Collegati con noi

Cronache

Caso Morisi, l’inchiesta comincia con una telefonata del ragazzo escort al 112: ci hanno fatto un furto

Pubblicato

del

“Ci hanno fatto un furto, ci hanno fatto un furto”. Il 14 agosto scorso e’ questo il primo input che arriva ai carabinieri che poco dopo arriveranno a casa di Luca Morisi nella barchessa di Belfiore nelle campagne del veronese, trovando oltre all’ex spin doctor della Lega due ragazzi romeni, due grammi di cocaina e una boccetta di liquido che a detta di uno dei due era Ghb, la droga dello stupro. A dare l’indicazione ai militari e’ proprio uno dei due giovani, quello che ha gia’ raccontato ai media la sue versione dei fatti. Il ventenne ha affermato di esser stato contattato dall’altro amico per passare una serata con Morisi, dietro un compenso complessivo tra i 3 e i 4mila euro. La serata era cominciata senza problemi ma “ad un certo punto – ha detto – mi sono sentito molto male a causa delle sostanze assunte, sono scappato dall’abitazione e ho chiamato i carabinieri”. Due sono le telefonate fatte al 112 dalle quali emerge pero’ che il giovane non dice di sentirsi male ma, appunto, di aver subito un furto. Probabilmente perche’, e’ lui stesso a raccontarlo, Morisi non avrebbe pagato il compenso pattuito: “il patto e’ che voleva usare droga perche’ voleva divertirsi, per queste cose si paga” ma quei soldi non sono mai arrivati perche’ “la carta era bloccata o qualcosa del genere, c’era qualcosa che non andava”. Il dato di fatto e’ che quando i carabinieri arrivano – nessun controllo di routine, dunque – trovano in strada i due ragazzi e l’ex social media manager leghista. Quando perquisiscono l’auto, trovano la boccetta con la presunta droga nello zaino del ventenne: “viene dalla casa di Morisi, quella roba e’ sua ma non so chi l’ha messa nel mio zaino, uno dei due che era con me direi” dice il romeno. Ma la difesa di Morisi ha smentito piu’ volte: “quel flacone non era suo”. Poi in casa trovano i due grammi di cocaina. A quel punto scatta per entrambi la denuncia per sospetta cessione e detenzione di sostanze stupefacenti. Nessun reato viene invece ipotizzato nei confronti dell’altro ragazzo, quello che Morisi aveva contattato su una chat di incontri. “A quel povero ragazzo avete rovinato la vita” dice questi riferendosi all’amico e poi tronca ogni discorso su quella notte: “lasciatemi stare, mi state rovinando e creando problemi con la mia famiglia”. In attesa che arrivino i risultati sulle analisi del contenuto della boccetta – ci vorranno ancora giorni – sulla vicenda, non tanto quella giudiziaria quanto sui risvolti politici che ha prodotto, fa sentire la sua voce anche la Cei. “Non entro nel merito della vicenda specifica – dice il vice presidente Erio Castellucci – ma non si puo’ fare politica aggredendo. Serve ragionare, bisogna porre sul tavolo questioni vere, senza attacchi personali ma con dati, argomentazioni, ragionamenti. Si deve recuperare questo confronto, anche duro, ma sempre rispettoso delle persone”. Matteo Salvini continua invece la difesa a spada tratta del suo ex braccio destro. Cosi’, dopo aver pesantemente commentato la sentenza di condanna per l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, definisce l’intera vicenda “un’operazione di guardonismo imbarazzante”, ripete che qualcuno “fa politica dal buco della serratura” e sostiene di vedere “tanta omofobia a sinistra, visto che ho scoperto che un leghista non puo’ essere omosessuale”. I processi, aggiunge, “si fanno in tribunale non sui giornali. Qualcuno, da una settimana massacra o prova a disturbare Salvini e la Lega in campagna elettorale su vicende di vita privata, ma io sono assolutamente sereno e convinto che la Lega avra’ un grandissimo risultato”. Anche per il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga la vicenda di Morisi e’ un tentativo di colpire la Lega. “Non serve uno statista per capire che siamo di fronte ad un attacco feroce, dove vengono utilizzati la vita e gli errori delle persone. Non capisco cosa c’entrino dal punto di vista politico con la Lega fatti personali di chi seguiva la comunicazione social”.

Advertisement

Cronache

Primo maggio bollente: in arrivo la prima ondata di calore africano del 2025

Prima ondata di calore africano del 2025: temperature oltre i 30 gradi in molte città italiane per il Primo Maggio. Ma il caldo durerà poco: in arrivo temporali e aria fresca dal Nord.

Pubblicato

del

Il ponte del Primo Maggio segnerà l’arrivo della prima vera ondata di calore del 2025, con temperature ben al di sopra delle medie stagionali. Dopo un mese di aprile più piovoso del solito, è in arrivo un robusto anticiclone africano che porterà picchi di calore fino a 34 gradi a Siracusa, 31 a Catania, 30 a Foggia e nel Cagliaritano.

Caldo anomalo anche al Nord

Anche Milano e il Nord Italia si preparano a un insolito caldo: venerdì il capoluogo lombardo potrebbe toccare i 29 gradi, superando il precedente record di 27,6 °C registrato nel 2000. Le temperature saranno superiori di 7-8 gradi rispetto alle medie del periodo e lo zero termico si alzerà fino a 3.800 metri di quota, come a luglio.

«L’anticiclone africano è in anticipo rispetto agli anni scorsi e si estenderà fino al cuore dell’Europa», spiega Mattia Gussoni, meteorologo di iLMeteo.it. «Stiamo assistendo a un allungamento della stagione estiva, che ormai parte da fine aprile e può arrivare a ottobre inoltrato».

Escursioni termiche e mari ancora freddi

Sebbene le temperature massime raggiungeranno valori estivi, le minime notturne resteranno più contenute, con escursioni termiche fino a 20 gradi in alcune aree, come Puglia e Sardegna. Le zone costiere adriatiche saranno in parte risparmiate dal caldo eccessivo grazie all’azione mitigatrice dei mari ancora freddi.

Ma il caldo durerà poco: da domenica tornano piogge e grandine

La stabilità atmosferica sarà di breve durata. Domenica pomeriggio si prevede un primo peggioramento con temporali sulle Alpi, innescati dalla discesa di aria fresca dal Nord Europa. Lunedì i fenomeni si estenderanno alle regioni settentrionali e, in serata, anche a quelle centrali, con possibili grandinate e rovesci intensi.

«Si tratterà di una fase rapida», precisa ancora Gussoni. «Da martedì il tempo migliorerà, ma i contrasti tra masse d’aria calda e fredda potrebbero generare fenomeni violenti, anche se non paragonabili a quelli estremi verificatisi due settimane fa in Piemonte».

Continua a leggere

Cronache

Cristina Seymandi: «Io non sono fragile. Sono antifragile»

Pubblicato

del

Intervista al Corriere della Sera. Dopo il video virale che l’ha travolta, l’imprenditrice torinese racconta come ha trasformato l’umiliazione pubblica in una forza interiore e personale. Ora pubblica un libro e rilancia: “Non mi sono reinventata, sono sempre stata questa”

La notte che cambiò tutto

Era la sera del suo 47esimo compleanno, il 27 luglio 2023. Cristina Seymandi, imprenditrice nota nella Torino bene, attendeva l’annuncio del matrimonio da parte del suo compagno, Massimo Segre, banchiere e commercialista. Invece, lui la lasciò pubblicamente davanti a tutti gli invitati, accusandola di infedeltà. Il video della scena diventò virale e fece il giro del mondo. Oggi Seymandi racconta quella notte e tutto ciò che è seguito in un’intervista al Corriere della Sera.

«Mi sono rivista nel film La donna della domenica», confessa. «Una villa in collina, gli abiti estivi, e tutti che si chiedono: chi è il colpevole?».

Il libro e la scelta del titolo

A un anno da quell’episodio, Cristina pubblica un libro: Antifragile si diventa. Verso una libertà autentica (Cairo Editore). Una risposta ai tanti che le hanno chiesto: come hai fatto a reggere l’onda d’urto?

«Antifragile è la parola giusta. Non sono mai andata contro le cose con violenza, ma non ho mai ceduto. Ho sempre cercato la sfida. Anche quando lavoravo in Comune non mi sono limitata al ruolo: ho creato un tavolo con i cittadini, prendendomi insulti ma lasciando un segno».

Dai sogni spezzati alla rinascita

Il primo gesto antifragile della sua vita? «Scegliere Lettere invece di Giurisprudenza. Mio padre smise di parlarmi e non mi pagò gli studi. Ho iniziato a lavorare, diventando autonoma: cameriera, promoter, baby sitter, ripetizioni… è lì che ho iniziato a costruirmi».

Nel celebre video, Seymandi rimane in silenzio. Era torinesità o lucidità? «Non ho parlato perché ero preoccupata per lui, non per me. Non credevo alle mie orecchie. Non era il luogo per rispondere. Il dialogo mancato? Se l’altro non si apre, il dialogo non può esserci».

La violenza del web e la forza del silenzio

«Quel video ha attivato la magistratura, che ha riconosciuto nelle offese ricevute discriminazioni di genere. Le parole feriscono più delle botte. Io ho retto, ma c’è chi crolla. Ho ricevuto messaggi terribili, ma anche richieste di aiuto e sostegno. Per questo ho scritto il libro: per condividere strumenti di resistenza».

Alla richiesta di archiviazione dei pm, che sostenevano che «sui social non si può pretendere eleganza», risponde: «È stata la conferma che stavo combattendo una battaglia che non era solo mia».

Consigli e nuove consapevolezze

«Cosa fare davanti a un’ondata di odio? Spegnere il cellulare, farsi una passeggiata. I social sono vetrine temporanee. Le persone che giudicano non sanno nulla. Io non ero io, per loro. E poi ho una figlia, Ginevra, da proteggere: ho pensato a lei, e sono andata a lavorare».

Il libro è dedicato a lei e a Raffaella, la sorella minore morta in un incidente aereo in Ciad: «Dovevo partire io, non lei. Da allora, ogni giorno è un giorno in più per amare e imparare».

L’amore, la carriera e il presente

Ha ritrovato l’amore? «Sì, con un uomo meraviglioso. Ognuno a casa propria. Niente velleità da Grande Fratello». E sulla fiducia negli uomini: «Quando una storia finisce, le colpe sono sempre in due. Se lui era sbagliato, io l’ho scelto».

Oggi è vicepresidente del Savio Group Spa, advisor di Ward Howell International, e si occupa di progettazione europea. «Non mi sono reinventata. Sono sempre stata questa. E no, non sono fragile. Sono antifragile».

Continua a leggere

Cronache

Tragedia a San Gregorio di Catania: muore 23enne, il padre fermato per omicidio

Pubblicato

del

Durante una festa per un diciottesimo compleanno nella villa di famiglia, Carlo La Verde è stato colpito a morte da un proiettile esploso dalla pistola del padre durante una colluttazione. Il 62enne Natale La Verde è stato fermato con l’accusa di omicidio volontario.

Una festa trasformata in incubo

La villa l’avevano chiamata Heaven, paradiso. Una splendida proprietà con vista mare a San Gregorio, nel catanese, dove da tempo la famiglia La Verde organizzava feste ed eventi. Sabato sera, durante un diciottesimo, il paradiso si è trasformato in teatro di una tragedia.

Secondo le prime ricostruzioni, un gruppo di ragazzi non invitati si sarebbe introdotto nel locale, generando tensioni tra gli imbucati e gli invitati. Tra questi anche Carlo La Verde, 23 anni, figlio del proprietario, che insieme ad alcuni amici avrebbe provato a farli uscire.

I colpi partiti dalla pistola del padre

Allarmato dalle urla, Natale La Verde, 62 anni, padre di Carlo, avrebbe afferrato una pistola 357 Magnum appartenente alla famiglia, regolarmente denunciata, e avrebbe sparato in aria per intimidire. Ma nel tentativo di disarmarlo da parte dei presenti, è scoppiata una colluttazione. Nella confusione, sono partiti due colpi: uno ha colpito mortalmente Carlo all’addome, l’altro ha ferito lievemente a un piede un 31enne.

Carlo, studente universitario di Economia e Impresa, appassionato di sport e viaggi, è morto sul colpo. Inutili i soccorsi del 118, che hanno trovato un clima di altissima tensione.

Il fermo e le indagini

Il padre è stato fermato dai carabinieri per omicidio volontario. La pistola, appartenuta al nonno della vittima, è stata sequestrata. A condurre le indagini saranno anche gli esperti della Sezione investigazioni scientifiche del comando provinciale di Catania.

Sotto esame anche le tensioni scoppiate all’arrivo dei soccorsi: alcuni amici della vittima avrebbero aggredito il personale del 118, accusato di essere arrivato in ritardo. «Ci state impedendo di aiutare chi ha bisogno di noi», hanno replicato i sanitari.

Le reazioni e lo sciopero simbolico

Il presidente della Seus 118, Riccardo Castro, ha parlato di «un ennesimo atto di violenza che suscita preoccupazione e indignazione». Il direttivo Coes Sicilia, che rappresenta gli autisti soccorritori, ha indetto uno sciopero simbolico di tre ore per il 1° maggio: sarà affissa una locandina di protesta sui mezzi, ma il servizio di emergenza sarà comunque garantito.

Intanto, il sindaco di San Gregorio, Sebastiano Sgroi, ha definito quanto accaduto «una tragedia che lascia senza parole» e che ha colpito «una famiglia nota e perbene».

 

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto