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Cronache

Carceri e virus, ci sono meno detenuti ma resta sempre il sovraffollamento

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Nei due mesi e mezzo di emergenza coronavirus – e di decreti per l’emergenza sanitaria – le Carceri italiane hanno registrato un calo di detenuti del 14%. Nonostante tutto, pero’, una delle principali carenze negli istituti penitenziari resta quella del sovraffollamento che, ad oggi, registra un tasso del 112%, 18 punti percentuali in meno rispetto alla fine di febbraio. I dati sono stati diffusi dall’associazione Antigone che ha pubblicato oggi il XVI rapporto sulle condizioni carcerarie, il primo incentrato in particolare sui mesi della pandemia. Le pagine del corposo dossier mettono in evidenza anche la buona riuscita dell’uso della tecnologia all’interno delle Carceri, un esperimento che, per voce dello stesso sottosegretario alla Giustizia, Andrea Giorgis, dev’essere trasformato attraverso “soluzioni strutturali” accelerando contestualmente il ritorno alla scuola e ai servizi educativi “la cui dimensione fisica e’ insostituibile”. Nell’inedita conferenza stampa via web, l’associazione ha presentato un rapporto completo e analitico, soffermandosi in particolare sulle conseguenze del covid-19 all’interno delle Carceri. Sono 119 i detenuti contagiati e 162 gli operatori penitenziari. In totale si contano 8 vittime, quattro detenuti, due medici e due agenti di polizia penitenziaria. Ma la diffusione del virus e’ stato tutt’altro che omogenea: in alcuni istituti non si conta neanche un caso mentre in altri, come quello di Torino, addirittura 67. “Numeri altissimi se paragonati al resto del Paese”, spiega Antigone. Particolare attenzione e’ stata post anche al tema delle scarcerazioni in seguito al “Cura Italia”. I reclusi in alta sicurezza che sono stati scarcerati, si legge nel documento, sono 494. Di questi 253 erano in attesa di giudizio, mentre “degli altri 245 solo 6 sono stati scarcerati grazie alle misure previste dal decreto ‘Cura Italia’ per decisione del magistrato di sorveglianza”. Per quanto riguarda i detenuti al 41-bis, 747 in tutto, a quattro di loro sono stati concessi i domiciliari per motivi di salute. Tra gli invitati alla presentazione, anche Bernardo Petralia, al suo debutto pubblico come nuovo capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Il magistrato ha sottolineato l’importanza della “sinergia” con associazioni e Garante dei detenuti. Parole che non sono piaciute all’ex sottosegretario alla Giustizia, il leghista Jacopo Morrone, secondo il quale il capo del Dap avrebbe fatto un “clamoroso scivolone”, “sbertucciando l’intero corpo di Polizia penitenziaria”. “Decontestualizzare affermazioni e intenzioni riportandole a proclami e’ senz’altro riduttivo e fuorviante – la replica di Petralia -. Onde scongiurare qualsiasi interpretazione di segno diverso, affermo con assoluta convinzione che nelle mie funzioni saro’ capo, orgoglioso e fiero, della Polizia Penitenziaria che ritengo istituzione essenziale e vitale dell’intero sistema carcerario e della sicurezza dei cittadini”.

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Cronache

Muore a 38 anni dopo intervento estetico in una clinica privata di Caserta

Sabrina Nardella, 38 anni di Gaeta, è morta durante un intervento estetico alla clinica Iatropolis di Caserta. Disposta l’autopsia per chiarire le cause del decesso.

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Sarà l’autopsia a stabilire con precisione che cosa ha provocato la morte di Sabrina Nardella (nella foto), 38 anni, madre di due figli piccoli, deceduta giovedì scorso nella clinica privata Iatropolis di Caserta durante un intervento di chirurgia estetica. La donna, residente a Gaeta, si era recata in Campania per sottoporsi a quello che le era stato prospettato come un intervento di routine, in anestesia locale e in day hospital.

Il malore improvviso e le indagini in corso

Durante l’operazione, però, Sabrina ha avuto un improvviso malore che l’ha portata a perdere conoscenza. I medici hanno tentato la rianimazione, ma ogni tentativo è stato vano. I vertici della clinica hanno subito avvertito i carabinieri, che su disposizione della Procura di Santa Maria Capua Vetere hanno sequestrato la cartella clinica e identificato l’équipe medica. I componenti saranno presto iscritti nel registro degli indagati in vista dell’autopsia, che servirà a chiarire cause e responsabilità.

Una comunità sconvolta dal dolore

La città di Gaeta è sotto shock. Il sindaco Cristian Leccese ha ricordato Sabrina con parole di grande commozione: «Era una persona dolce, un’ottima madre, conosciuta e stimata da tutti. La sua improvvisa scomparsa ha lasciato un profondo vuoto nella nostra comunità».

I precedenti inquietanti della clinica

La clinica Iatropolis non è nuova a casi simili. Un anno fa, la pianista Annabella Benincasa è morta dopo 14 anni di stato vegetativo, conseguenza di uno shock anafilattico subito nel 2010 proprio in questa struttura. In quell’occasione, i medici furono condannati per lesioni gravissime. Altri episodi di reazioni avverse all’anestesia si sono verificati negli anni, alimentando polemiche sulla sicurezza degli interventi praticati nella clinica.

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Cronache

Cadavere nel lago, è un 51enne morto forse per un malore

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E’ un 51enne di Calvizzano (Napoli) l’uomo trovato senza vita nel lago di Lucrino a Pozzuoli. La salma è stata sequestrata per esami autoptici. Tra le ipotesi più accreditate c’è quella di un malore.

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Verso Conclave tra suffragio e diplomazia, domani la data

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Secondo il testo liturgico che definisce le regole e le modalità di cosa avviene dopo la morte di un Papa – l’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis -, il Conclave inizia tra il 15/o e il 20/o giorno dal decesso, quindi tra il 5 e il 10 maggio prossimi. Oppure tra il 6 e l’11 maggio se si conta dal giorno successivo alla morte. Anche questo ‘busillis’ sarà risolto domattina, quando la quinta congregazione generale dei cardinali stabilirà la data definitiva. Il calendario della settimana prevede congregazioni la mattina alle 9.00 e, nel pomeriggio alle 17.00, le messe dei ‘novendiali’ nella Basilica vaticana: il ciclo dei nove giorni di suffragio, iniziato ieri con la messa esequiale presieduta in Piazza San Pietro dal cardinale decano Giovanni Battista Re, si esaurirà domenica 4 maggio.

Dopo di che il possibile ingresso in Sistina e l'”extra omnes” che apre il Conclave. I 135 ‘elettori’ (134 considerando il forfait per motivi di salute del cardinale di Valencia Antonio Canizares Llovera) stanno convergendo a Roma. Molti si conosceranno direttamente nelle congregazioni, dove, in tema di strategie che porteranno all’elezione del nuovo Papa, conterà molto anche il peso di non-elettori, cioè i cardinali ‘over-80’, che mantengono la loro capacità di influenza e di orientare consensi. Una sorta di ‘grandi elettori’, insomma, anche se poi nel chiuso della Sistina ognuno risponde a sé stesso e, secondo quello che è il metro cattolico, allo Spirito Santo. Tra questi ‘grandi vecchi’ c’è sicuramente il 91/enne decano Re, mentre non si sa tra gli italiani quanto potranno esercitare un ruolo di indirizzo ex presidenti Cei come Camillo Ruini e Angelo Bagnasco.

Fra gli stranieri con capacità di spostare voti, e non presenti in Conclave, ci sono il cardinale di Boston Sean Patrick O’Malley, il più attivo promotore della lotta agli abusi sessuali, quello di Vienna Christoph Schoenborn, fine teologo ex allievo di Joseph Ratzinger e fiduciario di papa Bergoglio in ruoli-guida di vari Sinodi come quelli sulla famiglia, o l’ex prefetto dei vescovi, il canadese Marc Ouellet, influente anche in America Latina, da ex presidente della Pontificia Commissione competente. Intanto oggi, la scena tra i ‘papabili’ è stata tutta per Pietro Parolin, già segretario di Stato, che ha presieduto in Piazza San Pietro la seconda messa dei ‘novendiali’, davanti ai 200 mila partecipanti al Giubileo degli adolescenti.

Da stretto collaboratore di papa Bergoglio, la sobrietà, il piglio sicuro ma anche affabile e umano con cui ha portato avanti la celebrazione ha ricordato quelli dell’allora prefetto per la Dottrina della fede e decano del Collegio cardinalizio Joseph Ratzinger nell’officiare venti anni fa i funerali di Giovanni Paolo II, uscendone come l’unico vero candidato alla successione. Nella messa di oggi, in cui ha assimilato la tristezza, il turbamento e lo smarrimento per la morte di Francesco a quelli degli “apostoli addolorati per la morte di Gesù”, Parolin è come se avesse esposto sinteticamente una sorta di suo ‘programma’, sulla scia del grande pontificato appena concluso. Ha spiegato che l'”eredità” del Pontefice “dobbiamo accoglierla e farla diventare vita vissuta, aprendoci alla misericordia di Dio e diventando anche noi misericordiosi gli uni verso gli altri”.

“Solo la misericordia guarisce e crea un mondo nuovo, spegnendo i fuochi della diffidenza, dell’odio e della violenza: questo è il grande insegnamento di Papa Francesco”, ha sottolineato, a proposito di un Pontefice che alla misericordia dedicò anche un Anno Santo straordinario. Papa Francesco “ci ha ricordato che non può esserci pace senza il riconoscimento dell’altro, senza l’attenzione a chi è più debole e, soprattutto, non può esserci mai la pace se non impariamo a perdonarci reciprocamente, usando tra di noi la stessa misericordia che Dio ha verso la nostra vita”. Una misericordia che è guida anche nell’azione diplomatica della Santa Sede, come si è visto ancora ieri nell’incontro in Basilica tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, in una foto che ha fatto il giro del mondo ed è rimasta l’emblema della giornata: non pochi l’hanno definita “l’ultimo miracolo di papa Francesco”.

Zelensky ieri ha anche incontrato proprio Parolin, capo della diplomazia d’Otretevere, ringraziando poi su X “per il sostegno al diritto dell’Ucraina all’autodifesa e al principio secondo cui le condizioni di pace non possono essere imposte al Paese vittima”. E oggi, per l’incontro in Basilica, l’ambasciatore ucraino Andrii Yurash ha riconosciuto con l’ANSA “il grande sostegno della Santa Sede”.

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