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Cambia vertice del Tesoro,via Rivera arriva Barbieri

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Cambia il vertice del Tesoro: esce di scena Alessandro Rivera, arriva Riccardo Barbieri. Dopo giorni di braccio di ferro sulla poltrona chiave di direttore generale, il governo opta per la discontinuità. Ma nel segno della continuità. Solleva dall’incarico il super tecnico saldamente al suo posto per 5 anni e 3 governi, ma poco gradito al partito di Giorgia Meloni. E lo sostituisce con un suo stretto collaboratore, il capoeconomista del Ministero che da anni mette a punto le stime del Def e della Nadef. Il nome di Barbieri – mai apparso nel toto nomi che circola da settimane – è l’indicazione proposta a Palazzo Chigi dal Ministero dell’economia insieme ad altre due nomine in ruoli chiave del Dicastero. Per la Ragioneria dello Stato, come ampiamente atteso, viene riconfermato Biagio Mazzotta (nominato nel 2019 dal primo governo Conte), mentre alla guida dell’Amministrazione generale del personale e dei servizi arriva Ilaria Antonini, che prende il posto di Valeria Vaccaro.

Vengono così completate tre caselle cruciali, a pochi giorni (il 24 gennaio) dallo scadere dei termini per lo spoil system. Le nomine sono state ufficializzate dal cdm che si è riunito con mezz’ora di ritardo. Prima c’è stato un faccia a faccia tra Matteo Salvini e il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti per fare il punto sui dossier: un modo, si fa notare dalla Lega, per testimoniare piena compattezza tra i due, ma è possibile anche leggere la volontà di ribadire il ruolo di Salvini come punto di riferimento della Lega nell’esecutivo. La poltrona di direttore generale del Tesoro traballava da mesi.

Rivera, nominato nel 2018 dal governo Conte I e riconfermato dai due esecutivi successivi, era nel mirino per la gestione di alcuni dossier tra cui Mps; a suo favore però giocava l’autorevolezza maturata nella gestione dei conti pubblici e nei rapporti con l’Ue. La scelta alla fine è ricaduta su un tecnico esperto con una solida esperienza internazionale. Barbieri, bilingue, classe 1958, è nato a Roma, ma cresciuto tra Milano (dove si è laureato con lode in discipline economiche e sociali alla Bocconi) e gli Usa (dove ha trascorso 5 anni conseguendo un Ph.D. in Economics alla New York University). Un grande lavoratore, lo descrive chi lo conosce. Economista e market strategist, ha lavorato per alcune delle maggiori banche d’investimento maturando 25 anni di esperienza nei mercati finanziari. Dal 2015 è al Ministero dell’economia, nominato da Pier Carlo Padoan, alla guida della prima Direzione, quella che si occupa di Analisi economico-finanziaria, uno degli snodi più importanti del Dicastero, perché è l’ufficio che elabora le stime alla base delle decisioni del governo.

Giorgetti, che ha comunicato le nuove scelte ringraziando “gli uscenti per il lavoro svolto con dedizione e competenza”, ha anche annunciato che presenterà una proposta di riforma del modello organizzativo del Ministero con lo scopo di assicurare il raggiungimento degli importanti obiettivi assegnati in primo luogo a livello europeo e internazionali tramite una diversa articolazione della struttura dipartimentale. Nella partita dello spoil system, iniziata ad inizio gennaio con il cambio alla direzione dell’Agenzia del Farmaco e la sostituzione del commissario per la ricostruzione del centro Italia, seguita con le conferme e sostituzioni alle agenzie fiscali, rientra anche la scelta del nuovo segretario generale della Farnesina: sarà Riccardo Guariglia, che prende il posto di Ettore Francesco Sequi. In arrivo infine – ma in questo caso non si tratta di spoil system – anche la nomina del nuovo presidente del Consiglio di Stato: dopo la morte alla vigilia di Natale di Franco Frattini, è guidato dal presidente aggiunto Luigi Maruotti. Il 30 gennaio è prevista l’inaugurazione dell’anno giudiziario dell’organismo e in quell’occasione dovrebbe esserci anche il giuramento e l’insediamento del nuovo presidente.

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Esteri

Blackout in Spagna e Portogallo: indagini in corso, ipotesi anche di un cyberattacco

Spagna e Portogallo colpiti da un blackout elettrico: disagi nei trasporti e nelle comunicazioni. Il governo indaga, possibile anche un cyberattacco.

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Poco dopo le 12 di oggi, migliaia di cittadini in tutta la Spagna continentale e in Portogallo sono stati colpiti da un improvviso blackout elettrico. Come riportato dal quotidiano “El País”, il governo spagnolo ha attivato diversi team tecnici di vari ministeri per indagare sulle cause dell’interruzione, anche se al momento non esiste ancora una spiegazione ufficiale.

Secondo quanto riferito da Red Eléctrica, l’azienda pubblica responsabile della gestione del sistema elettrico nazionale, si sta lavorando intensamente per ripristinare la fornitura di energia. Anche l’Istituto nazionale di cybersicurezza è coinvolto nelle analisi, valutando la possibilità che il blackout possa essere stato causato da un attacco informatico, sebbene non ci siano ancora conferme in tal senso.

Reti di comunicazione e trasporti in tilt

Il blackout ha avuto ripercussioni su diversi settori strategici: sono stati colpiti reti di comunicazione, aeroporti e linee ferroviarie ad alta velocità in Spagna e Portogallo. Problemi sono stati segnalati anche nella gestione del traffico stradale, con numerosi semafori fuori servizio, oltre che in centri commerciali e strutture pubbliche.

La ministra spagnola della Transizione ecologica, Sara Aagesen, ha fatto visita al centro di controllo di Red Eléctrica per seguire da vicino le operazioni di ripristino. L’azienda ha attivato un piano di emergenza che prevede il graduale ritorno alla normalità, iniziando dal nord e dal sud della penisola iberica.

Coinvolta anche la Francia meridionale

Le interruzioni non hanno riguardato esclusivamente la Spagna e il Portogallo: alcune aree del sud della Francia, interconnesse con la rete elettrica spagnola, hanno subito disagi simili. Le autorità francesi stanno monitorando attentamente la situazione in coordinamento con le controparti spagnole.

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Esteri

Putin ringrazia i soldati nordcoreani, ‘sono eroi’

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Il presidente russo, Vladimir Putin, ha ringraziato in un messaggio i soldati nordcoreani che hanno preso parte alla “liberazione della regione di Kursk” dalle truppe d’invasione ucraine, definendoli “eroi”. Lo riferisce il servizio stampa del Cremlino.

“Il popolo russo non dimenticherà mai l’impresa delle forze speciali coreane, onoreremo sempre gli eroi coreani che hanno dato la vita per la Russia, per la nostra comune libertà, al pari dei loro compagni d’armi russi”, si legge nel messaggio di Putin. Il presidente russo sottolinea che l’intervento è avvenuto “nel pieno rispetto della legge internazionale”, in base all’articolo 4 dell’accordo di partenriato strategico firmato nel giugno dello scorso anno tra Mosca e Pyongyang, che prevede assistenza militare reciproca in caso di aggressione a uno dei due Paesi. “Gli amici coreani – ha aggiunto Putin – hanno agito in base a un senso di solidarietà, giustizia e genuina amicizia. Lo apprezziamo molto e ringraziamo con sincerità il presidente Kim Jong-un personalmente”.

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Esteri

Media, due giornalisti italiani espulsi dal Marocco

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Due giornalisti italiani sarebbero stati espulsi ieri sera dalle autorità marocchine con l’accusa di aver cercato di entrare illegalmente nella città di Laayoune (El Aaiun). Lo rivela il quotidiano marocchino online Hespress. Matteo Garavoglia, 34 anni, giornalista freelance originario di Biella e collaboratore del ‘Manifesto’, e il fotografo Giovanni Colmoni, avrebbero tentato di entrare nella città marocchina meridionale al confine con la regione contesa del Sahara Occidentale “senza l’autorizzazione richiesta dalla polizia”.

I due erano a bordo di un’auto privata e, secondo quanto riporta il quotidiano marocchino, sarebbero stati fermati dagli agenti che hanno interpretato il tentativo di ingresso come un “atto provocatorio, in violazione delle leggi del Paese che regolano gli ingressi dei visitatori stranieri”. Sempre secondo l’Hespress, i due reporter avrebbero cercato di “sfruttare il fatto di essere giornalisti per promuovere programmi separatisti. Per questo sono stati fermati e successivamente accompagnati in auto nella città di Agadir”. Non era la prima volta che i due tentavano di entrare a Laayoune, secondo il quotidiano, ma sempre “nel disprezzo per le procedure legali del Marocco”.

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