L’indagine per omicidio aggravato dal metodo mafioso con cui la Dda sta cercando di far luce sulla scomparsa del 26enne Francesco Diviesti, di cui si sono perse le tracce a Barletta il 25 aprile, sono avallate da un nuovo elemento: sul corpo semicarbonizzato trovato lo scorso 29 aprile in un rudere delle campagne nel nord Barese, e che apparterrebbe al giovane parrucchiere scomparso, ci sono segni di colpi di pistola. Diversi bossoli riconducibili a due armi di calibro differente sono stati trovati vicino al cadavere. A quanto si apprende, la vittima sarebbe stata raggiunta da alcuni colpi di arma da fuoco prima che il suo corpo venisse dato alle fiamme. Ora si attende l’esito degli esami autoptici condotti da Sara Sablone, dell’istituto di Medicina legale del Policlinico di Bari, per stabilire se l’uomo sia stato ucciso e poi bruciato o se le fiamme lo abbiano avvolto mentre era ancora vivo. E per accertare se quello ritrovato sia o meno il corpo del 26enne.
La sua famiglia spera che l’esame dia esito negativo e che Francesco, padre di un bambino di nove anni, possa tornare a casa. Anche se nei giorni scorsi i suoi genitori hanno riconosciuto un braccialetto e una collanina trovati sul cadavere, identici a quelli che indossava Francesco. Il 26enne, incensurato, la sera del 25 aprile è uscito di casa alle 20.30 e poi, verso mezzanotte, è entrato nel locale in cui lavorava con il padre, nel centro di Barletta, per posare il suo monopattino. Sono questi gli ultimi attimi in cui le telecamere di videosorveglianza lo hanno immortalato. Poi di lui non si è saputo più nulla.
Al momento sono indagate cinque persone di età compresa tra i 25 e i 57 anni. Si tratta di tre uomini di Barletta, di un uomo di Minervino (proprietario della villa non lontana dal rudere in cui è stato trovato il cadavere e finita sotto sequestro), e di un cittadino di nazionalità albanese. All’attenzione degli investigatori c’è anche una rissa in cui il 26enne sarebbe stato coinvolto poche ore prima si sparire, e alla quale avrebbero partecipato anche due dei barlettani indagati, già noti alle forze dell’ordine. La vicenda di Diviesti riporta alla mente quella del 24enne Michele Cilli, anche lui scomparso da Barletta, nel 2022: il suo corpo non è mai stato ritrovato.
Secondo le indagini quello di Cilli è un caso che rientra nel controllo dello spaccio di sostanze stupefacenti. E al momento non esiste alcun legame con la scomparsa del 26enne. La famiglia di Diviesti ha spiegato che i due, forse, erano solo “conoscenti”. Lo si evincerebbe anche da una foto in cui sono ritratti insieme, anni fa, in una pizzeria.