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Cronache

Cerimonia per avvicendamento del comandante dei Carabinieri, Luzi subentra a Nistri

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Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha partecipato questa mattina alla cerimonia di avvicendamento del Comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, con il passaggio di testimone tra Giovanni Nistri e Teo Luzi. Presenti alla cerimonia i ministri Lorenzo Guerini e Luciana Lamorgese. Il premier non ha rilasciato dichiarazioni ai cronisti.

Carabinieri. Il Generale Nistri si congeda

“Non ignoro i gravi fatti causati negli ultimi anni dal comportamento scellerato di carabinieri infedeli. Non dobbiamo guardare a queste vicende con indifferenza, ma imparare dagli errori”. Lo ha detto il nuovo comandante generale dell’Arma, Teo Luzi, nel corso della cerimonia di insediamento, svoltasi in forma ristretta a causa dell’emergenza Covid, alla presenza, tra gli altri del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al quale il generale ha assicurato “assoluta lealta’ istituzionale e un impegno senza riserve”, “consapevole del dovere di perseguire il bene comune, senza personalismi o interessi di parte”.

“Anch’io, Carabiniere tra i Carabinieri – ha proseguito Luzi, a proposito degli ‘errori’ compiuti – ho provato profonda amarezza e dolore. Dobbiamo accettare le critiche, anche quelle piu’ pungenti, che ci devono rendere ancor piu’ determinati nel migliorarci, affinche’ certi deplorevoli comportamenti siano repressi con rigore e, per quanto possibile, prevenuti. Dico questo con convinzione e determinazione. L’Arma e’ e restera’ il luogo che custodisce la fiducia degli Italiani: una ‘casa di vetro’ abitata da uno spirito autentico di altruismo e di rigore. Ne va della credibilita’ della nostra Istituzione, costruita in due secoli di storia, accompagnando la quotidianita’ degli Italiani, anche nei periodi piu’ difficili, come quello che stiamo vivendo, connotato dal senso di smarrimento causato dalla pandemia”.

“Con orgoglio voglio ricordare che dall’inizio dell’emergenza sanitaria l’Arma non ha chiuso una sola Stazione, contando ad oggi, oltre 7.600 contagiati e 20 caduti: un tributo espressione di una corale scelta istituzionale, condivisa dai Carabinieri di ogni grado, tutti consapevoli della necessita’ di raggiungere ogni cittadino, facendo si’ che nessuno si sentisse abbandonato”. Lo ha detto il nuovo comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Teo Luzi, nel suo discorso di insediamento.

“Anche in queste ore, ovunque – ha proseguito – i carabinieri stanno operando, assieme alle altre Forze di Polizia, affinche’ i vaccini giungano in sicurezza presso le strutture sanitarie. Questo e’ il volto dell’Arma, che ogni cittadino sa e vuole riconoscere, e senza il quale ogni risultato operativo, pur ragguardevole, diventa un’arida narrazione. Il valore operativo dell’Arma, infatti, non si misura in sterili statistiche, ma attraverso la considerazione degli italiani, certamente non quantificabile e frutto della capacita’ di ciascun Carabiniere di interpretare e soddisfare le richieste di sicurezza piu’ disparate. Questo e’ lo spirito autentico dell’Arma. La cifra distintiva della nostra Istituzione, sin dalle sue origini. Ad esse guardiamo, senza demagogia ma con coerenza, perche’ la storia puo’ ispirarci, puo’ renderci piu’ umili e consapevoli dell’impegno cui siamo chiamati per essere all’altezza delle aspettative degli italiani”.

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Malore in caserma, muore vigile del fuoco

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Ha accusato un malore nella notte tra domenica e lunedì nella caserma dei vigili del fuoco del Lingotto a Torino ed è morto dopo circa un’ora all’ospedale delle Molinette, dove era stato ricoverato. L’uomo, Samuele Del Ministro, aveva 50 anni ed era originario di Pescia (Pistoia). In una nota i colleghi del comando vigili del fuoco di Pistoia ricordano come Del Ministro avesse iniziato il suo percorso nel corpo nazionale dei vigili del fuoco con il servizio di leva, per poi entrare in servizio permanente nel 2001, proprio al comando provinciale di Torino, da cui fu poi trasferito al comando di Pistoia.

Per circa vent’anni ha prestato servizio nella sede distaccata di Montecatini Terme (Pistoia), specializzandosi in tecniche speleo alpino fluviali e tecniche di primo soccorso sanitario. Ha partecipato a tante fasi emergenziali sul territorio nazionale: dal terremoto a L’Aquila, all’incidente della Costa Concordia all’Isola del Giglio, fino al terremoto nel centro Italia. “Un vigile sempre in prima linea – si legge ancora -, poi il passaggio di qualifica al ruolo di capo squadra con assegnazione al comando vigilfuoco di Torino e a breve sarebbe rientrato al comando provinciale di Pistoia. Del Ministro lascia la moglie e due figli”.

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Nei campi 200 milioni di danni, razzia cinghiali

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Vigneti e uliveti, ma anche pascoli e prati, campi di mais e cereali, coltivazioni di girasole, ortaggi: è lunga la lista della razzia compiuta dalla fauna selvatica “incontrollata” dove i cinghiali, con una popolazione che ha raggiunto i 2,3 milioni di esemplari sul territorio nazionale, costituiscono il pericolo maggiore. La conseguenza sono 200 milioni di euro di danni solo nell’ultimo anno all’agricoltura italiana. La Puglia, con oltre 30 milioni di euro e 250mila cinghiali, e la Toscana con oltre 20 milioni di cui l’80% a causa dei 200mila cinghiali, sono le regioni che hanno pagato di più. Questa la fotografia scattata dalla Coldiretti in occasione delle 96 Assemblee organizzate in contemporanea su tutto il territorio nazionale, con la partecipazione di oltre 50mila agricoltori, per celebrare dai territori gli 80 anni dell’associazione agricola.

In particolare, secondo la mappa realizzata da Coldiretti, nel Lazio i danni stimati dai soli cinghiali (100mila esemplari) superano i 10 milioni di euro e in alcuni casi riguardano anche l’80% del raccolto. Oltre 10 milioni di euro i danni stimati in Calabria. Un fenomeno che si sta espandendo anche ad aree prima meno frequentate come quelle del Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia (20mila esemplari) e in Valle d’Aosta dove i cinghiali si sono spinti fino a quote che superano i 2mila metri. Pesante la situazione in Emilia Romagna dove solo nel Reggiano si stimano almeno 50mila esemplari; “dramma” sul fronte seminativi (specie per mais e girasole) in Umbria con una popolazione stimata di circa 150mila cinghiali. Sei milioni di euro i danni in Basilicata e 5 in Piemonte.

Qui la superficie danneggiata nel 2023 è stata di 34.432 ettari. Colpiti anche l’Abruzzo (i capi superano ampiamente le 100mila unità) con 4,5 milioni di euro di risarcimenti richiesti nel 2022, il Molise (40mila cinghiali) e la Campania (stimati danni per circa oltre 4 milioni di euro). Critica la situazione in Sardegna soprattutto a ridosso delle aree protette mentre in Sicilia non ci sono territori immuni e salgono i costi per la difesa, come i recinti elettrici. In Liguria da tempo i cinghiali si sono spinti fino alla costa e tanti i danni non solo alle colture ma anche ai tipici muretti a secco. Nelle Marche il 75% dei danni in agricoltura da fauna selvatica è causato dai cinghiali. Tra risarcimenti alle aziende agricole e da incidenti stradali la Regione spende circa 2 milioni di euro all’anno.

Risarcimenti, lamentano gli agricoltori, che arrivano spesso dopo molti anni e solo in minima parte. “Non coprono mai il valore reale del prodotto distrutto, con la conseguenza – rileva Coldiretti – che molti rinunciano a denunciare”. Cinghiali e fauna selvativa anche causa di incidenti, 170 nel 2023, ricorda l’associazione agricola, secondo l’analisi su dati Asaps, in aumento dell’8% rispetto all’anno precedente. A questo si aggiunge l’allarme della peste suina africana, non trasmissibile all’uomo, che i cinghiali, ricorda Coldiretti, rischiano di diffondere nelle campagne mettendo in pericolo gli allevamenti suinicoli e con essi un settore che, tra produzione e indotto, vale circa 20 miliardi di euro e dà lavoro a centomila persone. Da qui la richiesta dalle Assemblee Coldiretti “di mettere un freno immediato alla proliferazione dei selvatici, dando la possibilità agli agricoltori di difendere le proprie terre. Mancano, infatti, i piani regionali straordinari di contenimento”.

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Vino nel biberon per errore, bimbo 4 mesi in rianimazione

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Vino bianco al posto dell’acqua per preparare il latte in polvere a suo figlio di quatto mesi. Un errore, è l’ipotesi degli investigatori, commessa da una donna di Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi, che ha fatto finire il piccolo in coma etilico. Ricoverato in rianimazione all’ospedale pediatrico di Bari, le sue condizioni sono in lieve miglioramento. A fare insospettire la donna è stato il rifiuto del piccolo che dopo i primi sorsi avrebbe smesso di bere respingendo il biberon. A quel punto la sua mamma si sarebbe accorta di non aver mescolato il latte in polvere con l’acqua.

A farla sbagliare sarebbe stato il colore scuro della bottiglia in cui era contenuto il vino. Subito dopo aver compreso l’errore, la donna ha portato il bimbo al pronto soccorso dell’ospedale Perrino di Brindisi dove il piccolo è arrivato già in coma etilico. Sottoposto a una lavanda gastrica, è stato intubato e trasferito d’urgenza all’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari dove è stato ricoverato nel reparto di rianimazione.

La procura di Brindisi ha avviato un’indagine, ma al momento l’ipotesi prevalente dei carabinieri della compagnia di Francavilla Fontana è che sia stato un incidente domestico. Dai riscontri dei militari non sono emersi altri elementi. L’affanno dovuto alle incombenze quotidiane, la necessità di preparare in fretta il biberon per il proprio figlio e la bottiglia scura avrebbero portato la donna a sbagliare. E’ stato lo stesso bimbo, rifiutandosi di continuare a bere, a rivelare che quel liquido non era latte. Un segnale subito percepito dalla mamma che si è resa conto in pochi istanti quale fosse il vero contenuto della bottiglia da cui aveva prelevato il liquido credendo fosse acqua.

La corsa in ospedale è stata immediata, dall’abitazione al pronto soccorso del Perrino. Qui il piccolo è stato preso in cura dai medici che con stupore hanno accertato il coma etilico di un bimbo di soli quattro mesi. Un quadro clinico che ha allarmato il personale sanitario e che ha portato al trasferimento del bimbo a Bari dov’è stato sottoposto a specifiche cure. Al momento la prognosi è riservata ma i medici sono fiduciosi perché le condizioni del piccolo migliorano. La notizia ha scatenato tante reazioni anche sui social dove molti manifestano comprensione per “il dispiacere e per quello che sta passando in queste ore la mamma”, auspicando che “il piccolo possa presto riprendersi da questo brutto incidente”.

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