Carlo Ancelotti ospite della redazione de Il Mattino. La formula per intervistarlo è tanto semplice quanto interessante. Il mister al centro di un tavolo, intorno a lui i giornalisti schierati che lo sottopongono ad un fuoco di fila di domande. Don Carlo risponde a tutti, non si sottrae a nessuna domanda, e lo fa con intelligenza e schiettezza. Sempre diretto, sempre ironico, sempre portato a sdrammatizzare certi aspetti deleteri ed asperità di un calcio italiano troppo infognato in pratiche vecchie quanto le strutture fatiscenti in cui si celebra lo sport più praticato d’Italia. Che poi sia anche il più bello degli sport, non tutti sono d’accordo. Ma tant è!
Il Mattino. Quello con Carlo Ancelotti è uno dei tanti forum organizzati nella nuova sede al Centro Direzionale del giornale diretto da Federico Monga
Le interviste diventano interessanti non solo perché è interessante il personaggio ma perchè i giornalisti le affrontano con intelligenza. E la chiacchierata di Carlo Ancelotti con i giornalisti de Il Mattino è interessanteperché non c’è nulla di banale da registrare, solo sentimenti, risentimenti, sogni, bisogni, rapporti umani, gioie e bellezza del mondo del calcio, giudizi e pregiudizi sul calcio e su una città come Napoli. Tutto in un’ora di chiacchierata informale in cui Carlo Ancelotti non si risparmia su niente. Dall’eccellente rapporto nato con il presidente Aurelio De Laurentiis, alla voglia di scoprire e conoscere Napoli oltre i pregiudizi, dalla sfida Champions al campionato con la solita Juventus che fa cose straordinarie, al prossimo impegno con la Roma. Ancelotti è un grande lavoratore, ha un eccellente team che lo coadiuva (a partire dal figlio Davide), ma certezze non ne ha. Anzi, a sentirlo, le sue certezze sono due. La prima: se vuoi far bene, devi lavorare bene. E l’altra certezza è che lui è il più forte di tutti. Non a calcio, ovviamente, “ma a giocare a tressette”. Proviamo a ripercorrerel’intervista dei giornalisti de Il Mattino riportando solo alcuni passaggi e rimandandovi al Mattino on lineper quella integrale, che vi consigliamo perché così potrete apprezzare la genuinità di un allenatore che è tra i migliori, se non il migliore, al mondo, ma si fa apprezzare sempre per umiltà e mai per spocchia.
Lo strapotere del calcio del Nord.
“C’è solo il Napoli come grande squadra sotto Roma. I grandi investimenti, i grandi gruppi industriali li hanno fatti solo altrove. Hanno messo risorse solo nelle squadre del Nord”.
Ad inizio stagione in pochi credevano nel Napoli.
“Il giornalisti sportivi in estate devono scrivere e si fidano delle campagne acquisti delle squadre. La Juventus fa l’acquisto più importante al mondo, Cristiano Ronaldo. L’inter fa una campagna acquisti importante. Il Milan pure. Il Napoli ha preso Meret, ha acquistato Fabian Ruiz. Non sono nomi altisonanti, ma per me sono giocatori giovani, di livello, che si faranno. E poi io ho una rosa di calciatori di eccellente qualità già. Questo per dire che capisco che i giornalisti ad inizio stagione vedevano davanti a tutti Juve e Inter, poi Milano e le altre”.
L’addio a Sarri? La squadra non ne ha risentito
“Abbiamo fatto un ritiro molto lungo solo perché avevo necessità di spiegare ai giocatori il mio modo di giocare, un po’ più verticale. Ma non è stato un grande sforzo. Ho ereditato una squadra eccezionale, una rosa calciatori in cui davvero si equivalgono tutti. Sulla bellezza del gioco del calcio ho una mia opinione. Io credo che ogni allenatore vuole che la sua squadra vinca e convinca con un bel calcio. E poi, francamente, io penso che se giochi male perdi”.
Dalle rose calciatori miliardarie di Real, Bayern, Chelsea, Psg a quella del Napoli
“La gestione di una rosa calciatori non cambia con il cambiare dei cognomi dei calciatori. Io ho un rapporto franco con tutti gli atleti. Non importa come ti chiami. Anzi, vi dirò di più. I più bravi sono sempre professionali e seri. Ho allenato Ronaldo, Maldini, Ibrahimovic. Sono fenomeni nel mondo del calcio ma anche grandi professionisti. Sempre ad allenarsi, sempre pronti ad ascoltarti, sempre rispettosi delle decisioni dell’allenatore. In squadre come il Real non ho mai fatto rotazioni, turn over così ampi come a Napoli. In quelle squadre hai dei fenomeni del calcio che non puoi non far giocare anche perché chi può degnamente sostituirlo non è la stessa cosa. Se ho Ronaldo che è fenomenale e dietro ho uno con meno qualità, certo faccio giocare sempre Ronaldo. A Napoli c’è una qualità media della rosa eccellente. I calciatori sono tutti di livello e si equivalgono. Se esce Hamsik ed entra Diawara non cambia niente. Ed è per quello che giocano tutti”.
Allan non sarà più nel team Italia.
“Allan convocato dalla nazionale del Brasile? É un premio. Se lo merita. É importante per noi e per il Brasile. È un calciatore straordinario. Un grande professionista. Con una grande continuità”.
Forum al Mattino. Carlo Ancelotti con i giornalisti della redazione sportiva
Il senso del calcio a Napoli
“Il calcio è parte importante della vita della città. É l’aspetto predominante. La squadra che va bene dà un senso di felicità, un senso di gioia in una città che ha i suoi problemi anche se mi sembra di poter dire che l’immagine che ha Napoli fuori è diversa da quella che ha chi la vive. Per vedere la bellezza di Napoli dovete vivere a Londra, a Parigi, a Monaco di Baviera.Solo dopo capite quanto è bella Napoli”.
Gli insulti a Napoli e ai napoletani negli stadi d’Italia
“In Italia la rivalità sportiva si è trasformata in insulto, maleducazione. Questo fenomeno deve essere sradicato. Siamo l’unico Paese in cui i tifosi si comportano cosi. Anche tra Real e Barcellona c’è rivalità, ma non si oltrepassa mai il limite. Occorre abbassare i toni e rendere gli stadi più adatti alle persone perbene e alle famiglie”.
I pregi e i difetti di Ancelotti, l’aziendalista e il papà
“Il mio migliore pregio è la pazienza. Il mio peggiore difetto? Ho troppa pazienza. Essere aziendalista non è una brutta cosa. Io rispetto tutti i presidenti con cui ho lavorato, anche perché se ho lavorato con Florentino Perez, Abramovich, Al Thani, De Laurentiis è perché mi hanno voluto loro. De Laurentiis è una persona schietta e leale, è un personaggio vulcanico e molto generoso, con il quale si sta molto bene.
Davide, mio figlio e mio vice, mi chiama papà. Quando mi chiama mister è perché mi sta prendendo in giro, lo fa con ironia. Davide ha fatto e sta facendo grandi esperienze. Sarà un ottimo allenatore”.
Lo staff, l’organizzazione
“Tutto il mio staff è ottimo. A Castelvolturno, poi, abbiamo stabilito subito una ottima intesa con tutti: dai medici, ai magazzinieri, ai fisioterapisti. Tutti ci hanno accolto con rispetto e amicizia. Abbiano trovato un ottimo ambiente familiare. Una cosa è lavorare in un’azienda e un’altra è lavorare in famiglia. Altrove c’era una organizzazione perfetta, ma fredda, focalizzata solo sul risultato. È questione di cultura e carattere. A Milano ero in famiglia come a Napoli mi sento in famiglia. L’importante è rispettare i ruoli. Ho ottimi rapporti con tutti”.
Insigne è un top player
“Insigne sta facendo bene. Segna con continuità. Sta migliorando ancora, diventerà ancora più maturo. Ed è uno che si mette al servizio della squadra. Nel suo ruolo è tra i migliori”.
Tra i calciatori del Napoli si nascondono futuri ottimi allenatori.
“Hamsik sarebbe un ottimo allenatore. Anche Ghoulam e Albiol. Ma un grande allenatore potrebbe esserlo Jose Maria Callejon. È uno che vede il gioco in anticipo e parla solo al momento giusto”.
La lingua, il Napoletano
“Devo imparare il napoletano. Voglio impararlo. So però che cosa è la cazzimma. La mia squadra per ora ha poca cazzimma”.
La Juve e la Roma
“Io spero che il campionato si decida prima dell’ultima giornata. La favorita? La Juve è forte. Molto forte ed ha continuità. Per battere la Juve occorre fare cose straordinarie. La partita con la Roma? Sarà una bella partita. Son due squadre che vogliono giocare ed imporre il gioco. Sarà una partita aperta. Con un bel ritmo e con qualità. E che vinca sempre il migliore”.
Nuovi asili nido, assunzioni di educatori, fondi Pnrr e investimenti comunali: Napoli si prepara a un vero e proprio rilancio dell’offerta educativa per la fascia 0-6 anni. A partire dall’anno scolastico 2026-2027, saranno attivati sedici nuovi nidi finanziati con fondi Pnrr, a cui si aggiungeranno sei strutture realizzate con risorse comunali, per un totale di mille posti in più entro il 2026.
Il piano: mille nuovi posti e 300 educatori entro due anni
«Entro il 2027 potremo accogliere 4.400 bambini in più – spiega l’assessora comunale all’Istruzione, Maura Striano –. Attualmente abbiamo circa 2.000 posti disponibili. Per sostenere l’ampliamento dell’offerta, sono previste 50 assunzioni di educatori entro l’anno e altre 250 entro il 2026».
Il piano, condiviso con le sigle sindacali, è stato definito dal sindaco Gaetano Manfredi, in qualità di commissario per gli asili nido, e presentato al Ministero dell’Istruzione come proposta strutturale di sviluppo.
Gli interventi sul territorio
Le nuove strutture saranno distribuite in tutto il territorio comunale, coinvolgendo plessi storici e aree strategiche. Tra gli istituti interessati: Agazzi, Scura, Ammaturo, Maria Cristina di Savoia, Nido Calata Capodichino, Gigante, Vanvitelli, Laghetto, De Curtis, Callas, Pizzo Russo, Via Valente, Labriola, Novelli, Arcobaleno e Loggetta. L’ampliamento dell’offerta pubblica prevede strutture a gestione diretta con 1000 nuovi posti per la fascia 0-3 anni.
La soddisfazione dei sindacati
Apprezzamento è arrivato anche dalle sigle sindacali. Agostino Anselmi e Giuseppe Ratti della Cisl Fp hanno espresso fiducia: «Siamo soddisfatti per la linea adottata dal Comune e per il ruolo del sindaco Manfredi. Ora servono dati chiari sul piano di rientro dal commissariamento e un investimento forte nelle assunzioni, per superare le carenze croniche di organico».
Infrastrutture e riuso di immobili
Il progetto prevede anche un significativo investimento in infrastrutture: 95 milioni di euro per la costruzione di nuovi asili nido e 3,5 milioni da fondi comunali per la ristrutturazione di edifici esistenti, come l’ex Eca di Materdei e una villetta confiscata in via Generale d’Ambrosio, già adattata ad asilo.
Interessante anche il riutilizzo delle ex case dei custodi all’interno degli edifici scolastici: due di queste sono già diventate nidi, e altre seguiranno.
In arrivo altri fondi e nuovi progetti
«Abbiamo candidato sei strutture al recente bando Pnrr per un valore complessivo di 7 milioni di euro – aggiunge Striano –. Aspettiamo la risposta del Ministero. Tra i progetti principali: un grande nido a Scampia, una struttura nell’Educandato statale in piazza Miracoli, e un nuovo polo al Rione Traiano».
Lutto nel mondo dello shipping napoletano per la scomparsa di Aldo Frulio, 78 anni, broker marittimo tra i più apprezzati a livello internazionale. Nato a Torre del Greco, Frulio è stato il fondatore e guida della Unitramp Shipbrokers, società di brokeraggio navale tra le più influenti in Italia, stimata da armatori di primo piano come Gianluigi Aponte, numero uno del colosso mondiale Msc.
Una carriera costruita su competenza e umanità
Aldo Frulio ha saputo distinguersi non solo per l’elevata competenza tecnica, ma anche per le qualità umane che tutti gli riconoscevano: gentilezza, discrezione, affidabilità. Un vero signore del mare, stimato e rispettato in ogni contesto, capace di mantenere relazioni professionali solide e durature, anche nei mercati internazionali più complessi.
I grandi successi: commesse in Cina e alleanze strategiche
Tra i suoi successi professionali più rilevanti si ricorda la commessa plurima di oltre 15 navi bulk carrier post-panamax da 92.500 tonnellate, coordinate con il cantiere New Jiangsu Yangzijiang nei primi anni Duemila. Un’iniziativa a cui aderirono numerose shipping company torresi. Negli stessi anni Frulio guidò un’operazione analoga per un consorzio di piccoli armatori campani riuniti nel Canadry, con una serie di ordini per navi mini-bulker presso lo stesso cantiere cinese.
Negli ultimi tempi, grazie anche alla presenza del figlio Vincenzo Frulio, Aldo era riuscito a rafforzare la presenza del brokeraggio napoletano in Asia, favorendo ordini strategici di traghetti per Moby e Gnv presso i cantieri Guangzhou Shipyard International, oggi in fase di debutto sul mercato.
Un marchio storico dello shipping napoletano
La Unitramp Shipbrokers affonda le sue radici nel 1969, quando nacque a Napoli la CimaSud Srl, fondata da un gruppo di soci per offrire servizi di brokeraggio al nascente mercato armatoriale locale. Nel 1975, Aldo Frulio e Alberto Paoluzzi rilevarono la società e la trasformarono nell’attuale realtà, interamente controllata, dal 1980, dalla famiglia Frulio.
Da allora, Aldo è stato l’amministratore delegato e cuore pulsante dell’azienda, con il figlio Vincenzo come braccio operativo, consolidando rapporti con gruppi come Msc, Giovanni Visentini, Vincenzo Onorato e numerosi altri armatori campani.
Oggi alle 17.30, nella sala Scarlatti del Conservatorio di Napoli, Renzo Arbore (le foto sono di Imagoeconomica)riceverà il Premio San Pietro a Majelladalle mani del direttore Gaetano Panariello e della presidente Carla Ciccarelli. Un riconoscimento importante, conferito a chi ha saputo raccontare l’anima di Napoli con eleganza e profondità culturale. «Sono contento e grato – ha detto Arbore in un’intervista rilasciata a Il Mattino – perché riconoscono ufficialmente il lavoro che ho fatto per promuovere la musica napoletana nel mondo, in radio, in tv, e con l’Orchestra Italiana».
Un premio che Arbore dedica con commozione alla memoria dei suoi genitori: «Penso a mio padre con i suoi dischi a 78 giri e a mia madre che suonava le melodie partenopee al pianoforte. A Foggia, nell’ambulatorio di papà, arrivavano musicanti di strada con i motivi del dopoguerra».
Un’eredità artistica lunga più di cinquant’anni
Renzo Arbore ha ripercorso i momenti fondamentali della sua lunga carriera, ricordando con orgoglio il debutto dell’Orchestra Italiana nel 1991, proprio a Napoli, nel programma Canta Napoli International. «In oltre 30 anni – ha raccontato – abbiamo fatto quasi duemila concerti in Italia e in tutto il mondo: Russia, Cina, Australia, Americhe… un trionfo».
A spingerlo a fondare l’orchestra fu l’amore per la canzone napoletana, che negli anni Ottanta era percepita come “roba da nonni”. Arbore ha voluto riscattare quella tradizione, con eleganza e innovazione, immergendola nei ritmi internazionali grazie a «15 strumentisti made in Naples, più un oriundo: me!».
RENZO ARBORE
L’impegno per il riconoscimento Unesco della canzone napoletana
Da tempo Arbore è promotore dell’iniziativa per far inserire la canzone napoletana nel patrimonio immateriale dell’umanità dell’Unesco. «È un peccato grave non averlo ancora fatto – ha dichiarato –. Il motivo più noto al mondo è ‘O sole mio. Si sbrigassero!».
Nel corso dell’intervista, Arbore ha anche ricordato il suo ruolo di pioniere nella promozione di artisti che hanno segnato la storia della musica napoletana contemporanea. «Nel ’69 invitai gli Showmen di Mario Musella e James Senese, poi fu la volta di Pino Daniele, Roberto Murolo, Sergio Bruni, la NCCP, gli Osanna, Pietra Montecorvino…».
Il futuro: un libro e uno spettacolo sulla sua Napoli
Arbore ha annunciato di essere al lavoro su un nuovo libro e sogna uno spettacolo di memorie napoletane. «Racconterò la mia Napoli, a partire da quando suonavo nei locali vicino al porto con gli americani… vedremo».
Prima della cerimonia, lo showman visiterà la casa museo di Roberto Murolo al Vomero, sede della fondazione a lui intitolata. «Sarà un pellegrinaggio, per tuffarmi in un caro passato», ha concluso.