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Cronache

Furti in corsia di ospedali e traffico criminale di farmaci anti tumorali anche sul web, ecco il nuovo business delle mafie sulla pelle dei malati oncologici

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Il mercato dei farmaci illegali è redditizio quanto il traffico di droga. Lo si capisce andando sul web e notare che ci sono farmacie pirata che proliferano come l’azzardo on line.
Non serve entrare nel dark web per trovare le medicine illegali rare o quelle innovative o quelle pubblicizzate come miracolose. Tutto c’è e si vende alla luce del sole o se vi piace di più alla luce della Rete. Il mercato nero dei farmaci ha come sua vetrina i social, che conferiscono a questo mercato uno abbrivio enorme. Oramai sul web c’è una specie di  suk digitali, dove basta un clic per comprare doping, antidepressivi, pillole per le prestazioni sessuali ma anche anti tumorali. Perfino su piattaforme insospettabili, come Linkedin (portale per le reti professionali), o Flickr e Tumblr (dedicati alla fotografia) si trovano decine di annunci “mascherati”. Click, paghi, fornisci indirizzo e in forma anonima ti arrivano a casa. Dal viagra all’antitumorale. Su Facebook, il socialnetwork più diffuso con oltre due miliardi di utenti,  si concentra l’offerta maggiore.

Farmaci anti tumorali. Troppi furti negli ospedali

Il fenomeno è difficile da quantificare. Però basta inserire nel campo di ricerca il farmaco e si ottengono migliaia di risultati. Gruppi privati, profili personali e pagine generiche: moltissimi in caratteri arabi o cirillici. Alcuni vendono direttamente, altri pubblicano un link che rimanda ad altri siti. Tutto illegale, ovviamente. La policy di Facebook è chiara: “È vietato vendere o commerciare farmaci”. Ma le regole sono aggirate in maniera più che disinvolta sotto il naso di Facebook che incapace di bloccarlo finge di non capirlo.
Ma da dove arrivano questi farmaci? Sono contraffatti, al 90% provengono da Asia ed Est Europa. In molti altri casi le medicine sono autentiche ma rubate. C’è un rapporto della Direzione investigativa antimafia all’attenzione del Viminale e del ministero della Salute che evidenzia come negli ultimi anni dalle farmacie degli ospedali italiani siano sparati non più e non solo farmaci antidepressivi ma soprattutto antitumorali. Chi li ruba, perchè vengono rubati antitumorali. Perchè costano, non sono facilmente reperibili e hanno un mercato eccezionale nei circuiti della sanità privata.

Su Facebook è facile per chiunque intercettare venditori di farmaci salva-vita. Cerchiamo l’Herceptin, un antitumorale che il sistema sanitario passa ai malati in Italia ma che può arrivare a costare anche 400 dollari. Basta andare su social network e incontriamo venditori in Africa, in Egitto in particolar modo. Ogni nostra richiesta può essere soddisfatta. Dall’altra parte di Fb c’è sempre chi in un inglese assai stentato dice di  essere un chimico o un farmacista o un medico che è pronto a chiudere l’affare e a prometterti di spedire il farmaco o a mandartelo fino a casa da un amico. E poco importa se cert antitumorali devono essere  lontani dalla luce,  essere conservati tra i 2 e gli 8 gradi per poter essere efficaci.


Ed è così per tanti farmaci oncologici che sono acquistabili on line. Abbiamo avuto accesso ad alcuni atti di indagini della Dia di Napoli in cui si mette in relazione in maniera diretta, non per sentito dire ma con indagini, che non è esclusa la mano delle mafie nei furti e nella commercializzazione anche dei farmaci più costosi, e tra questi gli antitumorali. I clan sono là dove c’è qualche affare importante da fare. L’anno scorso una ditta italiana riuscì a recuperare i propri prodotti spariti da qualche corsia ospedaliera, senza denuncia, sul mercato nero in Egitto, fingendosi un grossista clandestino. Spesso dietro ci sono i clan. L’Agenzia italiana del farmaco è in prima fila nel contrasto a questo fenomeno. Ha una collaborazione con eBay in Italia per prevenire la vendita di farmaci illeciti. Nel 2017 sono stati rimossi 3273 annunci. Ma è in ambito europeo che Aifa è un punto di riferimento: i modelli italiani sono studiati, anche in collaborazione con la Commissione europea. Ma con gli altri Stati non si trova sponda. Ultimo ma non per ultimo. In Italia come in molti altri Paesi non c’è un inventario dei furti e dunque non è facile mettere a punto strategie di contrasto e lotta al loro riciclaggio sul mercato europeo.

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La rinascita di Anna, risarcita dalla scuola con 60mila euro: denunciate il bullismo senza paura

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Dopo anni di paura e sofferenza, Anna, una giovane di 20 anni, finalmente sorride. La sentenza della Corte d’appello dell’Aquila ha condannato la sua ex scuola per non aver vigilato su di lei, permettendo che subisse abusi, e le ha riconosciuto un risarcimento di 60 mila euro. Questo verdetto non solo le ha dato giustizia, ma l’ha anche resa una voce forte contro il bullismo.

Dal 2015, Anna ha sopportato gli insulti e le vessazioni di un compagno di classe. Aveva solo 12 anni e frequentava la seconda media a Pescara. “Mi diceva sei una ragazza sporca. Sei brutta, grassa…”, ricorda Anna. Le molestie avvenivano in classe, durante la ricreazione e nei corridoi. La situazione è diventata insostenibile, portandola a chiedersi cosa avesse di sbagliato.

Dopo anni di sofferenza, Anna ha deciso di denunciare. “Dopo anni di sopportazione sono implosa. Non dormivo più la notte. Fino a quel momento avevo sperato di non dover chiedere aiuto. Mi ripetevo che sarebbe finito tutto. Bastava stare in silenzio. Invece continuava. Ogni giorno era peggio”. Alla fine, dopo l’ennesimo insulto, ha buttato i libri per terra e si è precipitata dal preside per confessare quanto stava subendo.

Anna ha cercato rifugio in presidenza con l’unica amica che aveva. La situazione l’aveva fatta perdere 20 chili e costretta a cambiare scuola, perdendo l’anno scolastico. “Avevo tutta la classe contro, mi sentivo lo zimbello di tutti. Ho pensato che i miei genitori non mi avrebbero creduto. Mi pesava il giudizio di chiunque avessi attorno. Avevo paura. Delle conseguenze. Delle ritorsioni. Non uscivo più. Non dormivo”.

Ci sono voluti otto anni di udienze, portate avanti grazie all’avvocato Giacomo Cecchinelli di Pescara, per ottenere giustizia. “Per capire di non avere colpe ci ho messo tempo. Ho dovuto imparare a chiedere aiuto. Ai miei genitori. Agli psicologi. E ho capito che non ero io sbagliata”.

Nonostante le sue segnalazioni, i professori avevano minimizzato il problema. Anche quando il bullo era stato sospeso per sette giorni, al suo ritorno aveva ricominciato. Gli insegnanti avevano sempre negato ogni cosa.

Oggi, Anna è una ragazza che ha superato ogni trauma. “Ho messo un punto a tutto. La sentenza mi ha aiutata. A chi subisce bullismo dico: denunciate senza paura. Non vergognatevi di chiedere aiuto. Sbaglia chi bullizza, non chi è vittima”.

Il coraggio di Anna nel denunciare e la sua lotta per la giustizia offrono un potente esempio per chiunque subisca bullismo. Il suo messaggio è chiaro: non abbiate paura di parlare e di chiedere aiuto. La giustizia può arrivare, e la vita può migliorare.

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Mafia e droga tra Roma e la Calabria, 9 arresti

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Gli agenti della Polizia di Stato della Squadra Mobile della Questura di Roma hanno dato esecuzione all’Ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Roma, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 9 persone, di cui 6 romani, 2 della provincia di Reggio Calabria e un cittadino di origini romene, tutte già note alle forze di polizia e facenti parte di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti nel territorio capitolino, con base operativa nella zona nord di Roma e con contatti con gruppi criminali in Calabria.

Per 7 è stata disposta la custodia cautelare in carcere, per uno gli arresti domiciliari e per il nono è stato previsto l’obbligo di dimora. Il gruppo criminale, organizzato in maniera verticistica, provvedeva all’approvvigionamento e alla distribuzione di cocaina, hashish e marijuana a Roma, riciclando i proventi dell’attività delittuosa in una struttura ricettiva alle porte di Roma. Il capo dell’organizzazione, un 36 enne romano, già ai domiciliari, si avvaleva della collaborazione della propria compagna per mettersi in contatto con i sodali e impartiva loro disposizioni, impiegandoli per i trasporti di stupefacente dalla Calabria alla Capitale e per le successive cessioni. Le indagini, avviate a giugno 2021 e condotte, col coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, fino ad agosto 2022, hanno consentito di individuare le figure di rilievo dell’organizzazione e di sequestrare, in diverse occasioni, oltre 100 kg di stupefacente tra cocaina, hashish e marijuana, nonostante gli indagati abbiano dimostrato grande abilità nell’eludere i controlli e i monitoraggi da parte delle forze dell’ordine con l’uso di apparati telefonici criptati.

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Inchiesta per molestie sessuali alla Scuola Ispettori della Guardia di Finanza, ufficiale indagato

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Nella Scuola Ispettori e Sovrintendenti della Guardia di Finanza a L’Aquila è scoppiata una bufera mediatica e legale a seguito di un’inchiesta per presunte molestie sessuali. La vicenda, iniziata come un passaparola non tracciabile conosciuto in gergo come «Radio Scarpa», si è diffusa rapidamente tra gli allievi e il personale della caserma, raggiungendo presto anche le chat interne.

Un ufficiale della Guardia di Finanza è stato accusato di aver molestato una giovane allieva al primo anno di corso, convocandola più volte nel suo ufficio per incontri riservati. La denuncia presentata dalla ragazza ha portato al trasferimento immediato del capitano incriminato in un’altra città, mentre la Procura militare e quella di L’Aquila hanno avviato le indagini.

Attualmente, l’ufficiale è iscritto nel registro degli indagati, e potranno essere presi provvedimenti più severi nei suoi confronti se emergeranno ulteriori prove o se sarà rinviato a giudizio. Nel frattempo, tre suoi colleghi, pur non essendo indagati, sono stati destinati ad altri incarichi a causa delle accuse di aver coperto le presunte molestie. Le chat su WhatsApp utilizzate dagli allievi e dal personale della scuola hanno rivelato che questi ufficiali erano a conoscenza dei fatti.

Vista la gravità delle accuse, il Comando generale della Guardia di Finanza ha disposto non solo il trasferimento del capitano indagato, ma anche quello dei tre ufficiali che potrebbero affrontare ulteriori provvedimenti disciplinari. La situazione ha causato notevole imbarazzo all’interno della Scuola ispettori, considerata uno dei fiori all’occhiello della Guardia di Finanza e simbolo del capoluogo abruzzese.

La vicenda è stata trattata con il massimo riserbo, ma ha comunque scosso profondamente l’ambiente della scuola. Lo stadio Gran Sasso, che ha ospitato la Partita del Cuore con la partecipazione di centinaia di allievi finanzieri in divisa, è stato uno scenario dove la tensione era palpabile.

Le indagini sono ancora all’inizio e vengono seguite dalla Procura militare di Roma, con la collaborazione di un altro nucleo investigativo. Gli investigatori hanno acquisito gli smartphone contenenti le chat incriminate, che potrebbero fornire ulteriori dettagli sugli episodi e sull’intera vicenda. L’ufficiale accusato e le altre persone coinvolte potrebbero essere interrogati nei prossimi giorni per chiarire meglio i fatti.

La Guardia di Finanza è determinata a fare luce su questa vicenda per garantire giustizia alla giovane vittima e ripristinare l’integrità della propria istituzione.

Questa inchiesta rappresenta un momento critico per la Guardia di Finanza, che deve affrontare non solo le accuse di molestie, ma anche le dinamiche interne di copertura e omertà che sono emerse. La risoluzione di questa vicenda sarà fondamentale per ristabilire la fiducia nell’istituzione e assicurare un ambiente sicuro e rispettoso per tutti gli allievi e il personale.

E’ sempre il caso di ricordare a chi ci legge che siamo nel campo delle indagini preliminari e che chiunque è da considerarsi innocente sino a sentenza definitiva perchè nel nostro Paese vige il principio di innocenza e non quello di colpevolezza. La colpevolezza la accertano i giudici e una sentenza è definitiva quando viene pronunciata in ultima istanza dalla Cassazione.

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