazione Usa, sempre secondo il Wsj, modificherà anche i dazi sui ricambi delle auto estere – previsti al 25% e in vigore dal 3 maggio -, consentendo alle case automobilistiche di ottenere un rimborso per tali dazi fino a un importo pari al 3,75% del valore di un’auto prodotta negli Stati Uniti per un anno. Il rimborso scenderebbe al 2,75% del valore dell’auto nel secondo anno, per poi essere gradualmente eliminato del tutto. Si prevede che Trump adotti queste misure in vista di un viaggio in Michigan per un comizio alla periferia di Detroit martedì sera, in occasione dei suoi primi 100 giorni alla Casa Bianca. Le misure mirano a dare alle case automobilistiche il tempo di riportare le catene di approvvigionamento dei componenti negli Usa e rappresenterebbero probabilmente un significativo impulso per le case automobilistiche nel breve termine, ha affermato una fonte a conoscenza della decisione. Le case auto dovranno presentare domanda di rimborso al governo, ma non è immediatamente chiaro da dove arriveranno questi fondi.

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