Il generale Khalid Haftar, il padre padrone della Cirenaica sta sfogliando la margherita: vado o non vado alla conferenza di pace di Palermo organizzata dagli italiani. Nel giorno in cui si apre la Conferenza “per la Libia e con la Libia”, come il governo Conte ha definito l’evento, il capo dell’Esercito nazionale libico e uomo forte del governo di Tobruk, una delle quattro delegazioni libiche che dovranno dare sostanza alla Conferenza, ha prima negato la sua presenza in Italia, poi l’ha confermata in via ufficiosa, lasciando l’Italia con il fiato sospeso. Sembra però una strategia diplomatica ed esigenze si sicurezza allo stesso tempo. Si è anche diffusa la notizia di un viaggio in Libia dello stesso Conte per convincere il generale a venire a Palermo. Notizia smentita seccamente. Conte continua a dirsi “fiducioso” dell’arrivo di Haftar. La dichiarazione dell’Egitto in cui si afferma la presenza della delegazione del Cairo potrebbe andare nella stessa direzione. Si saprà solo oggi, però, se il summit inizierà almeno con le condizioni minime. Il gioco sarà condotto dalle trattative tra le quattro componenti libiche, quella di Hafatr, di Fayez Serraj, quella dei Fratelli musulmani di Khaled al Meshri che potrebbe essere il vero obiettivo della protesta di Haftar (visti i legami tra la Fratellanza e i Qatar) e la componente rappresentata da Auila Saleh, presidente dei rappresentanti di Tobruk.

Tripoli in fiamme. Il generale Haftar atteso alla conferenza di pace di Palermo
Il presidente americano non si è recato al Forum per la pace nel quale Macron ha attaccato frontalmente i nuovi nazionalismi. Trump ha preferito recarsi al cimitero americano di Suresnes e poi ha incontrato Vladimir Putin in un colloquio definito da quest’ ultimo “molto buono”. Un clima per nulla “multilaterale” che non mancherà di farsi sentire anche su Palermo.