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Champions League, il PSG travolge il Real Madrid. Vincono anche Bayern e Manchester City

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Era la partita più attesa e non ha deluso le aspettative: il PSG travolge per 3-0 il Real Madrid nella gara valida per la prima giornata del Gruppo A. Prima partita da titolare per Mauro Icardi, schierato al fianco di Di Maria e Sarabia vista la squalifica di Neymar e gli infortuni di Cavani e Mbappé. Padroni di casa in vantaggio al 14′ con una zampata mancina di Di Maria, su cross basso di Bernat dalla sinistra. L’esterno argentino si ripete al 33′, quando firma il raddoppio con un gran sinistro dai 20 metri. Di Meunier al 91′ il 3-0 del Paris. Nello stesso girone, Club Brugge e Galatasaray hanno pareggiato 0-0. In classifica comanda il PSG con 3 punti, Icardi e compagni nel prossimo turno affronteranno il Galatasaray. Il Real riceverà il Brugge. Nel Gruppo C, lo stesso dell’Atalanta, esordio con vittoria per il Manchester City in casa dello Shakhtar (3-0).

La squadra di Guardiola, fra le favorite per la vittoria finale, passa dopo 24′ con Maherz abile a ribadire in rete un tiro di Gundogan respinto dal palo. Il raddoppio al 38′ proprio di Gundogan, su perfetto assist filtrante di Mahrez. Nella ripresa, tris firmato in contropiede da Gabriel Jesus al 76′ su assist di De Bruyne. In classifica, City e Dinamo prime a 3 punti. Nel prossimo turno i ragazzi di Guardiola affronteranno proprio i croati, mentre l’Atalanta riceverà a San Siro lo Shakhtar. Nel Gruppo D, lo stesso della Juventus, pareggio fra Bayer Leverkusen e Lokomotiv Mosca: russi in vantaggio al 16′ con un gol del polacco Krychowiak, il pareggio tedesco al 25′ con un autogol dell’ex juventino Howedes. Al 37′ di nuovo Lokomotiv di nuovo avanti al con Barinov. Inutile nella ripresa il forcing del Bayer. In classifica, comanda proprio la Lokomotiv con 3 punti davanti a Juve ed Atletico. Nel prossimo turno, i russi riceveranno la squadra di Simeone mentre la Juve affronterà il Bayer a Torino. Nel Gruppo B, vittoria casalinga del Bayern Monaco sulla Stella Rossa per 3-0. Vantaggio tedesco firmato dall’ex juventino Coman al 34′, con un colpo di testa su cross perfetto dell’ex interista Perisic. Il raddoppio all’80’ realizzato dal solito Lewandowski, micidiale ad approfittare di una dormita della difesa serba. In pieno recupero, Muller firma il 3-0 definitivo. Nello stesso girone, Olympiacos e Tottenham hanno pareggiato 2-2. Primo tempo tutto di marca Spurs: Harry Kake sblocca il risultato su rigore al 26′, il raddoppio con un gran destro dal limite di Lucas Moura quattro minuti dopo. Prima dell’intervallo l’Olympiacos accorcia le distanze con Podence al 44′. Nella ripresa il francese Valbuena completa la rimonta con un rigore al 54′. In classifica, Bayern al comando con 3 punti davanti a Tottenham ed Olympiacos. Nel prossimo turno, grande sfida a Londra fra gli Spurs e i tedeschi.

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Economia

S&P taglia il Pil, ‘choc dai dazi’. In Italia +0,5%

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Il pessimismo innescato dall’annuncio dei dazi Usa non accenna a scemare. Dopo Fitch anche Standard&Poor’s rivede al ribasso le stime di crescita del Pil mondiale, che il Fondo Monetario Internazionale ha già tagliato. E’ “uno shock al sistema” secondo S&P, che si abbatterà “sicuramente” sull’economia reale, anche se “resta da capire in quale misura”. Per l’Italia la sforbiciata è di 0,1 punti, che frenerà la crescita 2025 a 0,5%. Per ora, però, paradossalmente l’annuncio ha provocato l’effetto opposto a quello auspicato da Trump: l’Istat segnala per l’Italia una “forte crescita” dell’export verso gli Usa a marzo, schizzato al +41,2% grazie soprattutto alla vendita di mezzi navali. Il nuovo round di misure protezionistiche ha spinto Standard & Poor’s a rivedere al ribasso le previsioni di crescita per quasi tutte le principali economie mondiali.

A pesare, secondo l’agenzia, è l’effetto combinato tra i nuovi dazi, le ritorsioni dei partner commerciali, le concessioni in corso e l’instabilità che tutto ciò sta generando sui mercati. “I rischi per lo scenario di base restano fortemente orientati al ribasso”, si legge nel rapporto. Il Pil globale viene così limato al 2,7% per il 2025 (-0,3 punti) e al 2,6% per il 2026 (-0,4). Negli Stati Uniti il rallentamento è marcato: 1,5% nel 2025 (-0,5) e 1,7% nel 2026. Male anche l’Eurozona, che si ferma allo 0,8% nel 2025 (-0,1) e all’1,2% nel 2026. L’Italia limita i danni con un taglio contenuto di 0,1 punti per il 2025, riducendo la crescita attesa allo 0,5%. Salirà allo 0,8% nel 2026 e allo 0,9% nel 2027. Per ora le tensioni sul fronte del commercio globale non hanno toccato l’export italiano extra Ue, che a marzo è salito del 2,9% sul mese e del 7,5% sull’anno. E tutto grazie alle vendite “ad elevato impatto” di mezzi di navigazione marittima verso gli Stati Uniti.

Al netto di queste, in realtà, ci sarebbe stata una flessione congiunturale pari a -1,6%. Anche la Banca centrale europea, nel suo bollettino di aprile, fotografa un’Eurozona sotto pressione. “Le prospettive sono offuscate da eccezionale incertezza” che “comporta notevoli rischi al ribasso”, avvertono gli economisti di Francoforte. Le imprese esportatrici si trovano ad affrontare nuove barriere, crescono le tensioni nei mercati finanziari, che hanno subito “la più drastica ridefinizione” dalla pandemia e anche i consumatori iniziano a mostrare segni di cautela. Nonostante tutto, nel primo trimestre 2025 il Pil dell’area euro è cresciuto, ma le stime per il secondo trimestre si fanno più fosche.

Gli indici Pmi, che rilevano le aspettative delle imprese, a marzo sono in calo, seppur ancora sopra la media di lungo periodo. E nel manifatturiero, l’indice dei nuovi ordinativi resta sotto quota 50, segno di un settore ancora in contrazione. “Molto incerte”, secondo la Bce, anche le prospettive dell’inflazione, che dai dazi potrebbero ricevere spinte tanto al rialzo (se l’impennata dei prezzi fosse ad ampio spettro) quanto al ribasso (se i prezzi elevati abbattessero i consumi). Nel frattempo, però, ad aprile resta stabile al 2,2% nell’Eurozona e al 2,1% in Italia. Lo shock dei dazi, insomma, inizia a farsi sentire, ma gli effetti pieni sull’economia reale restano ancora da misurare.

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Esteri

Portava aiuti a Gaza, colpita la nave di una ong

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E’ finito tra le fiamme e il rischio di colare a picco nel Mediterraneo il tentativo di portare aiuti umanitari della nave Conscience, con a bordo 16 uomini tra equipaggio e attivisti intenzionati a violare il blocco navale imposto da Israele alla Striscia. Nella notte tra giovedì e venerdì l’imbarcazione dell’organizzazione filo-palestinese Freedom Flotilla Coalition è stata colpita da droni mentre si trovava in acque internazionali al largo di Malta. Nel porto dell’isola si sarebbe dovuta imbarcare anche Greta Thunberg, che ha stigmatizzato l’offensiva come ‘crimine di guerra’. L’esplosivo ha causato un incendio sull’imbarcazione, uno squarcio nello scafo e la messa fuori uso del generatore. La nave, che era partita dalla Tunisia giorni fa, ha lanciato un Sos a cui ha risposto Malta inviando un rimorchiatore.

Le autorità marittime del La Valletta hanno dichiarato che non ci sono state vittime, l’incendio è stato spento, l’imbarcazione non rischia di affondare e i passeggeri hanno rifiutato di essere portati a riva. La Freedom Flotilla ha attribuito la responsabilità dell’attacco a Israele: “Gli ambasciatori israeliani devono essere convocati e rispondere delle violazioni del diritto internazionale, tra cui il blocco in corso e il bombardamento della nostra nave civile in acque internazionali”. Da Gerusalemme non nessun commento. Mentre il canale di notizie saudita Al Arabiya ha riferito che la spedizione era stata organizzata da Hamas e che le persone a bordo avevano in programma di attaccare le truppe dell’Idf avvicinandosi alla costa di Gaza. L’impiego di droni di piccole dimensioni, difficilmente rilevabili con i radar standard, non lascia una ‘firma elettronica’ significativa, impedendo così l’attribuzione a chi li ha lanciati.

Da Roma e Bruxelles, però, le opposizioni hanno definito ‘un crimine’ l’attacco alla Conscience: Pd, Avs, M5s chiedono al governo Meloni e all’Ue di intervenire condannando l’aggressione. Ankara, memore della strage della Freedom Flotilla del 2010 che vide la morte di 9 attivisti e decine di feriti, ha affermato che “saranno fatti tutti gli sforzi per rivelare il prima possibile i dettagli dell’attacco e portare gli assalitori davanti alla giustizia”. Intanto la Croce Rossa ha dichiarato che l’intervento umanitario a Gaza è “sull’orlo del collasso totale”. Israele ha chiuso i valichi il 2 marzo, sostenendo che Hamas aveva dirottato gran parte degli aiuti entrati durante la tregua di 6 settimane, e che i 25mila camion entrati hanno consegnato aiuti sufficienti per un periodo prolungato. Ora l’Idf, secondo indiscrezioni trapelate negli ultimi giorni, ha pianificato di modificare radicalmente la distribuzione: stop all’ingrosso e all’immagazzinamento degli aiuti, le organizzazioni internazionali e gli appaltatori privati consegneranno cibo alle singole famiglie di Gaza.

Ogni nucleo familiare avrà un rappresentante che riceverà cibo in una zona di sicurezza dell’esercito nel sud della Striscia. Il piano, che intende aggirare Hamas, non è ancora stato approvato dal governo israeliano, ma l’urgenza che i valichi vengano aperti è stata sottolineata dal ministro della Difesa Israel Katz. Degli ostaggi ancora a Gaza, infine, ha parlato giovedì sera Donald Trump, rivelando di aver appreso che ci sono meno di 24 rapiti ancora in vita, come aveva fatto intendere nei giorni scorsi la moglie del premier israeliano, Sara Netanyahu.

Il governo nel frattempo sta affrontando la forte pressione della comunità drusa, compresi centinaia di riservisti e soldati, che chiede di proteggere i ‘fratelli’ che vivono in Siria, attaccati e uccisi – accusano – dai jihadisti. Dopo una violenta protesta drusa la sera prima nel nord di Israele, nelle prime ore del mattino l’Idf ha bombardato la zona del palazzo presidenziale a Damasco. “Questo è un messaggio chiaro al regime siriano. Non permetteremo alle truppe siriane di spostarsi a sud di Damasco o di rappresentare una minaccia per la comunità drusa”, hanno avvertito Netanyahu e Katz. La presidenza siriana ha risposto che il raid rappresenta una “pericolosa escalation”.

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Muti a Bari con i Berliner, Europa comunione culturale

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Una mattinata di festa immersi nelle sonorità inimitabili dei Berliner Philharmoniker diretti da Riccardo Muti ma anche un’occasione per riflettere sull’unità dell’Europa fondata “sulla comunione culturale e spirituale”. E’ cominciato così il primo maggio a Bari, città scelta quest’anno dai Berliner per la tradizionale celebrazione della loro fondazione, avvenuta il primo maggio del 1882 e che ogni anno l’orchestra festeggia in una località diversa. Quest’anno è toccato al teatro Petruzzelli ospitare l’Europakonzert, “ma questo concerto – ci ha tenuto a sottolineare Muti dal podio – non è solo un omaggio alla città di Bari e alla Puglia, ma è un segnale importantissimo di cosa può e deve essere l’Europa, una comunione culturale e spirituale”. “La venuta di questa orchestra qui a Bari – ha aggiunto – è un segnale importante e questo è un progetto per l’Europa”.

Muti l’aveva detto anche il giorno prima, durante la prova generale aperta studenti e insegnanti di scuole musicali e utenti e operatori del welfare comunale, “ma – ha ribadito al concerto ufficiale – lo sto dicendo da anni e spero che tutti, non solamente in questa regione, si rendano conto di cosa significa la presenza dei Berliner Philharmoniker a Bari”. Nel teatro sold out da tempo per l’evento, con il pubblico emozionato ed entusiasta Muti ha ricordato la grande “comunione con la Germania” simboleggiata anche dalla prolungata presenza in Puglia “dell’imperatore Federico II, imperatore di Germania, che decise di vivere la maggior parte del suo tempo qui in Puglia dove veniva chiamato Puer Apuliae”.

“E questa comunione – ha detto ancora – oggi è un simbolo di cosa possa essere l’Europa come la concepiva Federico”. “Questo connubio – ha aggiunto – oggi più di ieri ha un significato profondo e deve celebrare l’Europa comune”. Non a caso, infatti, Muti ha scelto un repertorio per metà italiano, con l’overture dal Guillaume Tell di Gioacchino Rossini e Le quattro stagioni da I vespri siciliani di Giuseppe Verdi, e per metà tedesco con la sinfonia n.2 in Re maggiore, op. 73 di Johannes Brahms. L’obiettivo di Muti, è trasmettere tramite la musica l’ importanza di costruire “un ponte basato su radici culturali comuni”. In sala, oltre al sindaco di Bari, Vito Leccese, e al presidente della Regione, Michele Emiliano, anche l’ambasciatore di Germania, Hans Dieter Lucas. Al termine del concerto, Emiliano ha donato il sigillo d’oro di San Nicola al maestro Muti, all’ambasciatore Dieter Lucas e alla general manager dei Berliner Andrea Zietzschmann.

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